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Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Emozioni alfa ed emozioni beta

Le performance possono essere aumentate:

  • Lavorando sulle emozioni alfa, emozioni per il risultato, attivazioni positive che accompagnano obiettivi da raggiungere. Lavoro sulle emozioni interne o profonde, emozioni finalistiche legate al fine
  • Lavorando sulle emozioni beta, emozioni dell’azione, la percezione positiva delle azioni in sè, ristrutturando il vissuto percettivo delle fasi di preparazione, di training, di azione stessa da compiere durante le performance. Questo lavoro prevede l’uso di tecniche atte a far apprezzare le finestre di sensazioni (sensation windows) che un’attività può offrire.

Ogni risultato prevede necessariamente impegno ed azioni da intraprendere e non si può mai prescindere dal piano sentimentale o affettivo di come viviamo un obiettivo. Vi sono stati emotivi che precedono addirittura l’azione stessa, le emozioni legate alle decisioni da prendere e alle priorità da dare, la preparazione mentale all’azione.

Ovviamente, le decisioni migliori vengono prese in condizione di rilassamento e contatto interiore con sé stessi, con le proprie aspirazioni. Le decisioni prese quando prevale l’emotività negativa annebbiano la visione degli obiettivi.

Ascoltare l’istinto e le emozioni, riuscire a canalizzarle e alimentarle, sono competenze su cui lavorare.

Dieci competenze emotive

Se sul piano personale siamo liberi di ascoltare o meno le emozioni, nelle decisioni professionali siamo costretti ad amplificare le nostre capacità. Le principali competenze emozionali su cui focalizzarsi sono:

  • Auto empatia emotiva: riconoscere le emozioni che si provano personalmente,.
  • Empatia emotiva: riconoscere le emozioni che prova l’altro.
  • Emotional shielding: fare scudo alle emozioni negative, agli inondamenti emotivi negativi.
  • Riconoscere i sequestri emotivi: capire quando un’emozione assorbe completamente il vissuto e se questo sia bene o male.
  • Riconoscere gli acquari emotivi: i climi emotivi che si creano nelle situazioni interpersonali e di gruppo.
  • Metabolizzazione emotiva: aiutare se stessi e gli altri a metabolizzare le emozioni.
  • Distinguere le emozioni acute e le emozioni croniche (sfondi emotivi).
  • Distinguere gli stati emotivi complessi, riconoscere le emozioni miste (mixed emotions).
  • Saper esprimere le emozioni
  • Saper usare le emozioni come motore della motivazione: saperle canalizzare in positivo.

Ogni progetto è composto di azioni ed obiettivi e per ognuno di essi si possono attivare stati emozionali diversi nei diversi passaggi.

Competenze emotive di dettaglio e super-competenze emotive

Le performance possono essere aumentate tramite azioni di:

  • Emotional detection: riconoscimento, denominazione e mappatura degli stati emotivi.
  • Scudo emotivo: arrestare fasi di picco negativo distruttive.
  • Metabolismo emotivo: schermarsi e schermare il soggetto da emozioni negative incontrollabili, ed aiutarle a metabolizzare.
  • Analisi emotiva di picco ed analisi di sfondo emotivo.
  • Mixed emotions analysis: esame degli stati emotivi misti.
  • Emotional expression: possibilità di esprimere le emozioni e sentirsi accettati.
  • Emotional management: capacità di gestire e dirigere gli stati emotivi.

Il raggiungimento di questi molteplici livelli di abilità produce una super-competenza emotiva. La performance ottimale viene raggiunta quando sia il mezzo che il fine sono vissuti di volontà, e non vengono subiti come pressioni esterne indesiderate o come mali necessari.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Approfondimento verso obiettivi ed emozioni

Tra le caratteristiche dell’intelligenza emotiva si trovano:

  • la capacità di motivare se stessi, anche in situazioni avverse.
  • la resilienza psicologica, continuare a pensare un obiettivo nonostante le frustrazioni.
  • saper identificare e controllare umore e propri stati d’animo, evitando la sopraffazione di emozioni negative.
  • la capacità di essere empatici, capire gl istati d’animo altrui.
  • auto empatia: capire i propri stati emotivi fino in fondo.
  • speranza: la capacità di mantenere fiducia e di sperare.

