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psicologia delle emozioni

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Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Difendersi e difendere gli altri

Ogni ideologia prevede specifici set di credenze (beliefs), di atteggiamenti, e di comportamenti, e agisce su più livelli: credenze, atteggiamenti personali e i comportamenti pratici o proibiti.

Esistono intere ideologie, come il comunismo reale, i capitalismo sfrenati, i fondamentalismi religiosi, i nazismi, e intere organizzazioni e nazioni, che praticano nei fatti una sistematica riduzione del potenziale individuale.

Questi regimi culturali del terrore lavorano per amputare, per chiudere la vita entro recinti sempre più stretti, praticano la morte spirituale degli altri come filosofia e metodo per la propria sopravvivenza, sopprimono il pensiero che diverge.

Che sia chiaro a che punto arrivano i regimi culturali. A questo e ben altro. Sino a uccidere chi non si adegua. Altri regimi si specializzano nell’uccidere il pensiero, impediscono ai giovani di accedere a informazioni su internet o cercano di ridurre l’offerta di alternative informative. Praticano l’oscuramento dell’informazione, tenere le persone nell’ignoranza aiuta a controllarle.

Le culture non sono solo regimi ben visibili, possono prendere forma anche di materialismo strisciante, o di prepotenza e arroganza. Le aziende non ne sono immuni e nemmeno le culture organizzative: le aziende nepotistiche,, dove conta più fare politica interna che produrre idee e valore, portano le persone a smettere di pensare al contributo da dare e a concentrarsi su come fare carriera e avere potere.

Questo e altro ci fanno capire quanto in là si spingono i poteri amputanti delle culture. Per proibire credenze nuove, le culture controllano gli atteggiamenti e il pensiero, tengono monitorati i comportamenti e li sanzionano.

È decisamente eroico compiere un viaggio oltre le barriere che ci vivono dentro e fuori, poichè questo significa anche trovare l’umiltà di mettersi in discussione e non sentirsi arrivati, ma è altrettanto eroico continuare a credere in qualcosa di forte e lottare contro i blocchi esterni.

Le performance possono essere aumentate quando:

  • L’individuo decide di non accettare blocchi interiori, assumerli come irremovibili, e osservarli come variabili lavorative
  • La persona intraprende azioni decise a contrastare tali blocchi
  • L’individuo decide di non accettare i blocchi esterni come fattori insuperabili ma si impegna in attività di studio tattico e strategico su come aggirarli e andare oltre.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Le performance potenziali che una persona può esprimere sono bloccate da due sistemi di filtri o fatekeepers: i filtri interiori e i filtri esterni:

  • I filtri interiori comprendono credenze dannose, abitudini sbagliate, lacune formative e di competenze.
  • I filtri esterni sono più ostili e refrattari, poichè coincidono con intere culture e comportamenti, che poi ritroviamo i npersone specifiche e detentori di potere.

Se una persona ha un buon potenziale come studioso o ricercatore ma non conosce i metodi di studio ottimali (blocchi interiori) possiamo allenarlo, fornirgli competenze per studiare meglio, e le sue prestazioni scolastiche o universitarie aumenteranno.

Ma se un ricercatore eccellente viene bloccato perchè sbatte contro un blocco esterno, esempio il sistema universitario è clientelare, dominano i raccomandati e la politica, le sue performance saranno di fronte a un enorme muro, un cancello altissimo. Il sistema non offre spazi per le sue performance.

In ogni organizzazione può accadere che gli High Potentials (persone di alto potenziale) diventino persino problemi, rischi da eliminare, qualcuno che diventi un potenziale futuro concorrente ai potenti di adesso. Da risorse a pericoli per il sistema.

Da l ia diventare malattie psicosomatiche il passo è breve. Come osserva il biologo molecolare Bruce Lipton

Perchè ci si ammala ?
I segnali elettrici che controllano il nostro sistema nervoso e ogni tipo di funzione organica possono essere inquinati da 3 fattori:
– traumi fisici
– tossine
– stili di pensiero negativi

Soffermiamoci sul terzo fattore: per fare l’esempio di persone che svengono mentre stanno facendo un discorso in pubblico. L’ansia stessa produce gli stati organici di tachicardia, battito accelerato, sudorazione. Uno stato d’ansia può causare anche attacchi di panico.

Questi fattori determinano in larga misura delle possibili malattie e stati di malessere che un essere umano può sperimentare nella vita. Il tipo di guarigione è basato sul fatto di trovare l’interruttore per spegnere gli stili di pensiero negativo, e liberare la mente affinchè stili più produttivi si facciano strada.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Visione di sé e visione sociale

Le idee che non passano il setaccio della visione di sé e della visione sociale assorbita escono dalla nostra vita, i sogni più visionari e sfidanti raramente passano il filtro interiore e lo schema dominante. La persona si spegne.

Le culture spesso diventano sistemi per instillare paure piuttosto che strumenti per liberare dalla paura. Superare una paura ogni giorno sarebbe stupendo. Ma basta anche solo tenersi allenati, ogni giorno, a fare cose che hanno senso e non faremmo se ci lasciassimo andare all’apatia.

Personalmente ho sperimentato un certo periodo nel quale mi dava abbastanza fastidio fare telefonate commerciali o lavorative, e preferivo concentrarmi sulla ricerca. Con un mio micro-progetto personalissimo che ho chiamato “1 call x day“, ho deciso di fare almeno una telefonata al giorno di lavoro per tenere semplicemente allenati i muscoli della “relazione lavorativa commerciale”.

Quando il fine ultimo è buono e positivo, il lavoro fuori dalle comode recinzioni di quello che ci piace fare è positivo e allenante. Lo stesso vale per la decisione di fare ogni giorno qualche attività fisica, o qualche lettura, o altre azioni di sviluppo che non faremmo se ci abbandonassimo al lassimo personale e abbandonassimo qualsiasi tipo di sfida.

I progetti fanno sempre i conti con questa lettura parziale, inconscia, deformata e mutilata, delle nostre possibilità Per questo tante persone vivono vite chiuse, ridotte, amputate, impoverite. I loro contributi agli altri e all’umanità, o alle aziende poer cui lavorano, ne soffrono altrettanto.

Ci troviamo con persone di qualsiasi età che smettono di credere in qualcosa, e muoiono dentro, giorno dopo giorno. Le mosse diventano soprattutto difensive, mai dirette verso la scoperta di nuova luce. I rari risvegli di coscienza vengono bloccati perché dolorosi.

Le performance non valgono solo per quanto producono esteriormente, ma come scusa o occasione preziosa per analizzare come funzioniamo e come migliorarci. I blocchi o i colli di bottiglia che ci limitano, quando scovati, possono essere affrontati, demoliti, o ridotti, Le energie possono essere amplificate.

Il tema, infatti, tocca sia la crescita di ogni individuo che lo sviluppo del pieno potenziale di chi lavora, o degli atleti, dei giovani e di chiunque aspiri a operare sul proprio essere.

Per approfondimenti vedi:

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Conoscerlo, depurarlo dotarsi di strumenti

Nella routine delle persone comuni, un monitor esamina le nostre energie fisiche, le energie mentali, le competenze, le esperienze precedenti. A questo esame delle proprie risorse si aggiunge un filtro culturale, subconscio, che valuta continuamente idee e progetti alla luce degli schemi che ci vivono dentro.

Le idee che passano questi filtri sono decisamente poche. I filtri in questione sono principalmente tre:

  • Coscienza corporea: come sento il mio corpo ora, quanto lo sento potente e forte o invece scarico e demotivato.
  • Autosufficienza psicologica: quanto sento forte la motivazione e la passione e il senso di poterle applicare verso uno scopo.
  • Schema culturale dominante e sfondo memetico: insieme di credenze su ciò che è buono e cattivo, bene o male, mappe mentali che agiscono in background e fanno da sfondo alle decisioni.

Queste tre letture formano una sorta di auto-acquario nel quale noi costantemente nuotiamo. Da questo intreccio di letture si determina una quantità di possibilità pratiche, variabili con estrema soggettività. Alcuni esempi:

  • Parlare in pubblico: coscienza corporea positiva, sono in grado fisicamente. Sfondo memetico positivo, so che è giusto. Ma, autoefficacia psicologica negativa, non ce la faccio (ansia, timore di giudizio).
  • Partecipare a una gara sportiva: coscienza corporea negativa, ho uno stato fisico non ottimale. Sfondo memetico positivo, so che è giusto. Autoefficacia psicologica positiva, posso provarci, al massimo mi ritiro.
  • Guida in stato di ebbrezza: coscienza corporea positiva, sono in grado fisicamente. Sfondo memetico negativo, so che è sbagliato secondo la mia famiglia, ma accettato dai miei amici. Autoefficacia psicologica positiva, sento che so cogliere il senso del limite.

Sono solo esempi, possiamo inserire nel calcolo situazioni in cui i filtri sono tutti positivo, due negativi ed un positivo e cos’ via. Ci aiuterà a capire tanti comportamenti che prima facevamo fatica a comprendere.

La coscienza corporea riguarda la lettura del proprio corpo e delle sue energie: le idee devono fare i conti con la nostra sensazione di poter gestire una sfida innanzitutto sotto il piano fisico, sia esso un viaggio, un lavoro, uno sforzo intellettuale.

Devono poi passare il filtro dell’autoefficacia psicologica la sensazione di essere all’altezza e che il compito non ci sovrasti in termini emotivi o di doti psicologiche necessarie.

Devono inoltre passare il monitor culturale che abbiamo dentro di noi, che dice se qualcosa è giusto o sbagliato. I messaggi che ci hanno cresciuto e plasmato per quello che siamo noi ora, un mix unico per ciascuno di noi, vengono da apprendimento e contatto con tutta una serie di sistemi pedagogici.

Per approfondimenti vedi:

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Diventare consapevoli degli stati personali

La maggior parte delle persone senti di avere dei limiti, ma confonde questi limiti con un senso di impotenza. Esso può degenerare in senso di mancanza di controllo sulla vita, la percezione di non poter dirigere il proprio destino.

Da questo deriva una larga parte delle psicopatologie: la depressione, ad esempio, ha molto a che fare con il senso di inutilità, impotenza di fronte agli eventi. L’ansia è un senso di inferiorità rispetto ad un evento specifico che ci aspetta ma per il quale non ci sentiamo davvero pronti (ansia localizzata) o persino generalizzata alle tante difficoltà del vivere in generale (ansia diffusa).

Migliorarsi è un dovere, ed è sicuramente faticoso. La prima cosa da fare è quella di acquisire maggiore consapevolezza di quali sono le proprie vere condizioni, e scoprire che vi sono molte cose su cui lavorare. Considerarsi arrivati in termini di sviluppo personale significa arrestare una ricerca.

Saper leggere le risorse mentali vere di cui disponiamo

Ogni volta che vogliamo inseguire un sogno, scatta in noi una valutazione sulle risorse mentali di cui disponiamo, sul nostro stato personale. Stiamo parlando di risorse interiori, non monetarie.

Può esistere un forte divario tra le risorse che uno sente di avere (risorse percepite) e le risorse realmente disponibili se sviluppiamo la capacità di accedervi (risorse latenti). Quando le letture non sono coincidenti, possono sorgere problemi: la sottovalutazione delle proprie risorse da una parte, e l’iper-valutazione delle stesse dall’altra. Ne deriva il seguente principio:

Principio di consapevolezza degli stati personali

Le performance possono essere aumentate quando:

  • L’individuo è in grado di conoscere con estrema precisione lo stato delle proprie energie e risorse mentali accessibili e sa quali sono quelle latenti e allenabili.
  • Sulla base dell’analisi, vengono prese coerentemente le decisioni connesse su dove dirigersi per il proprio miglioramento.

Le performance diminuiscono (o vengono messe a rischio) quando:

  • Errori di sottovalutazione del proprio potenziale (self-reduction).
  • Errori di ingigantimento mentale della sfida.
  • Errori di valutazione delle proprie risorse e/o sottovalutazione della sfida.

È importante prendere coscienza sulle proprie risorse, indispensabile per far nascere la voglia di migliorarsi e coltivare il meglio di se stessi, qualsiasi sia il livello di partenza.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Emozioni alfa ed emozioni beta

Le performance possono essere aumentate:

  • Lavorando sulle emozioni alfa, emozioni per il risultato, attivazioni positive che accompagnano obiettivi da raggiungere. Lavoro sulle emozioni interne o profonde, emozioni finalistiche legate al fine
  • Lavorando sulle emozioni beta, emozioni dell’azione, la percezione positiva delle azioni in sè, ristrutturando il vissuto percettivo delle fasi di preparazione, di training, di azione stessa da compiere durante le performance. Questo lavoro prevede l’uso di tecniche atte a far apprezzare le finestre di sensazioni (sensation windows) che un’attività può offrire.

Ogni risultato prevede necessariamente impegno ed azioni da intraprendere e non si può mai prescindere dal piano sentimentale o affettivo di come viviamo un obiettivo. Vi sono stati emotivi che precedono addirittura l’azione stessa, le emozioni legate alle decisioni da prendere e alle priorità da dare, la preparazione mentale all’azione.

Ovviamente, le decisioni migliori vengono prese in condizione di rilassamento e contatto interiore con sé stessi, con le proprie aspirazioni. Le decisioni prese quando prevale l’emotività negativa annebbiano la visione degli obiettivi.

Ascoltare l’istinto e le emozioni, riuscire a canalizzarle e alimentarle, sono competenze su cui lavorare.

Dieci competenze emotive

Se sul piano personale siamo liberi di ascoltare o meno le emozioni, nelle decisioni professionali siamo costretti ad amplificare le nostre capacità. Le principali competenze emozionali su cui focalizzarsi sono:

  • Auto empatia emotiva: riconoscere le emozioni che si provano personalmente,.
  • Empatia emotiva: riconoscere le emozioni che prova l’altro.
  • Emotional shielding: fare scudo alle emozioni negative, agli inondamenti emotivi negativi.
  • Riconoscere i sequestri emotivi: capire quando un’emozione assorbe completamente il vissuto e se questo sia bene o male.
  • Riconoscere gli acquari emotivi: i climi emotivi che si creano nelle situazioni interpersonali e di gruppo.
  • Metabolizzazione emotiva: aiutare se stessi e gli altri a metabolizzare le emozioni.
  • Distinguere le emozioni acute e le emozioni croniche (sfondi emotivi).
  • Distinguere gli stati emotivi complessi, riconoscere le emozioni miste (mixed emotions).
  • Saper esprimere le emozioni
  • Saper usare le emozioni come motore della motivazione: saperle canalizzare in positivo.

Ogni progetto è composto di azioni ed obiettivi e per ognuno di essi si possono attivare stati emozionali diversi nei diversi passaggi.

Competenze emotive di dettaglio e super-competenze emotive

Le performance possono essere aumentate tramite azioni di:

  • Emotional detection: riconoscimento, denominazione e mappatura degli stati emotivi.
  • Scudo emotivo: arrestare fasi di picco negativo distruttive.
  • Metabolismo emotivo: schermarsi e schermare il soggetto da emozioni negative incontrollabili, ed aiutarle a metabolizzare.
  • Analisi emotiva di picco ed analisi di sfondo emotivo.
  • Mixed emotions analysis: esame degli stati emotivi misti.
  • Emotional expression: possibilità di esprimere le emozioni e sentirsi accettati.
  • Emotional management: capacità di gestire e dirigere gli stati emotivi.

Il raggiungimento di questi molteplici livelli di abilità produce una super-competenza emotiva. La performance ottimale viene raggiunta quando sia il mezzo che il fine sono vissuti di volontà, e non vengono subiti come pressioni esterne indesiderate o come mali necessari.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Approfondimento verso obiettivi ed emozioni

Tra le caratteristiche dell’intelligenza emotiva si trovano:

  • la capacità di motivare se stessi, anche in situazioni avverse.
  • la resilienza psicologica, continuare a pensare un obiettivo nonostante le frustrazioni.
  • saper identificare e controllare umore e propri stati d’animo, evitando la sopraffazione di emozioni negative.
  • la capacità di essere empatici, capire gl istati d’animo altrui.
  • auto empatia: capire i propri stati emotivi fino in fondo.
  • speranza: la capacità di mantenere fiducia e di sperare.

Nello specifico delle performance si possono attivare ulteriori capacità:

  • Coltivare emozioni positive e scoprire il lato positivo delle performance, viste come occasioni di crescita.
  • scoprire il lato positivo nella preparazione e lavoro allenante.
  • attivare energie primordiali della lotta e dirottarle contro un nemico: target attivazionale, qualcosa contro cui lotta una performance.

Nelle attività di gruppo, che siano sportive o lavorative, è fondamentale incanalare le emozioni dirigendole verso il raggiungimento di un obiettivo. Occorre stimolare il gruppo a sviluppare nuove energie partendo dalle emozioni positive verso il risultato, e dalle emozioni positive contro il male.

Le performance ad alta intensità positiva sono vissute con maggiore attivazione rispetto a performance sterili e anestetizzate sul piano emotivo, e solo in queste possiamo vivere a pieno e dare il meglio.

Verso lo stato di flusso

Le performance comprendono mezzi e fini:

  • I fini riguardano gli obiettivi.
  • I mezzi riguardano gli strumenti e i modi che vengono utilizzati per raggiungere l’obiettivo.

Ciascun progetto ha quindi due componenti:

  • L’emozione per il risultato atteso che denominiamo “emozioni finalistiche” (emozioni alfa).
  • L’emozione che accompagna l’azione, le operazioni che denominiamo “emozioni di superficie” (emozioni beta).

