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Progetto a cura di: Cristina Turconi – Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Practitioner in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE | Consulente e Facilitatrice Certificata Metodo 4Colors®

Il detto: “L’unione fa la forza”, vale sempre di più all’interno di un processo creativo, dove ogni energia colore del Metodo 4Colors® trova il suo posto.

La descrizione più nota del processo creativo è quella per “fasi successive”, proposta dallo psicologo ed educatore inglese Graham Wallas con Richard Smith, autori del testo The art of thought, pubblicato nel 1926 [1]. Diversi autori in tempi più recenti hanno approfondito i quattro stadi di Wallas, suddividendoli in altri autonomi momenti.
In questo quadro rientra anche Hubert Jaouil, per il quale la creazione e si configura in un processo con 5 tappe.

Nel colorato gioco della creatività, Vediamo come queste 5 tappe si intersecano con le 4 energie colore rappresentate nella bussola 4Colors® in questa successione [2]:

Il Processo Creativo a Colori: 
Approcci alla creatività e al Problem Solving nei Team
Processus Creatif + Couleurs – Know Future 4Colors Blog [3]

Fase 0 – Il LANCIO dell’idea (energia rossa):

E’ il momento in cui emerge un’intenzione, un desiderio, un’aspettativa, ma anche un bisogno o la necessità di risolvere un problema. È quella “sensazione” che necessita di essere in qualche modo esplorata, che sente l’esigenza di incarnarsi in un progetto o in qualcosa di più strutturato. In questa fase emerge forte il desiderio di andare oltre, con una reale volontà di fare le cose. Questo è il lancio dell’idea.

Affinché questo momento sia un vero innesco, è necessario mettere in atto un’energia proattiva, “go-ahead”, volontaristica, caratteristica dei dominanti ROSSI del DISC.
Per esempio, quando si crea un webinar online sul cambiamento, all’inizio, una persona lancerà l’idea, la visione di fare questo webinar.

Fase 1 – La PREPARAZIONE (energia giallo-blu):

Poi, il desiderio deve essere trasmesso alla squadra, sottoposto all’intelligenza collettiva del gruppo. Serve instillare, mantenere o far crescere il desiderio nel gruppo del piacere di trasformare la visione iniziale in un passo più concreto. È infatti l’energia GIALLA del DISC degli “Influencer,” rivolta all’azione nella relazione, che viene messa in atto. Qui serve trasformare i dubbi e le perplessità in curiosità ed entusiasmo per “il nuovo” che si prospetta all’orizzonte.

Ora, questa fase di preparazione richiede di “far quadrare” l’energia gialla messa in moto (che ha una tendenza naturale a disperdersi). È in questo momento che i dominanti BLU del DISC, riflessivi, rigorosi, e strategici, entrano in gioco. Questa energia blu permette di analizzare l’origine della situazione, il problema iniziale per capirne le cause, ma anche di verificare in dettaglio la visione, l’obiettivo e le poste in gioco associate. Viene quindi avviata una ricerca, una fase di consultazione e ordinamento delle informazioni fino ad “aver assorbito” tutto quanto disponibile e necessario per questo progetto.

Tornando all’esempio della creazione di un webinar, si potrebbe ricorrere a una fase di brainstorming collettivo o all’utilizzo di tecniche creative per fare emergere idee innovative; allo stesso tempo verificare in dettaglio i temi da trattare e le informazioni da trasmettere. Approfondire gli aspetti tecnici e finanziari. Analizzare cosa è già disponibile sul mercato e cosa manca, intervistare le persone che potrebbero partecipare all’esperienza per far emergere bisogni, desideri e aspettative da soddisfare.

Il Processo Creativo a Colori: 
Approcci alla creatività e al Problem Solving nei Team

Fase 2 – L’INCUBAZIONE (energia verde):

Dopo questa fase piena di idee, ricerche, verifiche e relazioni, arriva il tempo della riflessione per lasciare spazio all’inconscio, all’l’incubazione. Questo momento è più calmo, meno controllato: si tratta di uno spazio dove lasciar calmierare le energie messe in moto e lasciar sedimentare quanto emerso. In questa fase ogni inventore cova ed elabora le sue idee, essa può avere una durata variabile, anche lunga; di questo particolare momento è molto interessante l’aspetto di elaborazione inconscia, nella quale i meccanismi di assemblaggio operano ad insaputa dell’inventore.

L’incubazione mette dunque in primo piano l’energia VERDE del DISC: il fare un passo indietro, l’invitare la calma e la riflessione. Non fare nulla fisicamente non significa che non avvenga alcuna trasformazione all’interno. Al contrario, si tratta di fidarsi della propria intuizione, di questo sesto senso e lasciare che le idee vengano a galla, con pazienza e umiltà. 

Nell’esempio della creazione del webinar, è la fase del “mettersi in stand-by”, dove è necessario darsi il tempo di tenere metaforicamente “nel retro della mente” l’obiettivo della sua creazione. Aprire la mente ad altre pratiche artistiche, culturali, sportive e contemplative. E’ una scommessa di maturazione che donerà più ampiezza alla materia.

Fase 3 – L’ILLUMINAZIONE (energia gialla):

Questo è il momento del famoso: “Eureka!” di Archimede [4]. L’illuminazione: “E’ la più commovente”, è il passaggio dall’oscurità all’improvvisa apparizione della soluzione “con una chiarezza impressionante che può abbagliarlo”. Jaoui distingue un’illuminazione di tipo endogeno da quella che viene provocata da un avvenimento esterno, “come la mela di Newton o la marmitta di Denis Papin”, in ogni caso l’illuminazione è favorita nelle “menti preparate” [5].

L’illuminazione avviene in un istante, inaspettato, spontaneo, insomma: un momento di follia gialla, dove la gioia esulta; i 5 sensi sono in subbuglio. La rivelazione esplode nella testa, l’idea improvvisamene illumina la mente. L’energia gioiosa GIALLA del DISC esulta. I legami si intrecciano immediatamente con tutte le idee, le ricerche e gli scambi precedenti: tutto si connette perfettamente. “Il taglio del webinar” diventa lapalissiano; così come le sue peculiarità, il valore aggiunto del suo contenuto e il titolo accattivante spontaneamente emergono.