Nello specifico delle performance si possono attivare ulteriori capacità:

  • Coltivare emozioni positive e scoprire il lato positivo delle performance, viste come occasioni di crescita.
  • scoprire il lato positivo nella preparazione e lavoro allenante.
  • attivare energie primordiali della lotta e dirottarle contro un nemico: target attivazionale, qualcosa contro cui lotta una performance.

Nelle attività di gruppo, che siano sportive o lavorative, è fondamentale incanalare le emozioni dirigendole verso il raggiungimento di un obiettivo. Occorre stimolare il gruppo a sviluppare nuove energie partendo dalle emozioni positive verso il risultato, e dalle emozioni positive contro il male.

Le performance ad alta intensità positiva sono vissute con maggiore attivazione rispetto a performance sterili e anestetizzate sul piano emotivo, e solo in queste possiamo vivere a pieno e dare il meglio.

Verso lo stato di flusso

Le performance comprendono mezzi e fini:

  • I fini riguardano gli obiettivi.
  • I mezzi riguardano gli strumenti e i modi che vengono utilizzati per raggiungere l’obiettivo.

Ciascun progetto ha quindi due componenti:

  • L’emozione per il risultato atteso che denominiamo “emozioni finalistiche” (emozioni alfa).
  • L’emozione che accompagna l’azione, le operazioni che denominiamo “emozioni di superficie” (emozioni beta).

Le emozioni di superficie hanno una posizione più marginale ed esterna, rispetto al vissuto. Queste emozioni sono visibili, e riguardano il comportamento, l’azione.

Immaginiamo un corridore impegnato nella preparazione per una gara che passo dopo passo di gode il momento prima della competizione: si trova immerso totalmente nell’esperienza. La gara è vista come un obiettivo positivo, un momento di auto-gratificazione, non come un obbligo od una pressione.

Allo stesso modo immaginiamo un altro corridore, che odia allenarsi e vorrebbe solamente vincere. Ogni passo aumenterà in lui il senso di sofferenza, il fastidio per la fatica fino alla perdita di senso in quello che si sta facendo. Per non parlare della preparazione di una gara obbligata, che riguarderebbe un fronte emotivo completamente negativo.

Esistono condizioni intermedie: emozioni beta accese, il che significa che esiste un vissuto dell’azione positivo ma assenza di emozioni alfa, scarsa rilevanza emotiva per il risultato finale. Dall’altra parte, invece, troviamo emozioni alfa accese, ovvero forte valenza emotiva del risultato, ed emozioni beta spente.

Se le fasi delle nostre azioni sono accompagnate da emozioni positive avremmo una performance che viaggia in stato di flusso. Se invece siamo seccati per ogni operazione, tutto risulterà estremamente pesante e gravoso.

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Operazioni centrate sugli effetti

La disciplina delle EBO (Effects Based Operations) mette in rilievo l’analisi degli effetti da produrre, individuando tutti gli eventi che li possono generare e le conseguenze di questi, che si possono generare da una singola azione.

Le EBO individuano quindi dei punti di arrivo (end-states): sono esattamente le condizioni che vogliamo una volta che le operazioni saranno finite. Nonostante la letteratura sulle EBO stia crescendo notevolmente negli ultimi anni, ci si sofferma ancora molto poco su quella che è l’analisi della psicologia su come si vive un obiettivo.

Il vissuto dell’obiettivo e il vissuto dell’azione sono temi fondamentali: quello che dovremmo analizzare sarà necessariamente la psicologia delle emozioni.

Se vogliamo approcciare il mondo emotivo, esistono necessariamente due aree di analisi:

  • Le emozioni viscerali che sento verso un certo effetto o end-state: “lo sento alla mia portata?” “Voglio davvero vedere quel risultato finale raggiunto ?”. Sono solo esempi di quelle che vengono denominate emozioni Alfa.
  • Le emozioni che provo per le azioni necessarie (operations): le attività quotidiane, i singoli step di un lungo percorso. Mi annoiano le operazioni intermedie ma mi prova piacere il risultato finale? Le varie emozioni che rientrano qui dentro le chiameremo emozioni Beta.

