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Copyright Daniele Trevisani. Anteprima dal libro in lavorazione. Per ricevere notizie aggiornate sull’uscita e nuovi articoli, iscriversi alla rivista online Communication Research, da questo url http://eepurl.com/b727Pv

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Noti qualche differenza???

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Combatti per qualcosa?

Se quel qualcosa è la tua crescita umana e personale, sappi che stai compiendo la lotta più eroica che esiste, perchè i potentati e i baroni ti vorrebbero un pò deficiente, facile da ammansire, facile da persuadere con frasi vuote e immagini semplici.

Non dargliela vinta. Non dargliela vinta.

Ci sono persone nel mondo, molto potenti, che non vorrebbero che tu ti riposassi o ti fermassi a pensare, mai. Allora fermarti a pensare, fermarti a riflettere, a porti domande. Fallo anche contro quelli che ti vorrebbero sempre “in corsa” e mai “in viaggio”.

Vogliono che tu consumi la tua vita in un fast-food, magari cambiando spesso la macchina per “far girare l’economia”, sentendoti sempre “un pò sfigato”, già dal giorno dopo in cui hai qualcosa, sentirlo “vecchio”.

La più grande delle rivoluzioni inizia con il rigettare da se stessi le idee forzate assorbite durante la crescita e mantenere solo quelle in cui senti sia giusto credere.  E poi iniziare a nutrirti di concetti che senti più tuoi.

 

Se vuoi cambiare il mondo, prova prima

a migliorare e a trasformare te stesso.

Tenzin Gyatso (Dalai Lama), La via della tranquillità

 

La prima cosa da fare, in una corsa folle verso un precipizio, è proprio fermarsi, capire dove è bene dirigere meglio le nostre energie. Capire cosa merita la tua lotta, e cosa no. Questo si chiama Ricentrare Se Stessi.

Quando senti che sei affannato nel correre una corsa non tua e decidi di cercare la tua strada, questo stadio di consapevolezza è un grande risultato.

Stai lottando per il  tuo Potere Personale, la tua autonomia.

Un potere che aumenta come chi sta difendendo con gli scudi la propria città dagli invasori. Come un cacciatore che cerca prede per sfamare i suoi figli, come una tigre che corre.

Volersi bene e rispettarsi è un modo per progredire. E’ un modo di essere che contrasta con il volere di alcune imprese senza scrupoli che ti vorrebbero obeso e malato per venderti farmaci e alimenti spazzatura. Combattili!

Ascoltare i propri bisogni spirituali, è  modo essenziale per progredire.

Il progresso personale è la paura più grande di ogni dittatore. Un dittatore odia chi pensa con la sua testa.

Copyright Daniele Trevisani. Anteprima dal libro in lavorazione. Per ricevere notizie aggiornate sull’uscita e nuovi articoli, iscriversi alla rivista online Communication Research, da questo url http://eepurl.com/b727Pv
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image056Tutte le volte che potremmo essere splendidi, liberi, sereni – nello svolgere un compito anche difficile, o nell’accettare una sfida, o semplicemente nel vivere – e veniamo invece assorbiti da una nube di ansia, da una cappa di pensieri negativi, qualcosa nella nostra testa non funziona. Chiediamoci cosa.

Molti atleti che ho allenato in campo agonistico nelle arti marziali (e questo accadeva anche a me), arrivano al momento della gara utilizzando solo una minima parte delle proprie potenzialità, le proprie risorse residue, a volte un decimo o meno, delle loro vere risorse.

Che perdano o vincano non importa, il loro vissuto sarà decisamente peggiore. Invece di gustarsi la gara come flusso di emozioni positive, diventa un’agonia emotiva da far finire il prima possibile. E questo vale anche per chi deve tenere una lezione, o persino, per chi vuol far crescere dei figli.

Altri campioni invece vivono il combattimento come i minuti più belli della propria vita, e trovano energie che nemmeno sapevano di avere.

Anche per chi deve parlare in pubblico il discorso è uguale. Immaginiamo di dover tenere un discorso, con piacere, gioia, e gusto dell’aiutare il pubblico a capire un concetto importante, che diventa piacere del comunicare. Immaginiamo invece il contrario, tenere un discorso solo con le proprie risorse residue, quelle rimaste dopo giorni di ruminazione mentale e ansia pensando “andrà male, farò una figuraccia”.

E’ ovvio che possa essere solo fonte di dolore e che la fine del discorso sarà una liberazione. Ma se l’avessimo tenuto con il massimo delle nostre risorse, la fine del discorso sarebbe stata dominata dal pensiero “peccato, è già finito…”.

Lo stesso vale nell’educazione. Se lo scopo ultimo è solo quello di portare un figlio all’età di 20 anni, pensare di “aver finito il lavoro”, per poi tirare un sospiro di sollievo, e solo dopo vivere la propria vera vita. Credo che né i figli né i genitori avranno gustato nemmeno un minuto della loro crescita, i genitori non avranno amato gli istanti del vederlo crescere, lo stargli vicino con gioia, presenza mentale e non solo fisica.

Il vissuto (positivo o negativo) della vita e degli eventi dipende dalle risorse residue che riusciamo a liberare. Dipende quindi da quanto riusciamo a depurare la mente da anti-risorse (ruminazioni mentali, rumori di fondo psicologici, ansie, paure, dolori) e godere fino in fondo di quanto facciamo.

E farlo per noi non è sufficiente. Aiutare gli altri a farlo deve essere il compito di un vero formatore e di chiunque voglia dare un contributo umano.

Copyright Daniele Trevisani. Anteprima dal libro in lavorazione. Per ricevere notizie aggiornate sull’uscita e nuovi articoli, si prega di iscriversi alla rivista online Communication Research, da questo url http://eepurl.com/b727Pv

© Dal libro Il Potenziale Umano, Franco Angeli editore, autore Daniele Trevisani

Le tre grandi forze che agiscono sull’individuo vanno chiarite e distinte:

  1. genetica;
  2. apprendimento ambientale;
  3. apprendimento intenzionale.

Sulla prima non abbiamo ancora possibilità di intervento, per ora.

Sulla seconda, larga parte di quello che ci ha plasmato inizialmente è accaduto quando eravamo troppo piccoli per farci qualcosa, i modelli sociali e culturali dei nostri primi anni di vita, e i genitori, non li abbiamo scelti noi.

L’operazione più utile da compiere, come detto, è guardarvi dentro e decidere autonomamente cosa sia risorsa, cosa invece sia freno, e cosa manchi.

Sulla terza, gli spazi sono aperti.

Dall’adolescenza in avanti inizia la vera forza da coltivare nell’individuo, la coscienza della possibilità di scegliere: ad esempio, è possibile emanciparsi e decidere di smettere di guardare la televisione commerciale, e leggere qualche libro in cui si possa imparare qualcosa. Aiutare gli altri a farlo è altrettanto essenziale.

È possibile decidere di fare sport, fosse anche solo correre, o se il nostro corpo non ce lo permette ora, possiamo cercare altri spazi di espressione fisica, leggera o pesante, agonistica o meno. O muoverci sul fronte intellettuale.

Nelle relazioni, è possibile iniziare a scegliere le persone con cui passare il tempo libero. Sul lavoro, sullo studio, possiamo iniziare a fare scelte. La coscienza della possibilità di fare scelte è una conquista.

E non è detto che se una certa strada sia chiusa non ve ne siano altre, o che se ci si sente stanchi e demotivati non si possa cercare un modo diverso per esprimersi. La ricerca di un campo di espressione è lavoro allenante in sé.

È possibile iniziare a lottare contro le forze avverse, i sistemi clientelari, arretrati, corrotti e arroganti, le strutture ingessate, le culture amputanti.

Esiste chi non vuole che lo facciamo, chi teme che smettiamo di respirare a forza le regole del sistema che ci soffocano. I pensatori autonomi fanno paura. Non a caso, sono i primi che i regimi cercano di sopprimere.

Possiamo invece crearci un nuovo insieme di regole e spazi di espressione, che rispetti gli altri, ma anche se stessi. Questo significa esprimersi: andare oltre i vincoli esistenti, usare la ragione e procedere verso ciò che per noi sia una luce, una visione positiva, una forma di libertà.

Fai Focusing. Prova a focalizzare quali sono gli apprendimenti volontari che vuoi fare, quelli che l’ambiente non ti ha ancora offerto, quelli che la genetica non ti può avere regalato, e fatti un bellissimo regalo: decidi di apprendere per tutta la vita, volontariamente, coscientemente, da uomo libero (Daniele Trevisani).

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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Per molte generazioni se tuo padre era contadino tu diventavi contadino. C’era bisogno di te nei campi. Punto. Potevi avere le doti per diventare un medico o uno scienziato ma non avevi la “libertà esperienziale” di provarci.