Le emozioni di superficie hanno una posizione più marginale ed esterna, rispetto al vissuto. Queste emozioni sono visibili, e riguardano il comportamento, l’azione.

Immaginiamo un corridore impegnato nella preparazione per una gara che passo dopo passo di gode il momento prima della competizione: si trova immerso totalmente nell’esperienza. La gara è vista come un obiettivo positivo, un momento di auto-gratificazione, non come un obbligo od una pressione.

Allo stesso modo immaginiamo un altro corridore, che odia allenarsi e vorrebbe solamente vincere. Ogni passo aumenterà in lui il senso di sofferenza, il fastidio per la fatica fino alla perdita di senso in quello che si sta facendo. Per non parlare della preparazione di una gara obbligata, che riguarderebbe un fronte emotivo completamente negativo.

Esistono condizioni intermedie: emozioni beta accese, il che significa che esiste un vissuto dell’azione positivo ma assenza di emozioni alfa, scarsa rilevanza emotiva per il risultato finale. Dall’altra parte, invece, troviamo emozioni alfa accese, ovvero forte valenza emotiva del risultato, ed emozioni beta spente.

Se le fasi delle nostre azioni sono accompagnate da emozioni positive avremmo una performance che viaggia in stato di flusso. Se invece siamo seccati per ogni operazione, tutto risulterà estremamente pesante e gravoso.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Operazioni centrate sugli effetti

La disciplina delle EBO (Effects Based Operations) mette in rilievo l’analisi degli effetti da produrre, individuando tutti gli eventi che li possono generare e le conseguenze di questi, che si possono generare da una singola azione.

Le EBO individuano quindi dei punti di arrivo (end-states): sono esattamente le condizioni che vogliamo una volta che le operazioni saranno finite. Nonostante la letteratura sulle EBO stia crescendo notevolmente negli ultimi anni, ci si sofferma ancora molto poco su quella che è l’analisi della psicologia su come si vive un obiettivo.

Il vissuto dell’obiettivo e il vissuto dell’azione sono temi fondamentali: quello che dovremmo analizzare sarà necessariamente la psicologia delle emozioni.

Se vogliamo approcciare il mondo emotivo, esistono necessariamente due aree di analisi:

  • Le emozioni viscerali che sento verso un certo effetto o end-state: “lo sento alla mia portata?” “Voglio davvero vedere quel risultato finale raggiunto ?”. Sono solo esempi di quelle che vengono denominate emozioni Alfa.
  • Le emozioni che provo per le azioni necessarie (operations): le attività quotidiane, i singoli step di un lungo percorso. Mi annoiano le operazioni intermedie ma mi prova piacere il risultato finale? Le varie emozioni che rientrano qui dentro le chiameremo emozioni Beta.

Il senso delle emozioni alfa , quelle verso lo scopo finale, consiste nella capacità del leader o motivatore nel riuscire a far visualizzare ed apprezzare il risultato finale atteso. Questo potrà generare motivazione autonoma.

Esistono anche casi in cui non sono presenti interessi sul perché di un operazione (emozioni alfa azzerate) ma interessi unicamente il fatto di farla bene, il piacere che si prova durante (emozioni alfa massimizzate).

All’interno del mondo del lavoro per un venditore l’emozione alfa si attiva nel volere fortemente il risultato finale (vendita del prodotto), le emozioni beta si attivano quando il venditore è emotivamente e positivamente coinvolto nella trattativa di vendita. Egli vive le trattative in se come un attività comunicativa e persuasiva interessante, come relazione di aiuto, o sforzo di condivisione.

Entrando in un’ottica più specifica, non possiamo non considerare le emozioni soggettive. Posso avere emozioni alfa plurime verso la meta (più di una motivazione) ed emozioni beta plurime (più di una sensazione positiva legata all’azione).

Quanto più le emozioni sia alfa che beta sono forti e numerose, tanto maggiore sarà l’attivazione verso lo scopo e la performance. Allo stesso modo, quanto più sono assenti o negative le emozioni verso lo scopo o le attività da compiere, tale sarà considerata come un peso o peggio.

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Sentire le emozioni altrui

Non è da tutti avvicinarsi emotivamente agli altri. Basti pensare quanto è curioso il fatto di come tutti chiedano agli altri di “capirli“, mentre tutti si sforzano di rimanere chiusi nel proprio mondo e non farvi entrare nessuno.

All’interno del “il cervello emotivo“, Joseph LeDoux evidenzia come gli stimoli esterni attivino le emozioni attraverso dei canali di vario tipo, ma soprattutto che le emozioni trovano vie per esprimersi anche se non vogliamo, al di la della nostra parte razionale.

Questo significa che gli stimoli legati allo svolgere performance possono avere valutazioni duplici e arrecare dissonanza. L’esempio più comune è quello del volare con un aereo: nonostante sia, statisticamente parlando, il mezzo di trasporto più sicuro, noi uomini siamo legati alla componente “animale” ed alla “paura di cadere“.

Altre situazioni sono legate alle performance manageriali, come ad esempio parlare in pubblico: razionalmente non dovrebbe porre ansia, tuttavia per molte persone questo risulta molto difficile da compiere. Il cuore sale di battiti e si attiva il meccanismo di attacco-fuga.

Sul fronte positivo, attiviamo emozioni positive spesso verso attività di cui non capiamo bene il senso anche se ci provano piacere: luoghi, persone, paesaggi o attività. Una buona performance necessità quindi anche si nuove abilità psicologiche, nel saperle riconoscerle e nel saperle esprimerle.

Howard Gardner, in Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences, introduce il concetto delle intelligenze multiple, che includono anche l’intelligenza interpersonale (capacità di capire gli altri) e l’intelligenza intra-personale (capacità di capire se stessi). Secondo Gardner, esistono diverse intelligenze attivabili in ciascuno di noi:

  • intelligenza logico matematica: capacità di astrazione, pensiero logico, ragionamento, uso dei numeri.
  • intelligenza linguistica: capacità nell’uso della parola e del linguaggio.
  • intelligenza visivo-spaziale: capacità di valutazione degli spazi e visualizzazione mentale.
  • intelligenza musicale e armonica: sensibilità per il suono, ritmo, toni e musica
  • intelligenza corporea-cinestesica: capacità di controllo del movimento, del corpo, della gestione degli oggetti.
  • intelligenza inter-personale: sensibilità agli stati d’animo, alle relazioni, alle interazioni umane.
  • intelligenza intra-personale: introspezione e auto-riflessione; comprensione dei propri punti di forza e delle debolezze.
  • intelligenza naturalistica: interazione con l’ambiente, classificazione di oggetti e cose.
  • intelligenza esistenziale: dimensione religiosa, culturale, capacità di inserire se stessi e gli eventi in una cornice filosofica.

Inoltre, esistono le intelligenze fluide, o fluid intelligence, che comprendono il modo di ragionare e risolvere i problemi indipendentemente dalla conoscenza prima acquisita. Un progetto di active learning consente di attivare tutte le intelligenze di cui siamo dotati mentre si apprende una specifica materia. Attiva l’intelligenza emotiva, mentre invece l’apprendimento passivo soffoca questa “emotività”.

Se riusciamo ad avvicinare lentamente lo studente allo sfondo emotivo positivo e spostarlo dal fronte negativo dello stress e repulsione verso il sistema scolastico e lo studio, avremo compiuto un opera straordinaria. Ogni tipo di performance ha componenti emotive e va analizzata caso per caso.

Molti blocchi inerenti alle performance sono di tipo psicologico. Dobbiamo imparare a gestire le emozioni ed analizzarle, per poter modificare i nostri meccanismi abituali, dominandoli e facendoli nostri alleati.

Per approfondimenti vedi:

corso coaching a milano

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Appuntamento con la Formazione Esperienziale in Sviluppo Personale, Coaching, Potenziale Umano, Ascolto Attivo e Comunicazione Efficace.

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  • Domenica 8 Marzo
  • Domenica 5 Aprile
  • Domenica 3 Maggio

(per chi è interessato ad una formazione sulla comunicazione nella vendita, segnaliamo il Master in Solutions Selling, visibile in dettaglio al seguente link)

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  • Da considerare che il costo di questo corso – quando condotto di persona dal dott. Daniele Trevisani come Autore di Bestseller Internazionali – per Consulting Internazionali, è in genere di 1.500 Euro Cadauno, per giornata, mentre tagliando tutte le intermediazioni, questo costo richiederà un investimento di soli 149 euro per giornata, pari a 447 Euro con prenotazioni tramite Eventbrite per intero percorso + diploma + materiale didattico PDF (5 E-book).
  • Il Ciclo di Incontri di Formazione Coaching e Crescita Personale è basato sui testi di Daniele Trevisani, in particolare ci ispireremo ai contenuti comprovati e di qualità pubblicati con i leader nazionali dell’editoria Italiana – esposti in questi volumi (clic sul titolo per vederne la scheda in Amazon).

Qui i testi che fanno da sfondo al Ciclo di Incontri di Formazione “Coaching e Crescita Personale” e alle esercitazioni Esperienziali

Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance

libro Il Potenziale Umano - tecniche di coaching

Self-power. Psicologia della motivazione e della performance

Ascolto attivo ed empatia. I segreti di una comunicazione efficace

Parliamoci chiaro. Il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva

Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone

psicologia della libertà - liberare le potenzialità delle persone

Programma di massima. Il programma tocca diversi punti e soprattutto vuole “farli vivere” ai partecipanti in modo concreto ed esperienziale. Trarremo spunto da temi trattati nei volumi del dott. Daniele Trevisani.

Workshkop 1 – Le vie della Crescita Personale e del Coaching con il Modello del Potenziale Umano HPM (Human Potential Modeling)

Esamineremo in modalità pratica ed esercitativa i fondamenti che rendono una persona carica o scarica di energie, felice o infelice di sè, capace o non capace di perseguire i suoi obiettivi e fare passi avanti nel proprio pesonale percorso di crescita. Verrà fatto un lavoro di selezione, partendo dai “Principi del Potenziale Umano” creati da Trevisani, per capire quale specifico principio debba diventare ora la nostra priorità di vita

Qui l’elenco di tutti i principi ampiamente spiegati e discussi nel Libro Il Potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance

libro Il Potenziale Umano - tecniche di coaching

I principi del Potenziale Umano servono per confrontarsi con alcune “verità di fondo” che toccano ogni persona, dal lavoro sulla propria identità sino alle energie mentali, capacità di analisi interiore e di gestire le proprie priorità, sino ai metodi che consentono alla persona di essere carica di energie anzichè deprivata o spenta. Non passeremo in rassegna ogni singolo principio (cosa che ciascuno potrà fare con comodo), ma andremo a focalizzare i 3-5 principi che sono determinanti ORA per la nostra individuale crescita e sviluppo personale e professionale. Esponiamo la lista dei principi del Potenziale Umano solo per dare un’idea di quali siano le parole chiave di un lavoro serio ed efficace su di sè e sulle proprie energie e obiettivi.

  • Principio 1 – Identità, ruoli ed energie mentali
  • Principio 2 – Leadership emozionale ed energie mentali
  • Principio 3 – Stress management ed energie mentali
  • Principio 4 – Ansia ed energie mentali
  • Principio 5 – Motivazione ed energie mentali
  • Principio 6 – Saper attingere ai propri Repertori di esperienza
  • Principio 7 – Autoefficacia
  • Principio 8 – Locus of Control
  • Principio 9 – Rapidità cognitiva e problem solving
  • Principio 10 – Energie mentali, presenza mentale e mono-tasking

Oltre al lavoro di grupo e sottogruppo, realizzeremo esercizi specifici di TRAINING MENTALE – esercizi di meditazione, rilassamento, focalizzazione – per trovare l’assetto emotivo ottimale e migliorare le varie fasi del vissuto personale

Workshkop 2 – L’ascolto in profondità e la comunicazione profonda. Dall’ascolto di se stessi, all’ascolto degli altri, all’empatia, sino alla comprensione delle “Distanze Relazionali” attraverso il Modello delle 4 Distanze di Trevisani

  • L’ascolto come base fondamentale di ogni relazione
  • stadi dei livelli di ascolto attraverso la Piramide dei Livelli di Ascolto
  • Esercitazioni pratiche sulle capacità di ascolto e potenziamento dell’ascolto
  • le distanze relazionali: cosa sono e perchè ci impediscono di entrare in un rapporto vero con gli altri
  • Distanze di ruolo e di status
  • Distanze di codice comunicativo con esercizi teatrali di sblocco dei codici comunicativi
  • Distanze valoriali con esercizi specifici sugli ancoraggi valoriali che ci sostengono
  • Distanze relazionali con esercizi specifici sul’incomunicabilità e rottura delle incomunicabilità esperienziali

Lavoro sui Principi del Potenziale Umano

  • Principio 11 – Relazione tra memoria ed energie mentali
  • Principio 12 – Capacità e condizioni di apprendimento
  • Principio 13 – Relazione tra energie mentali e analisi interiore
  • Principio 14 – Gestione delle risorse attentive
  • Principio 15 – Energie delle reti relazionali
  • Principio 16 – Pride & Recognition
  • Principio 17 – Riduzione delle dissonanze cognitive
  • Principio 18 – Ricentraggio, consapevolezza situazionale, lucidità tattica
  • Principio 19 – Risk management e apertura al rischio

