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semiotica del marketing

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La Consulenza SEO è l’attività che permette di collocarsi nelle prime posizioni  sui motori di ricerca, in particolare su Google. La consulenza SEO può essere fatta per la lingua del paese in cui si risiede o invece nelle lingue specifiche dei paesi nei quali si punta ad acquisire visibilità e ordinativi o richieste di contatto. In questo ultimo ambito le competenze di Marketing Internazionale e Marketing Interculturale fanno la vera differenza.

Consulenza SEO per esportare. Le 3 grandi fasi

La consulenza SEO si divide in 3 grandi fasi:

  1. analisi di marketing per l’identificazione delle keywords e Buyer Personas, Search Intent e scopi da raggiungere, depurata da analisi errate che porterebbero a fare interventi non focalizzati, o da mancanza di empatia interculturale
  2. interventi sul sito e su siti diversi, orientati da un lato all’ottimizzazione del codice di pagine esistenti, alla creazione di nuove pagine, e all’ottenimento di link (linkpopularity) che puntino verso le pagine che vogliamo valorizzare
  3. monitoraggio del posizionamento sui motori e interventi correttivi con ottica internazionale

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In qualsiasi fase, è necessaria una grande collaborazione tra consulenti SEO e clienti, affinchè il cliente stesso diventi sempre più protagonista attivo e non solo spettatore passivo di una strategia SEO

Consulenza SEO - le linee guidaLa specializzazione necessaria nelle diverse fasi è molto diversa.

Consulenza SEO per l’Export – fase 1: analisi di marketing, ricerca di marketing, analisi organizzativa, interviste dirigenziali

Per la parte di analisi di marketing per la Consulenza SEO servono soprattutto conoscenze di marketing strategico e di analisi organizzativa. La fase si realizza soprattutto in una serie di incontri e colloqui con il personale e i clienti aziendali, al fine di attivare una Consulenza SEO veramente centrata sulla mission da raggiungere e senza disperdere forze e strategie in azioni sbagliate. In questo Studio Trevisani Consulting ha il suo punto di forza più rilevante, anche grazie alle numerose pubblicazioni che ne testimoniano la competenza. Tra queste citiamo i libri di riferimento del METODO ALM™ (Action Line Management):

Consulenza SEO per l’Export – fase 2: interventi sul sito e su siti diversi dal proprio

In questa fase si punta alla creazione di pagine mirate e all’ottimizzazione SEO-friendly di pagine esistenti. Le competenze sono soprattutto di natura informatica e sono delegabili a specialisti html che conoscano anche la SEO. Questa fase può richiedere anche investimenti orientati a produrre linkpopularity verso le pagine target, acquisendo backlink da siti esterni con strategie mirate. E’ essenziale che i link provengano unicamente da fonti autorevoli e di alta credibilità, nel caso contrario potrebbero persino risultare dannosi. Numerosi tools sono disponibili per individuare i siti potenzialmente candidati.

Consulenza SEO per l’Export – fase 3: monitoraggio delle posizioni e interventi di ottimizzazione ulteriore

In questa parte l’attività principale consiste nel misurare le posizioni ottenute sulle keyword target ed intervenire ulteriormente per aumentare il posizionamento dove si ritenga necessario.

Sono disponibili software appositi e servizi appositi che offrono questa funzione in modo automatico e possono produrre una reportistica giornaliera, o con altra cadenza desiderata.

Le attività in dettaglio

  1. Sviluppo di un piano editoriale per l’export
  2. Copyrighting e scrittura testi per l’export
  3. Creazione di video in lingue straniere per l’export
  4. Sviluppo di una linkpopularity centrata sulle lingue target
  5. Creare una versione ottimizzata per il mobile e far si che il sito sia sempre fruibile anche dai dispositivi mobili e cellulari o smartphone
  6. Indicizzare il sito sui motori di ricerca del paese target e della lingua target
  7. Pensare in modo interculturale: chiedersi come ragiona il cliente target e fare ricerca di mercato interculturale
  8. Esaminare i suggerimenti che offrono i tool automatici, considerando che alcuni di questi sono più utili di altri per certi paesi mentre altri sono più specializzati sulla SEO nazionale
  9. Fare una diagnosi del sito dal punto di vista della usabilità (usability) e dei servizi offerti
  10. Sviluppo di una nuova versione del sito “centrata sul cliente” e sulle sue esigenze al fine della riprogettazione del sito
  11. Strutturare una strategia di e-commerce centrata sulle lingue target e culture target (marketing interculturale SEO)
  12. Verificare la corrispondenza tra struttura attuale del sito e servizi offerti attualmente rispetto ai desideri dei clienti (wish-list del cliente) e tramite l’analisi dei “customer dreams” spiegata nel testo “Psicologia di Marketing e Comunicazione”
  13. Realizzare una strategia di backlink interculturale e internazionale
  14. Revisionare periodicamente la lista di parole chiave sulle quali ci si vuole posizionare, al variare dell’intento di ricerca del cliente
  15. Verificare la presenza e accessibilità delle “call to action” con un esercizio di stile culturalmente adeguato alla cultura del paese target
  16. Preparare pagine ottimizzate per la ricerca vocale su Google e su altri motori di ricerca specifici dell’area linguistica target
  17. Realizzare gli intenti di ricerca andando ad esaminare le ricerche svolte dagli utenti che cercano la categoria di prodotto o servizio che trattiamo
  18. Comprendere gli intenti di ricerca “in-site”, le ricerche svolte all’interno del sito stesso partendo dalla funzione “search” interna al sito web
  19. Verificare i percorsi di navigazione del cliente interni al sito, le pagine di ingresso e le pagine di uscita
  20. Realizzare un benchmarking esaminando i migliori competitor e le loro strategie di servizio offerto online

Nel marketing internazionale SEO dobbiamo essere sempre molto attenti a “come pensa il cliente online” nel paese e lingua di riferimento. E’ anche importante verificare l’andamento dei trend di ricerca tramite Google Trends e altri tool dedicati, per anticipare la concorrenza invece di doverla solo rincorrere.

Analisi semiotica del marketing internazionale SEO

L’analisi semiotica va a realizzare un esame qualitativo dello stile comunicativo del sito come esso viene percepito nella cultura target. Può accadere infatti che un sito sia molto gradevole nella cultura nel quale viene realizzato, e sgradevole o persino offensivo nella percezione della cultura target. Il look & feel di sito web è uno dei fattori chiave che dobbiamo considerare nell’analisi semiotica del marketing internazionale SEO.

Le parole chiave di questo articolo sull’attività SEO per l’export sono:

  • analisi degli interessi del cliente online
  • analisi dei servizi offerti e contenuti offerti
  • analisi dei trend di google trends
  • analisi dell’usabilità del sito
  • benchmarking SEO
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Psicologia strategica e marketing. Capire i significati del consumo e le costellazioni di acquisto, per fare Strategic Selling e centrare le strategie di marketing e vendita

Copyright. Articolo tratto dal testo: Strategic selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse. Milano, Franco Angeli editore.

Chi si occupa di comunicazione da tempo e per lavoro, sa bene che le persone non acquistano solo oggetti, ma “comprano” idee, concetti, immagini mentali, simbologie da esibire. Comprano per far contento qualcuno in azienda, o per conquistare un credito relazionale.

A volte comprano quello che non gli serve. A volte non comprano ciò che gli servirebbe davvero. Ma dietro ad ogni scelta, per quanto primitiva e irrazionale, si nasconde una logica, che una mente da analista può scoprire.

La Consumer Research (scienza del comportamento di consumo), in alcuni dei suoi esponenti di punta, primo di tutti il Semiologo David Mick, ha analizzato le connessioni tra i significati che attribuiamo ai prodotti e le nostre scelte di acquisto[1]. L’esito fondamentale di una grande mole di ricerche, che non possiamo altro che accennare, è il valore di “auto-regalo” che i prodotti assumono (self-gifting), una “carezza psicologica” che le persone si fanno concedendosi un certo prodotto, o un certo marchio, e il valore di “simbolico” che connette larga parte degli acquisti: l’acquisto come dimostrazione di potere, o di status, di differenziazione da… o di appartenenza ad un gruppo.

La Psicologia Semiotica del Marketing si occupa di comprendere le connessioni tra “segni” esterni (es. un marchio), significati esistenziali (cosa significa per me quel marchio o simbolo), e comportamenti di acquisto.

È attenta quindi ai simbolismi che le persone associano a un prodotto o un comportamento di acquisto, quali sono i segni e segnali ai quali un cliente presta attenzione, e che valore hanno per lui.

Senza l’analisi semiotica non potremmo mai afferrare, ad esempio, il legame ancestrale che lega moto e motociclista (la moto come mezzo di libertà), e lo vedremmo solo come mezzo di trasporto. Se entriamo nell’analisi di uno specifico marchio – perderemmo di vista il significato di ribellione, potenza e voglia di trasgressione (e tanti altri simbolismi) che un motociclista appassionato associa alla sua Harley Davidson.

Altri studi analizzano il valore dimostrativo o esibitivo che hanno i comportamenti specifici di acquisto, come il recarsi in un casinò a giocare o il gioco d’azzardo, i tanti “perché nascosti, dimostrativi e auto-dimostrativi” che conducono una persona a farlo[2]. Questi studi esaminano soprattutto i bisogni profondi cui risponde questo atto, nonostante si tratti di un comportamento che esce di ogni logica apparente.

Sempre in campo semiotico, si producono analisi interessantissime, quali quelle sulle “costellazioni di consumo”: i “raggruppamenti” nei quali troviamo mescolati marchi, prodotti, tipologie di persone e strati sociali. Uno studio di Chaplin e Lowrey[3] dimostra che i bambini e ragazzi sono in grado di distinguere con precisione queste “costellazioni”, e compiono scelte di acquisto correlate, hanno “fiuto” per il mondo sociale che li circonda, come emerge da questa intervista fatta dai ricercatori:

 

Il mio vicino di casa, . . . è così “Crunchie” . . .hai presente… vegetariano, ambientalista, superintelligente… ma così svaccato.. si mette le Birkenstocks, guida una Prius, mangia solo cibi organici… ci scommetto che lava i panni con il detersivo Seventh Generation. . . l’”Accarezza Alberi”… non so se mi spiego… “ [ride].

(ragazza 12enne intervistata nello studio di Chaplin e Lowrey, 2010)

 

Una costellazione di consumo è definita come un gruppo di “prodotti complementari, specifici marchi, e/o attività di consumo utilizzate per costruire, dare significato o assumere uno specifico ruolo sociale” (Englis & Solomon)[4].

Per fare un esempio nazionale, sulla riviera romagnola – in una ben precisa località – si distinguono, entro una tribù sociale comune, i ragazzi o adulti che frequentano il Papeete (stabilimento balneare dei vip), portano i sandali infradito di Armani o Prada, hanno costantemente occhiali da sole in testa anche se piove, bevono cocktail rigorosamente esotici come il Mohito (guai bere un normale The… in quanto farebbe uscire da quella costellazione di persone!).

Questa costellazione non mangia a tavola alle 19,30 in pensione o albergo in mezzo ai comuni mortali, come fanno le famiglie normali, ma verso quell’ora consuma un ape (che sta per aperitivo o aperi-cena), stuzzicando olive e salatini accompagnati da spumanti o cocktail.

Alla notte la costellazione frequenta una specifica discoteca “di tendenza”, dove i buttafuori son addestrati (è un dato reale, avendoli intervistati di persona) a selezionare e scremare chi far entrare o tenere fuori in base al grado di “firme” e look delle persone in coda all’ingresso.

Parcheggiare davanti a quella discoteca con una normale auto da famiglia e magari un portapacchi da valigie montato, sarebbe una sorta di insulto, e i buttafuori non li lascerebbero nemmeno entrare.

A duecento-trecento metri da questa “costellazione”, nella località balneare più vicina, abbiamo il contrario. L’esatto contrario: una tribù di famiglie che si armano di secchielli e retini da spiaggia, pescano granchi, hanno sandali di cuoio o di plastica “non firmati”, bevono the o succhi, giocano a bocce in spiaggia, si alzano quando il popolo dei vip va a dormire e la sera fanno una passeggiata sul viale con i bambini, acquistano al mercato e fanno la spesa al supermercato locale.

Verso la mezzanotte (prima sarebbe disdicevole, segno di essere poco “in”), la costellazione dei vip o “pseudo-vip e aspiranti tali” esce per la serata, mentre la costellazione delle famiglie va a dormire e chiude la giornata familiare.

Due mondi vicini fisicamente, ma completamente di fatto separati dal punto di vista esistenziale, del tipo di vita, e dei comportamenti di consumo.

[1] Gli studi fondamentali che aprono questo dibattito sono: Mick, D. (1991), Giving gifts to ourselves: A greimassian analysis leading to testable propositions. Marketing and semiotics. Selected papers from the Copenhagen Symposium. Copenhagen, Handelshojskolens Forlag.

Mick, D.G. & DeMoss, M. (1990), To Me from Me. A descriptive phenomenology of self-gifts, in Advances in Consumer Research, 17, 677-682.

Mick, D.G. (1986), Consumer research and semiotics: exploring the morphology of signs, symbols, and significante, in Journal of Consumer Research, 12, 196-213.

Mick, D.G. (1989), The semiotic motive in consumer behavior: recent insight from North American research, Paper presented at the 14th Annual Colloquioum of the International Association for Research in Economic Psychology, Sept. 24-27, Poland.

[2] Humphreys, A. (2010), Semiotic Structure and the Legitimation of Consumption Practices: The Case of Casino Gambling, in Journal of Consumer Research, October 2010.

[3] Chaplin, L.N & Lowrey, T.M (2010), The Development of Consumer-Based Consumption Constellations in Children, in Journal of Consumer Research, Vol. 36, February 2010

[4] Englis, B. G. & Michael R. Solomon (1995), To Be and Not to Be: Lifestyle Imagery, Reference Groups, and the Clustering of America, in Journal of Advertising, 24 (Spring), 13–28.

Englis, B. G. & Michael R. Solomon (1996), Using Consumption Constellations to Develop Integrated Communications Strategies, in Journal of Business Research, 37 (3), 183–91.

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Copyright. Articolo tratto dal testo: Strategic selling. Psicologia e comunicazione per la vendita consulenziale e le negoziazioni complesse. Milano, Franco Angeli editore.