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Elevarsi rispetto alla coscienza ordinaria. I 17 livelli di David Hawkins

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

L’esercizio neotropico e la ricerca della nostra crescita umana, professionale e manageriale, ci trascina inesorabilmente verso una maggiore libertà esistenziale e anche professionale, uscendo dalla morsa di schemi vecchi e obsoleti.

La vera sfida, come dice Goethe, è lavorarci per conquistarne un brano in ogni singolo giorno della nostra vita. Farne quindi un abito mentale è la vera forma di progresso che cerchiamo.

In questo processo ci scontriamo contro un nemico invisibile: lo stato di coscienza ordinario in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo.

Secondo David Hawkins esistono 17 livelli di coscienza ognuno dei quali ha precise caratteristiche.

Conoscere a che livello di coscienza siamo è un’operazione eccezionale tra tutte le possibili operazioni psicologiche che possiamo raggiungere.

(Shame). Vergogna, disperazione. (Livelli di calibrazione 20 e inferiori)

Secondo Hawkins, questo livello è pericolosamente vicino alla morte, che può essere scelta come suicidio cosciente o più sottilmente mascherata dall’incapacità di prendere provvedimenti per prolungare la vita. La morte per negligenza, indifferenza, abbandono o incidente è comune a questo livello. Tutti sono consapevoli del dolore di “perdere la faccia”, essere screditati o sembrare una “non persona”. In Shame, le persone chinano la testa e scappano via, desiderando di essere invisibili. L’esilio è un tradizionale accompagnamento della vergogna, e nelle società primitive da cui ha origine l’umanità l’esilio equivale alla morte. È la base della paura della disapprovazione, del rifiuto o del fallimento.

Per dare la possibilità all’evoluzione personale di concretizzarsi, occorre liberarsi delle zavorre di autoflagellazione del passato e del presente e perdonarsi, per poi ripartire.

La Neotropia e la crescita personale, in questo caso specifico, ci chiedono di “andare via da” una condizione di vita interiore miserabile e intraprendere il nostro personale “Viaggio”, il “viaggio dell’eroe” che dovrà attraversare selve oscure e abissi dell’anima per trovare la propria libertà e realizzazione.

(Guilt). Colpa e odio vendicativo. (Livello di calibrazione 30)

Secondo Hawkins la colpa, così comunemente usata sotto forma di vergogna dalla nostra società per manipolare e punire, si manifesta in una varietà di espressioni, come il rimorso, l’auto-recriminazione, il masochismo e l’intera gamma di sintomi di vittimismo. Il senso di colpa inconscio si traduce in malattie psicosomatiche, predisposizione agli incidenti e comportamenti suicidi. Molte persone lottano con il senso di colpa per tutta la vita, mentre altri tentano disperatamente di sfuggirvi negando amoralmente del tutto il senso di colpa.

La Neotropia e la crescita personale ci chiedono di fare nostro il concetto di accettazione di sé stessi, proposto da Carl Rogers come base fondamentale per un percorso di crescita personale. Quando iniziamo ad accettarci per come siamo, da lì possiamo partire per scalare tutte le vette possibili della realizzazione personale.

(Apathy). Apatia. (Livello di calibrazione 50)

Secondo Hawkins il livello di Apatia è caratterizzato da abbandono, indifferenza, povertà e, in gradi più gravi, da disperazione. Il mondo e il futuro sembrano tetri e il pathos è il tema della vita. È uno stato di impotenza e le sue vittime, bisognose in ogni modo, mancano non solo di risorse, ma anche di energie per sfruttare ciò che può essere disponibile. A meno che l’energia esterna non venga fornita dai “caregiver” (portatori di aiuto), può risultare la morte per suicidio passivo. Senza la volontà di vivere, i disperati guardano con sguardo assente, insensibili agli stimoli. Gli occhi smettono di seguire e non c’è energia sufficiente nemmeno per ingoiare il cibo offerto.

Questo è il livello dei senzatetto e dei derelitti della società. È anche il destino di molti anziani e di altri che si isolano da malattie croniche o progressive. Gli apatici sono dipendenti; sono “pesanti” e si sentono come un peso per coloro che li circondano.

La Neotropia e più in generale la ricerca di nuovi equilibri di vita, l’inserimento di nuove passioni e interessi, in caso di apatia, è esattamente la cura che serve. Inquadrare obiettivi, traguardi, goals, stimola e fa uscire dall’apatia, e più facciamo azione dopo azione più cancelliamo l’apatia per sempre dal nostro modo di essere.

Nel modello HPM abbiamo una innumerevole serie di vettori di crescita e di evoluzione che ci aspettano. Dobbiamo solo intraprendere uno o più dei cammini descritti da tale modello.

(Grief). Dolore/Rimorso. (Livello di calibrazione 75)

Secondo Hawkins questo è il livello di tristezza, perdita e sconforto. La maggior parte delle persone lo ha sperimentato per periodi di tempo, ma coloro che rimangono a questo livello vivono una vita di costante rimpianto e depressione. Questo è il livello di lutto, sconforto e rimorso per il passato. È anche il livello dei perdenti abituali e di quei giocatori d’azzardo cronici che accettano il fallimento come parte del loro stile di vita, spesso con la perdita di lavoro, amici, famiglia e opportunità, nonché denaro e salute.

Grandi perdite nella prima infanzia rendono più tardi una persona vulnerabile all’accettazione passiva del dolore, come se il dolore fosse il prezzo della vita. In Grief si vede tristezza ovunque: la tristezza dei bambini piccoli, delle condizioni del mondo e persino la tristezza della vita stessa. Questo livello colora l’intera visione dell’esistenza. Parte della sindrome della perdita è il senso di incapacità di sostituire ciò che è perso o ciò che simboleggiava. C’è una generalizzazione dal particolare, così che la perdita di una persona amata è equiparata alla perdita dell’amore stesso. A questo livello, tali perdite emotive possono innescare una grave depressione o addirittura la morte.

Sebbene il dolore sia il cimitero della vita, ha ancora più energia rispetto all’Apatia. Quindi, quando i pazienti apatici traumatizzati iniziano a piangere, sappiamo che stanno migliorando, perché una volta che iniziano a piangere, mangeranno di nuovo.

In condizioni di dolore fisico o esistenziale pensare al nuovo o al futuro è possibile ma molto faticoso. E quasi sempre il nuovo viene visto come una minaccia anziché come una opportunità. Per questo motivo è bene praticare tecniche di training mentale atte a riportare in alto i livelli di energia personale e sbloccare le energie che servono per progettare il nuovo, affrontarlo e volerlo ardentemente.

(Fear). Paura. (Livello di calibrazione 100)

Secondo Hawkins al livello di 100, è disponibile più energia vitale. La paura del pericolo pervade gran parte del mondo, stimolando un’attività senza fine. La paura dei nemici, della vecchiaia o della morte e del rifiuto, insieme a una moltitudine di paure sociali, è una motivazione fondamentale nella vita della maggior parte delle persone.

Dal punto di vista di questo livello, il mondo appare pericoloso, pieno di trappole e minacce. La paura è lo strumento ufficiale preferito per il controllo da parte delle agenzie totalitarie oppressive.

La proliferazione delle paure è illimitata quanto l’immaginazione umana. Una volta che ci si concentra sulla paura, gli infiniti eventi spaventosi del mondo la alimentano. La paura diventa ossessiva e può assumere qualsiasi forma, ad esempio la paura della perdita di una relazione porta alla gelosia e a un livello di stress cronicamente elevato.

Il pensiero timoroso può sfociare in paranoia o generare strutture difensive nevrotiche e, poiché è contagioso, può diventare una tendenza sociale dominante.

La paura limita la crescita della personalità e porta all’inibizione. Poiché ci vuole energia per elevarsi al di sopra della Paura, gli oppressi non sono in grado di raggiungere un livello superiore senza assistenza. Quindi, i timorosi cercano leader forti che sembrano aver vinto la loro paura per condurli fuori dalla loro schiavitù.

La paura è un’emozione, ma come stile di vita pervasivo è limitante. La paura realistica (cioè la cautela) serve alla sopravvivenza, in contrasto con le paure irrazionali, che indicano problemi psicologici intrapsichici.

Per quanto riguarda la Neotropia e l’evoluzione personale, uscire da uno stato di paura permanente è un grandissimo e nobile traguardo. È indispensabile il ricorso a psicoterapeuti, counselor, coach, formatori, guide spirituali, perché la persona sequestrata dalla paura e angoscia permanentemente, molto difficilmente riuscirà a trovare una luce da sola.

La paura è un fenomeno ancestrale e pervade anche atti come il parlare in pubblico, il prendersi cura di altri, la paura di essere o meno all’altezza di un certo compito.

Se riusciamo a liberarci da paure inutili il nostro viaggio attraverso la Neotropia e l’evoluzione personale sarà un grande percorso di liberazione delle nostre potenzialità ancora inespresse.

Accettiamo quindi di fallire, accettiamo di fallire e riprovare, accettiamo di cadere, perché sappiamo che in un modo o nell’altro ci rialzeremo e diventeremo ancora più forti.

Rispetto al tema della paura e dell’angoscia, è interessante la distinzione proposta da Rogers e Kinget:

La sicurezza interna, condizione primaria del progresso terapeutico, consiste in una diminuzione del livello di angoscia. Per il fatto che si tratta di angoscia, di uno stato diffuso, e non di paura che è una reazione a una situazione o a un oggetto ben definito, questa diminuzione non può prodursi con uno sforzo di volontà. Almeno non potrebbe risultarne in modo diretto. In effetti l’angoscia non è un’emozione specifica: è uno stato generalizzato che penetra l’organismo intero nei suoi aspetti sia fisiologici – tensione muscolare, circolazione, secrezione endocrina – che esperienziali. Gli effetti psicosomatici che uniscono il disturbo psicologico alla disfunzione fisiologica dimostrano chiaramente il carattere diffuso dell’angoscia. (Ricorrendo ad un’analogia un po’ terra terra, diciamo che gli effetti della paura possono paragonarsi ad una spina nel piede; quelli dell’angoscia ad un’infezione. L’una può essere estirpata, mentre l’altra richiede un certo risanamento generale).

Sempre ricorrendo al contributo di Rogers e Kinget, notiamo che la figura stessa del terapeuta e le sue capacità di ascolto empatico e di “non giudizio” del cliente, diventano i fattori primari attraverso i quali la paura e l’angoscia possono essere superate:

Come l’angoscia, la sicurezza di cui si tratta qui è uno stato generalizzato o diffuso che sfugge all’influenza diretta. Essa si sviluppa in modo impercettibile, in qualche modo per contagio. Per il fatto che si estende all’intero organismo, nei suoi aspetti affettivi così come in quelli cognitivi, si può dire che questa sicurezza rappresenta una risposta alla persona del terapeuta più che una reazione all’attività di costui. In effetti non essendo il terapeuta Rogersiano “attivo”, nel senso che non prende l’iniziativa, non interroga e non giudica, non provoca reazioni nel senso di attività sferrate dal di fuori.

(Desire). Desiderio. (Livello di calibrazione 125)

Secondo Hawkins c’è ancora più energia disponibile a livello di Desiderio. Il desiderio motiva vaste aree dell’attività umana, compresa l’economia. I pubblicitari giocano sui desideri per programmarci con bisogni legati a pulsioni istintive. Il desiderio ci spinge a fare grandi sforzi per raggiungere obiettivi o ottenere ricompense. Il desiderio di denaro, prestigio o potere guida la vita di molti di coloro che hanno superato la paura come motivo di vita predominante.

Il desiderio è anche il livello delle dipendenze, in cui il desiderio diventa un desiderio più importante della vita stessa. Le vittime del Desiderio possono effettivamente essere inconsapevoli della base delle loro motivazioni.

Alcune persone diventano dipendenti dal desiderio di attenzione e allontanano gli altri dalle loro continue richieste. Il desiderio di approvazione sessuale ha prodotto le enormi industrie della cosmetica e della moda che esaltano il glamour e il fascino.

Il desiderio ha a che fare con l’acquisizione e l’accumulo, che spesso è insaziabile perché è un campo energetico in corso. La soddisfazione di un desiderio è semplicemente sostituita dal desiderio insoddisfatto di qualcosa di più, ad esempio, i multimilionari spesso rimangono ossessionati dall’acquisizione di sempre più denaro.

Il desiderio è ovviamente uno stato molto più alto dell’apatia o del dolore. Per “ottenere”, bisogna prima avere l’energia di “volere”. La televisione ha avuto una grande influenza su molte persone oppresse, inculcando desideri e aumentando i loro desideri nella misura in cui escono dall’Apatia e iniziano a cercare una vita migliore. “Want” e “Desire” possono avviarci sulla strada del successo. Il desiderio può quindi diventare un trampolino di lancio verso livelli di consapevolezza ancora più elevati.