Questo accade ancora oggi in molte zone del pianeta. Nasci povero, rimani povero, nasci da genitori drogati, diventi drogato. Chi sfugge a questo gioco è solo una minima parte della popolazione mondiale.

Se non sei in quella esatta condizione di schiavitù, cominci a godere di qualche margine di libertà esperienziale. Sei un privilegiato, che te ne rendi conto o meno. E chi ha privilegi deve fare qualcosa per chi ha avuto meno fortuna. Hai margini di libertà esperienziale? Allora, è bene farne buon uso. Non sprecarla.

È bello pensare che la libertà si associ ad una crescita, uno sviluppo, nei campi più vari: sul piano fisico, mentale e psicologico, sportivo, culturale e intellettuale, o spirituale.

Un’anima libera è in grado di liberarne altre. Pensaci. Per cui, quando fai qualcosa per te, per la tua mente, e per potenziare la tua libertà, stai facendo qualcosa anche per gli altri.

Se vogliamo fare sul serio, nella ricerca della libertà e del nostro potenziale, dobbiamo intraprendere un percorso, evitando le scorciatoie facili che, spesso, sono nient’altro che prese in giro, bugie, trappole.

Un percorso di crescita personale apre a nuove possibilità.

  • È benvenuto chiunque crede nell’idea che sia possibile cercare e potenziare i lati più positivi dell’essere umano, nonostante tutti i suoi limiti e difetti.
  • E’ benvenuto chiunque pensa che – nonostante ciò che si vede e si ascolta, in giro, nei telegiornali, nella vita quotidiana, sia spesso disgustoso, e faccia poco onore all’uomo –  non per questo si debba mollare.
  • E’ un viaggio per chi crede utile dare contributi di metodo e pensiero per poter coltivare il lato nobile della vita, far crescere se stessi, le persone, o per chi lavora, far crescere i team, e le imprese, le organizzazioni, le società. È davvero nobile chi riesce – nonostante le miserie quotidiane che sentiamo e vediamo – a mantenere attenzione verso la ricerca dell’elevazione di sé, e a cercare il lato nobile della vita.
  • È benvenuto chi non crede più in niente e ha ricevuto duri colpi dalla vita, ma sente che esiste un motivo per rialzarsi, un motivo di cui non capisce nemmeno la ragione, un motivo che trascende la sua stessa comprensione.
  • E’ benvenuto inoltre chi non sopporta l’oppressione, l’arroganza dei regimi, il senso di soffocamento delle idee, o delle ideologie totalitarie, e anche di quelle subdole che cercano di entrare nelle nostre teste travestite da regalo, da serial televisivo o spot pubblicitario, da ricatto morale, e qualsiasi cosa provochi impoverimento psicologico.
  • È benvenuto chi è all’inizio, chi parte proprio adesso nel suo viaggio di vita. Adolescenti o giovani iniziano una vita di studio o di lavoro, e sfruttamento da parte dei “bastardi” che abbondano. Per loro, è essenziale capire presto alcuni concetti fondamentali per non farsi fregare, nutrirsi di idee e pensieri buoni che li aiutino ad avere fondamenta solide, prima che la vita li bastoni duramente senza corazze.

Possiamo costruire una forma di corazza contro le mazzate tribali, esistenziali e professionali, sapendo benissimo che non riusciremo mai ad eliminare le clave, in giro ce ne sono troppe. È decisamente meglio imparare a parare i colpi, capire da dove arrivano, rafforzarsi, ma anche a mettere le ali e volare sopra i cavernicoli.

Il vero scopo non è chiuderci in un guscio, ma aprire le ali e volare ad un livello di coscienza elevato.

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Copyright, estratto con modifiche Dal volume Personal Energy di Daniele Trevisani

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Articolo a cura di Daniele Trevisani

Rielaborato dall’autore in base al testo pubblicato nel volume Il Potenziale Umano, Franco Angeli editore,

Copyright Daniele Trevisani www.danieletrevisani.com

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Il desiderio di crescere, evolvere, migliorare, esplorare, è insito nella genetica umana e nella storia della sua evoluzione.

Siamo nati per scoprire.

Siamo nati per evolvere.

Siamo nati per conoscere.

NON siamo nati per soffocare in una vita di veleni fisici o psicologici.