Il senso delle emozioni alfa , quelle verso lo scopo finale, consiste nella capacità del leader o motivatore nel riuscire a far visualizzare ed apprezzare il risultato finale atteso. Questo potrà generare motivazione autonoma.

Esistono anche casi in cui non sono presenti interessi sul perché di un operazione (emozioni alfa azzerate) ma interessi unicamente il fatto di farla bene, il piacere che si prova durante (emozioni alfa massimizzate).

All’interno del mondo del lavoro per un venditore l’emozione alfa si attiva nel volere fortemente il risultato finale (vendita del prodotto), le emozioni beta si attivano quando il venditore è emotivamente e positivamente coinvolto nella trattativa di vendita. Egli vive le trattative in se come un attività comunicativa e persuasiva interessante, come relazione di aiuto, o sforzo di condivisione.

Entrando in un’ottica più specifica, non possiamo non considerare le emozioni soggettive. Posso avere emozioni alfa plurime verso la meta (più di una motivazione) ed emozioni beta plurime (più di una sensazione positiva legata all’azione).

Quanto più le emozioni sia alfa che beta sono forti e numerose, tanto maggiore sarà l’attivazione verso lo scopo e la performance. Allo stesso modo, quanto più sono assenti o negative le emozioni verso lo scopo o le attività da compiere, tale sarà considerata come un peso o peggio.

Per approfondimenti vedi:

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Sentire le emozioni altrui

Non è da tutti avvicinarsi emotivamente agli altri. Basti pensare quanto è curioso il fatto di come tutti chiedano agli altri di “capirli“, mentre tutti si sforzano di rimanere chiusi nel proprio mondo e non farvi entrare nessuno.

All’interno del “il cervello emotivo“, Joseph LeDoux evidenzia come gli stimoli esterni attivino le emozioni attraverso dei canali di vario tipo, ma soprattutto che le emozioni trovano vie per esprimersi anche se non vogliamo, al di la della nostra parte razionale.

Questo significa che gli stimoli legati allo svolgere performance possono avere valutazioni duplici e arrecare dissonanza. L’esempio più comune è quello del volare con un aereo: nonostante sia, statisticamente parlando, il mezzo di trasporto più sicuro, noi uomini siamo legati alla componente “animale” ed alla “paura di cadere“.

Altre situazioni sono legate alle performance manageriali, come ad esempio parlare in pubblico: razionalmente non dovrebbe porre ansia, tuttavia per molte persone questo risulta molto difficile da compiere. Il cuore sale di battiti e si attiva il meccanismo di attacco-fuga.

Sul fronte positivo, attiviamo emozioni positive spesso verso attività di cui non capiamo bene il senso anche se ci provano piacere: luoghi, persone, paesaggi o attività. Una buona performance necessità quindi anche si nuove abilità psicologiche, nel saperle riconoscerle e nel saperle esprimerle.

Howard Gardner, in Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences, introduce il concetto delle intelligenze multiple, che includono anche l’intelligenza interpersonale (capacità di capire gli altri) e l’intelligenza intra-personale (capacità di capire se stessi). Secondo Gardner, esistono diverse intelligenze attivabili in ciascuno di noi:

  • intelligenza logico matematica: capacità di astrazione, pensiero logico, ragionamento, uso dei numeri.
  • intelligenza linguistica: capacità nell’uso della parola e del linguaggio.
  • intelligenza visivo-spaziale: capacità di valutazione degli spazi e visualizzazione mentale.
  • intelligenza musicale e armonica: sensibilità per il suono, ritmo, toni e musica
  • intelligenza corporea-cinestesica: capacità di controllo del movimento, del corpo, della gestione degli oggetti.
  • intelligenza inter-personale: sensibilità agli stati d’animo, alle relazioni, alle interazioni umane.
  • intelligenza intra-personale: introspezione e auto-riflessione; comprensione dei propri punti di forza e delle debolezze.
  • intelligenza naturalistica: interazione con l’ambiente, classificazione di oggetti e cose.
  • intelligenza esistenziale: dimensione religiosa, culturale, capacità di inserire se stessi e gli eventi in una cornice filosofica.

