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quattro tipi di comunicazione

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Articolo estratto dal testo “Parliamoci Chiaro: il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva” copyright Gribaudo Editore e Daniele Trevisani, pubblicato con il permesso dell’autore.

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Nelle prossime righe parleremo della differenza tra comunicazione positiva e comunicazione costruttiva, dalla cui combinazione nascono i quattro grandi tipi di comunicazione, che andremo a scoprire nel dettaglio.

Si, è vero, quando si comunica, spesso, spessissimo, si fallisce, ma quello che conta qui è l’intento. 

La Comunicazione Costruttiva (CC) è caratterizzata dall’intento e dalla capacità di costruire qualcosa, sia esso un progetto, un avanzamento in un progetto, il fatto di prendere una decisione o fare qualche passo avanti per concretizzare qualcosa.  Come tale, è una dote indispensabile in chi opera nella leadership, nel management, nell’educazione e in tanti altri ambiti dove, alla fine dei conti, vi sarà qualcosa, un progetto o un’idea, che deve arrivare a compimento. 

La Comunicazione Positiva (CP) è invece caratterizzata dalla positività del rapporto, dal clima emotivo positivo che si respira, dai rapporti umani che possono essere rilassati o felici, euforici o tranquilli, ma comunque positivi, ed è una comunicazione che ricarica le batterie di chi vi è immerso e vi prende parte. Chi non vive mai in luoghi e tempi di comunicazione positiva finisce per intossicarsi, e non recupera mai. 

Considerando la combinazione delle due variabili, ne emergono quattro grandi tipi di comunicazione: 

  • Stato A – la prigione tossica: una forma di comunicazione orientata a distruggere, a non costruire niente, a bloccare, ad ostruire, a rallentare o non facilitare, accompagnata da un vissuto emotivo tossico. Questo è il peggiore caso di Leadership Tossica esistente, in quanto le persone che vivono in questo ambiente non riescono a portare a casa progetti né a concluderli, e il loro vissuto quotidiano è emotivamente misero o addirittura dannoso per la loro salute fisica e mentale. 
  • Stato B – lavorare duro e silenzio: una forma di comunicazione orientata a costruire, a far partire progetti, a farli concludere, dominata da chiarezza e precisione del linguaggio, da obiettivi, ma solo da quelli: nessuno spazio per il fattore umano se non obbligati. Questa condizione è accompagnata da un vissuto emotivo negativo, come nel caso della troppa fretta o dell’ansia che si respira tra le persone, e produce un “acquario comunicativo” abbastanza inquinato. Nei casi di Leadership, questo è un caso molto comune, in cui le cose si fanno, ma a costo di un vissuto negativo, di odio e astio tra le persone, di competizione negativa e inutile dove vince il più cattivo o il più orientato al risultato senza alcuna attenzione per le persone. 
  • Stato C – la rigenerazione: una forma di comunicazione non pratica, non pragmatica, poco orientata al fare, abbastanza lasciva e con poco o nessun interesse per il raggiungimento degli obiettivi. Le emozioni sono positive, piacevoli, con un vissuto emotivo gradevole. Nei casi di Leadership, questo è un gruppo che vive bene ma non produce. Sono momenti di recupero, di ricarica fisica e mentale, indispensabili in un equilibrio complessivo. 
  • Stato D – lo stato di flusso (Flow): la condizione di massima efficacia comunicativa e relazionale, dove le cose si fanno, i progetti vanno avanti, gli obiettivi si raggiungono e si concludono efficacemente e il clima emotivo è positivo, di condivisione dei risultati, della gioia e piacere dell’essere parte del team. In un’azienda questa condizione può essere considerata lo “stato di flow aziendale” (stato di “flusso” positivo).

Questa tassonomia non è ancora il Modello delle Quattro Distanze, ma ci dice dove si può arrivare, come può andare a finire, nel bene o nel male, quando si manovrano in modo giusto o sbagliato le leve della comunicazione. 

libro "Parliamoci Chiaro" di Daniele Trevisani

Per approfondimenti vedi: