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Le idee secondo il pensiero di Platone

Secondo la teoria delle idee in questo mondo le cose non sono mai identiche perchè mutano nel tempo. La conoscenza che deriva dal mondo esterno è quindi instabile, le cose sono suscettibili di cambiamento, sono condizionato inoltre dalla soggettività.

Dovremmo avere accesso ad un livello superiore di realtà, che Platone ci spiega attraverso l’esempio del rapporto che sussiste tra la realtà e la geometria. I teoremi geometrici sono enunciati universali e necessari. Ad esempio, il teorema di Pitagora vale per l’idea di triangolo, universalmente considerata. Così come il triangolo ideale non presenta variazioni nello spazio e nel tempo.

L’idea di triangolo fa riferimento ad oggetti ideali: Platone introduce il teorema della partecipazione: le idee vengono concepite come modelli in cui le realizzazioni della nostra realtà altro non sono che copie, imperfette ed instabili.

Esistono tre tipi di idee:

  • Idee valore: Ad esempio, bello, buono, giusto.
  • Idee degli enti matematici: Ad esempio, uno, quadrato, angolo
  • Idee dei relativi: Ad esempio, uguale/diverso, piccolo/grande.

Reminiscenza ed immortalità dell’anima

La prima conoscenza delle idee avrebbe avuto luogo tramite l’anima immortale che le avrebbe conosciute nella sua vita extra corporea. Di queste avrebbe conservato un ricordo confuso, anche se con un opportuno lavoro di dialettica sarebbe riaffiorato dando luogo alla reminiscenza.

Al vertice delle idee troviamo l’idea del bene, che è concepita come causa dell’essere e della verità delle idee stesse. La conoscenza che abbiamo delle idee è descritta da Platone come un atto di pensiero analogo all’atto della visione di qualcosa.

Ad esempio, tramite l’allegoria della caverna, il prigioniero qualora riuscisse a liberarsi e potesse risalire la caverna, vedrebbe il mondo reale, illuminato dalla luce del Sole: il mondo delle idee. Per suo dovere morale, e per rispetto verso gli altri prigionieri, egli dovrebbe poi ridiscendere lungo la caverna per poterli liberare, e cercare di condurli fuori verso la vera conoscenza delle cose.

Vita e pensiero del filosofo ateniese

Nacque ad Atene nel maggio del a.C. da una famiglia aristocratica. La vicenda politica che aveva riguardato Socrate ha sicuramente influenzato Platone e il rapporto che teneva con la politica di Atene. Egli decide infatti di allontanarsi dal governo democratico, nonostante ne facciano parte degli esponenti famigliari.

Platone si è convinto che la città sia ammalata dal punto di vista politico, e questo malessere può essere sconfitto solamente insediando i filosofi al potere, o rendendo i governanti abitutati all’esercizio filosofico. Egli decide quindi di dedicare tempo e risorse nella costruzione dell’Accademia, che diventa un punto di raccolta per la riunione dei migliori giovani intellettuali della Grecia.

Malattia e cura della città e dell’anima

Secondo Platone, all’interno della città, non si è mai creata una vera comunità politica unita, in grado di fungere da luogo di identificazione del cittadino. Questo a causa del fatto che esistono ancora troppe suddivisioni legate sia al ceto sociale che divisioni e lotte tra famiglie.

La Polis è sempre stata divisa tra ricchi e poveri, e ogni gruppo è poi diviso in altre piccole fazioni. Le principali forme di potere derivanti da queste separazioni sono la democrazia e l’oligarchia.

L’oligarchia è il governo esercitato dai ricchi con l’obiettivo di mantenere il proprio potere ed arricchirsi ulteriormente. Non utilizzano la politica come servizio per la comunità, ma solo come strumento personale. La democrazia invece è il governo in cui i governanti blandiscono gli elettori con false promesse che non riusciranno a mantenere. È un governo di incompetenti, eletto da persone ancora più incompetenti.

Oligarchia e democrazia sono esempi di finalità degenerata della politica: entrambe fanno un uso distorto del potere, e come conseguenza di ciò l’esito sarà la malattia terminale della città rappresentata dalla Tirannide, il potere nelle mani di una sola persona ed il sopruso di tutta la comunità.

La malattia della città altro non è che lo specchio per la malattia dell’anima.

Il governo dei filosofi

La prima riforma che bisogna affrontare è quella di sradicare nelle opinioni comuni tutti quei fattori che inducono a fare un uso del potere in funzione degli interessi personali prima di quelli della comunità: si provvederà ad abolire la proprietà privata, abolire i patrimoni e liberarsi dai vincoli famigliari.

I governanti avranno il privilegio di essere mantenuti dalla comunità, nella quale i figli saranno cresciuti in modo comunitario e le unioni riproduttive saranno temporanee. In questo modo tutti saranno considerati madri e padri agli occhi di un bambino e viceversa.

Le donne riceveranno un educazione simile a quella degli uomini. La loro inferiorità apparente è dovuto solamente all’educazione inadeguata che hanno ricevuto precedentemente all’interno della Polis.

Se nella città prevarrà la parte razionale (grazie al potere dei filosofi) l’aggressività diventerà finalizzata al servizio della comunità, come ad esempio l’ambito militare. La parte desiderante sarà posta sotto controllo in una società che prevede una corretta distribuzione dei ruoli di comando. In questa Polis, ogni individuo svolgerà la funzione per la quale è più portato.

I filosofi saranno in grado di fare ciò quando converteranno un potente alla filosofia, o quando riusciranno a dargli consigli e farsi ascoltare.

Talete

Talete nacque a Mileto nel 625 a.C. circa, dove soggiornò ed operò fino alla sua morte nel 550 a.C. circa. Nessuna opera scritta è pervenuta a noi, tuttavia ci sono giunte diverse testimonianze: Aristotele affermò all’interno della Politica, delle capacità tecniche di Talete. La più famosa riguarda l’aneddoto dei frantoi: grazie alle sue conoscenze in ambito astronomico, riuscì a predire un importante raccolto di olive.

Durante l’inverno, egli riuscì ad acquisire, tramite prestiti, quasi tutti i frantoi presenti a Mileto e nella vicina isola di Chio. Con l’arrivo del periodo di raccolta, egli riuscì a fissare un prezzo sull’affitto dei frantoi, come se possedesse una sorta di monopolio.

Nonostante la prova evidente delle sue spiccate capacità e conoscenze, Talete non fu mai a capo di una scuola. Uno delle sue più importanti credenze riguarda il principio di tutte le cose: è l’acqua. Essa garantisce la vita, sia per l’uomo che per gli altri esseri viventi, quindi bisogna considerarla come principio di tutte le cose.

Anassimandro

Anassimandro nacque a Mileto nel 610 a.C. circa e morì nel 540 a.C. circa. A differenza di Talete, scrisse un’opera di prosa intitolata Sulla natura. La scelta della prosa è caratteristica, perché a differenza della poesia, permette all’autore di articolare al meglio il proprio pensiero, di essere più chiaro e libero nell’espressione.

Anassimandro compie un altro passo in avanti fondamentale: è il primo uomo a disegnare la Grecia ed a introdurre l’orologio solare. Sembra una cosa da poco, ma questo permette una fissazione sia spaziale che temporale. Spazio e tempo hanno una misura. Inoltre, egli crede che tutto quello che possiamo osservare e che viviamo, non possa avere principio da un entità visibile, ma deve essere qualcosa dalla quale le cose visibili fuoriescono.

Egli la definisce come “Apeiron” che significa letteralmente “privo di limiti”. Si colloca al di fuori dell’universo, che è di forma sferica. Al centro dell’universo troviamo il pianeta terra, che invece è di forma cilindrica.

Come accennato precedentemente, nell’Apeiron si generano tutte le cose, ma in primo luogo si generano i contrari: caldo e freddo, secco ed umido. Ogni cosa che è generata è caratterizzata dal limite verso un’altra cosa.

Per quanto riguarda l’essere umano, è necessario prestare attenzione sull’origine degli uomini secondo il filosofo di Mileto: egli infatti afferma che gli esseri umani sono generati nel ventre dei pesci. Non si hanno certezze a riguardo, ma questo potrebbe essere un chiaro riferimento a Talete, ed all’acqua come principio di tutte le cose.

Anassimene

Nacque a Mileto nel 586 a.C. circa e morì nel 528 a.C. circa. Anche egli scrisse un opera in prosa intitolata “Sulla natura”. Alla base della sua concezione filosofica, egli credeva che il principio di tutte le cose fosse l’aria.

L’aria era (ed è) fondamentale per i processi vitali, sia degli esseri umani sia degli animali e delle piante. Basti pensare alla respirazione. Il ragionamento di Anassimene di Mileto, si basa sul fatto che se l’aria è tanto importante per la vita all’interno della Terra, allora così deve essere anche per l’intero universo.

Tutte le cose visibili ed osservabili, viventi o no, hanno avuto origine tramite dei processi di condensazione e rarefazione, e possiedono diversi gradi di densità proprio a partire dall’aria.