Nonostante le enormi ingiustizie e disuguaglianze sociali e planetarie, osserviamo la tendenza costante di ogni creatura a cercare una propria progressione, o una propria autorealizzazione.

Figura 15 – Alcune variabili che intervengono sulla crescita personale

Come osserva Carl Rogers, sul lato della psicologia umanistica, ogni essere umano possiede dentro di sè una energia che tende alla realizzazione di sè, e – dato un clima psicologico adeguato – questa energia può sprigionarsi e produrre benessere sia personale che per l’intero sistema di appartenenza (famiglia, azienda, squadra).

Oltre al clima psicologico favorevole alla crescita, è importante la possibilità di non essere soli nel percorso e avere compagni di viaggio (condizione 1). Una condizione ulteriore indispensabile (condizione 2) è sapere dove muoversi, verso dove andare, poter accedere ad un modello o teoria che guidi la crescita.

Con questa duplice attenzione, lo sviluppo personale diventa un fatto perseguibile, non più solo un sogno o un desiderio.

Una persona, un’azienda, un atleta, una squadra, sono organismi in evoluzione che spesso anziché evolvere in-volvono, o implodono, si consumano.

Tutti desideriamo la crescita e il benessere ma a volte ci troviamo di fronte a risultati insufficienti (sul lavoro, o nei rapporti di amicizia, o nel nostro percorso di vita) e a stati d’animo correlati di malessere, sfiducia o calo di autostima.

Dunque, bisogna agire. Ma ancora più interessante – prima di affrontare il come agire – è capire quando nasce il bisogno. Alcune domande provocative:

  • · Quali sono i limiti inferiori, i segnali che ci informano del fatto che è ora di cambiare, che qualcosa non va, o che vogliamo essere migliori o anche solo diversi? Dobbiamo aspettare di raggiungerli o possiamo agire prima?
  • · Quando prendiamo consapevolezza del bisogno di crescere o evolvere?
  • · Da cosa siamo “scottati”, quali esperienze o fatti ci portano a voler evolvere? Quali sono i critical incidents che ci segnalano che è ora di una svolta? Dobbiamo attenderli o possiamo anticiparli?

I critical incidents possono essere eventi drammatici o invece di piccola portata, ma comunque significativi, come lo svegliarsi male e non capire perché. Può trattarsi di un accadimento che ci ha riguardato e non riusciamo ad interpretare, non riusciamo a capire cosa sia successo. Possono essere casi di vita come la perdita di un lavoro, o una trattativa andata male, una gara persa, un litigio, una relazione che non va, o anche solo la difficoltà a raggiungere i propri obiettivi quotidiani. Può anche trattarsi di una malattia fisica o sofferenza psicologica. In ogni caso, la vita ci presenta continuamente sfide che non riusciamo a vincere, e alcune di queste fanno male.

Spesso rimanere “scottati” (da un’esperienza o stimolo) è indispensabile per acuire lo stato di bisogno, ma – come dimostrano gli studi sulla fisiologia – l’organismo degli esseri viventi si abitua anche a stati di sofferenza cronica e finisce per considerarli quasi accettabili. Finisce per conviverci.

La metafora della rana nella pozzanghera, vera o falsa che sia, è comunque suggestiva: leggende metropolitane sostengono che una rana che si tuffi in una pozzanghera surriscaldata dal sole reagisca immediatamente e salti via. La rana scappa dall’ambiente inospitale senza bisogno di complicati ragionamenti. D’estate, una rana che sia nella stessa pozzanghera – la quale progressivamente si surriscalda al sole – non subisce lo shock termico istantaneo e può giungere sino alla morte, poiché – grado dopo grado – il peggioramento ambientale procede, in modo lento e costante, e non si innesca lo shock da reazione.

Non ci interessa la biologia delle rane, se la leggenda sia vera o falsa, e nemmeno se questo sia vero per tutte le rane. Interessa il problema dell’abitudine a vivere al di sotto di uno stato ottimale o della rinuncia a crescere, la rinuncia a credere che sia possibile una via di crescita o (nei casi peggiori) una via di fuga o alternativa ad un vivere oppressivo, intossicato, o semplicemente al di sotto dei propri potenziali.

L’abitudine all’ambiente negativo porta ad uno stato di contaminazione e alla mancanza di uno stimo di reazione adeguato. Si finisce per non sentire più il veleno che circola, l’aria viziata o velenosa.

Bene, in certe zone dello spazio-tempo, del vissuto personale, l’aria è ricca di ossigeno, ma in altre, larga parte dell’aria che respiriamo è viziata, e non ce ne rendiamo conto.

In certe aziende, famiglie o gruppi sociali (e persino nazioni), la persona, e la risorsa umana (in termini aziendalistici) assomiglia molto alla rana: può trattarsi di uno stagno visivamente splendido e accogliente, con entrate sontuose e atri luminosi, ma che – vissuto da dentro – diventa una perfida pozza venefica nella quale non si riesce più a “respirare”, e si finisce per soffocare.

Nella vita gli ambienti circostanti mutano ma non sempre con la velocità sufficiente ad innescare lo shock da reazione, e ci si sforza di adattarsi o sopportare. In altre realtà opposte, l’ambiente è invece favorevole e permette all’essere umano di realizzarsi.

Lo sforzo di adattamento produce un adeguamento inferiore, un blocco della tendenza attualizzante: la tendenza ad essere il massimo di ciò che si potrebbe essere, la tendenza a raggiungere i propri potenziali massimi di auto-espressione. Il nostro scopo è invece di perseguire la tendenza autoespressiva ai suoi massimi livelli: la tendenza di ogni essere umano ad essere il massimo di ciò che può essere.

Mai adattarsi al meno come stile di vita e di pensiero, cercare la luce, nutrirsi di conoscenza, vivere la vita a pieno, è il vero senso del Potenziale Umano

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Copyright dott. Daniele Trevisani

Siamo nel Colosseo. La sfida di pensare come liberi lottatori.
Anteprima editoriale di Daniele Trevisani, dal libro in costruzione
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Nel Colosseo dell’antica Roma, la vita poteva finire in pochi secondi durante una battaglia, o portare gli schiavi alla libertà.
Siamo tutti ancora in un grande Colosseo.
Al posto di spade e pugnali, abbiamo la mente e la parola.
I nostri nemici: bugie, falsità, ignoranza, prepotenza. E viaggiano con con alcuni buoni compari: Sistemi clientelari, raccomandazioni ad incapaci, perdita di meritocrazia, perdita di senso della vita, unite alle promesse dei “venditori di facilità” (lotterie, politicanti, truffatori, etc) che vogliono distrarti, mentre tu invece dovresti combattere per la tua libertà, con ogni briciolo della tua forza.
Come nostri più potenti strumenti, e come ogni lottatore, è bene imparare ad usare queste armi e capire verso chi usarle veramente.
Dobbiamo lottare attivamente e non arrenderci perchè i nemici contro cui lottare sono tanti: fame dei bambini del terzo mondo, apatia occidentale, perdita di coraggio, perdita di obiettivi, sfruttamento, abbruttimento dell’essere umano, degrado dell’ambiente, perdita del lato umano e nobile della vita.
Possiamo rendere vero il futuro nel quale ci sposteremo nel pianeta liberamente, con nuovi mezzi di trasporto. Il futuro in cui l’energia sia libera e l’informazione vera. I
l futuro in cui ogni luogo del mondo sia visitabile senza mine e senza paure. In cui ogni uomo del mondo sia fratello di ogni altro uomo del mondo.
Dobbiamo conquistare la nostra libertà e batterci per i nostri sogni. Non arriveranno da soli, per magia.
Dobbiamo capire che la nostra battaglia per la libertà oggi è ancora più che mai reale. La libertà di pensare, di essere, riappropriarsi del piacere di ricercare, di costruire un nostro sogno, di pensare da uomini liberi.
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copyright Daniele Trevisani, anteprima editoriale

Siamo nel Colosseo. La sfida di pensare come liberi lottatori.
Anteprima editoriale di Daniele Trevisani, dal libro in costruzione
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Nel Colosseo dell’antica Roma, la vita poteva finire in pochi secondi durante una battaglia, o portare gli schiavi alla libertà.
Siamo tutti ancora in un grande Colosseo.
Al posto di spade e pugnali, abbiamo la mente e la parola.
I nostri nemici: bugie, falsità, ignoranza, prepotenza.
Come nostri più potenti strumenti, e come ogni lottatore, è bene imparare ad usare queste armi e capire verso chi usarle veramente.
Dobbiamo lottare attivamente e non arrenderci perchè i nemici contro cui lottare sono tanti: fame dei bambini del terzo mondo, apatia occidentale, perdita di coraggio, perdita di obiettivi, sfruttamento, abbruttimento dell’essere umano, degrado dell’ambiente, perdita del lato umano e nobile della vita.
Possiamo rendere vero il futuro nel quale ci sposteremo nel pianeta liberamente, con nuovi mezzi di trasporto. Il futuro in cui l’energia sia libera e l’informazione vera. I
l futuro in cui ogni luogo del mondo sia visitabile senza mine e senza paure. In cui ogni uomo del mondo sia fratello di ogni altro uomo del mondo.
Dobbiamo conquistare la nostra libertà e batterci per i nostri sogni. Non arriveranno da soli, per magia.
Dobbiamo capire che la nostra battaglia per la libertà oggi è ancora più che mai reale. La libertà di pensare, di essere, riappropriarsi del piacere di ricercare, di costruire un nostro sogno, di pensare da uomini liberi.
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copyright Daniele Trevisani, anteprima editoriale

Le nostre risorse latenti sono enormi. Tante volte questo potenziale ci è accanto, senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno.
Come un seme di una quercia contiene già l’intera pianta, come un ruscello che può diventare fiume, la missione dell’uomo è valorizzare se stesso ed esprimere tutto ciò che di positivo ha da dare.
Anche in un ambiente che ti dice il contrario.
Anche in mezzo a persone che ti hanno già “battezzato” come fisso in ciò che sei, o che ti opprimono psicologicamente.
Anche e soprattutto in un sistema corrotto, di raccomandati, o culturalmente medioevale, che soffoca le aspirazioni individuali.
Emergere dalle paludi che ti vogliono soffocare è eroico e da ancora più valore alla passione per la scoperta di sé.
Daniele Trevisani, dal volume in costruzione.

Una parte della tua mente si sta atrofizzando e non lo sai ancora? Nuovi studi sul perchè a volte siamo tristi senza saperlo…

© Daniele TrevisaniStudio Trevisani Human Potential & Communication Research

La corteccia prefrontale sinistra (CPS) è la parte del cervello che ci aiuta a vivere le emozioni positive. E tu (mi sia pemesso questo tono confidenziale, almeno per pochi secondi)…  da quanto tempo non vivi davvero emozioni positive forti? Bella domanda vero? Spero, in cuore, da poco, ma non è da tutti. L’azienda, la famiglia, lo stress… accusiamo sempre loro, e se ci fosse un altro colpevole ben più cattivo e meglio nascosto? Le emozioni negative sono pane quotidiano. Ma questo, dicono gli studi recenti, ben più di quanto si dovrebbe.  La causa è una dieta televisiva e fimografica tutta particolare: la dieta che potenzia la CPD (Corteccia Prefrontale Destra). Adesso, per favore, seguimi Bene… molto Bene

E’ un dato scientifico, una scoperta delle neuroscienze. Con stimolazioni elettromagnetiche della zona CPS, si riesca a modificare la positività dei ricordi….  Al contrario, la corteccia prefrontale destra (CPD) elabora le emozioni negative. E allora? Tuto qui? NO. ... ti chiedo di fare un leggero zapping una di queste sere in tv, soffermati per qualche ora, su quello che danno in tv, qualsiasi film o programma in prima serata o tarda serata, ma al pomeriggio non va molto meglio… guarda le trasmissioni, quello che vuoi…  e conta… conta… renditi conto…  numericamente, conta… conta  quanto sono presenti atti come pugni, accoltellamenti, strangolamenti, tentativi di stupro, di violenza, aggressioni, spari, insulti, lotte verbali e fisiche… litigi, discussioni, conversazioni alterate, scene di sofferenza… bene… questi sono doni alla tua corteccia prefrontale destra, doni che non vuoi, pillole dopanti della CPD, ogni singolo schiaffone che vedi la attiva, ogni singolo atto di violenza, ogni singola persona che alza la voce… … quando avrai contato sarai un po più cosciente di quanto nutrimento riceve la tua CPD, così potrai meglio ringraziare per i doni che madre tv ti offre… a te a alla tua famiglia…

… bene, non è finita… siccome ciascuno di questi stimoli neuronali viene elaborato dalla corteccia prefrontale destra, essa risponde ai principi di supercompensazione (Sindrome Generale di Adattamento), in pratica si potenzia, come fanno i muscoli, si ipertrofizzano le connessioni, i circuiti neurali si amplificano, e giorno dopo giorno diventiamo sempre più bravi a percepire emozioni negative… e meno quelle positive. Oggi per far contento un adolescente non basta uno scooter, un giubbino da 200 euro, un cellulare con fotocamera da 3 megapixel, serve sempre di più, perchè il disagio è dentro…

Da dove viene allora? Un adolescente è stato anche bambino, e la maggior parte dei contenuti nei film, persino i film per bambini o adolescenti (Harry Potter, cartoni animati, etc.) ha una trama ansiogena per molti soggetti,  numerose scene sono talmente ansiogene da stimolare paure e attivare la CPD…

… ogni stimolo che allena la tua corteccia prefrontale destra la potenzia… la fortifica… la tiene pronta, affinchè tu sia sempre pieno di disagio, uno stato di lieve paura… di sottile ansia.. di .. chiamiamolo… malessere, si, un malessere di cui non capisci bene il perchè, uno stato di cui ti chiedi da dove viene…

… e allora… per quale motivo ti senti spesso giù di morale senza capire perchè?

Facciamo una metafora? Il meccanismo ha molto a che fare con un fenomeno fisico, un semplice fenomeno neurologico e biologico: sei come uno cui sia costantemente applicato un elettrostimolatore al braccio destro mentre gli viene immobilizzato il braccio sinistro… e questo per mesi e anni… pensi sia possibile sollevare qualcosa con il braccio fermo da anni? Lo stesso vale per la nostra corteccia prefrontale sinistra atrofizzata.

Impossibile essere felice se la tua parete cerebrale deputata viene costantemente sotto-alimentata, e quelle negativa iper-nutrita di stimoli.

Ma come.. è la prima volta che senti queste cose, anche se sono così importanti? Questione di Spirale del Silenzio, ne ho parlato in un post specifico http://potenzialeumano.wordpress.com/2009/08/11/la-spirale-del-silenzio-in-azienda-e-non-solo/

La disuassefazione richiederà tempo, il Potenziale Umano nella sua piena espressione richiede liberazione dai veleni mentali, e non riguarda solo i bambini, ma le intere società, incluse le nostre aziende che si nutrono di libri idioti (…  i 10 facili trucchi per… etc)… insomma, se si mangia “veleno per il sistema nervoso” per tanti anni non è strano sentire qualche fastidio allo stomaco… se si nutre la CPD giorno dopo giorno, non è strano sentirsi spesso a disagio, in ansia o in sottili stati di tensione immotivata, che non capisci da dove vengano…

… Il problema è con cosa sostituire il “veleno digitale” e come farlo… ma non possiamo trattarlo qui e adesso… serve troppo tempo…e  ho troppo poco tempo adesso… posso solo dire che servono attività fisiche, sport, buone conversazioni (non sul tema dei cellulari o di reality) e tanto altro, ma devo andare a fare un pò di boxe, sai… sono anni che mi intossicano senza saperlo…  devo cercare di buttare fuori questo veleno…

Ps. se sei daccordo magari fai clic sulla manina sul pollice alto del link del sito che ospita questo articolo…  così il tema sale di popolarità e se ne parla un pò di più…

Approfondimenti scientifici ed estratti sintetici dal volume:

Trevisani, Daniele (2009), “Il potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”, 240 p., editore Franco Angeli, Milano

©: dott. Daniele Trevisani, www.studiotrevisani.it –estratto dal cap. 2, pag. 55-56,

Le neuroscienze insegnano che il cervello risponde agli stimoli con meccanismi molto simili a quelli dei muscoli: le aree usate frequentemente lavorano, si rafforzano, si “irrobustiscono”, si potenziano; le aree inutilizzate diminuiscono di tono e volume sino a divenire quasi inesistenti (chi ha avuto lunghe ingessature si è potuto rendere conto direttamente di quanto il non-utilizzo produca riduzione del volume della zona ingessata).

Lo stesso meccanismo accade nella mente. Una sequenza di momenti positivi e sensation windows positive (SW) allena e tiene attiva la corteccia prefrontale sinistra, la cui attività si correla a emozioni positive (gioia, capacità di cogliere le positività, sensazioni, energia, coscienza). Al contrario, una sequenza di SW negative allena la corteccia prefrontale destra, maggiormente specializzata nel cogliere emozioni negative.

Addirittura, i neuro-scienziati hanno dimostrato un effetto sull’induzione di percezione e ricordo positivo, tramite stimolazioni magnetiche dirette (repetitive transcranial magnetic stimulation) della zona orbitofrontale sinistra.

In termini di coaching formativo, non volendo confondere i ruoli (le stimolazioni tramite attrezzature biomedicali sono sfera medica), preferiamo indurre una uguale e maggiore capacità (persino più duratura) tramite apprendimento esperienziale, per vivere i goal e obiettivi positivi, generando stimoli allenanti ed esistenziali adeguati. Questi effetti non sono banali.

Va da se che se alleniamo molto un braccio e l’altro no, avremmo degli scompensi. Così come se avessimo una gamba potente e muscolosa e un’al­tra de­bole e avvizzita, la nostra camminata sarebbe zoppicante, e l’equilibrio dell’or­ganismo si farebbe deficitario. Ogni disequilibrio fisico porta a ripercussioni negative su tutto l’apparato scheletrico e muscolare, ed ogni disequilibrio mentale a malfunzionamento del pensiero, malessere e sofferenza psichica.

Il funzionamento ottimale dipende perciò anche dalla capacità di creare equilibri e simmetrie, e un potenziamento “stupido”, che non tenga conto degli equilibri, ma cerchi solo “potenza”, è dannoso, distruttivo.

Lo stesso accade nella mente. Dobbiamo imparare ad allenare e stimolare la corteccia prefrontale sinistra e in generale a vivere le emozioni positive non solo in seguito ad eventi enormi (lotterie, vincite) ma anche e soprattutto in attività che altrimenti non coglieremmo. Dobbiamo programmare spazi e tempi in cui farlo. È questione di sopravvivenza.

Disintossicare la mente non è quindi più solo arte ma anche scienza.

È importante quindi non solo generare spazi e tempi dedicati, ma anche cogliere sensazioni positive (sensation windows), esperienze che sfuggono anche se limitate o non eterne, e il dono che ne deriva.

La vita ci offre continuamente doni, anche se limitati.

Per dono limitato si intende la sensazione che anche un semplice gesto o atto può portare per pochi istanti, senza pretendere che esso duri per sempre.

Ed ancora, apprendere a cogliere energie da una capsula spaziotemporale (il dono di un frame), fa parte di nuove abilità da coltivare in sé e negli altri.


Vedi, tra i contributi di ricerca sul tema: Davidson, R. J. (1998), Understanding Positive and Negative Emotion, in LC/NIMH conference proceedings “Discovering Our Selves: The Science of Emotion”, May 5-6, 1998, Decade of The Brain Series, Library of Congress, Washington DC.

Schutter, D. J., van Honk, J. (2006), Increased positive emotional memory after repetitive transcranial magnetic stimulation over the orbitofrontal cortex, Journal of Psychiatry and Neuroscience, Mar. 31 (2), pp. 101-104 (Department of Psychonomics, Affective Neuroscience Section, Helmholtz Research Institute, Utrecht University, Utrecht, NL).

©: dott. Daniele Trevisaniwww.studiotrevisani.it –estratto dal cap. 2, pag. 55-56,

…vorrei condividere con altri un commento fatto con un amico, partito dalla questione della repressione in Birmania… il cancro non è solo la, nasce anche nelle nostre aziende, e nelle nostre case… è la Spirale del Silenzio in formato attivo, se bastassero le lezioni della storia, invece non bastano mai… la repressione parte con la limitazione conversazionale… che poi diventa repressione conversazionale, che poi diventa repressione fisica…

… se solo i nostri docenti di sociologia, scienze della comunicazione e semiologi si occupassero del fenomeno invece che di questioni irrilevanti per la società umana… se solo applicassero le loro conoscenze verso i probelmi veri come questo… ricordo un ex collega che fece un dottorato di ricerca in sociologia con tesi sui notai italiani, ….  i notai, capite, il vero problema di un sociologo, i notai… e adesso insegna all’Università di Bologna, pazzesco… la gente muore nel mondo, disuguaglianze pazzesche, ma noi paghiamo gente per qualcuno che decide di applicari a studiare il grave problema della sociologia dei Notai… una classse davvero disagiata… possiamo o no dirlo?… o abbiamo paura…

… tutto nasce dalla repressione conversazionale, un fenomeno scientificamente noto, vi prego di esaminare e capire questo fatto fondamentale… ne ho scritto un pezzo sul blog di Repubblica, per chi vuole vedere http://news.kataweb.it/la-spirale-del-silenzio-in-azienda-e-non-solo-301783