Inoltre, esistono le intelligenze fluide, o fluid intelligence, che comprendono il modo di ragionare e risolvere i problemi indipendentemente dalla conoscenza prima acquisita. Un progetto di active learning consente di attivare tutte le intelligenze di cui siamo dotati mentre si apprende una specifica materia. Attiva l’intelligenza emotiva, mentre invece l’apprendimento passivo soffoca questa “emotività”.

Se riusciamo ad avvicinare lentamente lo studente allo sfondo emotivo positivo e spostarlo dal fronte negativo dello stress e repulsione verso il sistema scolastico e lo studio, avremo compiuto un opera straordinaria. Ogni tipo di performance ha componenti emotive e va analizzata caso per caso.

Molti blocchi inerenti alle performance sono di tipo psicologico. Dobbiamo imparare a gestire le emozioni ed analizzarle, per poter modificare i nostri meccanismi abituali, dominandoli e facendoli nostri alleati.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Analizzare la strategie e lo sfondo emotivo

Molte persone desiderano fortemente un fisico atletico, snello, forte ed elastico. Tuttavia, hanno uno stile di vita contrario ai loro obiettivi: sono pigri o fisicamente inattivi. Oltre alla scarsa attività fisica, sorge il problema legato all’alimentazione. Non mangiano correttamente, evitano frutta e verdura e non assumono integratori alimentari adeguati.

È come aspettare un intervento divino, che nel giro di pochi minuti trasformi i nostri corpi molli in fisici da atleti professionisti. Non potrà mai accadere una cosa del genere, soprattutto se non si genera una connessione emotiva.

Spesso, la singola persona non è consapevole di come gestire il proprio tempo e non è in grado di capire quanto tempo sta dedicando ad una determinata attività.

Analizzare le strategie ed analizzare lo sfondo emotivo fa parte della stessa problematica: localizzare i fattori che permettono o meno di raggiungere uno scopo.

Tra le aree disciplinari che trattano costantemente il tema della strategia troviamo sicuramente quelle militari. Ed è proprio da qui che andremo ad attingere per arricchire la nostra analisi.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Il mondo del time management

Le emozioni caratterizzano e determinano “a cosa” dedichiamo il nostro tempo migliore e cosa facciamo più volentieri. Allo stesso tempo però, sono coinvolte anche nelle azioni alle quali dedichiamo meno tempo possibile, fino a posticiparle senza data.

La gestione del tempo si basa, oggigiorno, fin troppo su fogli Excel, Word o Powerpoint, dimenticandosi di una componente umana fondamentale: le emozioni. Cosa proviamo a compiere un determinato lavoro invece di un altro ?

Sembrerebbe quasi che siano due campi profondamente separati, ma in realtà lo sfondo emotivo è il “substrato” dei risultati.

Una cultura della consapevolezza deve portare le persone ad essere più consapevoli di quali obiettivi desiderino raggiungere e, di conseguenza, come desiderino realmente utilizzare il proprio tempo.

Nel nostro piccolo, dobbiamo impegnarci ad ascoltarci, e di conseguenza dobbiamo cercare di impegnarci in un nostro interesse in modo da canalizzare le energie positive dove prima vedevamo solamente sofferenza.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Emozioni alfa ed emozioni beta

Le emozioni alfa si identificano con cosa proviamo per il risultato finale che vogliamo raggiungere (o che ci viene assegnato), mentre, invece, le emozioni beta si identificano con il modo di vivere il progetto, la via od il percorso che stiamo seguendo.

Esistono anche altri mix emotivi che si generano nelle situazioni reali.