Il desiderio è un dono, quando ben calibrato e non sovrastante l’individuo. In Neotropia, il desiderio del nuovo non deve essere fine a sé stesso ma ancorato a precisi traguardi di miglioramento ed evoluzione personale.

Al livello del Desiderio, dobbiamo fare una grande opera di Neotropia positiva per liberarci da quei desideri indotti dai messaggi pubblicitari e dai modelli sociali devianti che ci circondano che rischiano di avvelenare il nostro animo e renderci mai contenti e mai soddisfatti.

Dobbiamo invece autodeterminare i nostri desideri più profondi partendo dai valori forti che ci possono fare da guida e sorreggere il nostro viaggio di crescita personale e il percorso che vogliamo intraprendere.

“Non si tratta semplicemente di «abituarsi a ignorare» la pressione esercitata dagli spot, ma anche – e forse in primo luogo – le pressioni, probabilmente meno ovvie e tuttavia quasi certamente più efficaci, che sono esercitate dalle persone che ci circondano, dagli standard che queste si sforzano di mantenere e ai quali si aspettano che tutti nella loro cerchia si attengano. E per ignorare, minimizzare, superare la pressione sociale ci vuole coraggio – un sacco di coraggio.

(Anger). Rabbia. (Livello di calibrazione 150)

Secondo Hawkins, la rabbia può portare ad azioni costruttive o distruttive. Quando le persone escono dall’Apatia e dal Dolore per superare la Paura come stile di vita, iniziano a desiderare. Il desiderio porta alla frustrazione che a sua volta porta alla rabbia. Quindi, la rabbia può essere un fulcro attraverso il quale gli oppressi vengono infine catapultati verso la libertà.

La rabbia per l’ingiustizia sociale, la vittimizzazione e la disuguaglianza ha alimentato grandi movimenti che hanno portato a grandi cambiamenti nella struttura della società. Nota che sono stati i movimenti e non la rabbia stessa a portare benefici costruttivi.

La rabbia, tuttavia, si esprime più spesso come risentimento o come uno stile di vita esemplificato da persone irritabili, esplosive che sono ipersensibili agli insulti e diventano “estrattori di ingiustizie”, così come irascibili, piantagrane, bellicose o litigiose.

La rabbia che deriva da un desiderio frustrato si basa sul campo energetico sottostante (Desiderio). La frustrazione deriva dall’esagerare l’importanza dei desideri. La persona arrabbiata può, come il bambino frustrato, andare su tutte le furie. La rabbia porta facilmente all’odio, che ha un effetto erosivo su tutte le aree della vita di una persona.

La rabbia come emozione è prevalente in tutta la società come reazione transitoria, ma la rabbia come livello di coscienza è indicativa del dominio di un pervasivo campo energetico negativo che riflette le percezioni distorte dell’ego. Un aspetto primario della distorsione è una visione del mondo orientata narcisisticamente e le aspettative che il mondo dovrebbe soddisfare e conformarsi ai propri desideri e percezioni. Dal momento che il mondo non è centrato o interessato a un individuo specifico di per sé, il risultato è frustrazione e risentimento cronici.

Affrontare il nuovo con rabbia è deleterio in quanto solo uno stato mentale positivo ci fa cogliere verso cosa dirigersi veramente, mentre la rabbia offusca la mente e ci rende ciechi verso cosa valga la pena davvero vivere, o quali progetti vale la pena attivare.

Per capire bene su cosa impegnarsi serve una mente calma e uno stato d’animo positivo.

(Pride). Orgoglio. (Livello di calibrazione 175)

Secondo Hawkins, le persone si sentono più positive quando raggiungono questo livello e l’aumento dell’autostima è un balsamo per tutto il dolore provato ai livelli più bassi di coscienza.

L’orgoglio è abbastanza lontano da vergogna, colpa o paura e uscire dalla disperazione è un enorme salto. L’orgoglio in quanto tale ha generalmente una buona reputazione ed è incoraggiato socialmente, tuttavia, come vediamo dalla Mappa della Scala della Coscienza, è sufficientemente negativo da rimanere al di sotto del livello critico di 200. L’orgoglio si colloca bene solo in contrasto con i livelli inferiori.

Poiché “L’orgoglio precede una caduta”, è difensivo e vulnerabile in quanto dipende dalle condizioni esterne, senza le quali può tornare improvvisamente a un livello inferiore. L’ego gonfiato è vulnerabile agli attacchi. L’orgoglio rimane debole perché può essere buttato giù dal suo piedistallo nella vergogna, che è la minaccia che accende la paura della perdita dell’orgoglio.

L’orgoglio crea divisioni e dà origine a faziosità, con conseguenze costose. Vi sono uomini che muoiono comunemente per l’orgoglio per il quale gli eserciti ancora si massacrano regolarmente a vicenda. …

Il lato negativo dell’orgoglio è l’arroganza e la negazione. Queste caratteristiche bloccano la crescita. In Pride, il recupero dalle dipendenze è impossibile perché vengono negati problemi emotivi o difetti di carattere. L’intero problema della negazione è quello dell’orgoglio; quindi, l’orgoglio è un blocco molto considerevole per l’acquisizione del potere reale, che sostituisce l’orgoglio con vera statura e prestigio.

Per dirigersi verso il nuovo ed evolvere in modo sano occorre una sana autostima, ma non un ego ipertrofico tale da farci perdere la sottile linea di confine che separa l’orgoglio verso la propria identità da altre forme come l’arroganza e sentirsi superiori agli altri.

Il rischio è bene evidenziato in questo passaggio: “L’orgoglio è autoammirazione, il che implica che gli altri, al confronto, sono inferiori o hanno meno valore, rango o virtù”.

(Courage). Coraggio. (Livello di calibrazione 200)

Secondo Hawkins, a livello di Coraggio, l’energia spirituale altera profondamente l’esperienza di sé e degli altri; quindi, è il livello dell’inizio dell’Empowerment. Questa è la zona di esplorazione, realizzazione, forza d’animo e determinazione.

Ai livelli inferiori, il mondo è visto come senza speranza, triste, spaventoso, allettante o frustrante, ma al livello del Coraggio, la vita è vista come eccitante, sfidante e stimolante.

Il coraggio implica la volontà di provare cose nuove e di affrontare le vicissitudini della vita. A questo livello di responsabilizzazione, si è in grado di affrontare e gestire efficacemente le opportunità della vita.

Al livello 200, ad esempio, c’è l’energia per apprendere nuove competenze lavorative, e la crescita e l’istruzione sono ormai obiettivi raggiungibili. C’è la capacità di affrontare le paure o i difetti del carattere e di crescere nonostante loro, e l’ansia non paralizza lo sforzo come fa negli stadi inferiori dell’evoluzione.

Gli ostacoli che sconfiggono le persone il cui livello di coscienza è inferiore a 200 agiscono come stimolanti per coloro che si sono evoluti nel primo livello di vero potere.

Le persone a questo livello restituiscono al mondo tanta energia quanta ne prendono. Ai livelli più bassi, le popolazioni così come gli individui assorbono energia dagli altri individui e dalla società senza ricambiare. Poiché la realizzazione si traduce in un feedback positivo, l’auto-ricompensa e l’autostima si rafforzano progressivamente. È qui che inizia la produttività.

Superare il livello 200 è il passo più critico nell’evoluzione della coscienza umana e della sua qualità concordante sia della vita interiore che esteriore.

Lo sviluppo della capacità di allinearsi con una verità riconosciuta piuttosto che con un guadagno personale separa chiaramente la verità dalla menzogna.

La scelta decisiva per fare questo passo è quella di assumersi la responsabilità ed essere responsabili delle proprie decisioni o azioni. Ciò indica anche un passaggio dall’essere dominati dalle emozioni primitive, che vengono attenuate dall’intelligenza e dalla validità verificabile piuttosto che dall’emotività egoistica che si traduce in un ragionamento fallace e distorto.

Pertanto, il coraggio rappresenta la vittoria sulla paura della perdita di guadagno e la sua sostituzione con ricompense di verità più a lungo termine.

Il coraggio porta fiducia interiore e un maggiore senso di potere personale perché non dipende da fattori o risultati esterni. Scegliere l’integrità e l’onestà verso sé stessi è gratificante e rafforzante.

Coraggio e perseveranza sono due capacità che in Neotropia è bene coltivare. Al livello del Coraggio, abbiamo le energie per apprendere nuove competenze lavorative, sportive, culturali, qualsiasi cosa vogliamo imparare sappiamo che se ci impegniamo può essere alla nostra portata.

Il coraggio è inoltre un grande antidoto dell’apatia, uno stato di bassa energia che, similmente alla paura, blocca la persona in un regime di vita amputante e interrompe anche l’idea stessa di impegnarsi in un progetto sul Nuovo.

(Neutrality). Neutralità. (Livello di calibrazione 250)

Secondo Hawkins, l’energia diventa molto positiva al livello chiamato Neutrale a causa del rilascio dalle posizioni dei livelli inferiori.

Ai livelli inferiori a 200, la coscienza tende a vedere dicotomie e ad assumere posizioni rigide che sono impedimenti in un mondo complesso e multifattoriale piuttosto che in bianco e nero.

L’assunzione di posizioni dualistiche crea polarizzazione, che poi crea opposizione e divisione. Come nelle arti marziali, una posizione rigida diventa un punto di vulnerabilità: ciò che non si piega può rompersi.

Elevandosi al di sopra delle barriere o delle opposizioni che dissipano le proprie energie, la condizione Neutrale consente flessibilità e una valutazione realistica e non giudicante dei problemi.

Essere neutrali significa essere relativamente distaccati dai risultati. Non ottenere ciò che si vuole non è più vissuto come una sconfitta, una paura o una frustrazione.

A livello Neutrale una persona può dire: “Beh, se non ottengo questo lavoro, ne troverò un altro”. Questo è l’inizio della fiducia interiore. Quando si percepisce il proprio potere, non si è facilmente intimiditi o spinti a provare qualcosa. L’aspettativa che la vita, con i suoi alti e bassi, andrà sostanzialmente bene è un atteggiamento di livello 250.

Le persone in stato di Neutrality hanno un senso di benessere; il segno di questo livello è una capacità fiduciosa di vivere nel mondo. Questo è il livello di sicurezza. È facile andare d’accordo con le persone di livello neutrale e con cui è sicuro associarsi perché non sono interessate al conflitto, alla competizione o al senso di colpa. Sono a loro agio e fondamentalmente emotivamente indisturbati.

Questo atteggiamento è non giudicante e non porta ad alcun bisogno di controllare i comportamenti degli altri. Di conseguenza, il livello di Neutralità si traduce in una maggiore libertà per sé e per gli altri.

L’acquisizione di uno stato di calma interiore favorito dalla Neutralità è un ottimo alleato della Neotropia e di qualsiasi percorso di evoluzione, in quanto rimuove il senso di fretta, che in genere è una cattiva consigliera.

Inoltre – quando non ottenere ciò che si vuole non è più vissuto come una sconfitta, una paura o una frustrazione – una condizione che appartiene alla Neutralità, si dissolve ogni ansia da prestazione e ogni indugio quindi ad intraprendere qualcosa di nuovo.

Ci si libera dallo stato paralizzante della ossessione da risultato e del bisogno di competere sempre contro tutto e contro tutti. Ci si concentra sul proprio miglioramento personale e quello delle aziende o del mondo intero. Si procede verso il Nuovo con uno stato di serenità di fondo che fa bene sia alla persona che ai progetti in cui si impegna.

(Willingness). Volontà. (Livello di calibrazione 310)

Secondo Hawkins, questo livello di energia molto positivo può essere visto come la porta per i livelli superiori di consapevolezza. Considerando che i lavori, ad esempio, vengono eseguiti bene a livello Neutrale, a livello di Volontà, il lavoro viene svolto ancora meglio e il successo è comune a tutti gli sforzi.

La crescita è rapida qui; qui si trovano le persone scelte per l’avanzamento. La disponibilità implica che si è superata la resistenza interiore alla vita e si è impegnati nella partecipazione.

Al di sotto del livello 200, le persone tendono ad essere di mentalità chiusa, ma al livello 310 si verifica una grande apertura. A questo livello le persone diventano veramente amichevoli e i successi sociali ed economici sembrano seguire automaticamente. I volenterosi non sono turbati dalla disoccupazione; accetteranno qualsiasi lavoro quando necessario, o creeranno una carriera o diventeranno lavoratori autonomi. Non si sentono umiliati da lavori di servizio o iniziando “dal basso”. Sono utili agli altri e tendono al volontariato, contribuendo al bene della società. Sono anche disposti ad affrontare problemi interiori e non hanno grandi blocchi di apprendimento.