Fase 4 – La VERIFICA (energia blu-rossa):

Questa fase chiude il circolo del processo creativo: “la verità può essere ingannevole, le soluzioni apparentemente più geniali possono avere un vizio nascosto”; questa è la fase dove con l’aiuto di esperti o anche con un confronto con il pubblico o con il cliente,  si verifica la soluzione innovatrice e il tipo di risultato che andrà a produrre [6].

E’ la fase di attuazione di tutte le idee innovative.
A nord della bussola dei colori si procede mettendo le cose in chiaro.  Si tratta di pianificare, monitorare i progressi, controllare i dettagli con l’energia BLU del DISC.

E poi serve un capitano ROSSO del DISC che si assicuri che la rotta sia impostata nella direzione della visione e spinga i marinai del suo Team ad attraversare “la tempesta del cambiamento” per realizzare l’idea e ottenere il meritato successo. Nell’esempio del webinar, si mette fattivamente in moto la “macchina organizzativa”: l’evento viene lanciato, vengono condivisi compiti e attività, si eseguono i passi necessari, si fanno i controlli tecnici e il webinar finalmente è pronto.

Le menti più pure e più pensose
sono quelle che amano i colori.

– john ruski –

Questa è una chiara metodologia operativa della creatività, un percorso colorato che utilizza un enorme quantità di risorse che sono presenti all’interno dei gruppi di lavoro e in ciascuno di noi, indipendentemente dal nostro temperamento e dalle nostre attitudini.

Saper mescolare sapientemente queste 4 energie colore all’interno di ogni gruppo di lavoro permette di liberare la creatività e dipingere capolavori.

[1] Wallas G., The Art of Thought. New York, Harcourt, Brace, 1926. In Arieti S., Creatività. La sintesi magica, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 1979, p. 15.

[2] Puoi approfondire le 4 energie colore e la Bussola 4Colors® a questo articolo.

[3] Articolo: Processus Creatif + Couleurs = La marelle de la creativité – 31 mars 2020 – Vianney Boussuat – Blog 4Colors.

[4] Eureka – Wikipedia.

[5] Jaoui H., Creatività per tutti. Strumenti e metodi da impiegare nel quotidiano, Milano, Franco Angeli, 1993, p. 30.

[6] Articolo: Fasi del Processo creativo di Daniele Brambilla.

Progetto a cura di:

Cristina Turconi
Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Practitioner in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE | Consulente e Facilitatrice Certificata Metodo 4Colors®

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Un giorno ti accorgi di avere una brutta crepa sul muro. 
Ti preoccupi? Cerchi di realizzare l’entità del danno e capire di cosa si tratta veramente? 

A prima vista potrebbe sembrarti che un piccolo intervento risolverà il problema per poi trovarti a scoprire che si tratta di qualcosa di più profondo, magari dovuto a un cedimento strutturale. Sottostimarne la pericolosità perché ci sono cose più urgenti da sistemare in questo momento di pandemia, potrebbe non rivelarsi la risposta più corretta.

Anche nei team si possono formare delle piccole crepe;
riguardano il modo in cui le persone lavorano,
si relazionano e si comportano tra loro.

L’allontanamento sociale e le misure di contenimento non hanno impattato solo sulle operazioni e i processi di business, ma anche sulle dinamiche di relazione all’interno delle organizzazioni stesse, questo perché le persone operano in ambienti completamente diversi; ognuno nel proprio spazio emotivo dove ciascuno affronta la situazione a modo suo. 

In tempi incerti, le “piccole crepe” possono facilmente trasformarsi in “grandi crepe”. 

Quando ci si trova ad affrontare una situazione di incertezza è impossibile tenere a bada non solo un contesto che sfugge al controllo, ma anche i pensieri stessi.
Tutto ciò provoca irritazione e disagio. La paura, l’angoscia e i rapidi cambiamenti possono notevolmente acuire i problemi esistenti. 

Ci sono “crepe” nel tuo gruppo di lavoro?

Fino a quando non si riesce a riportare il gruppo a uno stato di calma relazionale e ascolto, l’agilità e le strategie per gestire il cambiamento, così come le performance e la collaborazione, non possono svilupparsi efficacemente [1]. 

Per questo motivo, è vitale per i leader e le organizzazioni concentrarsi sulle relazioni di squadra in maniera efficace.  Questo è ancora più importante durante un periodo di crisi, quando la gente ha bisogno di maggiore comunicazione e trasparenza su quali passi l’organizzazione sta facendo per affrontare la situazione contingente.  

Gli interventi di team, facilitati da abili Team Coach (anche in modalità virtuale), possono aiutare a limitare le “crepe”, assicurando che i team rimangano allineati e impegnati.  Questo tipo di interventi sono focalizzati a sviluppare nuove intuizioni e abilità in uno spazio sicuro che permetta alle persone di sentirsi più sicure e supportate.  Così facendo si sviluppano nuovi modi di interagire e lavorare insieme, che serviranno loro sia ora che dopo questo periodo di emergenza [2].

In periodi di grandi sconvolgimenti, l’ansia si propaga velocemente e l’istinto di tenere sotto controllo il mondo per come lo si conosce, spinge ad accantonare tutto ciò che riguarda l’apprendimento e lo sviluppo delle persone, in quanto impegnati a gestire le urgenze e a portare a termine le attività basilari. L’errore più comune è quello di mettere da parte la formazione delle persone.

I Team sono la spina dorsale di ogni azienda; se si sgretolano, l’organizzazione rischia di precipitare. È importante diventarne consapevoli e responsabilizzarsi nel mantenerli vivi, motivati, connessi e resilienti, ora e per il futuro periodo post-Covid che arriverà. 

Ci sono “corde invisibili” tra i membri di un Team che sono estremamente vulnerabili [3].
Se le relazioni sono sane, c’è chiarezza e fiducia tra i tutti i membri del gruppo, si parla di un “sistema” coeso e resiliente. Per ottenere questo risultato serve lavorare intensamente sullo stato emotivo delle persone, serve accogliere e prendersi cura delle “nature variabili” che influenzano le dinamiche di relazione all’interno dei gruppi, in modo tale da poter far fiorire quello “spirito di gruppo” che sta alla base di ogni condivisione umana profonda [4].

  • [1] SW (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-regulation. New York: WW Norton.
  • [2] Virtual Team Coaching Can Help Your Organization to Thrive in the Covid-19 Era – Elisabeth Muller.
  • [3] HBR – Keep Your People Learning When You Go Virtual – Annie Peshkam & Gianpiero Petriglieri.
  • [4] “Razionalità di squadra” We-rationality – Martin Hollis (Wikipedia).

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Cristina Turconi
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È impensabile poter tornare alla vita di prima come se nulla fosse successo.

È infatti sempre più difficile per molti di noi guardare l’altro, soprattutto chi non conosciamo, senza un pensiero che inneschi la paura del contagio. La solitudine e l’isolamento che abbiamo vissuto hanno a messo a nudo da un lato le nostre fragilità, come pure donato un senso nuovo al valore incalcolabile della persona. 

Il primo lockdown è stato vissuto da molti quasi come una fuga dalla realtà, con una attenzione più focalizzata alle piccole cose, con scambi frenetici in rete, videoconferenze continue, impegnati ad adattarci il più velocemente possibile ai nuovi limiti imposti dalla situazione contingente come pure nel tenere a bada le preoccupazioni per una emergenza totalmente sconosciuta. Il secondo periodo di lockdown ha invece fortemente accentuato l’incertezza sul futuro, la perdita di punti di riferimento importanti, l’instabilità politica e la precarietà finanziaria. 

In una situazione come questa è normale che non sia facile per molti di noi vivere quotidianamente il presente e nutrire speranza per il futuro che ci attende. 

Imparare ad alimentare costruttivamente la nostra mente, ad utilizzare al meglio le nostre energie fisiche e psicologiche, a comprendere e armonizzare le emozioni che albergano dentro di noi è un lavoro che richiede una forte capacità di introspezione e una buona dose di consapevolezza di come “funzioniamo” e interagiamo con noi stessi, con gli altri e con il contesto.

Come far sì che la nostra fragilità non si trasformi in vulnerabilità?
Metodo Comunicativo Comportamentale 4Colors®

Navigare nei diversi poli della bussola dei 4Colori può aiutarci a ritrovare quell’equilibrio necessario per gestire al meglio questo momento.

nord della bussola dei colori, la percezione ostile del mondo, ci invita a seguire scrupolosamente le istruzioni di contenimento ma allo stesso tempo a ricercare continuamente dati, notizie dell’ultima ora, fonti sicure che possano permetterci di avere un quadro più chiaro e preciso della situazione e dei possibili sviluppi e scenari futuri. Questa energia blu, che preferisce i fatti alle emozioni, ci fa correre il rischio di rimanere bloccati a ricercare per ore e ore, esponendoci eccessivamente alle prevedibili cattive notizie quotidiane. Il consiglio qui è quello di monitorare il tempo dedicato alla ricerca, dando la preferenza alla stampa settimanale con i suoi articoli di approfondimento, in modo da poter fare un passo indietro e capire meglio tendenze e segnali deboli.

Come far sì che la nostra fragilità non si trasformi in vulnerabilità?

Sempre a nord, c’è l’osservazione di un altro mondo in pericolo. Quello dell’economia, della recessione globale, dei licenziamenti annunciati, del dramma per quei settori fortemente colpiti e per tutte quelle aziende che purtroppo non riapriranno. Qui, nel mondo dell’energia rossa, è facile percepire la situazione come uno “scendere in campo in assetto da guerra” per difendere la nostra sopravvivenza, con il rischio di attivare risposte guidate dalla paura, dalla necessità di difendersi, o dalla necessità di dominio. La paura, lo stress e il panico sono trasmissibili da un essere umano all’altro ancora più di un virus. Di solito, la paura è lì per proteggerci, ma quando il nostro cervello è esposto troppo a lungo a questa emozione, il cortisolo spinge a mettere in campo comportamenti individualistici e violenti, acuendo il panico e la competizione tra gli individui al loro interno. Navigare a nord della bussola, non dovrebbe mobilitarci con le armi ma al contrario con l’intelligenza dei vivi che ci costringe a fermarci per ponderare quali siano le migliori azioni da portare in cammino.

Come far sì che la nostra fragilità non si trasformi in vulnerabilità?

Verso Ovest, ci muoviamo nel mondo del pensiero. Se ci fermiamo a riflettere, possiamo constatare che questa situazione così particolare ci ha offerto un momento di “pausa” senza precedenti, uno “spazio di respiro” in un mondo che è impazzito. 

Le immagini della NASA ci hanno fatto capire quanto questo improvviso cambiamento nelle nostre attività in realtà sia stato benefico per il nostro piccolo pianeta. E se questa pandemia ci offrisse l’opportunità di una ricerca di un significato più profondo? La medicina ci dona a volte l’illusione dell’immortalità, dell’onnipotenza, al punto tale da dimenticare che ciò che inizia, un giorno finisce. Imparare ad integrare vita e morte nel ciclo della natura, può aiutarci a sviluppare più saggezza e meno paura. Questo è un tempo prezioso per prendere coscienza che siamo la specie più intelligente che sta distruggendo il suo stesso ecosistema. Un tempo prezioso per mettere in atto nuovi atteggiamenti basati sulla interrelazione, sulla solidarietà, sull’impegno di ognuno di noi a cooperare, collaborare e contribuire.

Navigare questa parte della bussola, con la sua energia verde, può a volte provocare un grande sensazione di vuoto, di mancanza di significato, di frustrazione e di impossibilità ad invertire la rotta.

Come far sì che la nostra fragilità non si trasformi in vulnerabilità?

E’ possibile allora spostarsi a sud-est della nostra bussola, per sperimentare un po’ di umorismo e di autoironia. Percezioni più ottimiste, un’energia gialla gioiosa come i raggi del sole, potrebbe agire come un vero e proprio antidoto a questa “epidemia della paura”. L’iperattività degli estroversi, le centinaia di video umoristici e il numero di messaggi ricevuti e inviati ai nostri amici digitali non devono però distrarci dall’essenziale: vivere il momento e godere di ciò che ci offre, riscoprire i momenti di condivisione familiare, dare ancora più importanza agli sguardi dei pochi umani che incontriamo nel nostro muoverci quotidiano: così bisognosi di contatto ravvicinato, privati degli abbracci, delle strette di mano, con la necessità di inventare nuovi riti e nuove complicità.

Come far sì che la nostra fragilità non si trasformi in vulnerabilità?

Includere ogni energia colore nelle nostre interazioni ci aiuta a preservare la nostra fragilità e allo stesso tempo ad affrontare al meglio il momento presente riconnettendoci con chi ci circonda. È tempo di amare meglio e di dire a chi ci circonda quanto lo amiamo.

Bibliografia:
– Nos styles de personnalités à l’épreuve du confinement – Vianney Boussuat
– Manager avec les couleurs: Pour un management humain, agile et durable – Brigitte Boussuat

Photo Credit: 
– Matthew Fournier – Unsplash

Progetto a cura di:

Cristina Turconi
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I disturbi da stress post traumatico sono una delle conseguenze di questo periodo sfidante che hanno impattato e potrebbero impattare su molti di noi, come pure il disagio legato all’isolamento sociale prolungato. In ambito lavorativo diverse persone si trovano faticosamente a gestire le proprie energie quotidiane ma soprattutto a dare forma a nuove idee, nuovi progetti, visioni future che abbiano un significato e una valenza positiva, come pure ad impegnarsi in una progettualità a lungo termine.

Molti si sentono “incastrati” in questa situazione con l’aggravante di non riuscire propriamente a elaborare emozioni come la rabbia, la furia, la collera, e tutti quegli stati d’animo collegati al lutto e al senso di impotenza. La situazione di incertezza che regna intorno a noi, ci tiene inoltre in uno stato di allerta e di attivazione continua, senza lasciarci tregua, alimentando oltretutto quello stato di disillusione che tende a cronicizzarsi nel profondo del nostro essere. 

C’è inoltre la fatica di portare avanti il lavoro quotidiano e di garantire le performance operando per lo più in remoto, spesso in spazi ristretti e inadatti allo scopo, dove le relazioni personali possono venirne conseguentemente compromesse. Questo stress prolungato provoca conflitti emotivi e ansie attivando una reazione di lotta/fuga che a lungo andare può causare danni nelle relazioni personali e all’interno dei gruppi di lavoro, ma anche danni alla nostra salute psichica.

Il Metodo 4Colors, fornisce una chiave di lettura interessante
di come le persone reagiscono in maniera diversa, a seconda di alcune caratteristiche intrinseche e peculiari della propria personalità

allo stress di livello moderato e forte.

Questo metodo attinge le sue fonti da solide basi, integrando connessioni multiple.
Da tempo immemorabile, l’uomo ha cercato di approfondire la conoscenza del comportamento umano seguendo il sentiero di Socrate: “Conosci te stesso”. Questa comprensione dei nostri meccanismi interni è la chiave del nostro successo personale, sociale e professionale; è una lunga storia che vanta diversi illustri collaboratori: 

  • Ippocrate(4) aveva a suo tempo definito quattro tipologie di comportamento: umorale, flemmatico, malinconico e sanguigno. 
  • Poco dopo, Carl Gustav Jung(1) ha descritto quattro funzioni: sensazione, intuizione, pensiero, sentimento combinati con due atteggiamenti: l’introversione e l’estroversione.
  • William Moulton Marston(2), padre del poligrafo (“macchina della verità”) ha determinato quattro stili: dominanza, influenza, stabilité́ e conformité; a cui è molto facile associare intuitivamente i colori.
  • Come il modello MBTI sviluppato da Isabelle e Katherine Myers Briggs(3), la profilazione 4Colors qualifica le preferenze secondo la seguente struttura:

    – Orientamento:
    Introversione/Estroversione, Riflessione/Azione,

    – Modalità di raccolta delle informazioni:
    Sensazione/Intuizione, Pensiero/Sentimento e Giudizio/Percezione.

Il Modello DISC o il Modello 4Colors:

Il DISC individua 4 principali tendenze comportamentali in un individuo, con l’idea di schematizzare il modo in cui una persona si rapporta e si comporta nei confronti del mondo e della vita in generale. Ovviamente il metodo offre una chiave di lettura interessante dell’individuo che risulta essere sempre un insieme unico di queste tendenze:

  • Dominanza – Colore Rosso:
    Questo colore descrive il modo in cui si risolvono i problemi e si affrontano le sfide.
  • Influenza – Colore Giallo:
    Questo colore descrive il modo in cui si interagisce con gli altri.
  • Stabilità – Colore Verde:
    Questo colore descrive il modo in cui si definisce il proprio ritmo lavorativo e delle modalità di  reagire ai cambiamenti.
  • Conformità – Colore Blu:
    Questo colore descrive il modo in cui ci si conforma e si rispettano le regole e le procedure.

Stile Naturale e Stile Adattato:

Lo Stile Naturale rappresenta il proprio stile, quello che si sviluppa quando non serve fare sforzi per adattarsi o quando sotto l’influenza dello stress o delle emozioni si ritorna al proprio stato naturale. Questo stile è il proprio ancoraggio comportamentale, la base stabile che potrà evolversi naturalmente, ma passo dopo passo.

Lo Stile Adattato descrive lo stile che si produce per fare uno sforzo sociale. È lo stile che si vuole che gli altri “leggano” da noi. È quello lo stile che si pensa essere il più efficace per soddisfare le proprie esigenze e allo stesso tempo soddisfare le aspettative che pensiamo gli altri abbiano di noi. 

La Bussola 4Colors:

A Nord, l’ambiente è percepito come ostile: la vita è dura, difficile o complessa ed è quindi fondamentale dare importanza ai fatti, combattere o produrre lavoro di alta qualità. 

Si è più formali e ci si tende a fidare delle persone solo dopo averle valutate con attenzione.

Si da maggiore importanza agli obiettivi e ai processi.

A Sud, invece, l’ambiente è percepito come favorevole: in questo caso, si da grande importanza ai sentimenti e al rapporto con gli altri. L’approccio è più amichevole e aperto e si tende a mettere le relazioni e le persone davanti a tutto. 

A Est, si sviluppa il mondo dell’azione: si amano le attività e ci si annoia velocemente. In generale si pensa che sia meglio agire che non fare nulla, anche correndo il rischio di poter sbagliare e dover rifare tutto daccapo. In generale qui vige il movimento.

A Ovest, si sviluppa il mondo della riflessione: qui si cambiamo le cose solo se strettamente necessario e comunque dopo averci pensato a lungo e si agisce solo se si è costretti a farlo. In generale si preferisce pensare che fare. Si ama la calma, il silenzio e la solitudine.

Come reagiscono le 4 tipologie di Colore allo stress?

Colore Rosso:
In una situazione di stress moderato la prima reazione è quella della collera, dell’impazienza, può diventare aggressivo e pressante per ottenere ciò che vuole. Tenderà a sentirsi offeso e incompreso. 

In una situazione di stress elevato, tenderà ad attivare il suo colore opposto sulla bussola: il verde passando dall’estroversione all’introversione ritirando completamente le sue energie.

Colore Giallo:
In una situazione di stress moderato amplificherà la sua energia diventando più frenetico, eccitato, tenderà a muoversi in maniera scomposta mettendo in atto inutili drammatizzazioni.

In una situazione di stress elevato, tenderà ad attivare il suo colore opposto sulla bussola: il blu, per cui ritirerà le sue energie passando dall’estroversione all’introversione finendo per opporsi diventando ipercritico e lanciandosi in complesse discussioni senza fine.

Colore Verde:

In una situazione di stress moderato la prima reazione sarà quella di dissimulare le emozioni che prova finendo con il sottomettersi alla situazione. Tenderà però a rinchiudersi in sé diventando permaloso e incline al sentirsi vittima degli altri e del mondo.

In una situazione di stress elevato, tenderà ad attivare il suo colore opposto sulla bussola: il rosso, passando dall’introversione all’estroversione e riversando così la sua energia sugli altri, diventando critico e con esplosioni aggressive per poi scusarsi mortificato del suo comportamento.

Colore Blu:

In una situazione di stress moderato reagirà amplificando tutte le sue paure, prendendo le distanze dagli altri, sia fisicamente che emozionalmente. Ogni azione sarà calcolata, freddezza e insensibilità saranno gli stati d’animo prevalenti in cui si troverà ad operare.

In una situazione di stress elevato, tenderà ad attivare il suo colore opposto sulla bussola: il giallo, cominciando ad agire in maniera scomposta, disorganizzata, frenetica e caotica. Tenderà a diventare ipersensibile nelle relazioni e a perdere facilmente il controllo.

Il Metodo 4Colors può rivelarsi uno strumento incredibilmente utile in questo momento così carico di “attivazione” e stress prolungato per riconoscere in maniera semplice e immediata da quale livello di stress stiamo operando e da quale livello stanno operando i nostri collaboratori.

Questo permette di mettere in campo da subito la comunicazione più adatta per gestire la situazione critica, dove il messaggio, eventuali richieste ma soprattutto l’intenzione che le guida arriverà in maniera efficace all’interlocutore e permetterà di concordare insieme le azioni più opportune per attraversare questo momento. 

Saper abbracciare tutte le sfumature delle emozioni umane diventa una competenza fondamentale che non può mancare nella “cassettina degli attrezzi” di ciascuno di noi per poter fare la differenza nel nostro ambiente lavorativo e nei nostri gruppi di lavoro.

  • Jung, Carl Gustav, Psychological Types, in Collected Works of C.G. Jung, Volume 6, Princeton University Press, 1º agosto 1971.
  • Emotions of Normal People – William Moulton Martson.
  • Isabel Briggs Myers, Mary H. McCaulley, Manual: A Guide to the Development and Use of the Myers-Briggs Type Indicator, 2nd, Palo Alto, CA, Consulting Psychologists Press, 1985.
  • La natura dell’uomo, in Opere di Ippocrate, a cura di M. Vegetti, pag. 439, Torino, Utet, 1976.

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Articolo a cura di: Cristina Turconi Executive & Business Coach ICF | Formatrice Aziendale | Facilitatrice Lavoro di Gruppo | Master Trainer in HPM™ Human Potential Modeling | Consulente e Innovation Manager MISE 

La COLLABORAZIONE ti chiede di “lavorare insieme” all’altro la CO-CREAZIONE di “attingere ai tuoi punti di forza e aggiungerli ai punti di forza dell’altro”. Il processo da seguire è diverso, così come è diverso il risultato che puoi ottenere.

Co-creare non significa soltanto collaborare. E’ un risultato che si ottiene quando ciascun individuo fornisce il proprio apporto a uno sforzo collettivo finalizzato e, nel medesimo  tempo, si apre a un’idea di fiducia più ampia, o più elevata. Qui, la  “paura di perdere qualcosa” è silenziata e ci si muove nel proprio “fare” con la convinzione più profonda di portare alla luce, un risultato che ancora nessuno ha concepito.

Collaborare all’interno di un gruppo di lavoro può essere molto faticoso, in quanto ogni membro, nel perseguire un risultato comune, mette in gioco l’esperienza che ha di se stesso, attivando tutta una serie di dinamiche psicologiche collegate ai bisogni più profondi di relazione, appartenenza, sicurezza e d’identità. Ecco allora che si attivano tutta una serie di resistenze che necessitano essere gestite, mediate e facilitate per confluire in un risultato di gruppo che possa considerarsi soddisfacente.

La capacità di co-creare si può tradurre invece, in un mix di maturità, competenza professionale, coraggio (cor agere = agire col cuore) e rispetto dell’altro, che scaturisce da una personalità in sintonia con quella forza vitale interiore, che tende alla realizzazione e all’evoluzione dell’essere umano. Agire questa competenza significa non accontentarsi di un compromesso, ma di perseguire solo e soltanto la gratificazione del co-creare, sapendo che ci si potrà fermare solo e soltanto quando ciascuno sente che il risultato è perfetto. La sensazione qui è quella di fluire. Il singolo non tenta di imporre le proprie opinioni, ma si unisce agli altri portando in dono le proprie idee, conoscenze e competenze che si combinano quasi magicamente, grazie all’attenzione a quella parte più nobile, autentica e gioiosa di chi siamo davvero. L’orientamento al creare insieme, trascende le singole identità.

In questo particolare momento dove i problemi economici, sociali e ambientali sono diventati ancora più sentiti, è richiesto a ciascuno di noi di essere protagonista e responsabile in prima persona della creazione di un nuovo futuro lavorativo al’interno delle nostre aziende. I gruppi di lavoro possono quindi trasformarsi in un luogo ricco di opportunità per relazionarsi in modo più autentico e una palestra per apprendere e sperimentare nuovi modi di creare risultati eccellenti insieme.

Cristina Turconi
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Hai una sola vita da vivere:
sarebbe meglio che fosse la vita che tu ami.

Deborah Brown

Ciao Sono Cristina Turconi e ti do il benvenuto nelle pagine del mio Blog. 

Quello che mi piacerebbe realizzare con questo Blog è un luogo dove condividere contenuti che possano ispirarti ed aiutarti ad evolvere e migliorare, facilitarti a tradurre i tuoi desideri in passi praticabili e azioni che ti arricchiscano e ti avvicinino al persona e al professionista che desideri essere.

Credo fermamente che non tutto sia nelle mani del destino o attribuibile agli eventi, che lavorare su di sé sia possibile come lavorare su un Team o un’intera organizzazione sia possibile.

Il nostro scopo principale è quello di perseguire quel percorso di auto-realizzazione che ci permetta di coltivare la nostra unicità e di esprimere il nostro massimo potenziale per vivere una vita personale e professionale più ricca di soddisfazione e passione.

“Dentro ognuno di noi fin dalla più tenera età, c’è una ghianda, un seme, un daimon, ovvero la possibilità di diventare una quercia un giorno.” 

–  J. Hillman – 

Ognuno di noi ha potenzialità e talenti straordinari. Possiamo scegliere di portarli alla luce svilupparli e indirizzarli nella costruzione attiva del nostro progetto di vita e del nostro percorso evolutivo.

Cristina Turconi
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https://youtu.be/jFibrQgRdtI

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Team leadership e comunicazione operativa.

Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team


Esistono molte forme di leadership. Questo lavoro di ricerca vuole esaminare anche i gruppi come “sistemi di energie”.

Le energie nutrono e gli esseri umani hanno bisogno di comunicare tanto quanto hanno bisogno di aria, di proteine, di carboidrati, grassi e vitamine. Un buon leader è quindi anche un grande motore di energie. Usa la comunicazione consapevole del fatto che essa può essere nutrimento o invece tossina. Un buon leader ama il suo team e vuole il suo bene; in caso contrario, si tratta solo di un manovratore e di un burattinaio.

Vi sono metodi diversi per classificare i tipi di leader. Alcuni vedono il leader come un condottiero operativo immischiato nella battaglia e sporco di fango tanto quanto i suoi compagni di battaglie, altri come un visionario mistico, distaccato, etereo, superiore alle banalità quotidiane.
Un’alternativa è osservare un leader come generatore di energie, un direttore d’orchestra che sa canalizzare le energie e competenze di ogni musicista entro un brano in cui possono entrare decine o centinaia di strumenti per comporre qualche cosa di meraviglioso.

Ogni volta che due o più persone si uniscono per fare qualche cosa di speciale, nasce una nuova forma di energia. Le energie di più persone che credono in qualcosa non solo si sommano ma si moltiplicano. Le intelligenze altrui diventano le nostre risorse. Le energie degli altri sono lo stimolo che ci permette di superare i nostri limiti.
In un’esplosione di forze, prende vita un’entità, da una diade sino a un firmamento di persone che si influenzano a vicenda, producendo quello che in una letteratura esoterica viene chiamata un’“egregora” positiva, un’entità mentale generata dal pensiero e dallo stato mentale del gruppo, che opera quasi a sé stante, dona energia a ogni partecipante ed è in grado di influenzare lo stato di ogni singolo appartenente al gruppo stesso.

Quando entriamo in un insieme, in un ambiente, in una riunione, in un’azienda, possiamo quasi percepire il “clima” che si respira, o come in alcune canzoni viene descritta, la “vibrazione”, vibrazioni positive o vibrazioni negative. Sentiamo letteralmente la presenza di energie o l’assenza di energie, in modo così forte e tangibile che la scienza deve ancora capire di che cosa si tratti veramente.

In altri insiemi notiamo la dominanza di “egregore” negative, stati mentali e comunicativi che drenano energie, leader tossici, e persone che inquinano il gruppo.
La leadership e la formazione, in senso forte, hanno a che fare con la creazione di gruppi in cui le persone hanno voglia di riversare le loro migliori energie venendone a loro volta ricaricate. Chi ne fa parte sente di essere entro qualche cosa di speciale, sente il proprio contributo, come il dipingere anche solo un tratto di un nuovo, fantastico, quadro a più mani.
Per farlo, occorre saper portare le persone a nuovi livelli di coscienza, e anche i leader devono saper fare di se stessi un grande laboratorio di crescita personale, per poter ispirare le coscienze e invitarle a elevarsi.

La qualità della comunicazione, intesa proprio come “tipo” di comunicazione che circola in gruppo, determina l’egregora dominante.
Quando in un gruppo predominano comunicazioni apatiche, negative, distruttive, e “leader tossici”, questo gruppo sarà presto appestato da energie emotive negative. Dove circolano messaggi chiari, circola rispetto, i messaggi sono portatori di valori, le persone si sanno ascoltare e valorizzare, allora questo gruppo viene permeato da energie emotive positive e ricarica ogni membro che vi appartiene.

La comunicazione operativa vuole fare risplendere questo firmamento nel suo pieno potenziale, alimentarlo di energie, proiettare nella sua danza, e non permettere che, come accade a tante stelle, imploda, si spenga, o si inquini. È questione di credere o meno nel potenziale umano e nel fatto di volere a tutti i costi vederlo innalzarsi nel suo splendore possibile (Trevisani 2008).

Che si tratti di gruppi di manager, di atleti, di vigili del fuoco e soccorritori, di una squadra di calcio o di pallavolo, di un’équipe marziale, di un gruppo di artisti, poco importa. Ciò che rende speciale un gruppo sono i valori che esso persegue. E come questi si trasformano in atti comunicativi di qualità.
Tali valori devono guidare i gruppi a fare cose che altri non possono nemmeno pensare.

