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copertina%20Personal%20Energy%202%20compressa(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

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Lottare e pensare come spiriti liberi

Ti senti libero nello spirito? Senti di dare la tua vita per qualcosa che ha senso? Domande che per alcuni sono stupide. Peggio per loro.

Molti non si fermano a riflettere sul fatto che siamo diventati creature capaci di osservare le stelle e gli atomi, sino a scrutare l’universo, e ragionare sull’origine dello spazio e del tempo. Perché tra miliardi di galassie e pianeti, in un certo momento del tempo io sono nato? Che senso posso dare a questo miracolo?

Che non si trovino risposte facili o soddisfacenti non toglie nulla al potere di queste domande.

Le domande sono la nostra ricchezza, ancora prima delle risposte.

Molti vivono con la stessa dignitosa ignoranza di un iguana, per il quale la stella è solo un puntino di luce, se mai la vede, e, in sintesi, “chi se ne frega”.

In alcuni, queste domande si innescano come timidi fuochi di candele, ma poi creano paura, ansia e disagio e al primo soffio di vento si spengono.

Si finisce per anestetizzarsi e castrarsi di fronte a queste domande, autoflagellandosi come stupidi utopisti, idealisti o filosofi, si inizia a pensare che tanto ciò che conta è il conto in banca, il mutuo, la macchina, e, piano piano, ci si adegua, ci si comincia a confondere nella massa, a pensare che il vero motivo di esistere sia cambiare l’auto o avere l’ultimo modello di tecnologia come fine ultimo.

Chi si risveglia per qualche attimo, viene bollato come deviante, o si sente solo e strano, e rischia presto di lasciare perdere la sua ricerca, di lasciarsi trasportare dalla corrente come fanno tutti.

I giovani vengono inondati da programmi e media che nutrono i neuroni dell’apatia e uccidono quelli dell’esplorazione attiva dei vari e diversi modi di esistere.

Se sei triste: Perché sei finito così? Qualcuno ti ha forse convinto che non devi più lottare, che la vita è solo questa? No. Esistono strade alternative. Forza, esploriamole.

Se sei felice: ottimo, usiamo queste energie per andare ancora avanti.

Se non ti sei posto queste domande si può partire ora. Se questi temi ti affascinano da tempo, ancora meglio. Avremo cose su cui ragionare assieme.

Se ci fosse un momento per osare, per fare la differenza, per iniziare qualcosa che vale la pena fare, è adesso.

Non per una grande causa, ma per qualcosa che accende il tuo cuore, per qualcosa che è d’autentica ispirazione, per un tuo sogno.

Lo devi a te stesso, per rendere speciale ogni tuo giorno sulla terra. Divertiti. Scava in profondità e riemergi. Respira la vita. Vivi i tuoi sogni!
Stephen Littleword, Aforismi

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(c) Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

Grazie a questa scuola e a questi mass media per i programmi educativi a base di veline e per i programmi formativi a base di dettagli sulle guerre puniche e niente sulla vita di oggi, ecco come siamo arrivati. Facile fregare un popolo che non sa nemmeno quando sia stata la seconda guerra mondiale.

Fare formazione esperienziale, passare attraverso l’azione, non limitarsi a raccontarla, usare i reality check

(c) Daniele Trevisani, dal volume Regie di Cambiamento, Franco Angeli editore

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Vogliamo sottolineare con forza il valore della formazione esperienziale e dell’agire pratico, come base di un metodo registico.

Ribadiamo il fatto che la formazione vera passa attraverso l’esperienza diretta, e non è da confondere con il semplice ascolto di un concetto o la visione di un esempio, non provato e praticato direttamente.

Un direttore generale può guardare con sufficienza i dati che parlano della insoddisfazione dei propri manager verso l’azienda, se presentati tramite tabelle. Ascoltare pochi minuti di conversazione reale, registrata, può invece aprire la mente (tecnica del reality check sviluppata nel metodo ALM).

Parlare dell’importanza dell’ascolto nelle aziende lascia il tempo che trova. Fare telefonate dirette ad aziende, simulando di essere clienti, e osservare quanto poco si viene ascoltati, fa toccare con mano il problema. Il tutto può essere facilitato tramite apposite griglie e checklist di osservazione.

Il nostro metodo intende fare i conti con la realtà.

Purtroppo il problema di larga parte delle università, che preparano ottimi incapaci, è la formazione ad una via. Anche i tentativi di training interattivo in azienda, se divertono e non intaccano la profondità del management soffrono dello stesso problema, così come la consulenza che si limita a fornire report che nessuno legge, o il coaching che si disinteressa di ciò che accadrà nella vita reale, e considera conclusa l’attività con lo scadere di una sessione.

Dobbiamo passare attraverso l’esperienza e affrontare situazioni difficili.

Come è noto il solo modo per imparare a nuotare è quello di entrare nell’acqua e bagnarsi, così come nelle arti di combattimento è altrettanto vero che il sistema tutt’ora insuperato per imparare a lottare è quello di trovare un bravo partner ed iniziare a opporre la nostra fora alla sua, liberamente. Non c’è miglior esercizio dal punto di vista psicofisico che il lavoro con un partner non consenziente, in cui si possono opporre con energia massima le nostre forze e la nostra tecnica ad un altro essere pensante che cera di superarci, seppure in maniera amichevole….[1].

Lo stesso principio viene applicato nel metodo registico (sul fronte manageriale) con ampio ricorso al role-playing. Ad esempio nella formazione per le capacità di negoziazione e vendita è essenziale apprendere a gestire trattative con soggetti anche ostici, agire in situazione di stress o di affaticamento. Una palestra di negoziazione che faccia trovare un terreno completamente spianato non risulta per nulla allenante.

Lo stesso principio vale per la formazione alla leadership, in cui una palestra di leadership deve prevedere esercizi in condizioni di difficoltà.

Principio 14 – Test di realtà (reality check)

Il cambiamento positivo viene favorito da:

  • osservazioni di realtà, creata attraverso test comportamentali ancorati a momenti di vita reale (reality check: verifica delle risposte di una persona o di un sistema a stimoli o richieste reali);
  • percezione aumentata dei contenuti, delle variabili sulle quali si intende lavorare, favorita da appositi strumenti di osservazione (griglie di analisi, content analysis);
  • capacità di ancorare l’osservazione a differenze tra comportamento/atteggiamento osservato e comportamento/atteggiamento ideale (percezione del divario);
  • applicazione del principio a sé stessi: osservazione dei propri comportamenti, tramite test comportamentali nei quali verificare se il cambiamento si è radicato nell’individuo (o nell’azienda), se viene usato effettivamente un nuovo atteggiamento, o compare una regressione verso le vecchie modalità;

Il cambiamento viene bloccato o ostacolato da:

  • insistenza sulla teoria senza che sia possibile ancorarla ad osservazioni di realtà (non volere o potere osservare le risposte tramite reality check);
  • fluire anonimo della percezione (mancanza di griglie di analisi, o non sapere cosa osservare nei reality check);
  • mancanza di riflessione sulle differenze tra (1) quanto emerge dalla realtà e (2) ciò che dovrebbe emergere (secondo desiderio o secondo teoria);
  • riduzione dell’analisi all’osservazione altrui, evitare l’applicazione a sé stessi;
  • trascurare test comportamentali nei quali appurare se il cambiamento si è radicato.

[1] De Cesaris, M. (2006), “La ricetta della Muay Thai per il successo in combattimento”. In Budo International, anno IX, n. 95, aprile 2006, p. 38.

(c) Daniele Trevisani, dal volume Regie di Cambiamento, Franco Angeli editore

Copyright Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli editore, in costruzione.

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Le società occidentali hanno adottato con grande fervore la “cultura dei risultati”, la crescita senza limiti, la vittoria ad ogni costo (nello sport, sui mercati, nella vita), senza adottare una adeguata “cultura delle persone”.

Il risultato può essere solo una grande frustrazione e delusione. Persone che danno il massimo di sé, per essere poi spremute come limoni da ingranaggi di organizzazioni per le quali potresti morire domani se solo fossi sostituibile. Se sei un limone, tieniti un pò di succo, non si sa mai…

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Copyright Daniele Trevisani, anteprima dal volume Self Power, Franco Angeli editore, in costruzione.

La teoria dei Big Five è spesso adoperata per la valutazione della personalità nei contesti organizzativi, per l’attendibilità offerta da questa tipologia di test, detti “obbiettivi”. La validità convergente dello strumento di misura basato su questa teoria è confermata dal fatto che essa è una sintesi di tutti gli strumenti di misura sopra citati.

La valutazione della personalità attraverso il modello dei Big Five può avvenire mediante la compilazione da parte del soggetto di un questionario (strutturato attraverso una Scala Likert), oppure mediante la valutazione della condotta in un contesto di simulazione (come ad esempio l’Assessment center). Sono state proposte anche riduzioni fattoriali sperimentali, di questi 5 fattori, in un modello ancora più ridotto, detto dei “Biggest Three”.

La teoria dei Big Five consta di cinque dimensioni, emerse in numerosi contesti linguistici e culturali quali Italia, Stati Uniti, Germania, Olanda, Giappone, Filippine, Taiwan, mentre altri studi evidenziano come questi non emergano in paesi come la Cina. Lo strumento di misurazione validato da Costa e McCrae è il NEO-PI, nel quale i Big Five sono chiamati: Estroversione, Gradevolezza, Coscienziosità, Nevroticismo, Apertura all’esperienza.

Nel contesto italiano sono stati sviluppati diversi strumenti per la misurazione dei Big Five: il più rilevante per diffusione è il “Big Five Questionnaire”, che è stato tradotto successivamente in altre lingue e trova largo impiego nelle procedure di selezione del personale.

Questi tratti di personalità sono definiti nella versione italiana dello strumento di misura come:
Estroversione
Amicalità
Coscienziosità
Stabilità emotiva
Apertura mentale

Per gli autori della versione italiana [2], ognuna di queste cinque dimensioni è costituita di due sottodimensioni che vengono così definite:

Sottodimensioni dell’Estroversione:
Dinamismo
Dominanza

Sottodimensioni dell’Amicalità:
Cooperatività/Empatia
Cordialità/Atteggiamento amichevole

Sottodimensioni della Coscienziosità:
Scrupolosità
Perseveranza

Sottodimensioni della Stabilità Emotiva:
Controllo delle emozioni
Controllo degli impulsi

Sottodimensioni della Apertura Mentale:
Apertura alla cultura
Apertura all’esperienza