La tematica del raggiungimento degli obiettivi la riscontriamo ogni giorno (lavoro e scuola, solo per citarne alcuni) e tutto sembra ruotare attorno ad essi. L’errore è perdere di vista chi è che li deve raggiungere e quali energie mentali servano !

L’obiettivo diventa facile o semplice in funzione di dove si posiziona la soglia di efficacia personale. Ognuno di noi può provare ad individuare una serie di obiettivi personali, seguendo i punti elencati qui sotto:

  • Obiettivi di tipo A1: qualcosa che reputo di poter fare tranquillamente, senza pressioni, non è neppure una sfida per me.
  • Obiettivi di tipo A2: qualcosa che sento di poter fare, ma per raggiungere tale obiettivo mi servirà concentrazione e attenzione.
  • Obiettivi di tipo B1: qualcosa “quasi alla mia portata”, ciò che riuscirei a fare bene ma solamente in parte. Per essere completamente soddisfatto mi servirebbe ancora qualche nozione.
  • Obiettivi di tipo B2: qualcosa che rischia con alta probabilità di fallire.
  • Obiettivi di tipo C: qualcosa che ora come ora non è fattibile, ma che tramite l’esercizio sento di poter affrontare.
  • Obiettivi di tipo D: qualcosa troppo difficile, impossibile per me (ora e sempre).

Il potere personale è proprio l’asticella con cui misuriamo i nostri obiettivi. Possiamo provare ad aumentare tale potere, alzando l’asticella, oppure possiamo abbassarla.. La decisione che ne deriva, diventerà anche il nostro modo di vivere la vita.

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Nutrimento e disintossicazione comunicazionale

La liberazione dai “veleni mentali” e dai “ladri di energia” è senza ombra di dubbio un dovere per chiunque stia cercando la liberazione di sé stesso. Tali liberazioni possono spaziare: da coloro che non augurano il meglio per te, interi sistemi culturali o i pensieri distorti che ti vivono dentro.

Dall’eliminazione, dobbiamo poi passare ad una sorta di analisi: questi pesi che mi sono tolto, dove posso ritrovarli ? Non dovrò più avere il timore di fronteggiarli, bensì di sapere a cosa vado incontro in ogni singolo istante.

La dieta comunicazionale misura il grado di “nutrimento comunicazionale“: non importa quale sia la fonte (idee buone, pensieri positivi) ciò che conta è il messaggio che entra. Allo stesso modo, in questa dieta, misuriamo anche il tasso di “intossicazione comunicazionale”, ovvero i messaggi tossici che cercano di entrare in noi, dalle fonti più disparate.

Se vogliamo ottenere una vera disintossicazione, dobbiamo necessariamente chiudere i canali di accesso al “mondo tossico” ed aprire i canali puliti. Questa chiusura deve porre una barriera assoluta all’ingresso di ulteriore immondizia mentale e darsi tempo di fare pulizia.

Possiamo usare la metafora del combattimento per meglio spiegare questa situazione: “schivare un colpo” significa in primo luogo rendersi conto di quando e come sia partito. Lo stesso atteggiamento in risposta ad una qualunque offesa corporea, dovremmo averla a livello mentale, per garantire la pulizia tanto ricercata.

La dieta comunicazionale può contenere contenuti seri, ed allo stesso tempo momenti di divertimento utili per staccare con i problemi e rigenerarsi. E come ogni dieta che si rispetti, va applicata sempre, con allenamento e quotidianità.

Esistono svariate modalità per poter liberare la mente, dalle palestre, ai corsi di arti marziali, fino ad arrivare a luoghi in cui possiamo trovare una pace interiore ed iniziare il processo di liberazione mentale, come boschi, montagne o laghi.

Ognuno avrà una modalità ed un metodo differente, l’importante è che si faccia pratica con regolarità, e qualora questi metodi non funzionino, dovremmo cambiarli. Cambiare credenze non deve scoraggiarci: qualora non riconosciamo più un modo di vivere come nostro, non esiste cosa più saggia di avvicinarci a qualcosa che ci possa spingere ulteriormente oltre.