A questo livello, l’autostima è alta e rafforzata dal feedback positivo della società sotto forma di riconoscimento, apprezzamento e ricompensa. La disponibilità è comprensiva e sensibile ai bisogni degli altri.

Le persone volenterose sono costruttori e collaboratori della società. Con la loro capacità di riprendersi dalle avversità e di imparare dall’esperienza, tendono a correggersi da soli. Dopo aver lasciato andare l’orgoglio, sono disposti a guardare i propri difetti e imparare dagli altri. A livello di Volontà, le persone diventano studenti eccellenti e rappresentano una notevole fonte di potere per la società.

Le persone “percepiscono” come con un sesto senso se la controparte è portatrice di buona volontà o di scopi solo personalistici. Quando si percepisce di relazionarsi e lavorare con una persona della quale si avverte la buona volontà questo diventa un fattore positivo.

Come afferma Peale “Mentre affermate e riaffermate con forza la vostra intenzione, essa vi si anniderà nel subconscio e, da lì, vi aiuterà effettivamente a diventare ciò che volete essere. Ma questo passo richiede fermezza, un atteggiamento che esclude qualsiasi gioco a nascondino con sé stessi.”

(Acceptance). Accettazione. (Livello di calibrazione 350)

Secondo Hawkins, a questo livello di consapevolezza, avviene una grande trasformazione con la comprensione che la persona stessa è la fonte e il creatore dell’esperienza della propria vita. L’assunzione di tale responsabilità è caratteristica di questo grado di evoluzione, caratterizzato dalla capacità di vivere in armonia con le forze della vita.

Al di sotto del livello di coscienza 200, c’è la tendenza a considerarsi una vittima in balia della vita. Ciò deriva dalla convinzione che la fonte della propria felicità o la causa dei propri problemi sia “là fuori”. L’enorme salto di riprendersi il proprio potere si completa a questo livello con la consapevolezza che la fonte della felicità è dentro di sé. In questa fase più evoluta, niente “là fuori” ha la capacità di rendere felici, e l’amore non è qualcosa che viene dato o tolto da un altro, ma è creato dall’interno.

L’accettazione non va confusa con la passività, che è sintomo di apatia. Questa forma di accettazione consente di impegnarsi nella vita secondo i termini della vita, senza cercare di conformarsi a un programma.

Con l’Accettazione, c’è calma emotiva e la percezione si amplia man mano che la negazione viene trascesa. Ora si vedono le cose con meno distorsioni o interpretazioni errate e il contesto dell’esperienza viene ampliato in modo da essere in grado di “vedere l’intero quadro”. L’accettazione ha essenzialmente a che fare con l’equilibrio, la proporzione e l’adeguatezza.

L’individuo a livello di Accettazione è meno interessato al giudizio e invece è dedicato alla risoluzione dei problemi e alla scoperta di cosa fare con i problemi. I lavori difficili non causano disagio o sgomento. Gli obiettivi a lungo termine hanno la precedenza su quelli a breve termine; l’autodisciplina e la padronanza sono prominenti.

Il livello di Accettazione non è polarizzato dal conflitto o dall’opposizione; vede che le altre persone hanno uguali diritti e quindi onora l’uguaglianza.

Mentre i livelli inferiori sono caratterizzati da rigidità, a questo livello la pluralità sociale comincia ad emergere come una forma di risoluzione dei problemi. Pertanto, questo livello è privo di estremi di discriminazione o intolleranza. C’è la consapevolezza che l’uguaglianza non preclude la diversità. L’accettazione include piuttosto che respingere.

Vivere in armonia con le forze della vita è uno dei grandi obiettivi della Neotropia e di ogni percorso evolutivo. Altri stati favorevoli alla Neotropia, caratteristici di questo livello, sono dati dal fatto che i lavori difficili non causano disagio o sgomento, così come i progetti sfidanti si depurano da paura e ansia.

Come evidenzia Hawkins, gli obiettivi a lungo termine hanno la precedenza su quelli a breve termine, e quindi il Nuovo che cerchiamo può diventare più saggio, più lungimirante; l’autodisciplina e la padronanza sono prominenti e quindi abbiamo anche la pazienza che serve per portare avanti progetti che richiedono impegno continuativo e a lungo tempo.

A questo stato avviene un vero salto di paradigma nella comunicazione. Come evidenzia Hawkins, I livelli di coscienza inferiori a 350 riflettono il dominio della percezione da parte di posizioni emotive e valori presunti. A livelli inferiori a 200, le emozioni sono dure, distruttive e conflittuali, e quindi inclini a conflitti e contese. Al livello 200, l’emotività si sposta dalla negatività a una visione più positiva del mondo e di sé e diventa di supporto alla vita. Al livello 310, l’emotività e la volizione sono prevalentemente positive ma rappresentano ancora le pulsioni emotive. Al livello 350, con l’accettazione, la tranquillità sostituisce le emozioni disturbanti in modo che l’interferenza dell’emotività svanisca in secondo piano piuttosto che determinare i sentimenti.

(Reason). Ragione. (Livello di calibrazione 400)

Secondo Hawkins, l’intelligenza e la razionalità vengono alla ribalta quando l’emotività dei livelli inferiori viene trascesa. La ragione è in grado di gestire grandi e complesse quantità di dati e di prendere decisioni rapide e corrette; di comprendere la complessità delle relazioni, delle gradazioni e delle sottili distinzioni; e della manipolazione esperta dei simboli man mano che i concetti astratti diventano sempre più importanti.

Questo è il livello della scienza, della medicina e, in generale, della maggiore capacità di razionalità, concettualizzazione e comprensione.

Pertanto, la conoscenza e l’istruzione sono molto apprezzate.

La comprensione dell’informazione e della logica sono i principali strumenti di realizzazione che sono i tratti distintivi del livello 400. Questo è il livello dei vincitori del Premio Nobel, dei grandi statisti, dei giudici della Corte Suprema, di Einstein, di Freud e di molte altre figure importanti nella storia del pensiero come rappresentato in The Great Books of the Western World (per comodità, ristampato da Truth vs Falsehood).

I difetti di questo livello sono l’incapacità di distinguere chiaramente la differenza tra i simboli (cioè res cogitans) e ciò che rappresentano (res externa), e la confusione tra il mondo oggettivo e quello soggettivo che limita la comprensione della causalità.

A questo livello è facile perdere di vista la foresta per gli alberi, infatuarsi di concetti e teorie, e finire per perdere l’essenziale. [1]

Saper inserire parti di “ragionamento” nella ricerca del nuovo (Neotropia) fa bene, ma non diamo per scontato che siano sufficienti. Nella Neotropia e nei percorsi di evoluzione personale è facile dover dare ascolto anche alle “pulsioni” che spingono verso un certo tipo di nuovo, anche se ancora non razionalizzate.

In un gruppo di lavoro sull’innovazione e Netropia è facile avere visioni contrapposte e fare analisi diverse, che potrebbero condurre a conflitti nel gruppo stesso.

Secondo la “Scuola della Negoziazione dei Principi” sviluppata da Fisher, Ury e Patton[2], la competenza principale di chi si trova a negoziare è quella di trovare dei principi condivisi nonostante le diversità presenti (ricerca del “common ground”) e questo richiede le seguenti competenze:

  • saper scindere le persone dal problema, focalizzarsi sul problema;
  • saper gestire le proprie emozioni;
  • apprendere a concentrarsi sugli interessi e non sulle posizioni
  • riuscire a generare una gamma di opzioni e possibilità prima di decidere cosa fare
  • riuscire a far sì che i risultati attesi dalla negoziazione si basino su qualche unità di misura oggettiva.

Si tratta già di grandi passi avanti rispetto alle decisioni condotte in stato di rabbia o di orgoglio estremo, tuttavia presuppongono che nessuna delle parti cadrà vittima del “sequestro emotivo” che invece è una possibilità non remota nella ricerca del nuovo, soprattutto quando mosse da sentimenti e pulsioni profonde.

(Love). Amore. (Livello di calibrazione 500)

Secondo Hawkins, il livello 500 è caratterizzato dallo sviluppo di un campo energetico che è progressivamente incondizionato, immutabile e permanente.

Non fluttua perché la sua fonte all’interno della persona che ama non dipende da fattori esterni.

L’amore è un modo di stare e di relazionarsi con il mondo ed è indulgente, nutriente e di supporto. L’amore non è intellettuale e non procede dalla mente; l’amore emana dal cuore. Ha la capacità di sollevare gli altri e compiere grandi imprese grazie alla sua purezza di motivazione.

A questo livello di sviluppo, la capacità di discernere l’essenza diventa predominante; il nucleo di un problema diventa il centro dell’attenzione. Quando la ragione viene aggirata, sorge la capacità di riconoscimento istantaneo della totalità di un problema e di una maggiore espansione del contesto.

La ragione si occupa di particolari, mentre l’amore si occupa di interi. Questa capacità, spesso attribuita all’intuizione, è la capacità di comprensione istantanea senza ricorrere all’elaborazione sequenziale di simboli.

Questo fenomeno apparentemente astratto è, infatti, abbastanza concreto ed è accompagnato da un misurabile rilascio di endorfine nel cervello.

L’amore non prende posizione e quindi è globale, elevandosi al di sopra della separazione della posizionalità. È quindi possibile essere “uno con l’altro” poiché non ci sono più barriere. L’amore è quindi inclusivo e amplia progressivamente il senso di sé.

L’amore si concentra sulla bontà della vita in tutte le sue espressioni e aumenta ciò che è positivo. Dissolve la negatività ricontestualizzandola piuttosto che attaccandola. In quanto tale, è benigno, di supporto e nutre la vita; di conseguenza, è il livello della vera felicità.

Un progetto di Neotropia condotto a questo livello parte da certezze interiori solidissime, certezze che sono all’interno della persona e non dipendono da fattori esterni né se ne lasciano influenzare.

Siamo nel campo dell’evoluzione personale in terreni dove “so che è giusto così”, so che è mio dovere morale impegnarmi, al di là di quello che ne pensano gli altri.

A questi livelli, la convinzione e determinazione diventano solidissime e difficilmente modificabili da pressioni esterne.

(Joy). Amore incondizionato, gioia ed estasi. (Livello di calibrazione 540-599)

Secondo Hawkins, man mano che l’Amore diventa sempre più incondizionato, comincia a essere sperimentato come Gioia interiore. Questa non è la gioia improvvisa di un piacevole susseguirsi di eventi, ma è invece un accompagnamento costante a tutte le attività.

La gioia nasce dall’interno di ogni momento dell’esistenza piuttosto che da qualsiasi fonte esterna.

Il livello 540 è anche il livello di guarigione e di gruppi di auto-aiuto a base spirituale.

Dal livello 540 in su è il dominio dei santi, dei guaritori spirituali e degli studenti spirituali avanzati.

Caratteristica di questo campo energetico è la capacità di un’enorme pazienza e la persistenza di un atteggiamento positivo di fronte a avversità prolungate. Il segno distintivo di questo stato è la compassione. Le persone che hanno raggiunto questo livello hanno un notevole effetto sugli altri. Sono capaci di uno sguardo visivo prolungato e aperto che induce uno stato di amore e pace.

Nella zona alta dello stadio 500, il mondo che si vede è illuminato dalla squisita bellezza e perfezione della creazione. Tutto avviene senza sforzo per sincronicità, e si vede il mondo e tutto ciò che contiene come un’espressione dell’Amore e della Divinità.

La volontà individuale si fonde con la volontà divina. Si sente il potere della Presenza che facilita i fenomeni al di fuori delle aspettative convenzionali della realtà, definita “miracolosa” dall’osservatore ordinario. Questi fenomeni rappresentano il potere del campo energetico, non dell’individuo.

Il senso di responsabilità per gli altri a questo livello è di una qualità diversa da quella mostrata ai livelli inferiori. C’è il desiderio di usare il proprio stato di coscienza a beneficio della vita stessa piuttosto che per particolari individui.

Questa capacità di amare più persone contemporaneamente è accompagnata dalla scoperta che più si ama, più si può amare. Le esperienze di pre-morte, tipicamente trasformative nei loro effetti, hanno spesso permesso alle persone di sperimentare il livello di energia tra 540 e 600.

Ripercussioni per l’evoluzione personale: l’enorme pazienza e la persistenza di un atteggiamento positivo di fronte a avversità prolungate sono caratteristiche che qualsiasi persona, manager o professionista deve imparare a sviluppare. Cercare il nuovo può essere così faticoso che il farlo senza gioia, senza pazienza e senza mettere in conto avversità prolungate (misunderstanding, disaccordi) può diventare causa di abbandono dell’attività stessa (burnout). L’amore per la vita che è presente in questo stato consente di essere trasmesso agli altri e di creare osmosi emotive positive, a tutto vantaggio della relazione con sé stessi e con gli altri.