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Team leadership e comunicazione operativa.

Leadership come forma di allineamento di obiettivi e libertà di azione

© Testo estratto dal libro Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore

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Nel­l’era digitale e delle relazioni onnipresenti, la leadership comprende l’abilità di far convergere messaggi attraverso più canali per raggiungere un “end-state” o punto di arrivo prefissato.

Questo vale per la leadership tra umani ma anche per ogni forma di leadership attuale e futura, inclusa quella del dominio del pensiero e dei valori sulle macchine, o la cooperazione con unità dotate di Intelligenza Artificiale, una nuova sfida della comunicazione.

Domanda. Perché crede che dovremmo temere l’intelligenza artificiale? È inevitabile che gli esseri umani creino dei robot in grado di uccidere?

Risposta. I computer supereranno gli esseri umani grazie al­l’intelligenza artificiale nei prossimi cento anni. Quando ciò avverrà, dovremo essere certi che gli obiettivi dei computer coincidano con i nostri (Hawking 2016).

Questa riflessione, non poi così fantascientifica, ci porta a ragionare su un concetto di base che domina ogni forma di analisi della leadership e della comunicazione nei gruppi:

Principio 1 – L’“allineamento sugli obiettivi” come fonte di energie del gruppo

Le performance di un team leader dipendono dal sapersi porre le domande corrette e dal saperle porre ai collaboratori e colleghi.

  • Vogliamo la stessa cosa? Riusciamo a “sentire” che cosa gli altri vogliono?

  • Quali diverse motivazioni ci spingono? Sono compatibili o possono diventarlo?

  • Come facciamo concretamente a essere certi di volere arrivare allo stesso risultato?

  • Le parole che usiamo hanno per tutti lo stesso identifico significato?

  • Quando diamo troppo per scontato che sia così?

  • Da che segnali puoi accorgerti che è in corso qualche fraintendimento o si stanno aprendo linee di divergenza sugli obiettivi?

  • Porti energie al gruppo di cui fai parte? Ci provi? Come lo fai?

Una buona comunicazione è uno dei fattori più critici per una Lead­ership che funzioni.

Tra i gruppi più importanti cui ispirarsi, vi sono le forze speciali e i team speciali. Questi comprendono persone e strutture che agiscono su compiti non convenzionali e in missioni ad alto grado di rischio operativo e personale, con sfide e pericoli concreti, per come operano e per quello che sono chiamati a perseguire.

In questi team, l’utilizzo di tecnologie di “realtà aumentata”, “sistemi esperti” e intelligenza artificiale è già una realtà.

Nel lavorare con questi team ho potuto constatare che un grande rischio strisciante nei gruppi e nella leadership è l’incomunicabilità, la difficoltà a trasferire messaggi chiari sul piano operativo per cui le risorse non riescono a interagire davvero bene e si creano colli di bottiglia o blocchi nella comunicazione.

La formazione “forte” opposta a una formazione debole e puramente amministrativa punta ad andare a caccia delle incomunicabilità, stanarle, forzarle a emergerle, per poi lavorarvi sopra.

Se servono esercizi difficili, poco importa.

Un pugile non disdegna sudare e sporcarsi, e lo stesso riguarda il manager che vuole davvero fare sul serio sulla propria formazione.

In questo caso, sarà il formatore a valutare la performance del manager, e non viceversa con le “pagelline di customer satisfaction di fine corso”, l’assurdità in cui gli studenti valutano i Maestri, la penosa e dolorosa realtà di una formazione mercificata e trattata come prodotto da banco.

L’allineamento sugli obiettivi riguarda la certezza che i leader, i team leader, i membri dei team e i supporti tecnologici e persino di intelligenza artificiale puntino tutti allo stesso “end-state” o punto di arrivo.

E se così non fosse, le persone che non ci credono, che non danno il contributo devono e possono essere cambiate.

Ne va, oramai, della sopravvivenza delle nostre aziende e della nostra stessa cultura umanistica.

Quando un gruppo funziona?

  • In un gruppo che funziona, le persone si sentono in grado di esprimersi lì, nel gruppo, e sanno di poterlo fare senza castrazioni inutili. Sanno allo stesso tempo distinguere un contributo al gruppo da un bisogno autoreferenziale di esprimersi. Sanno quando canalizzare sia la prima sia la seconda esigenza. Non confondono la missione del gruppo con altro.
  • Allo stesso tempo, in un gruppo che funziona ci sono poche regole chiare che fanno la differenza tra lo stare nel gruppo passivamente o esserne parte veramente vivendo appieno i suoi valori.
  • In un gruppo che funziona, il livello di coscienza è allineato a una visione forte di che cosa si voglia ottenere e sia i leader che i partecipanti hanno ben chiaro che cosa vogliono.
  • In un gruppo che funziona, la vicinanza tra i membri è morale e per quanto spazio li separi, saranno uniti. La loro modalità di operare li rende speciali.
  • Un gruppo che funziona si dota di modalità comunicative altamente efficienti sia quando si tratta di trasmettere pura informazione (dati) che quando si vuole trasmettere un messaggio a maggiore pregnanza emozionale (comunicazione emotiva). Entrambe vengono svolte con abilità specifiche diverse.

La leadership operativa si occupa di come fare funzionare questi gruppi nelle loro Comunicazioni Operative, quelle che essi attivano istante dopo istante, per coordinare attività, ruoli, compiti, scadenze, chi fa che cosa, quando, come, con chi, in che modo.

La libertà di azione è un valore sacro solo quando i membri del­l’orchestra vogliono dare il massimo nel brano che si deve suonare, e non diventarne puri solisti autonomi che operano per se stessi e non sentono l’esistenza di un risultato complessivo.

Chi intende intonare un brano che non contribuisce, o persino distrugge la performance del­l’intera orchestra, farà meglio a starne fuori.

© Testo estratto dal libro Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore

Team Leadership e Comunicazione OperativaEsce nelle librerie italiane “Team Leadership e Comunicazione Operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team“, 11° libro scritto da Daniele Trevisani per la casa editrice Franco Angeli.