Workshop 3 –  Verso la liberazione totale delle nostre potenzialità

Quando comunicare ed analizzare bene fa la differenza. I modelli di studio della Comunicazione, delle Emozioni, e delle nostre traiettorie di vita

  • Il T-Chart (psicologia dei tempi personali) di Trevisan, il lavoro di analisi degli episodi sul proprio passato e di costruzione attiva di progetti sul proprio futuro
  • Le principali competenze emozionali:
    1. riconoscere le emozioni che si provano personalmente (self-emotional detection), autoempatia emotiva; partire da se stessi anziché da migliaia di kilometri di distanza, è sempre una buona scelta;
    2. riconoscere le emozioni che prova l’altro (other’s-emotions detection), empatia emotiva; sensibilizzarsi, sentirle, sub-odorarle, verificarle;
    3. fare scudo alle emozioni negative, agli inondamenti emotivi negativi (emotional shielding) – proprie ed altrui; questo non significa non ascoltarle, significa non farsi dominare dalla negatività, concedere alle emozioni di potersi esprimere senza farsene invadere in modo permanente;
    4. riconoscere i sequestri emotivi: capire quando un emozione assorbe completamente il vissuto e se questo sia bene o male, e nel caso di emozioni distruttive aiutare il soggetto a liberarsene e allentarle;
    5. riconoscere gli acquari emotivi: i climi emotivi che si creano nelle situazioni interpersonali e di gruppo;
    6. metabolizzazione emotiva: aiutare se stessi e gli altri a metabolizzare le emozioni, digerirle, capirle, ascoltarle, darvi accoglienza, e andare a step successivi;
    7. distinguere emozioni acute (di picco) e emozioni croniche (sfondi emotivi);
    8. distinguere gli stati emotivi complessi, riconoscere le emozioni miste (mixed emotions), saper riconoscere i vari strati e tipi di emozioni compresenti in un determinato momento, saper capire da dove vengono le emozioni negative, aiutare le persone a gestirle, ad alimentarsi delle emozioni positive (mixed-emotion analysis);
    9. saper esprimere le emozioni (emotional expression);
    10. saper usare le emozioni come motore della motivazione: la gestione delle emozioni non significa assolutamente comprimerle, negarle, ma significa saperle usare a proprio vantaggio, saper direzionare le energie interiori che agiscono sulle emozioni e canalizzarle in azioni positive e in pensiero positivo; gestire e dirigere le emozioni (emotional management), saperle canalizzare in positivo.
  • I Principi del Self Power (Potere Personale)
  • I principi della psicologia della libertà e della liberazione delle nostre potenzialità

Lavoro sui Principi del Potenziale Umano

  • Principio 20 – Valori personali, commitment e decision making
  • Principio 21 – Depletion, supercompensazione e condizionamento
  • Principio 22 – Carica, scarica e ricarica energetica
  • Principio 23 – Principio di qualità della scarica energetica
  • Principio 24 – Principio di qualità della ricarica energetica
  • Principio 25 – Riduzione ed eliminazione delle interferenze sulle performance
  • Principio 26 – Substrato energetico e autoregolazione
  • Principio 27 – Training simpatico e parasimpatico
  • Principio 28 – Microcompetenze, frames e centri di gravità per le performance
  • Principio 29 – Macro-competenze e metabolismo del cambiamento
  • Principio 30 – Focalizzazione degli obiettivi e backward planning

I punti esposti sono unicamente indicativi in quanto il seminario è ampiamente esperienziale e basato su esercitazioni pratiche.

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  • Sede Hotel Studios, Cologno Monzese, un hotel dedicato al mondo del Cinema e dell’arte, molto caratteristico e con ampia possibilità di parcheggio
  • Orario:  h 9.30-13 e 14.30-17
  • Pranzo in autonomia (per chi desidera, di fronte all’hotel si trova un’ottima pizzeria).

Occasione speciale per gli appassionati dei testi di Daniele Trevisani

Chi desidera acquistare o portare con sè libri di Daniele Trevisani per l’autografo dell’autore, è possibile farlo durante la giornata stessa, in un numero limitato di copie. Qui l’elenco di tutte le opere in Amazon

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Il Ciclo di incontri di Milano è propedeutico anche alla eventuale partecipazione futura, decisa dal partecipante stesso, al Master in Coaching e Counseling della Scuola di Coaching e Counseling UP-STEP visibile a questo link