(Peace). Pace, beatitudine e illuminazione. (Livello di calibrazione 600)

Secondo Hawkins, gli stati dell’Illuminazione emergono al livello di coscienza 600 conseguente alla sostituzione del lineare con il non lineare. Questo campo energetico è associato all’esperienza designata da termini come Trascendenza, Illuminazione, Beatitudine e Coscienza di Dio.

Quando si raggiunge questo stato, la distinzione tra soggetto e oggetto scompare e non c’è un punto focale specifico della percezione. Spesso gli individui a questo livello lasciano il mondo perché lo stato di beatitudine preclude l’attività ordinaria. Alcuni persistono, tuttavia, e diventano maestri spirituali, e altri lavorano in modo anonimo per il miglioramento dell’umanità.

Alcuni ritornano nel mondo e diventano geni notevoli nei rispettivi campi, dando importanti contributi alla società. Coloro che rimangono all’interno di una religione possono eventualmente essere designati ufficialmente come santi, sebbene a questo livello la religione formale sia comunemente trascesa e sostituita dalla pura spiritualità da cui ha origine ogni religione.

Attualmente ci sono sei persone sul pianeta che si calibrano a 600 o più (anonime); tre sono tra 600-700; uno a 700-800; uno a 800-900; e uno a 900-1.000.

L’azione a livello di 600 e oltre è percepita come al rallentatore, sospesa nel tempo e nello spazio. Tutto è vivo, radioso e fluisce continuamente, dispiegandosi in una danza evolutiva squisitamente coordinata in cui il significato e la Sorgente sono travolgenti.

Questa straordinaria rivelazione avviene senza pensiero o concezione così che c’è un silenzio infinito nella mente, che ha smesso di concettualizzare. Ciò che è testimone e ciò che è testimoniato sono la stessa identità. L’osservatore si dissolve e diventa ugualmente l’osservazione. Tutto è connesso a tutto il resto e unificato dalla Presenza il cui potere è infinito, ma squisitamente gentile.

Grandi opere d’arte, musica e architettura che si calibrano tra 600 e 700 possono trasportarci temporaneamente a livelli di coscienza più elevati e sono universalmente riconosciute come ispiratrici e senza tempo.

Le implicazioni per la Neotropia e per la comunicazione in generale sono date dal fatto che è estremamente raro riuscire a trovare persone con questo livello di coscienza, ma nei dialoghi con religiosi, Maestri, grandi scienziati e eminenti pensatori questo è possibile e quando accade, apprendere da loro può essere un grande obiettivo.

Le evoluzioni personali condotte a questo livello hanno doti di genialità e di radicale rottura con il passato, e per questo possono persino essere viste come sovversive o rivoluzionarie, o essere additate come pazzia, come successo nella rivoluzione copernicana, o nelle teorie della relatività di Einstein, o alle invenzioni di Leonardo da Vinci.

(Self-Realization) Auto-Realizzazione personale. (Livello di calibrazione 700-849)

Secondo Hawkins, questo è il livello dei saggi, i Grandi Maestri dell’Advaita o Vedanta che hanno descritto le realtà spirituali dell’autorealizzazione. È il livello di potente ispirazione che avviene quando questi Saggi Illuminati stabiliscono campi di energia attrattori che influenzano tutta l’umanità.

A questo livello non c’è più l’esperienza di un sé personale individuale separato dagli altri; piuttosto, c’è un’identificazione del Sé con la coscienza e la Divinità. La Divinità Immanente si realizza come Sé al di là della mente. Questo è vicino al picco dell’evoluzione della coscienza nel regno umano.

Grandi insegnamenti elevano le masse e innalzano il livello di consapevolezza di tutta l’umanità. Avere tale visione si chiama Grazia, e il dono che porta è Pace infinita che è ineffabile e al di là delle parole. A questo livello di realizzazione, il senso della propria esistenza trascende ogni tempo e ogni individualità.

Non c’è più alcuna identificazione con il corpo fisico come ‘me’, e quindi il suo destino non ha importanza. Il corpo è visto come mero strumento della coscienza attraverso l’intervento della mente, il cui valore primario è quello della comunicazione. Il sé si fonde di nuovo nel Sé. Questo è il livello della non-dualità, o Unità completa. Non c’è localizzazione della coscienza; la consapevolezza è ugualmente presente ovunque.

Grandi opere d’arte raffiguranti individui che hanno raggiunto il livello dell’Illuminazione spesso mostrano l’insegnante con una posizione specifica della mano, chiamata mudra, in cui il palmo della mano irradia simbolicamente la benedizione. Questo è l’atto della trasmissione di questo campo energetico alla coscienza dell’umanità, che è anche rappresentato da un’aureola.

Questo è il livello della Grazia Divina, che può evolvere potenzialmente fino a 1.000, il livello più alto raggiunto da qualsiasi persona vissuta nella storia documentata, come i Grandi Avatar per i quali il titolo di “Signore” è appropriato: Lord Krishna, Lord Buddha, Signore Gesù Cristo e Zoroastro.

Nella ricerca dell’evoluzione è possibile, soprattutto nel dialogo con religiosi, meditatori, e nel contesto interreligioso, incontrare persone che hanno raggiunto la propria autorealizzazione spirituale. In questo caso, la cosa migliore da fare è ascoltare e apprendere. Queste persone sono quelle che hanno creato religioni che oggi contano milioni o miliardi di fedeli, usando solo la parola e senza tecnologie. Come evidenziato, i loro grandi insegnamenti elevano le masse e innalzano il livello di consapevolezza di tutta l’umanità, per cui la Neotropia svolta a questo livello è di tipo prettamente spirituale e meno legata a progetti e invenzioni.

(Full Enlightenment). Illuminazione completa. (Livello di calibrazione 850+)

Secondo Hawkins, mentre i livelli di coscienza superiori a 600 sono statisticamente molto rari, quelli superiori a 850 sono ancora più rari. Durante gli ultimi 1.000 anni, per il cinquanta percento del tempo, non c’è stato nessuno al livello 850, e per il venti percento di quel tempo non c’è stato nessuno oltre il livello di calibrazione 600.

Le frequenze energetiche molto elevate dell’Illuminazione trasmettono una vibrazione al campo della coscienza collettiva dell’umanità in generale e si iscrivono nei campi aurici (corpi di energia spirituale eterica) delle persone spiritualmente allineate mediante “trasmissione silenziosa”.

La vibrazione di frequenza di questa energia rimane all’interno del corpo eterico spirituale per periodi di tempo molto lunghi e (confermato dalla ricerca sulla calibrazione della coscienza) può durare fino a venticinque incarnazioni o anche mille anni, dove rimane in attesa di essere rivendicato.

La potenza unica del campo di livelli elevatissimi controbilancia anche le energie negative che prevalgono nella maggioranza della popolazione mondiale, di cui, come precedentemente citato, il settantotto per cento sono attualmente al di sotto del livello di calibrazione 200 (il quarantanove per cento negli Stati Uniti).

L’altro servizio che forniscono i livelli avanzati di coscienza è l’informazione che è di valore trasformativo e di solito trasmessa attraverso i secoli a beneficio degli studenti spirituali (come da elenchi alla fine dei capitoli). Molti insegnamenti di questa elevata calibrazione erano originariamente di origine molto antica e furono promulgata tramite gli antichi Veda, come le Upanishad e la Bhagavad-Gita, così come il Nuovo Testamento, lo Zohar e altri. In alcuni casi, gli autori reali sono sconosciuti ma gli insegnamenti provengono dalla Divinità o dai Grandi Avatar che si calibrano a 1.000 (Cristo, Buddha, Krishna, Zoroastro).

Gli stessi Grandi Maestri insegnavano principalmente la Verità solo ai livelli più alti. Le varie religioni del mondo furono stabilite molto più tardi dai seguaci, a volte molti secoli dopo, che inavvertitamente consentirono l’errore, come è ben noto ai biblisti. Gli insegnamenti calibrati delle stesse religioni sono quindi di per sé inferiori a quelli dei fondatori originari.

È storicamente insolito e raro che i Grandi Maestri siano i veri autori dei testi dei loro insegnamenti. A volte, la disparità e l’errore sono molto grandi, come l’inclusione del Libro dell’Apocalisse (cal. 70) nel Nuovo Testamento. Quando viene rimosso, la calibrazione del Nuovo Testamento sale da 640 a 880 (traduzione della Bibbia di Lamsa).

I saggi illuminati erano principalmente mistici autorealizzati o destinatari dell’Incarnazione Divina, come Gesù Cristo. Le fonti più antiche della più alta verità spirituale storicamente discendono dai grandi saggi ariani dell’antica India (cioè i Veda, le Upanishad). Questi hanno avuto origine intorno al 5.000 a.C. (Il Buddha visse circa nel 563 a.C.).

I saggi che hanno raggiunto il livello 850 o più sono diventati insegnanti influenti primari e i loro insegnamenti costituiscono il nucleo di importanti scuole e venerate tradizioni spirituali. Così, un grande insegnamento conserva il suo valore intrinseco per molti secoli.

L’autenticità e la validità degli insegnanti e dei loro insegnamenti sono ora convalidabili dall’emergere della scienza della coscienza e dalla sua capacità di calibrare livelli di verità confermabili.

Mentre il numero effettivo di saggi molto avanzati e illuminati che influenzano l’umanità è stato limitato nel corso dei secoli, i loro insegnamenti sono stati essenzialmente gli stessi, anche se sono sorti indipendentemente in diverse parti del mondo, in diverse culture e in diversi millenni. Quindi si può dire che la verità è sempre vera perché c’è una sola verità da scoprire.

I grandi maestri e i loro insegnamenti emanano campi di energia ad alta frequenza estremamente potenti nella coscienza collettiva dell’umanità, senza la quale probabilmente si sarebbe autosterminata.

Il pensiero conclusivo legato a questo strato del livello di coscienza consiste nel credere a fenomeni energetiche possono sembrare esoterici, ma farlo con coscienza, conservare il dubbio sul fatto che la scienza contemporanea non sia ancora in grado di misurare o dare risposte ai fenomeni sopra citati, e che quindi una vera crescita personale basata sulla diffusione di energie positive verso tutta l’umanità, sia teoricamente possibile.

Spesso negli adulti si arriva alla spiritualità o ad una pratica religiosa per cercare la salvezza dopo una fase di vita difficile o dopo eventi traumatici.

Quello che è importante nella Neotropia è permettere ad ogni creatura di praticare la propria via spirituale e lasciare che da essa emerga il nuovo sé interiore, che poi potrà, se vi sono le condizioni giuste, anche dare frutti straordinari all’esterno, tangibili e utili per tutti.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Coaching World Federation (CWF)

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Dalla trascuratezza verso l’eccellenza: le 5 Zone Operative

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Come esposto in “Deep Coaching”, trattare il tema del “come facciamo le cose” non è un tema banale. Lo scopo finale è la ricerca dell’eccellenza, opposta ad una ricerca del perfezionismo maniacale futile da un lato, e della trascuratezza dall’altro.

Abbiamo trattato questo tema anche in Team Leadership e Comunicazione Operativa[1]:

L’eccellenza operativa si colloca in una posizione molto precisa della scala manageriale: al di sopra dell’esecuzione “mediocre” e “media”, e al di sotto del blocco dovuto all’ossessione per la perfezione maniacale per il dettaglio quando questo dettaglio sia inutile. Entrambi gli stati, precedente e successivo, portano al blocco dell’eccellenza operativa. Gli errori principali:

  1. errori di assenza. La mancata esecuzione di un’azione. Esempio, non rispondere al telefono o ad una mail ad un cliente o possibile cliente;
  2. un’esecuzione mediocre che annulla qualsiasi vantaggio strategico;
  3. un’attenzione ossessiva al dettaglio che porta alla sola attenzione tecnica e fa perdere di vista la visione d’insieme e le variazioni situazionali.

Come evidenziato nel volume Il potenziale umano:

“Due elementi fondamentali di una prestazione umana sono: (1) gli scopi (obiettivi) e (2) il loro grado di raggiungimento (nullo, intermedio, totale).

Rispetto agli scopi, ci concentriamo soprattutto su quelle prestazioni o performance che hanno un senso di contributo, di liberazione, di espressione, di emancipazione. In altre parole, le prestazioni non solo meccaniche.

Rispetto al grado di raggiungimento, consideriamo che esso sia una funzione strettamente dipendente dal tipo di potenziale raggiunto (dalla persona, dal team, dall’organizzazione), e che per l’eccellenza bisogna lavorare sulla crescita strutturale più che sui risultati immediati” (Trevisani 2009, p. 34).

Il tema dell’Eccellenza, nel potenziale umano, si ritrova anche all’interno della filosofia orientale dei samurai, in particolare negli scritti di Musashi, dal Libro dei cinque anelli:

Ottavo: non essere trascurato neppure nelle minuzie.

Come abbiamo osservato, questo precetto segnala il bisogno di entrare nelle microcompetenze, la ricerca dell’eccellenza, l’abbandono di un atteggiamento di pressapochismo e banalizzazione.

Occorre attenzione ai dettagli che contano, amore per quello che si fa e per come lo si fa, il che significa trovare la posizione corretta all’interno di un continuum.

Torniamo quindi a quanto sviluppato in “Il Potenziale Umano”, sulla differenza tra l’eccellenza e i perfezionismi inutili:

Chi si occupa di performance è spesso portato a confondere due piani distinti di una prestazione: la perfezione e l’eccellenza.

Una prestazione eccellente è quella che offre contributi significativi a chi ne deve fruire, mentre una prestazione perfetta è spesso autoreferenziale, forzatamente ed esasperatamente sovraccarica di attenzione, anche nei dettagli nei quali nessuno può percepire un contributo in più o vantaggi ulteriori veri.

La vera eccellenza si misura sul valore vero prodotto, non in finezze snob.

“I performer non possono essere danneggiati dalla ricerca della perfezione ma devono essere stimolati dalla ricerca dell’eccellenza.

Si tratta di una differenza sottile ma importante.

Perfezionismo e ricerca dell’eccellenza sono atteggiamenti diversi. Il perfezionismo assorbe energie in modo maniacale anche oltre il livello in cui un contributo diventa significativo. Consuma energie inutilmente.

Le attività dei cercatori di perfezione non sono mai finite, mai terminate, mai perfette, esiste sempre una ragione per non completarle o non essere soddisfatti di sé stessi, di continuare in una ruminazione fisica e mentale che non ha mai fine.

L’eccellenza richiede che le energie vengano investite là dove un contributo produce effetti, e sino al livello in cui un miglioramento è reale, percepibile, dotato di senso, creatore di valore buono, e non oltre.

Il perfezionismo non aumenta il successo delle persone, è uno stato di maniacalità. Il successo è determinato da talento, energia, impegno, non dal perfezionismo o dalla testardaggine verso i dettagli inutili.

Il successo avviene nonostante il perfezionismo, non a causa di esso. Come evidenzia Greenspon (2008), il perfezionismo è una sorta di malattia: “Il perfezionismo non è fare del proprio meglio, o ricercare l’eccellenza. È una convinzione emotiva sul fatto che la perfezione sia la sola via all’accettazione personale. È la convinzione emotiva che solo essendo perfetto uno sarà finalmente accettato come persona”.

Dobbiamo sempre ricordare che il Deep Coaching punta all’eccellenza e non alla maniacalità e ancora meno alla mediocrità.

Il nostro scopo, come manager, coach, formatori, Mentor o pedagogisti, è aiutare le persone a collocarsi correttamente nelle loro attività, rispetto a una possibile scala”

Come sottolineato in Team Leadership – è sbagliato chiedere eccellenza assoluta nell’imbucare una lettera, perché questo chiederebbe alla persona di dirigere le sue migliori energie verso un atto che può essere condotto con attenzioni mediane. È invece fondamentale chiedere a un collaboratore di mettere passione ed eccellenza, per esempio, nella conduzione di un’intervista di analisi con un proprio cliente o un collega che ha problemi difficili da risolvere.

Come evidenziato anche in “Il Potenziale Umano:

“Localizzare dove si situino le varie attività dell’individuo o del team in questa scala, è fondamentale. Specificamente, localizzare la differenza tra il perfezionismo inutile e l’eccellenza è particolarmente importante nel metodo HPM, vista la presenza della cella “microcompetenze”, che stimola proprio ad andare alla ricerca dei dettagli significativi su cui lavorare.

Essa – ricordiamo – non è da non confondere con l’ossessione maniacale sul­l’inutile e sulla superficie.

Una delle funzioni fondamentali del coaching e della formazione consulenziale consiste proprio nell’aiutare le persone a capire su quali aree è bene investire e su quali invece sia inutile farlo ora, o non valga la pena in quanto il livello raggiunto è già sufficientemente buono.

Le persone non riescono, da sole, il più delle volte, a percepire sé stesse con lucidità, a fissare bene i propri scopi, ancora meno a raggiungerli o sviluppare performance ottimali. Esiste una coltre di nebbia che offusca la visione di noi stessi e i nostri veri obiettivi. Guardare oltre non è facile, e anche una sfida, per definizione, non è semplice. Il lavoro di un coach è proprio quello di aiutare in questo processo.

L’eccellenza si raggiunge quando si crede in qualche cosa.

I puri di cuore, e coloro che lavorano per una causa, fanno quasi sempre cose eccellenti, poiché vi mettono passione.

La tecnica e la formazione ci possono solo aiutare a trasformare la purezza del cuore e la volontà in progetti reali, tangibili e utili.”

Ogni zona di un percorso di evoluzione è caratterizzata da segnali, forti o deboli, che ci indicano la presenza di un possibile miglioramento, e per ogni zona dobbiamo addestrarci a cogliere questi segnali. Non esistono segnali assoluti validi per ogni operazione, per cui lo sforzo e l’opportunità che ci aspetta è fermarci a riflettere sulle varie zone, sui loro indicatori e segnali, e sulle possibili azioni di miglioramento.

Il coaching, la formazione, la consulenza, il counseling, sono discipline che, quando fatte con passione e serietà, lavorano sul dare supporto individuale, a una squadra o intera organizzazione, per aiutarla a percepirsi correttamente, senza lenti sfuocate, a fissare veri obiettivi e fare piazza pulita di falsi obiettivi o presupposti fuorvianti, evolvere e andare verso nuove sfide, crescere, progredire.

Il senso dell’uomo è questo: la ricerca.

Rispetto alle variabili del modello HPM, ciascuna può essere osservata come uno spazio di crescita con territori in parte conosciuti e raggiunti, in parte da conquistare ed esplorare.

La domanda non diventa se andare avanti, ma come.

Il fatto di andare avanti deve diventare un atteggiamento di fondo, forza di volontà costante.

Ma torniamo per ora al nostro parallelo sulla formazione marziale:

…nell’allenamento con le armi, molti seguono lo stesso modello dell’artista marziale che pratica contro un compagno statico. Dovrebbe essere ovvio che la precisione sia molto importante al momento di utilizzare un’arma per la difesa personale. Potete avere l’arma più incredibile ed efficace del mondo, ma non vi servirà a niente se non sapete colpire l’obiettivo. Perciò la gente va al poligono e pratica il tiro al bersaglio. Normalmente gli si insegna ad adottare la posizione corretta, ad afferrare correttamente l’arma, ad estrarre la pistola davanti al bersaglio, a farsi una buona idea della situazione (tenendo l’obiettivo sotto tiro), a mettere correttamente il dito sul grilletto, a controllare la respirazione e poi, lentamente, a premere il grilletto. Con la pratica saranno presto in grado di premere quel grilletto con poco movimento, affinché la pallottola vada dove deve andare. Eccellente, vero? Tuttavia questo non è realistico in situazioni reali di difesa personale.

Credete che sareste in grado di mantenere la posizione adeguata, di tenere sotto tiro l’obiettivo, di mettere il dito sul grilletto, se vi stessero sparando?[2].

La testimonianza ci porta a ragionare su un fatto: le condizioni reali di performance o di vita attivano risposte emotive che possono in pochi istanti far piazza pulita di tutte le competenze apprese. Per questo, a fianco dello skills training, è essenziale affiancare un training psicologico che permetta al soggetto di gestire (1) lo sfondo emotivo, più permanente o stabile, in cui vive il soggetto e (2) le risposte emotive istantanee derivanti dalla situazione e dalle sue variabili, compresi gli imprevisti che possono destabilizzarci emotivamente.

Tra gli obiettivi del training evolutivo vi è – tra l’altro – lo scardinare le risposte istintive disfunzionali (non tutte le risposte istintive, ma solo quelle dannose), rompere gli automatismi che si impossessano delle nostre azioni e impediscono di condurre una linea di azione efficace.

Tutti gli studi hanno dimostrato che le persone, in situazioni di elevato stress, hanno una “risposta vigliacca”. Le ginocchia si piegano, le mani si alzano e gli occhi si concentrano sulla minaccia. È una risposta istintiva, automatica. Come nel nostro allenamento di Arti Marziali, dobbiamo lavorare con risposte istintive per creare i nostri metodi di difesa personale. Se decidete di fare un corso di allenamento con armi, suggerisco che lo facciate con qualcuno che enfatizzi le situazioni nel mondo reale e non solo la pratica di tiro al bersaglio… A me piace l’allenamento con armi. Spero di non dover mai mettere in pratica questo allenamento, allo stesso modo in cui spero di non dover utilizzare la mia abilità nelle Arti Marziali in una situazione reale. Ma fa bene sapere di poter contare su quest’allenamento in caso di bisogno[3].

Dobbiamo prendere questa testimonianza come una voce proveniente da un mondo del quale non dobbiamo per forza condividere i valori. Ognuno è libero di decidere come passare il proprio tempo libero, nel rispetto degli altri e della vita, e di allenarsi anche a situazioni che per molti possono apparire improbabili. Ciò che ci interessa è capire il metodo sottostante, come in una disciplina particolarmente difficile ci si prepari ad affrontare situazioni di difficoltà.

Nella pratica formativa evolutiva, è essenziale allenare dei campi di competenze e dei repertori di abilità sia pratica che emozionale, partendo da diversi gradi di probabilità di verificarsi degli stessi. In un training sul public speaking, potremo avere i seguenti elementi e relativa probabilità.


[1] Trevisani, Daniele (2016), Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team, Milano, Franco Angeli

[2] Richardson, Burton (2005). Allenamento con armi nelle arti marziali. In Budo International, settembre 2005, p. 35.

[3] Ibidem.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

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Neotropia e Paleotropia. Quando il vecchio e il nuovo si scontrano

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Ho realizzato decine di migliaia di ore di formazione, e ho notato che quando la formazione è attiva e permette di osservare come si comportano le persone in azione (es. in un role-playing), è possibile correggerle e farle evolvere, mentre se facciamo solo teoria, no.

Correggere significa in realtà individuare un comportamento “vecchio”, un comportamento che non funziona più, che è diventato obsoleto, un modo di fare non più adeguato al buon funzionamento delle cose.

Correggere significa anche individuare un comportamento alternativo, che chiamiamo Neotropico, un nuovo modo di fare che sostituisca quello precedente, più efficace, più felice, più adeguato alla situazione.

Possiamo chiamare il “vecchio modo di fare” come Paleotropico, ovvero un modo antico, da sostituire, mentre il modo Neotropico, il modo nuovo, ha bisogno di essere sperimentato per farsi strada ed entrare nel repertorio della persona.

Finché la persona non “crede” fermamente che la nuova strada sia migliore della vecchia, porrà in essere sempre delle resistenze che diventeranno auto-sabotaggi.

Nella tabella che segue, vediamo un esempio di modalità Paleotropiche utilizzate da un venditore durante una trattativa con il cliente (sulla colonna di sinistra), e sulla destra il corrispettivo Neotropico, ovvero il nuovo comportamento comunicativo da assumere affinché sostituisca quello vecchio.

Tabella 1 – Comportamenti comunicativi Paleotropici e corrispettivi Neotropici

Comportamento comunicativo Paleo-TropicoComportamento comunicativo Neo-Tropico
Guardi, non le voglio rubare altro tempo,questo è un momento molto importante per la sua azienda, prendiamoci tutto il tempo che serve per fare un buon lavoro
facciamo un attimino un’analisi della situazioneFacciamo un’analisi accurata della situazione, per capire bene come intervenire
So che a lei interessa spendere poco per cui le illustro subito gli sconti a lei riservatiSo che a lei interessa soprattutto l’effetto che questa soluzione porterà e il beneficio che ne deriverà per la sua azienda, per cui ora è bene iniziare ad esaminare caratteristiche e relativi benefici

Cosa dobbiamo dire di fondamentale su questo approccio? Sicuramente il fatto che i comportamenti comunicativi nella colonna di sinistra rappresentano un “vecchio” modo di vendere nel quale si cerca di minimizzare la percezione di importanza di quanto stiamo facendo, e la vendita diventa una sorta di piccola iniezioncina che non fa male. Sulla colonna di destra abbiamo invece un venditore assertivo che non ha timore di parlare della vendita in corso come di un momento importante, e di centrare la sua comunicazione sui benefici che deriveranno dalla soluzione acquistata, prima che sul prezzo.

Parlando come formatore, so bene che queste frasi non sono tanto da imparare a memoria, ma è invece importante capire cosa vi sia dentro e dietro, il tipo di vendita consulenziale che stiamo cercando di proporre, e i comportamenti comunicativi che ne derivano.