  • Alcune domande che ogni gruppo dovrebbe porsi, sia esso una famiglia o un’azienda:
  • Perché siamo qui, noi assieme?
  • Perché ora?
  • Che cosa vogliamo fare?
  • Che cosa ci unisce?
  • Che cosa ci può dividere?
  • A che cosa vogliamo contribuire?
  • Come?

Il tema fondamentale: Come possono comunicare meglio i gruppi al loro interno? Come guidarli verso i loro scopi in modo consapevole ed efficace?

Il vero collante di ogni gruppo è lo scopo, persone che perseguono lo stesso scopo sono unite al di là del tempo, dello spazio, delle ere in cui sono vissuti.

Daniele Trevisani

La leadership è la capacità di condurre e ispirare persone, team e organizzazioni verso uno scopo.

Anche condurre la propria vita verso qualche cosa di grande, di nobile, di sano, è una forma di guida, una guida spirituale, valoriale, profonda.

Se persone che condividono uno scopo comune hanno la fortuna di vivere nella stessa era, potranno fare grandi cose, e dare potenti contributi, a se stessi e agli altri. Ma per farlo le persone devono potersi incontrare, devono potersi conoscere, devono potersi ri-conoscere. Devono unirsi.

I gruppi sono modalità fantastiche per fare alchimia tra le energie di più persone. Un gruppo di studio e ricerca può creare cose che un singolo, per quanto dotato, non raggiungerà mai. Un gruppo può arrivare là dove nessun singolo mai possa pensare, per quanto intelligente e preparato sia.

Un’orchestra può comporre brani di una ricchezza che il singolo suonatore non può eseguire. In ogni forza speciale e gruppo di élite, esistono ruoli diversi, per esempio avvistamento, protezione, incursori, ciascuno con le proprie peculiarità ma con un obiettivo di missione assolutamente condiviso.

Lo scopo è ciò che distingue un assembramento casuale di persone da un vero gruppo unito, per quanto distanti fisicamente siano i loro membri. La divisione dei ruoli è ciò che rende possibile la sinergia. La comunicazione è il flusso che rende possibile lo scambio d’informazione e di energie umane che alimenta tutto que­st’apparato.

La comunicazione operativa è l’attività di scambio di messaggi necessari a produrre un effetto desiderato. Guida le persone attraverso i passi necessari.

La comunicazione è come il flusso sanguigno che porta nutrimento a ogni cellula, le alimenta di informazioni ed energie, ne porta via tossine e scorie. Come tale, la comunicazione, nei messaggi che porta e nel come li porta, deve essere nutriente e dis-inquinante, e non tossica e velenosa. Deve essere energetica e motivante, e non demotivante, e questo va tenuto in grande considerazione.

L’anima di un team e la comunicazione che utilizzano sono inscindibili. L’una senza l’altra non sono in sostanza possibili. Leader veri che non comunicano non esistono. Una comunicazione vuota, che non punti a un esito comunicativo positivo o non si ponga il problema di quale risultato darà, è praticamente solo rumore di fondo. Diventa inutile. Persino pericolosa.

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Copyright da “Team Leadership e Comunicazione Operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team“, di Daniele Trevisani,  Franco Angeli Editore, Milano.

 

vendita e stress - formazione per i team di vendita

© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.- Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Strategic Selling. Psicologia e Comunicazione per la vendita”, Franco Angeli editore, Milano, 2011

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 Team di vendita ad alte prestazioni

Spesso pensiamo ad un singolo eroe aziendale che possa risolvere tutti i problemi da solo. Niente di più sbagliato.

Se, come dice il nome, le vendite e negoziazioni che affrontiamo sono davvero “complesse”, quindi complicate, non possiamo sperare che una singola persona sposti la montagna e compia un lavoro immane da sola.

Dobbiamo tenere conto del fatto che più persone saranno coinvolte in un progetto-cliente. Quando il cliente è una multinazionale e la vendita dipende da più decisori, ma anche se la vendita è destinata ad una media impresa familiare in cui intervengono più influenzatori, è bene mettere in campo un team e non sperare che una persona da sola faccia ogni cosa.

Quanto più è alta la posta, tanto più serve la capacità di costruire un “team di vendita” veramente affiatato, che includa tutte le persone che avranno rapporti con quel cliente.

Un Sales Team ad Alte Prestazioni è obiettivo definitivo e primario di ogni azienda proiettata verso un futuro di successo.

Le vendite complesse raramente si conducono in solitudine.

Come minimo, nella presentazione di offerte, possono intervenire progettisti, tecnici, amministrativi, persino consulenti esterni, ed entrare anch’essi in relazione con il sistema-cliente senza rendersi conto di essere – in quel momento – dei tasselli di un mosaico complesso.

Un mosaico tutto centrato attorno alla vendita in corso, in una rete di relazioni che può diventare tanto fragile quanto un castello di carta, tanto difficile da costruire quanto rapida da far cadere con un semplice errore comunicativo, una disattenzione, un gesto sbagliato, una dimenticanza, una scortesia anche involontaria.

Dobbiamo quindi considerare due aspetti fondamentali: (1) per far sì che le persone si comportino come vogliamo serve leadership, una leadership autorevole che faccia rispettare, nel team di vendita, le regole del gioco; (2) non tutto dipende dal leader: i membri del team, come sottolinea Muzzarelli[1] devono fare la loro parte. Non devono aspettarsi che il “capo” sia onnipotente ma attivarsi in prima persona, non essere attendisti passivi, diventare problem solver, giocatori di una squadra. Questo significa anche comprendere bene cosa stiamo facendo, e perché: capire se dobbiamo agire in un modo piuttosto che in un altro, senza che questo sia vissuto come un’imposizione.

Esiste poi un altro aspetto che qualifica le vendite complesse: si svolgono spesso con o contro aziende importanti e multinazionali, veri colossi, con inevitabile aumento nello squilibrio dei rapporti di forza.

[1] Muzzarelli F. (2010), Io e il capo, Il Campo, Bologna, 2010.

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© Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Studio Trevisani Formazione, Consulenza e Coaching.- Testo estratto dal volume di Daniele Trevisani “Strategic Selling. Psicologia e Comunicazione per la vendita”, Franco Angeli editore, Milano, 2011

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