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Per approfondimenti vedi:

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La dieta motivazionale

Per migliorare noi stessi, dobbiamo necessariamente provvedere ad un esercizio quotidiano di mente e corpo. Proprio la mente sarà in grado di orientare il nostro destino.

Il percorso di allenamento prevedere tecniche di diverse a seconda dello stadio della vita in cui ci troviamo. Ma sia da bambini, che da adulti o anziani, possiamo sempre imparare qualcosa. Gli stimoli positivi potenziano il corpo, così come potenziano la mente. Così come l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per il benessere del corpo, anche il training mentale è di primaria importanza per il nostro benessere.

Dovremmo quindi intraprendere quello che viene definita come dieta comunicazionale, una pratica utile a tenere la mente libera e pulita da virus mentali, paranoie e preoccupazioni infondate. Dovremmo invece nutrirla con senso di rilassamento, concentrazione e desideri.

Il punto di partenza per essere più autodeterminati è sicuramente la scelta tra cosa tenere vicino a sé e cosa no. Iniziamo a porci delle domande da tutti gli stimoli (positivi e negativi) che ci arrivano dall’esterno. Successivamente, filtriamo tutti i messaggi che riceviamo in ingresso, come fossero del cibo: mi creerà del benessere oppure no ?

Nessun altro al di fuori di noi stessi, può decidere di cosa dobbiamo nutrirci.

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Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Mille vette fino al cielo.. La lotta infinita tra luce e oscurità

Ognuno di noi, quotidianamente, sta combattendo una propria battaglia interiore. In modo inconsapevole al nostro interno si stanno fronteggiando, senza esclusione di colpi, le energie personali (sia fisiche che mentali), da una parte, e le paure dall’altra.

Il fronte delle energie personali è ricco di motivazioni, capacità, voglia di fare, idee positive e generative. Sono tutte quelle caratteristiche necessarie per farci vivere serenamente, riuscendo a godere il vero senso di libertà. L’altro fronte, quello delle paure, è invece caratterizzato da timori, ansie, dolori, idee negative e possibili scenari futuri che ci spaventano. Le paure possono essere reali o illusorie, tuttavia ci porteranno ad annientare il nostro desiderio di piacevolezza e libertà.

Tuttavia, abbiamo le capacità e le possibilità per poter vincere questa battaglia.

Per prima cosa dobbiamo identificare queste idee negative. Una volta smascherate, sono facilmente individuabili e possiamo affrontarle senza problemi.

Così è necessario eliminare ciò che di sbagliato è in noi, è altrettanto vero che dovremmo abituarci a far entrare nella nostra mente nuove idee buone, nuovi modi di vedere le cose. Le fonti di apprendimento su cui possiamo fare affidamento sono molteplici, ad esempio un libro od un viaggio. L’importanza fondamentale risiede nel fatto che siano costruttivi per il nostro benessere.

Maggiore pulizia mentale compiamo, maggiore sarà lo spazio per le energie personali. Caricarci di energie ci permette di essere potenti senza limiti, e di intraprendere ogni tipo di sfida. Queste ultime sono affrontate e scelte in base alla “dimensione” che ogni persona sente di vivere.

Non dobbiamo dimenticare che le paure crescono in noi, e alcune di esse sono motivate e utili. Come ad esempio mettersi alla guida senza fare attenzione alla strada, deve generare in noi una coscienza del pericolo. Allo stesso modo, avere paura a priori di guidare, è debilitante e dobbiamo liberarcene.

Sassi nello zaino

Vivere di pesi inutili quali preoccupazioni immotivate, angosce sbagliate e paure inesistenti, porta con sé quotidianamente dei sassi nello zaino. Dobbiamo impegnarci quotidianamente a togliere questi massi, per poter decidere cosa sarà la nostra vita. È una sfida giornaliera, un esercizio di autonomia mentale, per poter assaporare definitivamente la libertà.

Vedi per approfondimenti il libro Self Power. Psicologia della Motivazione e della Performance

il libro del Mental Coach. Self Power. Psicologia della motivazione e delle performancePer approfondimenti vedi: