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Le emozioni umane. Elenco delle emozioni e stati emotivi nella vita personale e sul lavoro. Articolo su fonti Emozione Wikipedia ed Elenco stati emotivi Wikipedia, con nostre elaborazioni.

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Elenco delle emozioni – 101 Emozioni

Elenco dei sentimenti, delle emozioni e degli stati d’animo (in ordine alfabetico)

  1. Abbandono (o rinuncia, rassegnazione)
  2. Affetto
  3. Agape (o amore altruistico)
  4. Amarezza (o profondo rammarico)
  5. Amicizia
  6. Amore
  7. Amore a prima vista
  8. Amore platonico
  9. Amore romantico
  10. Angoscia
  11. Angustia (o costrizione psicologica)
  12. Ansia (o nervosismo)
  13. Antipatia (o avversione istintiva)
  14. Appagamento (o contentezza)
  15. Appocundria
  16. Apprensione (o inquietudine angosciosa)
  17. Autostima (o considerazione di sé)
  18. Benevolenza
  19. Calma (o senso di pace)
  20. Certezza (o consapevolezza)
  21. Commozione
  22. Compassione
  23. Confusione
  24. Delirio
  25. Delusione
  26. Depressione (o abbattimento psicologico)
  27. Devozione (o amore trascendentale)
  28. Diffidenza (o sfiducia)
  29. Dignità (o rispetto di sé)
  30. Disgusto (o repulsione, disprezzo)
  31. Disperazione (o sconforto)
  32. Dispiacere
  33. Dissenso (o disaccordo)
  34. Dolore
  35. Eccitazione
  36. Entusiasmo (o euforia)
  37. Estasi
  38. Feeling
  39. Felicità (o allegria, ilarità, gioia)
  40. Fiducia (o fede)
  41. Filantropia
  42. Fobia (o paura irrazionale, repulsione)
  43. Fraternità (o amicizia fraterna)
  44. Frustrazione
  45. Gelosia
  46. Gratitudine (o riconoscenza)
  47. Imbarazzo (o vergogna momentanea)
  48. Incertezza (o insicurezza, dubbio)
  49. Indifferenza (o insensibilità, imperturbabilità)
  50. Indignazione (o offesa)
  51. Ingratitudine
  52. Invidia
  53. Ira (o rabbia, collera, furia)
  54. Inquietudine (o agitazione, irrequietezza)
  55. Ispirazione
  56. Lutto
  57. Malinconia
  58. Meraviglia (o stupore, ammirazione)
  59. Misandria
  60. Misantropia
  61. Misericordia
  62. Misoginia
  63. Noia
  64. Nostalgia
  65. Odio (o avversione, ostilità, malevolenza)
  66. Onore
  67. Orgoglio (o fierezza)
  68. Orrore
  69. Ossessione (o fissazione)
  70. Passione (o amore intenso, amore sensuale)
  71. Paura (o timore, fifa)
  72. Pentimento
  73. Perdono
  74. Piacere (o gradimento)
  75. Pietà (o magnanimità, clemenza)
  76. Preoccupazione
  77. Prostrazione (o avvilimento)
  78. Rammarico (o cruccio)
  79. Rimorso
  80. Rimpianto
  81. Risentimento (o rancore)
  82. Rispetto (o ammirazione, stima)
  83. Saudade (o nostalgico rimpianto)
  84. Schadenfreude
  85. Sehnsucht
  86. Senso di colpa
  87. Serenità
  88. Simpatia
  89. Soddisfazione (o gratificazione)
  90. Sofferenza
  91. Solidarietà
  92. Solitudine (o isolamento)
  93. Sorpresa
  94. Spensieratezza
  95. Speranza
  96. Tensione (o ansia irremovibile)
  97. Terrore (o paura incontrollabile)
  98. Tranquillità (o quiete durevole)
  99. Tristezza
  100. Vendetta
  101. Vergogna

Emozioni. Cosa sono

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi. Secondo la maggior parte delle teorie moderne, le emozioni sono un processo multicomponenziale, cioè articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve[1].

In termini evolutivi, o darwiniani, la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente.

Le emozioni rivestono anche una funzione relazionale (comunicazione agli altri delle proprie reazioni psicofisiologiche) e una funzione autoregolativa (comprensione delle proprie modificazioni psicofisiologiche). Si differenziano quindi dai sentimenti e dagli stati d’animo, anche se questi termini vengono spesso usati indifferentemente nel senso comune.

Reazioni psicofisiologiche e stati emozionali

Secondo la teoria diencefalica di Cannon-Bard ,[2][3] lo stimolo emotigeno, che può essere un evento, una scena, un’espressione del volto o un particolare tono di voce, viene elaborato in prima istanza dai centri sottocorticali dell’encefalo, in particolare l’amigdala che riceve l’informazione direttamente dai nuclei posteriori del talamo (via talamica o sottocorticale) e provoca una prima reazione autonomica e neuroendocrina con la funzione di mettere in allerta l’organismo. In questa fase l’emozione determina quindi diverse modificazioni somatiche, come ad esempio la variazione delle pulsazioni cardiache, l’aumento o la diminuzione della sudorazione, l’accelerazione del ritmo respiratorio, l’aumento o il rilassamento della tensione muscolare.

Lo stimolo emotigeno viene contemporaneamente inviato dal talamo alle cortecce associative, dove viene elaborato in maniera più lenta ma più raffinata; a questo punto, secondo la valutazione, viene emessa un tipo di risposta considerata più adeguata alla situazione, soprattutto in riferimento alle “regole di esibizione” che appartengono al proprio ambiente culturale. Le emozioni, quindi, inizialmente sono inconsapevoli; solo in un secondo momento noi “proviamo” l’emozione, abbiamo cioè un sentimento. Normalmente l’individuo che prova una emozione diventa cosciente delle proprie modificazioni somatiche (si rende conto di avere le mani sudate, il battito cardiaco accelerato, etc.) ed applica un nome a queste variazioni psicofisiologiche (“paura“, “gioia”, “disgusto“, ecc.).

Secondo la teoria del feedback di James-Lange, l’emozione è una risposta ad una variazione fisiologica. Proviamo emozioni diverse perché ciascuna è accompagnata da sensazioni e reazioni fisiologiche differenti. Tali teorie sono state criticate, in quanto persone con lesioni al midollo spinale esprimono comunque emozioni, inoltre molte espressioni fisiologiche simili causerebbero simili emozioni, difficili quindi da individualizzare. In alcuni casi, specialmente per le forti emozioni, si ha comunque un’associazione diretta tra manifestazione fisiologica ed emotiva, senza però sapere se ne sia causa la prima o la seconda.[4]

Si possono avere delle reazioni emotive, delle quali però si è inconsapevoli, anche in assenza di modificazioni psicofisiologiche, come è stato proposto dal neuropsicologo Antonio Damasio, che distingue due tipi: emozioni primarie (innate, preorganizzate) e emozioni secondarie (elaborate dall’esperienza), attraverso i circuiti del “come se”[5]. Si può inoltre avere una reazione psicofisiologica ma non essere in grado di connotarla con una etichetta cognitiva, come nel caso dell’alessitimia.

Caratteristiche delle emozioni

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Mimica facciale § La mimica facciale nelle emozioni.

Replicando gli studi compiuti da Charles Darwin nel libro pionieristico “L’espressione delle emozioni negli uomini e negli animali” (1872), lo psicologo americano Paul Ekman ha confermato che una caratteristica importante delle emozioni fondamentali è data dal fatto che vengono espresse universalmente, cioè da tutti in qualsiasi luogo, tempo e cultura attraverso modalità simili[6]. Come suggerisce il titolo del libro di Darwin, anche gli animali provano emozioni: hanno circuiti neurali simili, hanno reazioni comportamentali simili e le modificazioni psicofisiologiche da essi sperimentate svolgono le stesse funzioni.

Allo stato attuale non è possibile affermare scientificamente che gli animali provino anche i sentimenti, perché ciò richiederebbe che abbiano una forma di coscienza. Ekman, ha analizzato come le espressioni facciali corrispondenti ad ogni singola emozione interessino gli stessi tipi di muscoli facciali e allo stesso modo, indipendentemente da fattori quali latitudine, cultura e etnia. Tale indagine è stata suffragata da esperimenti condotti anche con soggetti appartenenti a popolazioni che ancora vivono in modo “primitivo”, in particolare della Papua Nuova Guinea.

La sorpresa si manifesta sul volto con le sopracciglia alzate e incurvate, la pelle sotto il sopracciglio stirata, rughe orizzontali attraverso la fronte, le palpebre aperte, quella superiore sollevata e quella inferiore abbassata, la mascella si abbassa ma senza alcun stiramento o tensione della bocca. La paura si manifesta sul volto attraverso le sopracciglia sollevate e ravvicinate, le rughe della fronte sono al centro e non attraversano la fronte, la palpebra superiore sollevata e la bocca aperta con le labbra leggermente tese o stirate all’indietro. Il disgusto si manifesta principalmente nella parte bassa del viso e nella palpebra inferiore, precisamente con il labro superiore sollevato, il labro inferiore sollevato e premuto a quello superiore oppure abbassato e lievemente protruso, il naso arricciato, le guance sollevate, pieghe sotto la palpebra inferiore e sopracciglia abbassate spingendo verso la palpebra superiore. La rabbia si manifesta sul volto attraverso le sopracciglia abbassate e ravvicinate, rughe verticali tra le sopracciglia, palpebra inferiore tesa ma non necessariamente sollevata, sguardo fisso e occhi che possono sembrare sporgenti, le labbra serrate con gli angoli diritti o abbassati o aperte e tese e le radici possono essere dilatate. La felicità si mostra sul volto attraverso gli angoli della bocca stirati all’indietro e sollevati, la bocca chiusa o aperta, una ruga che scende dal naso fino oltre gli angoli della bocca, le guance sollevate, la palpebra inferiore con rughe sottostanti ma non tesa e zampe di gallina agli angoli esterni degli occhi. La tristezza si manifesta sul volto attraverso gli angoli interni delle sopracciglia sollevati, gli angoli della bocca piegati in giù o le labbra tremanti e l’angolo interno delle palpebre superiori sollevato.

L’emozione ha altresì effetto sugli aspetti cognitivi: può causare diminuzioni o miglioramenti nella capacità di concentrazione, confusione, smarrimento, allerta, e così via. Il volto e il linguaggio verbale possono quindi riflettere all’esterno le emozioni più profonde: una voce tremolante, un tono alterato, un sorriso solare, la fronte corrugata indicano la presenza di uno specifico stato emotivo.

Lo sviluppo delle emozioni. Lo stato emozionale

Secondo John Watson il neonato evidenzia tre emozioni fondamentali che vengono definite “innate”: paura, amore, ira.[7] Entro i primi cinque anni di vita manifesta altre emozioni fondamentali quali vergogna, ansia, gelosia, invidia. L’evoluzione delle emozioni consente al bambino di comprendere la differenza tra il mondo interno ed esterno, oltre a conoscere meglio se stesso. Dopo il sesto anno di età, il bambino è capace di mascherare le sue emozioni e di manifestare quelle che si aspettano gli altri da lui.[8]

A questo punto dello sviluppo il bambino deve imparare a controllare le emozioni, soprattutto quelle ritenute socialmente non convenienti, senza per questo indurre condizioni di disagio psicofisico.[9]

Secondo le indicazioni ministeriali, nei programmi didattici contemporanei, anche nella scuola primaria, diventa essenziale per un insegnante riconoscere gli stati emotivi dei propri allievi e supportarli con il dovuto sostegno ai fini dello sviluppo psichico. Ciò permette loro di relazionarsi, attraverso un lavoro costante di costruzione, è possibile ricostruire le eventuali caratteristiche che alterano la normale crescita.[10].

“La scienza del sé” è una disciplina per insegnare a scuola le emozioni , ha come obiettivo analizzare i sentimenti propri e quelli che scaturiscono dai rapporti con gli altri, mira a studiare il livello di competenza sociale ed emozionale nei ragazzi come parte della loro istruzione regolare.[11]

Prospettive teoriche sullo sviluppo emotivo

Izard è il principale sostenitore della teoria differenziale, che interpreta lo sviluppo delle emozioni nel bambino secondo una prospettiva categoriale. Secondo questa teoria esistono un certo numero di emozioni innate o universali, il set di emozioni primarie o di base, che in generale comprende la paura, la gioia, la collera, la tristezza e il disgusto. Le emozioni primarie emergono strutturate come totalità, secondo un programma maturativo innato e universale, che con lo sviluppo da luogo alle espressioni emotive riconoscibili. Già dalla nascita esiste una concordanza biunivoca e innata tra espressione facciale ed esperienza emotiva, che garantisce la comunicazione sociale del bambino anche nella fase dello sviluppo preverbale e consente di fare conoscere i propri bisogni all’adulto di riferimento che a partire dall’espressione facciale riesce a riconoscere i segnali del bambino e attivarsi sul piano della cura. Le emozioni non di base, dette anche secondarie, miste e complesse come la vergogna, l’imbarazzo, la colpa e l’orgoglio emergono solo alla fine del primo anno di vita quando è presente la consapevolezza di .

La teoria della differenziazione invece sostiene che le emozioni siano il prodotto di un processo di differenziazione da uno stato iniziale di eccitazione. Sulla base degli studi della Bridge e della teoria “cognitivo-attivazionale” di Schacter e Singer, Sroufe sostiene che nel neonato sarebbe possibile distinguere uno stato di maggiore o minore eccitazione generalizzata, che si differenzierebbe in stati emotivi di sconforto e di piacere. Si possono individuare tre percorsi principali distinti che portano alle emozioni vere e proprie : il sistema del piacere/gioia, il sistema della circospezione/paura e quello della frustrazione/rabbia. Le emozioni fondamentali di gioia, paura e rabbia hanno origine da un precursore che compare precocemente e che costituisce il prototipo della successiva emozione vera e propria. Secondo Sroufe lo sviluppo emotivo avviene in relazione a periodi critici che comportano riorganizzazioni o salti tra una fase e l’altra.[12]

Leventhal e Scherer sono i sostenitori della teoria componenziale, secondo la quale le emozioni si sviluppano a partire da forme semplici e biologicamente radicate fino ad arrivare a configurazioni complesse. Distinguono tre diversi livelli di elaborazione degli eventi: sensomotorio, schematico e concettuale. Lo sviluppo delle emozioni nel bambino consiste nel passaggio lineare e sequenziale da un livello all’altro con la, riorganizzazione e l’arricchimento del significato dell’emozione. Se tra i tre livelli esiste un’integrazione funzionale nel corso dello sviluppo, sembra che i meccanismi riguardanti il sistema sensomotorio siano indipendenti rispetto agli altri due. [13]

Classificazione delle emozioni – tutte le emozioni, elenco delle emozioni

Magnifying glass icon mgx2.svg Emozioni quali sono: Sentimento § Elenco dei sentimenti, delle emozioni e degli stati d’animo (in ordine alfabetico).