Fare Neotropia non significa solo adottare nuove parole, ma nuovi modi di pensare. L’evoluzione del pensiero precede l’evoluzione delle parole.

Occorre capire e apprezzare la condizione Neotropica e assimilare a fondo perché la condizione Paleotropica è dannosa e fa male.

Cambiare davvero significa spesso cambiare modo di pensare, e i cambiamenti della comunicazione esterna arriveranno di conseguenza in modo naturale e spontaneo.

I progetti di Neotropia non valgono solo e unicamente per la comunicazione, ma anzi sono fondamentali per spostare i sistemi di pensiero e le mappe di “credenze” (beliefs) di cui la persona fa uso.

Vediamo di seguito un esempio di tabella Paleotropia vs. Neotropia sul piano delle credenze personali sull’uso del tempo.

Pensiero PaleotropicoPensiero Neotropico
Prima il dovere poi il piacerePrima la mia salute, fisica e mentale, poi il resto
Devi dimostrare sempre e a tutti quanto valiIo valgo a prescindere da quello che dimostro, non devo proprio dimostrare niente a nessuno
Un bravo figlio deve prendersi cura dei genitori anziani a discapito anche del suo lavoroUn bravo figlio non fa mancare il suo affetto ma delega la cura materiale a chi sa farlo meglio, professionisti o strutture che siano
Lo stress nella vita è normale e ti ci devi abituareLo stress fa male e se lo vivi devi comunque prenderti sempre adeguati spazi di recupero, rilassamento e rigenerazione, altrimenti ti ammali
Sei forte se fai tutto da soloSei forte quando sai chiedere aiuto, perché hai l’umiltà di non pretendere di poter sempre fare tutto da solo
Bisogna sempre comportarsi secondo l’etichetta e in base a quello che si aspettano gli altriBisogna imparare ad essere spontanei e autentici e non fare una vita in maschera

Si potrebbe andare avanti per decine e decine di pagine alla ricerca di sistemi di credenze che fanno male, da sostituire con credenze positive e benefiche per la persona. Quello che è certo, è che i sistemi di credenze che possediamo dentro di noi, sono solo in parte emersi alla coscienza.

Come in un iceberg, le credenze più radicate agiscono silenziosamente in profondità, spesso all’insaputa della coscienza della persona.

Le credenze determinano chi siamo e cosa diventeremo. È altrettanto certo che le credenze apprese, esempio in famiglia, non siano sempre le migliori per sostenere una vita piena e ricca di energia e vitalità. Anzi, le credenze assimilate possono arrivare anche ad uccidere, come dimostrato da Schatzman nel suo studio su “la famiglia che uccide”, uno studio ripreso anche da Freud, su un uomo considerate schizofrenico che nella sua cosiddetta pazzia espresse le sofferenze subite durante l’infanzia.[1]

Le credenze hanno la coda lunga, una volta instaurate, permangono nelle culture a lungo, ad esempio l’influenza in Germania del pensiero di Daniel Schreber, eminente medico i cui scritti di pedagogia ebbero larghissima diffusione nella Germania prenazista. Egli pensava che i suoi tempi fossero moralmente “fiacchi” e “in decadenza” a causa soprattutto di quella che egli considerava una debolezza che caratterizzava l’educazione dei bambini, e arrivò persino a proporre un elaborato sistema repressivo di educazione infantile che applicò ai suoi stessi figli. Dei suoi due maschi, uno si suicidò e l’altro impazzì[2].

Egli proponeva l’“incondizionata obbedienza del bambino” addirittura prima che raggiungesse il primo anno di età. Non è un caso che questi sistemi educativi abbiano gettato le basi per l’adesione su larga scala della popolazione tedesca di sistemi repressivi nazisti centrati sull’annullamento della volontà individuale.

Per contro, altri sistemi educativi, decisamente più neotropici, spingono verso la considerazione di una libertà soprattutto psicologica: “la libertà di cui parliamo, libertà di esultazione o libertà di autonomia, è proprio la perfetta spontaneità di una natura spirituale”.[3]

Una vita vissuta entro confini e condizionamenti rigidi è decisamente una vita Paleotropica, mentre una vita Neotropica è alla ricerca dell’espressione del Potenziale Umano della persona, della sua libertà fisica e mentale, nella pienezza di un vivere pieno e ricco di energia e di espressività in ogni possibile campo.

A volte per ottenere una libertà nuova, neotropica, bisogna sacrificare qualcosa, ma qualsiasi prezzo si paghi, otterremo sempre di più.


[1] Shatzman, Morton (1976), La famiglia che uccide. Milano, Feltrinelli

[2] Shatzman, Morton (1976), La famiglia che uccide. Milano, Feltrinelli (1° ed. 1973) vedi pag. 31 per il sistema di educazione di Schreber centrato sull’obbedienza assoluta.

[3] Esame del pensiero di San Tommaso, in Maritain, Jacques (1986), Cultura e libertà. Massimiliano Boni editore, Bologna, p. 59.

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

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Esempio di Neotropia all’interno di un’organizzazione. La Neotropia della Leadership

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Tutti parlano di leadership, sostengono che sia un tratto importante, anzi fondamentale, per far crescere un’azienda o un’organizzazione. Tuttavia, rimane spesso scoperta l’area del “come” sviluppare leadership.

Solo riconoscendo la realtà delle forze in gioco in un progetto neotropico, è possibile delinearne le traiettorie.

In questo caso, una mappa neotropica può essere di aiuto, e ricordiamo che non una, ma molte mappe neotropiche saranno necessarie in un vero progetto sulla leadership. Ma per ora, focalizziamoci su una.

In un’organizzazione, per quanto riguarda il tema della leadership, questo significa riconoscere che la prima forza evolutiva potenziante sia la diminuzione del bisogno di controllare le persone.

Le persone – quando sono mature – sanno auto-dirigersi, mentre se sono immature, vanno controllate passo-passo.

In azienda esistono migliaia di interazioni e compiti da eseguire – e se ciascuno di essi dovesse essere sottoposto a controllo totale e pressante, smetteremmo di occuparci dei clienti, e di erogare valore, e saremmo fagocitati da una sindrome di controllo totale e permanente.

Una seconda forte variabile evolutiva è il grado di delega e la qualità della delega. Se non esistesse la delega, in base al ruolo rivestito, assisteremmo all’assurdo di un Amministratore Delegato che fa tutto da solo: il centralinista, il manager, il buyer, la produzione, l’amministrazione e le fatture, sino a spazzare per terra, aprire i cancelli la mattina e chiudere l’azienda la sera.

In un’impresa con decine, centinaia e migliaia di persone, la delega è il vero lubrificante e motore di un’organizzazione che funziona. Ma per farlo, anche la delega deve essere di ottima qualità. E deve essere appresa come una tecnica.

Ogni delega, tra l’altro, deve essere vista come un buon laboratorio per sperimentare le capacità manageriali, dove poter sbagliare per poi riflettere e crescere imparando dagli errori.

Figura 7 – Mappa Neotropica delega-verifica con Vettori Neotropici

Possiamo andare da un quadro pessimo, una delega di assoluto dettaglio, dove ogni passo e azione deve essere delegata – altrimenti non si muove nulla e niente viene fatto bene – sino al quadro migliore, una delega di grandi obiettivi in cui la strada per arrivare all’obiettivo viene elaborata e fatta propria dalla persona. In questo caso, dato un obiettivo, il collaboratore sa auto-produrre i compiti e le azioni utili per raggiungere lo scopo.

Se si capisce questo, un lavoro di formazione sulla leadership centrato sulla capacità di controllo e sulla capacità di delega diventa un’opportunità primaria, linfa per l’albero della vita in azienda.

In base alla situazione che troviamo nelle realtà aziendali e organizzative, possiamo definire un percorso neotropico personalizzato, sartorializzato, e centrato sul vero bisogno di crescita dell’azienda.

Ogni linea che si vede rappresentata nel disegno precedente raffigura un’azione di miglioramento. Ogni punto o pallino che si vede rappresenta un punto di arrivo, parziale, sino al punto di arrivo totale che si colloca in alto a destra: l’azienda che può essere gestita con delega molto ampia e senza alcun bisogno di controllo, e nonostante questo, tutto funziona perfettamente.

Per compiere questi passaggi evolutivi positivi sono possibili diversi strumenti. Citando i principali:

  1. formazione aziendale;
    1. formazione esperienziale;
    1. coaching;
    1. counseling;
    1. mentoring.

L’essenziale è che i progetti di formazione o di coaching siano legati al grande Schema Neotropico che vogliamo costruire, e non fatti tanto per fare, senza uno scopo chiaro. Occorre credere nel loro valore. Occorre credere nelle loro possibilità.

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Coaching aziendale e personale. La formula X-Y per fare pulizia nel quadro dello stato attuale e degli obiettivi futuri

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Per fare un salto evolutivo positivo dobbiamo focalizzare con grande precisione quale sia lo “Stato Attuale” o X, e quale sia lo “Stato Desiderato”, o Y, rispetto al sistema da esaminare.

Che si tratti di una persona, o di un team, o di un’intera organizzazione, ogni sistema vive uno stato attuale (X) e può focalizzare uno stato a cui tendere (Y), sia esso un sogno, un progetto o un concretissimo obiettivo o aspirazione.

Il modello X-Y ci parla proprio del “salto di stato” che la persona o l’impresa debbono compiere. Nel fare questa analisi è bene servirsi di uno schema grafico che ci aiuti a comprendere il quadro che è in realtà più complesso di quanto sembri.

Figura 5 – Quadro dell’Evoluzione Neotropica includente Modello X-Y, le 3 zone del cambiamento, false X e false Y

Come vediamo in questo schema, trattato anche nel volume “Deep Coaching”[1], ogni sistema che cambia evolve da uno Stato X ad uno Stato Y. Quando la X e la Y sono ben focalizzate, le azioni di counseling, di coaching e di formazione possono andare diritte al punto e non sbaglieranno obiettivi, al massimo potranno sbagliare i metodi, ma gli obiettivi saranno chiari e puliti.

Il modello deve fare i conti con le False X – gli errori di lettura della situazione, gli abbagli o autoinganni di cui le persone sono ripiene, e ripulirle dall’analisi della situazione attuale.

Un esempio, se prendiamo una prestazione come il Public Speaking, la Falsa X potrebbe essere “sono un incapace e non riuscirò mai”. Al contrario, una corretta X farebbe invece luce su uno stato delle cose più reale, come “oggi non conosco né padroneggio le tecniche di Public Speaking” e questo è assolutamente un altro mondo rispetto al vedersi un incapace ora e per sempre, analisi sbagliatissima.

Ripetiamo: dire di se stessi “sono un incapace” è completamente diverso dal dire di se stessi “oggi non padroneggio una specifica tecnica, che potrei però apprendere.”

Il modello deve anche fare i conti con le False Y – gli errori di focalizzazione degli obiettivi, e ripulirli dal quadro di evoluzione che cercheremo di inserire nella persona o nell’organizzazione tramite azioni di counseling, di coaching o di formazione esperienziale. Un esempio di Falsa Y è “devo diventare più aggressivo nelle presentazioni in pubblico” mentre in realtà probabilmente la persona deve focalizzare una Y sana come “devo essere molto più calma e rilassata nel parlare in pubblico e saper far leva sulle emozioni con tecniche di presentazione efficace”.

Notiamo come una falsa Y come “devo essere più aggressivo” porterebbe la persona ad essere ancora più tesa e meno rilassata, con il rischio di rovinare completamente la sua performance.

C’è poi un’altra dinamica Neotropica di cui tenere conto: la presenza delle zone 1, 2 e 3.

  • La zona 1 rappresenta ciò di cui la persona deve disfarsi, disapprendere, abbandonare. Ad esempio, nel public speaking sarà bene liberarsi dall’ansia da prestazione, dall’agitazione e dal nervosismo dovuto al parlare in pubblico, e dal sentirsi giudicati.
  • La zona 2 rappresenta l’area del mantenere, conservare, tenere, e nell’esempio del public speaking la persona potrebbe voler mantenere solidi i suoi valori di integrità e trasmettere un messaggio autentico e davvero sentito dal punto di vista dei valori che vuole comunicare. Questo tratto non va cambiato ma solo consolidato ed aiutato ad emergere con ancor più forza.
  • La zona 3 rappresenta il fronte dell’ingresso di nuove conoscenze, nuovi saperi, saper essere e saper fare. Nell’esempio del public speaking la persona trarrà beneficio dalle tecniche di rilassamento pre-prestazione, dal training mentale, dall’apprendimento di tecniche relative alla comunicazione, come l’uso delle pause, la varianza della lunghezza delle frasi, il body language e il contatto visivo con il pubblico.

Tutte queste zone, 1, 2 e 3, rappresentano un Quadro Evolutivo Neotropico (QEN) che fa da sfondo alle azioni di coaching aziendale, di formazione e training esperienziale. Quando ben focalizzate, le tre zone consentono di realizzare un percorso di crescita personale e professionale davvero solido, efficace e di grande impatto sulla persona o sul sistema su cui si interviene.


[1] Trevisani, Daniele (2021). Deep Coaching. Il Metodo HPM™ per la crescita personale, il coaching in profondità e la formazione attiva. Milano, Franco Angeli.

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I vettori neotropici

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

I Vettori Neotropici sono linee che collegano uno stato attuale ad uno stato desiderato, un ponte attraverso il quale vogliamo dirigerci ad una meta.

Immaginiamo che una persona voglia fare i cambiamenti sopra evidenziati. Osserviamo i “vettori neotropici”, ovvero le traiettorie di cambiamento che si trovano da uno stato attuale “X” e uno stato desiderato “Y”.

Passare da uno stato X di depressione allo stato Y di relax, dal dolore esistenziale alla serenità e alla felicità, dall’aggressività ancora verso la serenità, e da uno stato di tensione nel vivere, ad uno stato di euforia del vivere.

Focalizzare tutto ciò, identificare tutte le X (stati attuali) e le Y (stati desiderati) è un grande e immenso progetto di Neotropia esistenziale, di Coaching e Counseling Professionale e Aziendale quando portato nell’impresa.

Chi o cosa ti spinge verso quella direzione? Cosa c’è “là”, in quello spazio del vivere? La Neotropia libera la mente e consente di mettere nero su bianco il sognare un modo di essere nuovo e migliore, per fare passi concreti verso quel sogno, che diventa realtà man mano che ne conquistiamo piccoli centimetri.

Centimetro alla volta, centimetro dopo centimetro, ci troveremo dove vogliamo essere. Condurremo una vita più nostra, più vera, più energetica, più densa di libertà vera. Migliorando noi stessi, noi miglioriamo una parte di mondo.

Nella Neotropia, siamo come astronauti che esplorano nuovi mondi, l’unica differenza è che i mondi che andiamo ad esplorare sono mondi emotivi, modi di essere, priorità interiori, ancora più difficili da conquistare che le cime di una montagna, proprio perché i target neotropici sono veri e concreti, ma al tempo stesso possono essere sia tangibilissimi (un nuovo prodotto) che intangibili e a volte inafferrabili da soli, come un “nuovo modo di essere, di pensare, di agire”.

Ad esempio, per una persona che vive nella tensione e nello stress, imparare a vivere nel rilassamento e nel piacere, è un cambiamento reale, realissimo. È però un cambiamento difficile, sfuggente se vogliamo trattarlo come una “cosa da acquistare”. Dobbiamo invece trattarlo come una qualità dello stato di vita, una qualità che possiamo apprendere attraverso corsi di formazione, coaching, counseling, terapia, lavoro spirituale, lavoro di gruppo.

Ogni “mappa neotropica” ci apre a nuove possibilità di viaggio e nuove danze della vita, liberazione di potenzialità, e nuovi modi di essere.

La Neotropia riguarda anche le “cose”, gli oggetti, i prodotti. Fare un’auto che sia allo stesso tempo sportiva, dal look moderno e aggressivo e altamente super-ecologica è un esempio di target neotropico.

Riconoscere i bisogni che ci sono, quelli che sento essere non ancora soddisfatti o canalizzati in un progetto concreto, è un primo grande passaggio della Neotropia e di un Counseling Aziendale e Personale. Collocarli in una mappa, e visualizzare dove e come questi bisogni si traducano in un cambiamento, è un altro atto neotropico fondamentale.

Spesso la nostra psiche arriva a negare l’esistenza di un bisogno, dando luogo così a strutture nevrotiche. Far emergere i nostri bisogni è un atto sacro e di grande pulizia mentale, da cui partire per il nostro viaggio neotropico.

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Coaching e Neotropia come focalizzazione del nostro viaggio di crescita personale ed evoluzione

©Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Il Coraggio di Evolvere. Coaching attivo esperienziale e counseling per lo sviluppo personale e professionale. Il metodo della Neotropia”, Bologna, OM Editore.

Ogni persona sente il bisogno di liberarsi da qualche stato negativo e dirigersi verso stati più positivi. Pochi lo fanno.

Il Coaching, il Counseling, la Formazione, la Ricerca, si prefiggono di aiutare le persone e le imprese a fare questo salto di qualità, offrendo uno spazio di ascolto e uno spazio di focalizzazione (focusing) raro e prezioso[1].

Per farlo, bisogna andare alla ricerca degli errori che compiano, analizzarli, e trarne delle lezioni. Ogni fallimento ben esaminato può essere la porta verso una lezione che ci conduce ad un seguente successo.

Oltre ai fallimenti da cui possiamo apprendere (Lessons Learned) è essenziale scoprire i nostri talenti (focusing sui talenti), i nostri punti di forza, ciò che costituisce il motore delle performance e dell’aiuto che possiamo dare alla vita degli altri.

La ricerca del nostro “Sé migliore” è una pulsione neotropica primaria dell’essere umano, ma le persone trovano sempre meno tempo per occuparsene, prese dagli affanni del vivere, impegni quotidiani, e da priorità malate come il “fatturare sempre di più” senza fermarsi a pensare “cosa è veramente per me il successo”? Sono progressi solo le “cose” e i “soldi”, o forse avere più tempo per guardare i goffi e amorevoli passettini che fa mio figlio nel tentare a camminare? È forse un abbraccio di un cliente di un corso che ti dige “grazie!

Le nostre strutture interne fanno fatica a conoscere mappe esatte del “dove siamo” e del “dove voglio dirigermi”.

 Le parti oscure di noi fanno ombra, quelle parti di noi che non conosciamo, che ancora non abbiamo esplorato e sulle quali non abbiamo portato luce.

Dove “sono” io ora? Dove voglio dirigermi? Nella Neotropia si utilizzano mappe che aiutano a focalizzare queste situazioni.

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[1] Per approfondimenti sul Focusing come metodologia di crescita personale, rimandiamo all’opera di Eugene Gendlin in edizione italiana: Gendlin, Eugene (2001). Focusing. Interrogare il corpo per cambiare la psiche. Roma, Astrolabio-Ubaldini.

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Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

Riconoscere le emozioni

La leadership emozionale propone di inserire tra i fattori di successo della gestione di un gruppo la capacità del leader nel “leggere le persone” sotto il profilo emozionale, capire i propri stati interiori e quelli altrui.

leadership emozionale

Questo permette di muovere il cursore della comunicazione con consapevolezza tra le polarità (entrambe necessarie) della direttività (fronte hard) e del­l’empatia e della relazione d’aiuto (fronte soft).

Quali le implicazioni pratiche nella direzione dei team? La prima e più forte considerazione viene dalla natura biologica del­l’essere umano che opera in azienda. Le emozioni sono risposte psicobiologiche del­l’organi­smo e non possono essere “spente” a comando.

A un livello “immaturo” di leadership emozionale, possiamo al massimo pensare di attutire e “camuffare” la manifestazione esterna delle emozioni, ma non impedire il loro prodursi. A un livello “intermedio” possiamo affinare le sensibilità propriocettive (la percezione interna) e agire sulle intensità emotive diventando più abili nel gestirle. A un livello “avanzato” possiamo ristrutturare completamente le nostre risposte emotive agli stimoli esterni.

Quando predominano emozioni negative, la produttività scende al di sotto di qualsiasi soglia di accettazione, la leadership stessa viene vissuta come una condizione di frustrazione e la partecipazione al gruppo diventa sempre più un obbligo (dal quale sfuggire prima possibile). Se predominano emozioni positive possiamo invece aspirare alla “condizione di flusso”, uno stato nel quale il lavoro viene vissuto come una gioia – una sensazione piacevole dello scorrere del tempo e dei rapporti con le persone, una condizione esistenziale che trasforma il lavoro: da gabbia a luogo di espressione e autorealizzazione.

Le implicazioni per la produttività sono immediate, enormi, ma questo è nulla a fronte della rivoluzione sociologica che questo passaggio può implicare: il lavoro come liberazione cessa di essere utopia ed entra nella sfera del possibile. Ovviamente, non bastano trucchi e scorciatoie per raggiungere questo stato, e chiunque creda/proponga soluzioni “da un minuto” o altre ricette facili e pronte per l’uso sta compiendo un grave falso e un errore di sottovalutazione.

Le implicazioni pratiche

Rispetto alle possibili interrelazioni tra i diversi temi, il metodo HPM evidenzia come il successo nel gestire un team dipenda largamente dalla capacità di riconoscere e valorizzare le dinamiche conversazionali che avvengono nelle interazioni quotidiane dei gruppi. Allo stesso tempo, viene evidenziata la necessità di sviluppare la componente emotiva che inevitabilmente accompagna le relazioni umane e le comunicazioni interne.

La qualità della vita al­l’interno di un gruppo è fortemente influenzata da due fattori.

•     L’ecologia della comunicazione: l’analisi e gestione del clima psicologico al­l’interno di un gruppo dipende largamente dalla comunicazione e dagli stati conversazionali che intercorrono tra i membri. Non possiamo pensare di “acquistare” climi positivi: si tratta di una merce non in vendita. È invece necessario sforzarsi nella direzione del­l’ampliamento delle competenze comunicative e conversazionali.

•     La leadership emozionale, la capacità di attingere con successo alle risorse emotive della persona e del gruppo per coordinare e dirigere i team e i progetti, richiede competenze comunicative ad hoc. Larga parte del lavoro richiede un dis-apprendimento (unlearning) di schemi mentali assimilati durante la crescita, nei quali è stato creato il “blocco espressivo emozionale” (tappo, o coperchio al­l’espressione delle emozioni) che l’adulto trascina con sé come un fardello per il resto della sua esistenza.

Date queste premesse, è necessario approfondire gli strumenti operativi e pragmatici che permettono di agire su due fronti.

Sul versante aziendale:

•     cambiare la qualità della vita e i risultati aziendali agendo sulle variabili comunicative dei gruppi;

•     produrre climi comunicativi positivi in un gruppo di lavoro intento a raggiungere un obiettivo;

•     migliorare la prontezza di risposta aziendale verso le sfide esterne, agendo sui processi di comunicazione interna e direzione.

Sul piano individuale e della crescita personale:

•     capire i fattori del proprio successo al­l’interno delle dinamiche di gruppo;

•     dotarsi di strumenti operativi nella direzione dei team;

•     crescere sotto il profilo della capacità di creare relazioni profonde, empatiche, emozionalmente ricche, nei rapporti umani, relative ai gruppi personali o familiari di cui si faccia parte.

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Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

Se pensi di conoscerti davvero bene, sappi che di fronte a sfide nuove potranno emergere lati di te che non conoscevi. E che in ogni caso, per osservarsi o vedersi, serve una grande quantità di strumenti e tecniche.

Come faresti a conoscere il colore dei tuoi occhi se non esistesse in tutta la terra uno specchio per poterti osservare? Questo specchio sono esperienze speciali, sono i professionisti che ti aiutano a percepire te stesso in questi momenti di picco, sono momenti di analisi guidata, di confronto, di introspezione. Per compiere un’esplorazione guidata occorre “lasciarsi aiutare” in questo processo di autoconoscenza.

La crescita personale è il primo vero passo della leadership e dello stare in un gruppo che vuole crescere e gioire. Crescita personale significa anche sfidare il destino, decidere su che cosa lavorare di sé stessi anziché pensare di essere solo e unicamente frutto di decisioni ed eventi esterni.

Farsi aiutare in un percorso di esplorazione e autodeterminazione è un atto intelligente. Farsi aiutare non significa diventare quello che “altri” vogliono, ma anzi, essere i protagonisti e registi dei propri cambiamenti desiderati. Se sali su un treno e ti fidi del macchinista, ricorda sempre che la destinazione l’hai scelta tu, il macchinista e il treno ti servono come strumenti per arrivare prima dove tu vuoi. Lo stesso vale per una guida alpina o un GPS nell’esplorazione di zone sconosciute.

Chi mi porge una lampada per osservare la strada al buio non mi sta dicendo dove andare. Mi sta solo dando uno strumento perché io possa decidere se andare a destra o a sinistra anziché nel burrone.

Come per il colore degli occhi, non lo conoscerai mai fino a che non avrai strumenti esterni per osservarlo. E anche quando tu avrai preso coscienza del fatto che sono verdi, marroni o azzurri, non cambierai mai il colore dei tuoi occhi con la tua volontà. Ma potrai cambiare la potenza e massa dei tuoi muscoli allenandoli bene, potrai cambiare la flessibilità delle tue articolazioni, la tua resistenza aerobica, la tua massa grassa e magra, la resistenza dei tuoi tendini, perché queste caratteristiche sono soggette alle tue azioni quotidiane, alle abitudini, al fatto di “allenarle”, e non solo frutto del destino. E le tue abitudini sono qualche cosa su cui si può assolutamente lavorare.

Vi sono alcuni tratti del carattere che difficilmente potrai cambiare, ma tanti altri che invece sono lavorabili, “costruibili”, soggetti a essere costruiti e potenziati, e la leadership, o una buona capacità comunicativa quando la vuoi avere e nelle occasioni in cui ti serve, sono assolutamente tratti allenabili e potenziabili.

Principio 3 – Il Locus-of-Control

La crescita personale è il primo vero passo della leadership e dello stare in un gruppo che vuole crescere e gioire. Crescita personale significa anche sfidare il destino, decidere su che cosa lavorare di sé stessi (Locus-of-Control interno) anziché pensare di essere solo e unicamente frutto di decisioni esterne ed eventi esterni (Locus-of-Control esterno).

Chi crede e ha visto in azione i cambiamenti che le persone fanno grazie a processi formativi e di coaching ben fatti, non può che credere nel potenziale umano. Questo vale sia per atti a prevalenza fisica, come lo sport, che in attività soprattutto manageriali, mentali e culturali.

Nello sport, chi ha visto i cambiamenti positivi di atleti in seguito a programmi allenanti ben fatti non può che rimanere sbalordito. Chi ha visto gli effetti di un allenamento combinato fisico e mentale sarà ancora più sbalordito.

Nelle professioni manageriali, chi ha trovato su di sé o in altri il miglioramento nelle capacità di public speaking in seguito a training dedicati non può che credere nella grande “plasticità” del potenziale umano, nella sua immensa potenzialità, nel fatto che si possa passare dal­l’essere introversi o “orsi”, oppure vedersi dotati di bassa autoefficacia, a diventare grandi comunicatori, purché si abbia voglia di lavorarci, e ci si dedichi tempo pensando che sia il momento speso meglio della vita e non tempo residuale o un lusso per pochi.

Formarsi è un investimento sacro. Se dovesse servirti un’ora, o un mese, o un anno, per migliorare la tua capacità di sostenere un esame o un test, quanti esami ne trarrebbero beneficio, in tutta la tua vita? E parlo di esami non solo formali, ma anche di colloqui nei quali in ogni caso il tuo “essere” viene fuori, che tu voglia o meno, viene osservato e percepito e di fatto produce la percezione che gli altri hanno di te.

S’impara sia facendo sia ripassando mentalmente l’azione. Un buon coaching sa quando avviare un tipo di apprendimento o l’altro.

Ci sono cose che si imparano meglio nella calma, altre nella tempesta.

Willa Cather

Investire su di sé significa lavorare sulle proprie capacità mentali, prima ancora che sulle conoscenze. Puoi avere studiato psicologia per decenni ma ancora non capire te stesso e le persone. Puoi avere letto migliaia di libri ma non saperne raccontare la sintesi.

Quante ore di studio possono mai compensare un’esposizione scarsa? Quando hai mai creduto a un dietologo che vedi coi tuoi occhi avere un corpo disfatto e sovrappeso?

Quante “spalline” finte servono per compensare una scarsa attenzione al corpo, quante panciere potrai mai indossare per far finta di ridurre il giro vita anziché lavorare sul tuo corpo ogni singolo giorno? Quante frasi e da quanti libri potrai rubare se non hai niente di tuo da dire di vero? Quante bugie potranno esserci nei proclami di un’azienda se poi nei fatti e nei prodotti che usi vedi che non corrispondono al vero?

Come ha detto il grande Bob Marley “You can fool some people sometimes, but you can’t fool all the people all the times” (in una traduzione non letterale, “puoi fregare qualcuno qualche volta, ma non potrai fregare tutti e sempre”).

Chi lavora su di sé ha sempre meno bisogno di fingere. Questa è la verità della Scuola del potenziale umano. Una scuola di Verità, di Ricerca, di Conoscenza.

Ci sono molti modi per conoscersi. In molti casi serve un lavoro di gruppo e un feedback onesto, in altri casi è nella solitudine che si forgia il guerriero, è nella durezza della realtà che si costruisce la leadership. Questo vale anche per i leader veri che non possono delegare ad altri il lavoro che devono fare su di sé.

Il più grande samurai della storia, Miyamoto Musashi (1584-1645), fu certamente un leader e ancora oggi è culturalmente un leader dopo secoli. Arrivò ad avere più di tremila studenti che studiavano sotto di lui, oppure sotto la guida di suoi allievi diretti; e oggi in Giappone ci sono molte scuole che derivano dalla sua. Ma vediamo come vi è arrivato.

Si ritirò in meditazione e insegnamento a cinquant’anni, vagò nelle foreste più impervie dai 13 ai 29 anni, sopravvivendo e sfidando con un bastone di legno altri samurai dotati invece di katana d’acciaio. Se fosse stato “nominato” samurai o avesse ereditato il titolo, non avrebbe vinto nemmeno contro una mosca morta. Quanti leader di oggi si sono veramente “fatti le ossa” combattendo sul campo, lottando per una causa, spesso senza aiuti, senza raccomandazioni, senza rinunciare ai propri valori?

Musashi, cresciuto maneggiando un bastone, aveva certamente un vantaggio su chi si era formato con ben più di risorse di lui. Al­l’epoca dei samurai un guerriero (bushi) aveva due spade alla cintura: la katana (spada lunga) e la wakizashi (spada corta). Musashi insegnava ai suoi allievi che morire con una di queste armi ancora nel fodero significava non aver fatto tutto il possibile per vincere.

Musashi si forgiò e si formò combattendo, visse diversi anni in totale eremitaggio nelle foreste più impervie, dedicandosi esclusivamente al­l’affinamento delle tecniche marziali dai 13 anni (età del suo primo combattimento mortale).

Togli a un leader i servi, gli yes-man, i soldi, le persone e le risorse ipocritamente ubbidienti, gli agi, mettilo da solo e senza risorse, e vedremo di che pasta è fatto davvero.

Chi è leader e coordina team ad alte prestazioni lavora su di sé sempre, e deve farlo per possedere doti di leadership oltre la media, perché le sfide che compaiono sono speciali.

Due esercizi pratici:

•     esaminiamo quanti messaggi servono in un solo giorno, per tenere coordinata un’azienda, comandare una nave, coordinare un’operazione di polizia, essere il coach di un team agonistico, di una squadra di calcio o di volley, di tennis o sport di combattimento, dirigere un gruppo di vendita o un team di miglioramento della qualità. O anche solo per servire bene a un tavolo di ristorante;

•     osserviamo questi messaggi: come sono costruiti, se fanno bene al raggiungimento degli obiettivi, quali motivano e quanti invece demotivano o distruggono il gruppo, il clima e la “missione”. Avremo subito un indicatore della Qualità della comunicazione operativa.

Per fare vera comunicazione operativa occorre volere comunicare bene ma anche ripulirsi dal timore di sbagliare o decidere male perché non abbiamo tutta la vita a disposizione per decidere. La vera paura deve essere non decidere. Si tratta di entrare a far parte di un’élite, sia per lo spessore delle persone che si comandano che per la volontà di saper tirare fuori il meglio di sé e degli altri.

Occorre comprendere che in realtà ciò che rende “speciale” un team, ancora prima che le azioni compiute, sono i tipi di atteggiamenti mentali. Il grado di concentrazione e di qualità del pensiero che precede l’azione, la capacità di vedere se stessi e saper diventare “archetipi” di un modo di essere, persone speciali, membri di un team, dedicati a una causa nobile.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • Leadership
  • Crescita personale
  • Lavoro su di sé
  • Lavoro di introspezione
  • Conoscersi
  • Osservarsi
  • Autodeterminazione
  • Sfidare il destino
  • Locus of control
  • Formazione
  • Coaching
  • Potenziale umano

Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

Chi aspira a sviluppare una professione con onore, come dirigere con vera leadership, o occuparsi di questioni importanti come la ricerca, le aziende, la medicina, la sicurezza, la scienza, le organizzazioni, le scuole, ovunque, prima deve fare i conti con la propria crescita personale, le proprie capacità e valori.

Bisogna prendere atto del fatto che il nostro carattere determina larga parte della nostra modalità comunicativa, lo stile di leadership, le decisioni.

Bisogna essere abbastanza umili per capire che il nostro carattere non è qualche cosa di inviolabile ma anzi lavorarvi è un atto sacro. È utile cercare di capire su quali tratti possiamo lavorare. È un atto sacro anche l’azione e il tentativo che mettiamo in atto per migliorarci, al di là che ci riusciamo o meno, o che ci riusciamo subito o dopo un periodo di tempo. Spesso il miglioramento richiede un percorso, e non un singolo atto.

Spesso il miglioramento richiede un percorso, e non un singolo atto. Chi affronta un percorso di miglioramento personale è sempre una persona coraggiosa. Ha il coraggio delle emozioni, ha deciso di guardarsi dentro, scoprire le alchimie della formula arcana in cui è inserito, capire come funziona il proprio ingranaggio interiore, e cambiarsi in meglio (Trevisani 2015).

Vogliamo migliorarci per essere sempre di più noi stessi nel nostro pieno potenziale e non persone che si nascondono dietro a scuse come “sono fatto così, che cosa vuoi farci?”.

Lavorare sul proprio carattere per migliorarsi significa ascoltare i propri valori senza rifiutarli, ma anche avere l’umiltà di pensare “posso sempre fare passi in avanti nel mio processo di miglioramento personale”. Chi non accetta questa visione potrebbe pensare di sé “sono il migliore, perché lo dico io”. Questa è sostanzialmente una forma di nevrosi.

Alexander Lowen (1982) ci mette in guardia chiaramente sui rischi che le nevrosi generano nelle persone. Prima di tutto, non saper imparare dal­l’esperienza.

Si dice che le persone imparino dal­l’esperienza, e in generale questo è vero: l’esperienza è il migliore e, forse, l’unico vero maestro.

Ma questa regola non sembra potersi applicare al campo della nevrosi. La persona non impara dall’esperienza ma ripete continuamente lo stesso comportamento distruttivo.

Aprirsi a capire prima di tutto “che cosa vorrei migliorare di me” è un grande processo di focusing[1], una focalizzazione consacrata, importante.

Fare focusing significa andare alla ricerca di chi siamo e come comunichiamo, che cosa sentiamo dentro di noi, e come questo si trasferisce all’esterno di noi.

Significa quindi andare alla ricerca di un manoscritto unico, un testo nascosto, che non è di facile accesso e si trova solo nel­l’esplorazione attenta e profonda. Questa esplorazione può essere appresa in appositi corsi, può essere potenziata quando guidata da professionisti esterni, ma al di là della tecnica richiede sempre e comunque una grande voglia di scoprire il massimo del proprio potenziale umano possibile.

Per lavorare sul carattere occorre un contributo esterno, che sia coaching, counseling o formazione esperienziale, pratica, confronto, feedback, motivazione alla voglia di migliorarsi.

Alexander Lowen (1982), sviluppatore della Bioenergetica, ci ricorda un fatto importante:

Il carattere determina il fato.

Per carattere si intende il modo di essere o di comportarsi tipico, abituale o “caratteristico” di una persona.

Definisce un insieme di risposte fisse, buone o cattive, indipendenti dai processi mentali coscienti.

Non possiamo cambiare il nostro carattere con un’azione cosciente, perché non è soggetto alla nostra volontà.

Di solito non siamo neppure coscienti del nostro carattere, perché diventa per noi come una “seconda natura”.

Avere voglia di capire i nostri limiti e opportunità, forze e debolezze, non ha niente a che fare con la ricerca di qualche forma di “patologia” mentale, non è un atto medico, conoscersi a fondo non è un percorso clinico ma anzi, diventerà operazione di scoperta quotidiana, operazione che ci porta alla scoperta della “cultura” che ci circola dentro, l’insieme di regole che usiamo inconsciamente nel nostro comportamento quotidiano.

Questo permette di tenere alla larga gli stati mentali negativi che rischiano di farci ammalare o di farci agire in modo automatico e senza il nostro consenso.


[1] Per la metodologia del focusing, vedi i testi di Gendlin (in particolare 2002); inoltre: Campbell e McMahon (2001); Elliot, Watson, Goldman e Greenberg (2007); Weiser Cornell (2007); Welwood (1994).

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  • Leadership
  • Carattere
  • Crescita personale
  • Lavoro su di sé
  • Potenziale umano
  • Valori
  • Motivazione
  • Focusing
  • Conoscersi a fondo
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