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Strategie di Comunicazione e Marketing

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Psicologia strategica e marketing. Capire i significati del consumo e le costellazioni di acquisto, per fare Strategic Selling e centrare le strategie di marketing e vendita

Copyright. Articolo tratto dal testo: Strategic selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse. Milano, Franco Angeli editore.

Chi si occupa di comunicazione da tempo e per lavoro, sa bene che le persone non acquistano solo oggetti, ma “comprano” idee, concetti, immagini mentali, simbologie da esibire. Comprano per far contento qualcuno in azienda, o per conquistare un credito relazionale.

A volte comprano quello che non gli serve. A volte non comprano ciò che gli servirebbe davvero. Ma dietro ad ogni scelta, per quanto primitiva e irrazionale, si nasconde una logica, che una mente da analista può scoprire.

La Consumer Research (scienza del comportamento di consumo), in alcuni dei suoi esponenti di punta, primo di tutti il Semiologo David Mick, ha analizzato le connessioni tra i significati che attribuiamo ai prodotti e le nostre scelte di acquisto[1]. L’esito fondamentale di una grande mole di ricerche, che non possiamo altro che accennare, è il valore di “auto-regalo” che i prodotti assumono (self-gifting), una “carezza psicologica” che le persone si fanno concedendosi un certo prodotto, o un certo marchio, e il valore di “simbolico” che connette larga parte degli acquisti: l’acquisto come dimostrazione di potere, o di status, di differenziazione da… o di appartenenza ad un gruppo.

La Psicologia Semiotica del Marketing si occupa di comprendere le connessioni tra “segni” esterni (es. un marchio), significati esistenziali (cosa significa per me quel marchio o simbolo), e comportamenti di acquisto.

È attenta quindi ai simbolismi che le persone associano a un prodotto o un comportamento di acquisto, quali sono i segni e segnali ai quali un cliente presta attenzione, e che valore hanno per lui.

Senza l’analisi semiotica non potremmo mai afferrare, ad esempio, il legame ancestrale che lega moto e motociclista (la moto come mezzo di libertà), e lo vedremmo solo come mezzo di trasporto. Se entriamo nell’analisi di uno specifico marchio – perderemmo di vista il significato di ribellione, potenza e voglia di trasgressione (e tanti altri simbolismi) che un motociclista appassionato associa alla sua Harley Davidson.

Altri studi analizzano il valore dimostrativo o esibitivo che hanno i comportamenti specifici di acquisto, come il recarsi in un casinò a giocare o il gioco d’azzardo, i tanti “perché nascosti, dimostrativi e auto-dimostrativi” che conducono una persona a farlo[2]. Questi studi esaminano soprattutto i bisogni profondi cui risponde questo atto, nonostante si tratti di un comportamento che esce di ogni logica apparente.

Sempre in campo semiotico, si producono analisi interessantissime, quali quelle sulle “costellazioni di consumo”: i “raggruppamenti” nei quali troviamo mescolati marchi, prodotti, tipologie di persone e strati sociali. Uno studio di Chaplin e Lowrey[3] dimostra che i bambini e ragazzi sono in grado di distinguere con precisione queste “costellazioni”, e compiono scelte di acquisto correlate, hanno “fiuto” per il mondo sociale che li circonda, come emerge da questa intervista fatta dai ricercatori:

 

Il mio vicino di casa, . . . è così “Crunchie” . . .hai presente… vegetariano, ambientalista, superintelligente… ma così svaccato.. si mette le Birkenstocks, guida una Prius, mangia solo cibi organici… ci scommetto che lava i panni con il detersivo Seventh Generation. . . l’”Accarezza Alberi”… non so se mi spiego… “ [ride].

(ragazza 12enne intervistata nello studio di Chaplin e Lowrey, 2010)

 

Una costellazione di consumo è definita come un gruppo di “prodotti complementari, specifici marchi, e/o attività di consumo utilizzate per costruire, dare significato o assumere uno specifico ruolo sociale” (Englis & Solomon)[4].

Per fare un esempio nazionale, sulla riviera romagnola – in una ben precisa località – si distinguono, entro una tribù sociale comune, i ragazzi o adulti che frequentano il Papeete (stabilimento balneare dei vip), portano i sandali infradito di Armani o Prada, hanno costantemente occhiali da sole in testa anche se piove, bevono cocktail rigorosamente esotici come il Mohito (guai bere un normale The… in quanto farebbe uscire da quella costellazione di persone!).

Questa costellazione non mangia a tavola alle 19,30 in pensione o albergo in mezzo ai comuni mortali, come fanno le famiglie normali, ma verso quell’ora consuma un ape (che sta per aperitivo o aperi-cena), stuzzicando olive e salatini accompagnati da spumanti o cocktail.

Alla notte la costellazione frequenta una specifica discoteca “di tendenza”, dove i buttafuori son addestrati (è un dato reale, avendoli intervistati di persona) a selezionare e scremare chi far entrare o tenere fuori in base al grado di “firme” e look delle persone in coda all’ingresso.

Parcheggiare davanti a quella discoteca con una normale auto da famiglia e magari un portapacchi da valigie montato, sarebbe una sorta di insulto, e i buttafuori non li lascerebbero nemmeno entrare.

A duecento-trecento metri da questa “costellazione”, nella località balneare più vicina, abbiamo il contrario. L’esatto contrario: una tribù di famiglie che si armano di secchielli e retini da spiaggia, pescano granchi, hanno sandali di cuoio o di plastica “non firmati”, bevono the o succhi, giocano a bocce in spiaggia, si alzano quando il popolo dei vip va a dormire e la sera fanno una passeggiata sul viale con i bambini, acquistano al mercato e fanno la spesa al supermercato locale.

Verso la mezzanotte (prima sarebbe disdicevole, segno di essere poco “in”), la costellazione dei vip o “pseudo-vip e aspiranti tali” esce per la serata, mentre la costellazione delle famiglie va a dormire e chiude la giornata familiare.

Due mondi vicini fisicamente, ma completamente di fatto separati dal punto di vista esistenziale, del tipo di vita, e dei comportamenti di consumo.

[1] Gli studi fondamentali che aprono questo dibattito sono: Mick, D. (1991), Giving gifts to ourselves: A greimassian analysis leading to testable propositions. Marketing and semiotics. Selected papers from the Copenhagen Symposium. Copenhagen, Handelshojskolens Forlag.

Mick, D.G. & DeMoss, M. (1990), To Me from Me. A descriptive phenomenology of self-gifts, in Advances in Consumer Research, 17, 677-682.

Mick, D.G. (1986), Consumer research and semiotics: exploring the morphology of signs, symbols, and significante, in Journal of Consumer Research, 12, 196-213.

Mick, D.G. (1989), The semiotic motive in consumer behavior: recent insight from North American research, Paper presented at the 14th Annual Colloquioum of the International Association for Research in Economic Psychology, Sept. 24-27, Poland.

[2] Humphreys, A. (2010), Semiotic Structure and the Legitimation of Consumption Practices: The Case of Casino Gambling, in Journal of Consumer Research, October 2010.

[3] Chaplin, L.N & Lowrey, T.M (2010), The Development of Consumer-Based Consumption Constellations in Children, in Journal of Consumer Research, Vol. 36, February 2010

[4] Englis, B. G. & Michael R. Solomon (1995), To Be and Not to Be: Lifestyle Imagery, Reference Groups, and the Clustering of America, in Journal of Advertising, 24 (Spring), 13–28.

Englis, B. G. & Michael R. Solomon (1996), Using Consumption Constellations to Develop Integrated Communications Strategies, in Journal of Business Research, 37 (3), 183–91.

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Copyright. Articolo tratto dal testo: Strategic selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse. Milano, Franco Angeli editore.

 

Molto spesso la comunicazione aziendale e professionale è ben fatta, con contenuti di grande creatività, e persino budget importanti, ma manca di un impianto strategico.

  1. A chi stiamo comunicando? Chi è il nostro Target Audience esatto? Riusciamo a descriverlo, nero su bianco?
  2. Che “archetipo” di riferimento stiamo usando per comunicare? Cosa “si sente” dalla parte del ricevente, rispetto all’immagine che abbiamo di lui/lei?
  3. Cosa diciamo, come strutturiamo il messaggio? Qual’è il messaggio chiave che la gente ricorderà?
  4. Usiamo i canali giusti?
  5. Si attivano emozioni?
  6. Abbiamo la volontà di misurare gli effetti tangibili e intangibili della comunicazione?
  7. Possiamo trasformare i nostri sforzi da “azioni spot” in “campagne strutturate”?
  8. E soprattutto, se vogliamo farlo, esiste un metodo, un modello di riferimento?

Ho trattato tutti questi temi in un libro che molti dei miei clienti hanno finora visto come dispensa riservata. Espone i 12 punti chiave da considerare quando vogliamo trasformare un “intento comunicativo” in una campagna comunicativa strutturata.

Perchè? Perchè le aziende e istituzioni che comunicano con la comunicazione strategica ottengono più risultati rispetto a quelle che fanno comunicazione spot, anche a budget molto elevati.

E se hanno un modello chiaro a disposizione, lo faranno molto meglio.

Qui voglio mettere a disposizione il primo capitolo e soprattutto l’indice, scaricabile in formato pdf, come risorsa per tutti.

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Qui il link del libro su IBS

Strategie di comunicazione e marketing. Un metodo in 12 punti per campagne di comunicazione persuasiva

Qui un link ad un breve video di spiegazione sul testo

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Video. Introduzione al testo di Daniele Trevisani “Strategie di Comunicazione e di Marketing”, i 12 punti per sviluppare Campagne di Comunicazione Persuasiva. Franco Angeli editore, Milano

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Libro “Strategie di comunicazione e marketing”, di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano.

Modelli per il Business Coaching. Temi fondamentali

Un libro per focalizzare le proprie operazioni di marketing, comunicazione, informazione, vendita strategica, con un metodo chiaro e lineare in 12 punti. Un approccio frutto di 25 anni di esperienza, testato e divulgato in aziende e organizzazioni come Siemens, Volksbank, Carnival Corporation (Costa Cruises), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Frost & Sullivan (London), Commax Consulting (Monaco di Baviera), Barilla, Coop Italia, IIR (Institute of International Research), Arch-Chemicals, Panini, Fedon, Ricoh Europe…

Presentazione del volume

 

Un libro per focalizzare le proprie operazioni di marketing, comunicazione, informazione, vendita strategica, con un metodo chiaro e lineare in 12 punti.

Qual è la differenza sostanziale tra vere e proprie “campagne strutturate” e azioni sfocate, poco mirate? Molti vogliono comunicare, vendere, fare marketing, ma si limitano a pubblicità generiche, usano i social senza una vera strategia integrata, affrontano la vendita, specialmente nel business to business, senza una vera concentrazione sul cliente-target e sui bisogni che fanno scattare la vendita.

Questo testo espone un modello a 12 stadi per sviluppare campagne di marketing, di comunicazione, di vendita, frutto di una sinergia tra i metodi di derivazione aziendale e quelli usati nelle scienze strategiche.
Il termine “campagna” deriva infatti proprio dalle azioni militari che si prefiggevano di raggiungere un certo risultato in un certo periodo di tempo, con estrema concentrazione.
Un metodo frutto di 25 anni di esperienza di formazione e consulenza, testato e divulgato in centinaia di “operazioni strategiche”, in aziende e organizzazioni come Siemens, Volksbank, Learning Resources Associates, Commax, Siemens Healthcare, ONU (United Nations), Carnival Corporation (Costa Cruises), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Frost & Sullivan (London), Commax Consulting (Monaco di Baviera), Barilla, Coop Italia, IIR (Institute of International Research), Arch-Chemicals, Panini, Fedon, Ricoh Europe.

Daniele Trevisani, consulente aziendale senior, trainer & training manager, coach e counselor, è stato insignito dell’onorificenza Fulbright dal Governo USA per le aree del Fattore Umano e Comunicazione. Ha al proprio attivo 25 anni e 25.000 ore di esperienza in HR training, formazione, consulenza, coaching ad aziende, istituzioni e privati, la direzione e progettazione di master, business school e corporate university, il coaching di amministratori delegati e direttori vendite e marketing. È autore di numerosi testi tra cui, per i nostri tipi, Il potenziale umano e Psicologia di marketing e comunicazione. Dirige le attività di formazione e consulenza di www.studiotrevisani.it
Indice
  • Introduzione: principi base delle strategie comunicative e il ruolo delle campagne di comunicazione e marketing
  • Il concetto di “energia di attivazione”;
  • Azioni comunicative come forma di engagement (ingaggio, aggancio, incontro, impegno);
  • Mmacro-fasi della campagna di comunicazione; Ricerca; Adattamento; Implementazione; Valutazione
  • Elementi critici per lo sviluppo di una strategia di comunicazione efficace
  • Centratura ed efficacia della comunicazione;
  • Communication Planning: programmare campagne marketing “centrate sul cliente”;
  • Centrare i bisogni psicologici del target; Esercizio di localizzazione dei bisogni;
  • Collegamento tra bisogni e “archetipi”, le strutture primordiali cui le persone desiderano appartenere;
  • Perché le campagne di comunicazione funzionano meglio delle attività di comunicazione generiche;
  • Applicazioni sul fronte della vendita; Ricerca e valutazione: gli strumenti per produrre campagne comunicative di qualità ed impatto)
  • Struttura a 12 punti di una campagna di comunicazione e marketing
    (I punti chiave che determinano il successo di una campagna; Schema grafico a 12 punti; Scheda per fissare i punti chiave della campagna)
  • Azioni con intenti chiari sviluppano risultati migliori.
  • Focalizzarsi sul perché e sulla mission della campagna
    (Titolo del progetto; Definizione del problema da attaccare: problem setting comunicazionale; Ricerche inerenti il problema (situation analysis);
  • Mission della campagna. Chiarire per cosa lavoriamo, a chi comunicare, verso chi attivare Key Leader Engagement (della serie… “salta tutto il libro se vuoi, ma non queste 2 pagine…”)
  • Team di progetto, coordinatore del progetto e confini dei ruoli
    (Competenza tecnica e qualificazione dei membri interni ed esterni del Campaign Team; Partner potenziali e loro ruolo nella campagna di comunicazione)
  • A chi comunicare? Per ottenere quali effetti psicologici e comportamentali? Chiarezza e precisione nell’inquadrare i target primari e secondari
  • Che storia racconti, e a chi? Target audience primarie; Siamo in un mondo tribale, anche nel business; Target audience secondarie e opinion leader; Communication Goal; Goal specifici e misurabili
  • Formulare il messaggio: leve persuasive che centrano il bersaglio comunicativo
  • Message Strategy: strategia del messaggio e leve della persuasione; Inserire nel messaggio leve persuasive e combinarle; La natura multipla delle funzioni di prodotto;
  • Messaggio e mappe mentali; La linea di azione comunicativa e la strategia relazionale; Struttura delle linee di azione
  • Channel strategy: la strategia olistica dei canali comunicativi
  • Differenze tra target e audience: centrare i bersagli e non disperdere comunicazione; Reach, frequency, continuity, message quality: i fattori primari dell’impatto comunicativo
  • Valutazione dei risultati, misurazione e analisi del raggiungimento dei goal di campagna
  • Activation Research: misurare le attivazioni e i risultati della comunicazione; Analisi dei costi/benefici intangibili di comunicazione; Coltivazione comunicativa
  • Project Management, struttura dei tempi, budget e responsabilità, diagrammi Gantt: far funzionare i progetti
  • Definizione dei budget della campagna di comunicazione; Il follow-up della campagna di comunicazione
  • Bibliografia