Le emozioni primarie o di base, secondo una definizione di Robert Plutchik[14] sono otto, divise in quattro coppie:

Altri autori hanno tuttavia proposto una diversa suddivisione.

Secondo vari autori, dalla combinazione delle emozioni primarie derivano le altre (secondarie o complesse):

Aspetti patologici

L’alessitimia è l’incapacità o l’impossibilità di percepire, descrivere e verbalizzare le proprie emozioni o quelle altrui.

La componente patologica delle emozioni può essere trattata con interventi di psicoterapia o di counseling con metodi variabili secondo le diverse scuole di riferimento, ma anche secondo valutazione medica, con approcci farmaceutici, in particolare agendo sui neurotrasmettitori che regolano emozioni ed umore.[15]

Importanza clinica delle emozioni

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Sindrome tako-tsubo.

Diversi studi in letteratura hanno dimostrato che lo stress e le emozioni negative incidono negativamente sul sistema immunitario, compromettendone l’efficienza di alcune cellule[16]. I dati più significativi sull’importanza clinica delle emozioni provengono da una vasta analisi condotta da Howard Friedman e Boothby-Kewley[17], in cui sono stati analizzati ed elaborati contemporaneamente i risultati di 101 studi più piccoli. I risultati di questa analisi hanno confermato come le emozioni legate alla sofferenza incidano negativamente sulla salute. Più nello specifico coloro che hanno sperimentato lunghi periodi di ansiatristezzapessimismo, sospettosità e ostilità hanno il doppio delle probabilità di sviluppare patologie quali artriteemicraniaasmaulcera gastrica e cardiopatie. Da questi dati si evince chiaramente che le emozioni negative rappresentano un importante fattore di rischio e di grave minaccia per la salute sebbene i meccanismi biologici dietro questa relazione non siano ancora del tutto chiari.

Note

  1. ^ Emozioni: la definizione, le componenti e le diverse tipologie, su State of Mind. URL consultato il 14 aprile 2019.
  2. ^ Cannon W.B. (1920) Bodily Changes In Pain Hunger Fear And Rage. Appleton & Co., New York.
  3. ^ Schachter S., Singer J. (1962) Cognitive, Social, and Physiological Determinants of Emotional State. Psychological Review, 69, pp.379-399.
  4. ^ Mark F.Bear, Barry W. Connors, Michael A. Pradiso (2007) Neuroscience: Exploring the brain, Third edition. Lippincott Williams & Wilkins- USA, Pag 586-587
  5. ^ Damasio A., L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano, 1995, ISBN 978-88-459-1181-1
  6. ^ Ekman P., Basic Emotions. In: T. Dalgleish and M. Power (Eds.). Handbook of Cognition and Emotion. John Wiley & Sons Ltd, Sussex, UK, 1999.
  7. ^ Psychology from the Standpoint of a Behaviorist, Philadelphia, Lippincott, 1924 (seconda edizione) pp. 219-222.Per una critica della teoria di Watson vedere, ad esempio, Renzo Canestrari, Antonio Godino, Introduzione alla psicologia generale, Milano, Bruno Mondadori, 2002, pp.165-168.
  8. ^ Coppola O., Psicologia dello sviluppo ed educazione, Napoli, Simone, 1999, pag. 163, ISBN 978-88-244-5228-1
  9. ^ Coppola O., Psicologia dello sviluppo ed educazione, Napoli, Ediz. Simone, 1999, pag. 166, ISBN 978-88-244-5228-1
  10. ^ Maria Montessori, L’autoeducazione (1970), Garzanti editore. Pp. 65-67
  11. ^ Daniel Goleman (1999), Intelligenza emotiva. RCS Libri S.p.a. Milano. Pp. 421-424, Insegnare a scuola le emozioni.
  12. ^ Grazzani Gavazzi I. Psicologia dello sviluppo emotivo (2009) Bologna, Il Mulino
  13. ^ Vianello, R. Gini, G. Lanfranchi, S. Psicologia dello Sviluppo (2015)Torino, Utet Università
  14. ^ Plutchik R., The Nature of Emotions Archiviato il 7 maggio 2009 in Internet Archive., American Scientist, July-August 2001.
  15. ^ Deakin JF., il ruolo della serotonina in casi di panico, ansia e depressione, in: int Clin Psychopharmacol. 1998 apr; 13 suppl 4: S1-5.
  16. ^ Goleman D., Intelligenza Emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici, Bergamo, Bur Rizzoli, 2011, pag. 273-274.
  17. ^ Howard Friedman e Boothby-Kewley, The Disease-Prone Personality: A Meta-Analytic View, American Psycholigist, 42, 1987.

Bibliografia

  • Panksepp, J., Biven, L., The Archeology of Mind. Neuroevolutionary Origins of Human Emotions, New York., W. W. Norton & Company 2012. (Tr. It. Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane. Milano, Cortina, 2014.)
  • Ekman P., Friesen W. V., “Unmasking the face. A guide to recognizing emotions from facial expressions”, (Tr. It. Giù la maschera. Come riconoscere le emozioni dall’espressione del viso, Firenze, Giunti Editore, 2007)

Voci correlate

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Copyright dal libro

Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale

di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore.

Emozioni e comunicazione sono fortemente correlate. Quando comunichiamo, oltre ai dati verbali (oggetti, soggetti, verbi, aggettivi e altri elementi del discorso) possiamo sempre notare un sottofondo emotivo (la parte esterna della ruota di Plutchick sopra presentata). A volte questo sottofondo si fa più intenso, e quasi arriviamo a “sentire” o “percepire” più lo sfondo emotivo delle stesse parole (area delle emozioni intermedie). Quando si entra nelle emozioni estreme, quelle intense, rappresentate al centro, le parole diventano quasi inutili, perchè veniamo inondati dall’emozione che ci arriva dall’altro, e questa finisce per sopraffare qualsiasi contenuto.

Il “solido di Plutchick” o “Ruota delle Emozioni di Plutchick” rappresenta una delle migliori visualizzazioni su come funzionano le emozioni.

Dobbiamo tenere a mente che anche noi siamo soggetti comunicatori, per cui quanto sopra evidenziato, vale anche per quando siamo noi a parlare.

Inevitabilmente, in uno scambio comunicativo, abbiamo sempre un sottostante scambio di emozioni.

Alcune persone sono bravissime e rapidissime nel cogliere le proprie emozioni interne, dirigerle, dominarle, farne l’uso che vogliono. Ad esempio, parlare in pubblico davanti a migliaia di persone senza provare il minimo di ansia.

Altre persone invece sono vittime delle emozioni, possono diventare vittime di un amore cieco e sordo ad ogni diniego, e perseverare ad amare una persona che non le ama o non ha nemmeno mai dati segni di amore. Possono provare paura persino del pensiero di parlare in pubblico, e temerlo come il peggiore dei veleni.

Ogni situazione comunicativa (COMSIT) può avere specifici sottofondi emotivi.

Ma allora cosa fare. La strada, l’unica vera strada, è “allenarsi alle emozioni”. E detta così sembra come “allenarsi a vivere”, qualcosa di intangibile. Ed è proprio quell’allenare l’intangibile che fa dell'”allenamento alle emozioni” un esercizio di grande intelligenza emotiva.

Si tratta di fronteggiare le emozioni in un “laboratorio emotivo” dove queste possano essere sperimentate e poi “sbobinate” con il supporto di un formatore, coach, counselor o psicologo, in funzione del tipo di intervento.

Quando si lavora su gruppi aziendali e non su situazioni di patologia clinica, certamente la figura del formatore e del counselor possono essere il riferimento.

Questi “laboratori sulle emozioni” devono essere formulati ingegneristicamente, possono utilizzare video, immagini, lettere, dialoghi a tema, ed ogni tipo di esercizio che coinvolga le emozioni.

Come ci dice Howell, all’inizio troveremo il tutto un pò stupido o saremo “imbranati”, ma poi “scaleremo” questa vetta, passo dopo passo, sino a giungere ad una forte competenza emotiva. E del resto, questa è necessaria tanto più è elevata la posizione di carriera. Si pensi alle necessità di equilibrio emotivo di un Giudice, o di un Chirurgo, o di un operatore delle Forze dell’Ordine, o in situazioni specifiche come tirare un rigore, o in sport dove le emozioni sono tutto, o quasi tutto.

La scalata di Howell. Passaggi verso la fluidità

Se sei nato con le ali, non vedo perché dovresti strisciare

se sei nato con le ali, non vedo perché non dovresti provare ad a usarle

se non sei nato con le ali, ma le vuoi veramente, cresceranno

sino a che non ti accorgerai nemmeno più di usarle

e volerai alto nel cielo, libero.

 

Gli studi di Howell[1] sintetizzano la scalata dell’essere umano verso le competenze di livello superiore, ben esposta nel modello Staircase.

Questa scalata vale anche per le competenze emotive.

I diversi stati possono essere estesi in campo formativo-consulenziale, di Coaching o di terapia. Vediamo la loro natura:

Figura 3 – Visualizzazione schematica della Staircase of Competences

 

 

  1.  incompetenze inconsapevoli: ciò che non so di non sapere, elementi o lacune che sfuggono alla mia coscienza, alla mia auto-consapevolezza;
  2. incompetenze consapevoli: lacune di cui ho preso coscienza;
  3. competenze consapevoli: ciò che so di sapere; l’esecuzione è possibile ma deve comunque essere prestata attenzione cosciente ai meccanismi, al processo in corso;
  4. competenze inconsapevoli: ciò che faccio senza dovervi pensare. L’esecuzione avviene senza dover riflettere coscientemente, utilizza schemi psico-motori e/o linguistici oramai acquisiti, e per questo richiede scarso o limitato impegno mentale. È basata sulla forte padronanza dei meccanismi in azione. Evidenzia la presenza di una mastery (forte padronanza) nelle competenze, una abilità interiorizzata, acquisita definitivamente;
  5. supercompetenze: il livello della massima padronanza unito ad allenamento estremo della tecnica e a doti personali fuori dalla norma, che differenzia un key-performer, un fuoriclasse, da altri seppur bravi. Comprende anche doti di intuito, intelligenza corporea, intelligenze multiple che convergono per formare i migliori piloti del mondo, i migliori suonatori del mondo, i migliori chirurghi, i migliori danzatori, e ogni altro tipo di persona che nel suo campo eccelle oltre la norma.

 

Il modello di Howell è stato concepito in origine per studiare una graduatoria di stati di empatia interculturale.

Howell intendeva studiare i diversi livelli di capacità di adattamento di una persona a un contesto culturale diverso (superare le difficoltà che nascono nell’inserirsi in un paese non nativo): quando riesco a muovermi bene e senza gaffe entro una cultura, avendola incorporata e capita completamente?

Questa domanda è stata il punto di partenza, ma il modello è stato poi ripreso da molti come schema generale di gradi di apprendimento in ogni campo, sport, management, educazione.

William Howell e Stella Ting-Toomey hanno anche introdotto successivamente una quinta categoria, la Unconscious Super-Competence, per evidenziare chi, in un processo di adattamento, riesce a sviluppare competenze di rilievo decisamente superiore alla media, eccezionali, sopra il limite.

La validità di questa scala è ampia, riguarda ogni tipo di apprendimento nella vita. Ci aiuta a chiederci dove siamo, o dove ci siamo fermati, e, soprattutto, invita a riflettere sul fatto stesso che vi sono margini di miglioramento ovunque e sempre. Anche nell’apprendere a gestire le nostre emozioni.

[1] Howell, William S. (1982). The empathic communicator. University of Minnesota: Wadsworth Publishing Company.

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Copyright dal libro

Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale

di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore.

http://www.youtube.com/watch?v=nCFP43Ni0Ls

Il coaching ad indirizzo corporeo e il counseling ad indirizzo corporeo lavorano intensamente sulla competenza del Focusing corporeo ed emotivo (focalizzazione degli stati corporei e coscienza corporea, emozioni e coscienza degli stati emotivi) e sulla comunicazione degli stati corporei ed emozionali.

La tecnica del coaching comunicazionale corporeo trova applicazione in ogni forma di comunicazione, come la comunicazione medico-paziente, la comunicazione terapeutica, la comunicazione in stato di crisi, la comunicazione umana più in generale.

Il caso esposto riguarda l’incidente occorso a Luca Parmitano, Astronauta ESA, durante la EVA (attività extraveicolare) sulla Stazione Spaziale Internazionale, in particolare l’ingresso completamente inatteso di acqua nel casco, la difficoltà a quantificare la portata dell’evento da parte della torre di controllo e i conseguenti ritardi comunicativi, sino al rientro in condizioni critiche (si parla in questo caso di un near-death accident, incidente prossimo alla morte).

Le competenze comunicative e il coaching non servono quindi solo per migliorare lo swing del golf, anzi, servono per proteggere la vita, e le emozioni compresa la comunicazione delle emozioni non sono fatti accessori, ma centrali, per tutto il fattore umano.

dott. Daniele Trevisani www.studiotrevisani.it

P052B080P052B076P052B074

di Daniele Trevisani, Formatore, Consulente in Formazione  www.studiotrevisani.it – Estratto dal volume “Il Coraggio delle Emozioni” Franco Angeli Editore._____

Il Potenziale Umano non è un concetto generico e si compone di diversi strati o “celle”, che ne racchiudono una porzione. Ogni strato o piano del potenziale personale richiede tecniche specifiche di sblocco e amplificazione.

Localizzare queste celle e le azioni specifiche è uno dei compiti primari di questo lavoro. Nel sistema HPM – Human Performance/Potential Model, qui sviluppato, le azioni di Coaching sono collegate ad uno schema che fa da sfondo concettuale:

coaching modello HPM

Possiamo parlare, per la maggior parte degli esseri viventi, di un potenziale compresso. Un insieme di energie che deve ancora dispiegarsi, o esisteva, ma non ha trovato terreno fertile ed è in stasi, oppure, a volte, è persino regredito.

Osserviamone alcuni contenuti:

  • Il Coaching delle energie fisiche e corporee o Coaching bioenergetico. Quest’area permette di focalizzare il lato del potenziale personale che si connette alle componenti organiche, fisiche, forza, resistenza, flessibilità, benessere fisiologico, potere del corpo di compiere azione e prestazione. Consente di avviare il lavoro sulle energie fisiche e potenziamento del corpo. Es.: tecniche di allenamento corporeo, tecniche alimentari, tecniche legate allo stile di vita, tecniche di recupero fisico, tecniche di allenamento psicofisico, tecniche di overreaching allenante (alternanza di fasi di allenamento di alta intensità e riposo adeguato). È l’area più fisica, tangibile e corporea del modello.
  • Coaching per le energie mentali e motivazionali. Tecniche per sbloccare la volontà, alimentare la passione, localizzare blocchi emozionali e quelli legati ai ruoli, le contratture mentali, i colli di bottiglia dei ragionamenti, dei sistemi di credenze, e, più in generale, l’azione sulla psicologia individuale. La cella delle “energie mentali” o energie psicologiche permette di avviare un lavoro sul potenziale insito nelle energie del pensiero. Es.: training mentale, Coaching analitico, analisi in profondità dei ruoli personali e professionali; analisi delle reti di relazioni, della dispersione o ricarica di energie relazionali durante la giornata, il mese, l’anno, i cicli di vita, analisi dei sistemi di credenze su se stessi e sul campo di operazioni nel quale si deve agire, e, ancora più in profondità, analisi esistenziale. Rappresenta l’area più intrinsecamente psicologica del modello.
  • Coaching per le macro-competenze: utilizza tecniche di analisi e di formazione legate all’obiettivo di sviluppare “copertura” o collimazione (coverage o fit) tra le diverse skills che una performance richiede, e il portfolio di competenze individuali. Comprende quindi la localizzazione di dove sia bene agire distinguendo tra interventi su (1) saperi, (2) saper fare, (3) saper essere o atteggiamenti, per migliorare in modo strategico l’estensione e vastità del piano di competenze. Prevede azioni di formazione con un approccio enciclopedico e non solo iperspecialistico, e saper cogliere i diversi piani di una performance (es.: storico, politico, morale, culturale, scientifico, sociale, strategico) e non esserne puramente esecutore meccanico ignorante o passivo. Comprende quindi un lavoro formativo sulle macro-competenze. Es.: aggiornare competenze in rapporto ai ruoli che si intendono giocare, la formazione, il Coaching professionale, le azioni di allargamento del repertorio personale. Tanto più ampia è la copertura, tanto maggiori sono i margini di sicurezza e di manovra che la persona potrà affrontare, al variare delle condizioni esterne o al verificarsi di imprevisti. Rappresenta nel modello la parte più legata ai processi formativi classici.
  • Il Coaching sulle micro-competenze: azioni per aumentare la padronanza di esecuzione di atti specifici di performance, gesti operativi, o operazioni mentali specifiche e necessarie per ottenere buoni risultati. Le micro-competenze non mettono in discussione l’intero assetto del ruolo o del profilo professionale, ma entrano nei dettagli operativi. L’azione di Coaching sulle microcompetenze intende elevare il grado di profondità e progressione nell’acquisizione di una specifica competenza, i suoi dettagli più fini, stimolando la scalata dal livello di principiante al livello di mastery (completa e totale padronanza). Il lavoro sulle micro-competenze permette di evidenziare e avviare la ricerca di elementi minimali e particolari significativi, l’analisi al “microscopio comportamentale” degli dettagli che danno luogo alle performance, e l’analisi al “microscopio mentale” dei sistemi di pensiero o sistemi cognitivi che entrano in gioco nelle performance. Mentre l’analisi delle macro-competenze ci parla di una “estensione” o ampiezza di competenze, le micro-competenze ci parlano della “profondità” con cui una certa abilità entra nel nostro repertorio sino a diventarne addirittura parte inconscia. Rappresenta la parte del modello più legata ai fenomeni di percezione e di conseguenza alla formazione attiva esperienziale (active training).
  • Il Coaching per la progettualità e concretizzazione: agisce sulla cella della “concretizzazione”, per aumentare la capacità di essere concreti e operativi, intervenendo sulla capacità di dare corpo a progetti e piani, la pianificazione di obiettivi concretizzabili ed eseguibili, il lavoro sulla fissazione dei goal, es.: saper sviluppare un progetto, capire che risorse servono, come organizzarle, saper gestire il tempo in relazione ai propri progetti; riconoscere le dispersioni di energie in tempi inutili o controproducenti. Rappresenta la parte più manageriale del modello.
  • Il Coaching valoriale, spirituale e morale. Agisce sulla cella dei valori, Visione e missione, per recuperare il “motore morale”, il senso dello scopo, o causa, il senso della missione, dei valori più forti che spingono e muovono una performance, ma anche il vissuto quotidiano e l’impegno verso qualsiasi cosa. Comprende il lavoro di scavo e rafforzamento per localizzare verso cosa valga la pena spendere energie o attivarle, localizzare e alimentare valori, Visioni, ideali. Generalmente si tratta di una porzione della performance e del potenziale personale assolutamente trascurata, e per questo rappresenta l’area più difficile, in quanto obbliga a trattare fenomeni delicati come lo spessore morale, il “muoversi verso” qualcosa di superiore alla propria esistenza limitata, il voler contribuire a una causa o progetto importante, trovare o riscoprire motivi di esistere non unicamente materialistici, trovare un senso per l’esistenza, scoprire e riscoprire i propri valori ancestrali, lavorare a nuove forme di esistenza, lavorare per nuove forme di energie, lavorare per curare o migliorare le condizioni di vita delle persone. In questa cella si colloca la volontà di trovare ancoraggi a ideali da perseguire e da collegare a specifici progetti. Comprende azioni di scavo motivazionale, di mappatura dei valori personali, di localizzazione dei blocchi e contratture che impediscono di credere e volere, di alimentare la passione per un progetto o un’idea. Costituisce l’area del modello più legata a concetti di filosofia, religione, e morale.

Nel complesso, ogni piano di Coaching può essere più o meno “caricato” su una o più delle diverse aree.

Avremo quindi piani di Coaching più fisici, altri di tipo psicologico e motivazionale, altri più legati a costruire progetti, altri ancora legati a migliorare l’esecuzione dell’esistente, e via così.

Ciò che conta è che si sappia bene cosa si sta facendo, consapevoli del fatto che un Coaching totale non può prescindere da tutte le aree. Se si decide di focalizzare un Coaching solo su una area o su aree limitate, questa deve essere una scelta tattica consapevole e non un atteggiamento di miopia verso la vastità dei possibili piani di intervento.

Cambiare o migliorare un singolo gesto può immettere energia in tutto il sistema. Cambiare o migliorare un singolo pensiero o credenza può immettere equilibrio. Nessuno sforzo di miglioramento è mai vano.

Mantieni i tuoi pensieri positivi

Perché i tuoi pensieri diventano parole

Mantieni le tue parole positive

Perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti

Mantieni i tuoi comportamenti positivi

Perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini

Mantieni le tue abitudini positive

Perché le tue abitudini diventano i tuoi valori

Mantieni i tuoi valori positivi

Perché i tuoi valori diventano il tuo destino

(Mahatma Gandhi)

Non ci interessano le ovvie limitazioni biologiche e mentali dell’essere macchine fatte di carne, soggette a rottura e usura, imperfette, non ci interessa la perfezione, l’automazione non è il nostro fine.

Ci interessa ciò che possiamo essere in relazione a come siamo fatti (essere umani imperfetti, ma con grande spazio di crescita), ci interessa ciò che possiamo esprimere se e quando spezziamo le catene, liberi dai condizionamenti negativi.

Ci interessa il raggiungimento del potenziale nascosto o limitato dai fattori ambientali e personali che lo comprimono.

Ciascuna di queste celle è suscettibile di grandi miglioramenti, in ognuno di noi. Per fare salti in avanti, occorre prendere coscienza delle aree su cui lavorare, e intraprendere percorsi.

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Copyright Daniele Trevisani, Formatore, Consulente in Formazione  www.studiotrevisani.it – Estratto dal volume “Il Coraggio delle Emozioni” Franco Angeli Editore

 

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You’ve got to choose… so, on which side do you want to stay?

© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

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Living our life proudly and not only in other’s memories

Some humans stubbornly continue to pursue the battle to build something good, commit themselves, and keep themselves busy in trying to improve human condition and overall humanity. Others do not care, others, even worse, destroy. Which category you want to join?

Anyone who enlists in the first category shall enter into an elite, an immortal army to which thousands of unknown people belonged, people who have worked in the dark and in silence for a noble cause, but also persons who have become famous, such as Leonardo da Vinci, Mother Teresa of Calcutta, and who knows how many others. Whether you are part of known or unknown, of famous or forgotten, your struggle will always have sense.

There is a payoff in choosing to stay among those who try to improve freedom and enhance human potential: to look back afterwards and be satisfied of our very self and what we have tried to achieve.

Ampliat aetatis spatium sibi vir bonus; hoc est vivere bis vita posse priore frui

The good man extends the period of his life; it is to live twice, to enjoy with satisfaction the retrospect of our past life.

(Martial)

But this payoff is not the reason, it’s not the ultimate goal. The real goal is being proud now of what we are striving for. We do not have to wait until the final day for being proud. We can be proud in any single moment of our life, when we work on the right purposes.

Fama semper vivat

May his/her fame last forever (Ancient Latin motto)

 

But fame after death is not enough. It is what we look for in our daily life that makes it honorable, and if not memorable, who cares. Self-honor is now!

I really think that Leonardo da Vinci does not care, right now, about being famous. He’s dead. But I think he cared to know, while he was alive, he was working on something. Something important. Something that could change the world.

Why should we not try? Why should we castrate our very inner sense of freedom? Why living in misery if we can bring light in our path and try to improve our world? There is no religion that can tell you to suffer for the sake of suffering, or to stay in a cave when you can fly.

And if the battle is hard, do not fear hardness, do not retrieve in the mass if your path is taking your life towards life. Live like a hero in ordinary life.

Luctor et Emergo

I struggle (I fight) and I emerge

(Ancient Latin motto)

Be proud of what you are looking for. Be proud of yourself while you are doing your research. Be proud of be a freedom-searcher and truth seeker.

This is a very good way to honor life during life and not only in other’s memories.

Dum vivimus, vivamus –

While we live, let us live (Epicurean philosophy)

 

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© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

The holistic approach: taking care of human communication, soul and body

The Greek Aristotle was the first real communication scientist, much earlier than the opening of any Department of Communication or Psychology. In his treaty on “Rhetoric” he taught us that a persuasive message must contain:

  • ethos”, strong values, a call for ideals and sense of purpose,
  • logos”, a nice language structure, a nice organization, be well structured, and
  • pathos”, the ability to fire emotions and generate feelings.

aristotle ethos logos pathos

Modern research says he was right. We tend to judge a speech and the speaker against our own values, as Aristotle said, ethos is the effect of feeling in the message the presence of wisdom (phronesis), virtue (arete), and good will (eunoia);

There is now high consensus in the scientific community on the Power of Communication derived by emotions, with many of empirical findings:

“affectively valenced words show an advantage in processing with respect to neutral words, as revealed in word recognition tasks (e.g., lexical decision, Kousta et al., 2009; Kuperman et al., 2014), in naming tasks (Kuperman et al., 2014) or in memory tasks (e.g., Herbert et al., 2008; Talmi, 2013; Ferré et al., 2014), among others”. [1]

What does this all mean? It means that we have to learn the Power of Communication, the ability to motivate, to inspire, to share deep meanings, instead of swimming in a pool of banality and empty gossip.

Many phrases from the ancient world shade light, and we have to look for them where the Greco-Latin Culture left its seeds. But also in several modern thoughts found in the Anglo culture, at least on its best humanistic side, and for sure not in its materialistic side.

The power of some words and mottos is so great that they are still used today after 2000 and more years.

Mens sana in corpore sano

A healthy mind in a healthy body[2]

But there is more. Human Potential expression requires not only a good and healthy communication environment (ecology of communication), but a healthy mindset that keeps a positive psychology inside our soul, and a strong attention to our bodily machine, its nurture, its well-being, obtained via physical exercise, good nutrition, and a clear mind.
All the three aspects are intrinsically correlated.
In this Holistic view, wellness and performance depend on the degree to which we are able to set these conditions, despite what the environment presents us as “given state”.
To go beyond the “given state” and look for our Full Potential enables the expression of incredible performances and contributions to mankind, and this is our sacred mission.
Dr. Daniele Trevisani holistic model mind body relations

A healthy mind in a healthy body is not only an ancient motto.

It is a way of life that is ordinarily unpracticed from ordinary people, and managers in the companies, where the number of hours spent in the office becomes the benchmark, rather than the real intellectual contribution, the quality of your ideas and energies you generate in your working environment. Your real energetic contribution to your company is completely lost, confused with “hours spent inside”.

You even lose the ability to distinguish the people that are around you (coworkers, consultants, trainers, friends) in terms of the real energies the can provide and bring and you start measuring sick parameters, things as age or career level or the car they have or where they live. Well, let me tell, you, Albert Einstein – in this evaluation system – would have never come out of his desk as clerk, since he was not in the academia and was not a well-paid, well dressed manager with a fancy car. But his ideas changed the world.

So, where do you want to be? On the side of the material or on the side of the immaterial world? Or in a good balance between them, and if so, where?

Are you able to spot people with great ideas? How do you measure them?

Latins believed that since we are born we are fully involved in a journey. We run, whether we like it or not. We stop, whether we like or not the stopping areas and landscapes we encounter. And in this world we need to feed our soul and our body with positive energies.

Spa as modern structures where originated by the Romans and made free for all the “citizens” in Rome. A Spa is a location where mineral-rich spring water is used to give medicinal baths. Spa towns or spa resorts (including hot springs resorts) typically offer various health treatments. The belief in the curative powers of mineral waters goes back to prehistoric times. Such practices have been popular worldwide, but our culture is so spiritually poor that – despite the Roman habit of having them free and used for meeting, socialization and conversation places – now it has become an elite costly service and not a public service. This is just one of the thousands of “ways of living” that we can and must recuperate.

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© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

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[1] Pilar Ferré, David Ventura, Montserrat Comesañ, and Isabel Fraga (2015), The role of emotionality in the acquisition of new concrete and abstract words. Frontiers in Psychology, 2015 Jul 2;10(7).

[2] This Latin phrase – as many more that we will not examine – has been adopted widely, showing how deeply Latin Culture pervaded European and US culture. The following list shows some examples:

(list source http://www.thefullwiki.org/Mens_sana_in_corpore_sano) :

  • The phrase was a favorite of American President Harry S. Truman.
  • Riverside Military Academy in Gainesville, Georgia uses the phrase as its motto.
  • Hargrave Military Academy in Chatham, Virginia uses the phrase as its motto.
  • S.C. Anderlecht uses the phrase as its motto.
  • Teacher’s College of Columbia University has this phrase engraved on its Horace Mann hall, on 120th street in New York City.
  • Motto of the Turners Organization American Turners and their local organizations like the Los Angeles Turners. The Turners promoted gymnastics and introduced PE to schools in America
  • ASICS, company name derived from the phrase.
  • Carlton Football Club uses the phrase as its motto.
  • Army Physical Training Corps (APTC) uses the phrase as its motto.
  • Asociacion Atletica Argentinos Juniors, uses the phrase as its motto.
  • The Israeli Institute of Technology athletics teams use the phrase as their motto.
  • It is the motto of Grant Medical College and Sir J.J. Hospital, Mumbai
  • PERI (Physical Education & Recreation Instructors), which is part of the Canadian Military use this as their motto
  • Widener University and the State University at of New York at Buffalo use the phrase as their motto.
  • The phrase appears in stone on the western facade of the HPER (School of Health, Physical Education and Recreation) at Indiana University in Bloomington, Indiana.
  • It is the motto of Dhaka Physical Education College in Dhaka, Bangladesh.
  • It is the motto of Sparta High School in Sparta, New Jersey.
  • It is the motto of Roger Bacon High School, St. Bernard, Ohio
  • John Locke (1632-1704) uses the phrase in his book ‘Some thoughts concerning education’.
  • Is the motto for Bjelke-Petersen School of Physical Culture, Australia.
  • Mens Sana Basket, a prominent Italian basketball club.
  • Motto of Beale Gaelic Football Club from County Kerry.
  • Used in the film Agantuk by Satyajit Ray.
  • Is the motto of Bridgewater Junior Senior High School in Bridgewater, Nova Scotia.

 

 

© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

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Neuroscience research tells us that our brain is like a muscle. The parts that are more often used do enlarge, get fitter, and become more agile and fast. The parts that are underused become smaller, slower, as if they were mummified.

The stimuli that change our brain can be those that come from any day, any hour of the day, any moment in life. Scientific studies that show how plastic the brain is, responding quickly and changing its structure in response to both real-life stimuli and artificial stimuli (magnetic stimulation)[1].

So what should we do? Human brain has a Left Prefrontal Cortex that has the ability to perceive positive things in our world and in what surrounds us (positive perception) and a Right Prefrontal Cortex that is very good at detecting what is wrong, negative, and the ability of feeling pessimistic emotions. The continuous flow of anxiogenic news, movies, messages, the continuous subliminal message to “become rich and famous or you are a loser” are lies that pump your right cortex and kill you. We must stay away from these messages, as if they were toxic, radioactive, and poisonous.

Even talking about negative topics and bad news during a dinner can pump your “negative” side of the brain while a dinner or eating should be a pleasure and a restful pause.

But besides specific moments, your whole life is constellated by messages, ads, movies, and people that are lying to you.

The very fact of telling you that money and status will decide whether you made it or not, is a lie that trains your right prefrontal cortex every minute of every day. You become extremely good at feeling what you have not yet done.

You start to believe that people that are on tv or became famous or very rich “have made it” without realizing that their inner experience of life can be miserable, most of them are severely depressed and unhappy people.

We could make a huge list of rich and famous people (artists, movie stars, entrepreneurs) who killed themselves or died from self-intoxication from drugs and alcohol, at the peak of their career and money possession.

Michael Jackson in music, Marilyn Monroe among actresses, the cyclist champion Marco Pantani, the member of the richest Italian family Edoardo Agnelli (Fiat) who, despite the richness and enormity of opportunities, suffered from depression and jumped from a highway. Should we judge these unlucky people “arrived”? “Arrived” where? Who has the arrogance decide for you and to tell you what makes you “arrived”?

The more you think about bad news and consider the wrong part of existence, the more you train to suffer.

You also become insensitive towards the little good things that you did or happened in your day, even the most subtle positive things. You need more and more results to feel happy, more and more money to feel rich, and at the end you always you feel that “something is still missing to be really happy”

This system can make you anxious and feel always inadequate, always out-of-place in your world, always poor. A system designed to make you feel a loser is sick, is a lie.

If you look at the lives of the richest people in terms of money, so many of them are so depressed and so many of them do suicide and are into drugs, that you should wonder if they really “made it”. Made it to get insane and unhealthy and miserable? Yes, they made it. But when it is the turn to see if they made it in being good people, good fathers or mothers, people with a sense of love for life, a strong spiritual life, an inner and self-sustaining force inside, they “didn’t make it” at all. They are miserable inside.

When you lose sight of the miracles that life provides to a living soul, even the mere fact of being able to “think” should surprise you, and make us incredibly happy. The very fact of waking up, being alive, breathe once again, is a miracle.

Don’t spit on miracles. Live them.

[1] Zhang ZC1, Luan F2, Xie CY3, Geng DD1, Wang YY4, Ma J5. Low-frequency transcranial magnetic stimulation is beneficial for enhancing synaptic plasticity in the aging brain. Neural Regen Res. 2015 Jun;10(6):916-24.

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© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

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The fight for Human Potential is a hard one. One must remain faithful to Human Potential Research, no matter how hard it is.

In arduis fidelis

Faithful in adversity

This value has intangible enemies. One of the most powerful enemies of Human Potential is the psychological climate, and leaders are the main responsible of this climate.

Toxic leadership as a concept is making its way especially in the literature on Army Leadership. A toxic leader is a person who has responsibility over a group of people or an organization; he/she abuses the leader–follower relationship by leaving the group-members or organization in a worse-off condition than when s/he first found them.

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It is already clear that a Toxic Leader brings his people to mentally starve, to die and suffer either physically or for stress.

It is the same type of leadership based on lies and superficiality, a “great packaging and empty values” style. This style brought to corporate disasters such as Enron, and it is present in any world failure. This problem is everywhere. It is so widespread that US Army revised its leadership bible, Army Doctrine Publication 6-22, to detail what toxic leadership means for the first time.

Top commanders in the U.S. Army have announced publicly that they have a problem: They have too many “toxic leaders” — the kind of bosses who make their employees miserable. Many corporations share a similar problem, but in the Army’s case, destructive leadership can potentially have life or death consequences.[1]

The manual defines Toxic Leadership clearly and states its dangers:

   “Toxic leadership is a combination of self-centered attitudes, motivations, and behaviors that have adverse effects on subordinates, the organization, and mission performance. This leader lacks concern for others and the climate of the organization, which leads to short- and long-term negative effects. The toxic leader operates with an inflated sense of self-worth and from acute self-interest. Toxic leaders consistently use dysfunctional behaviors to deceive, intimidate, coerce, or unfairly punish others to get what they want for themselves. The negative leader completes short-term requirements by operating at the bottom of the continuum of commitment, where followers respond to the positional power of their leader to fulfill requests. This may achieve results in the short term, but ignores the other leader competency categories of leads and develops. Prolonged use of negative leadership to influence followers undermines the followers’ will, initiative, and potential and destroys unit morale.”

Let’s look at leadership and leadership styles in Companies. Today’s leaders are unreachable, perimetrated by filtering yes-man, they don’t know anything of what happens in the real life of workers and normal people, they float on an ocean of which they ignore the depth, they do not know the fishes that are swimming underneath, and they feel them as distant as another galaxy. They live in the top floors of prestigious buildings and don’t even know how the day of an employee is, and the real problems of the clients.

The world as an interconnected entity is a “freak” concept to them and what happens in other countries is not of interest unless it touches their personal profit. They are faithful only to themselves and their personal interest.

This is quite the contrary of what we would expect, right? We need to be loyal and responsible not only to ourselves, but to mankind advancements.

Loyalty and dependability are not an option. They are a must.

Semper fidelis

Always faithful

Let’s see the distance from the model of the Toxic Leader and the model that emerges from the words of a great Roman Leader, Emperor Maurizio, General of the Eastern Roman Empire in the 6th Century:

The lifestyle of a General must be linear and simple as that of his soldiers; he must show a paternal affection towards them, he must give orders calmly and always try to give suggestions and discuss important topics with them face to face. His concern should be their safety, their nutrition and the regular payment of the salary…[1]

Strategikon. By Emperor Mauritius Tiberius (581-602 AD.)

How many companies lost this face-to-face contact with their people and clients? But let’s not think that Emperor Maurizio was only a good and wise “father” of his troops. In his treaty on Strategy, he also affirms that a good General, at the first emerging signal of lack of discipline must act to solve it immediately, without postponing it up to the point of letting it grow bigger.

Every time you see a corporate disaster (airplane crashes, ships, nuclear disasters as Three Miles Islands, Fukushima, Chernobyl, chemical, pollution, the Columbia Shuttle disaster, Lufthansa-Germanwings air crash, etc) we see that those companies wrote “Safety First” on every page of their internal manuals and external ads, and had never practiced for real.

The top management of almost any company treats corporate values of social responsibility as mere propaganda, assigned to PR companies and campaigns, but has an enormous internal deficiency of real values.

The ability to communicate well and lead well is not just a gift from nature but is something that can be learned, achieved, produced by exercise, by coaching and feedback, and mostly, the will to improve.

You almost never hear a top manager or CEO to give any real advice and coaching to leaders and manager on the fact that safety depends on a positive lifestyle, a clear mind able to perceive situational awareness, and Mental Training. Simply following procedures is never enough.

Procedures applied in conditions of mental chaos, are completely useless, all the disasters that happened where in companies and organizations whose “procedures” where so many that it was needed a “procedure” even to use common sense.

Getting back to a healthy communication style and generating healthy relationships is a must for every leader and every team-player that refuses to live in a box or in a psychologically filthy environment.

[1] Maurice’s Strategikon. Handbook of Byzantine Military Strategy, Translated from Greek by George T. Dennis, University of Pennsylvania Press, Philadelphia, 1984.

Strategikon. Manuale di arte militare dell’Impero Romano d’Oriente, a cura di G. Cascarino, Editore Il Cerchio, p. 92

[1] http://www.npr.org/2014/01/06/259422776/army-takes-on-its-own-toxic-leaders

https://evolution-institute.org/article/us-army-ambushed-by-toxic-leaders/

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© Article by Dr. Daniele Trevisani – http://www.danieletrevisani.com – Copyright. Adapted from the book The Soul Box. Ancient Wisdom meets Human Potential Research. Thoughts for Self-Expression, Inner Energy and Life

Emotional Literacy was noted as part of a project advocating humanistic education in the early 1970s.[1] The term was used by Claude Steiner (1997) [2] who says:

Emotional Literacy is made up of ‘the ability to understand your emotions, the ability to listen to others and empathise with their emotions, and the ability to express emotions productively. To be emotionally literate is to be able to handle emotions in a way that improves your personal power and improves the quality of life around you. Emotional literacy improves relationships, creates loving possibilities between people, makes co-operative work possible, and facilitates the feeling of community.[3]

He breaks emotional literacy into 5 parts:

  1. Knowing your feelings.
  2. Having a sense of empathy.
  3. Learning to manage our emotions.
  4. Repairing emotional problems.
  5. Putting it all together: emotional interactivity.

Having its roots in counseling, it is a social definition that has interactions between people at its heart. According to Steiner emotional literacy is about understanding your feelings and those of others to facilitate relationships, including using dialogue and self-control to avoid negative arguments. The ability to be aware and read other people’s feelings enables one to interact with them effectively so that powerful emotional situations can be handled in a skillful way. Steiner calls this “emotional interactivity”. Steiner’s model of emotional literacy is therefore primarily about dealing constructively with the emotional difficulties we experience to build a sound future. He believes that personal power can be increased and relationships transformed. The emphasis is on the individual, and as such encourages one to look inward rather than to the social setting in which an individual operates.

  1. “Recognizing emotions in self and others”
  2. “Regulating and managing strong emotions (positive and negative)”
  3. “Recognizing strengths and areas of need”
  4. “Listening and communicating accurately and clearly”
  5. “Taking others’ perspectives and sensing their emotions”
  6. “Respecting others and self and appreciating differences”
  7. “Identifying problems correctly”
  8. “Setting positive and realistic goals”
  9. “Problem solving, decision making, and planning”
  10. “Approaching others and building positive relationships”
  11. “Resisting negative peer pressure”
  12. “Cooperating, negotiating, and managing conflict nonviolently”
  13. “Working effectively in groups”
  14. “Help-seeking and help-giving”
  15. “Showing ethical and social responsibility” [3]