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Articolo di Daniele Trevisani, Copyright, estratto con modifiche dal libro Psicologia della Libertà, Edizioni Mediterranee, Roma

Le “gare mentali” sono spesso contro noi stessi, ci tolgono libertà, e non vanno bene

Allenarsi e combattere senza paura e senza ansie inutili è possibile. Lo stesso vale per il lavoro, o fare una presentazione o public speaking. Se lo vivi come un obbligo, viene meno ogni forma di gusto e gioia di vita e dell’atto stesso. Possiamo scoprire i piaceri nascosti in questi brani di vita?

Si tratta di vivere allenamenti e gare, o performance lavorative, come atti di libertà, atti di vita, momenti di festa e di gioia, nel rispetto delle tradizioni. Pensieri come “devo vincere” o “devo fare bella figura” non portano a libertà ma danno sostegno ad emozioni negative, che vogliamo invece tenere lontane da noi nel Dojo, sul ring, o sul lavoro.

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La libertà ha come contraltare l’imprigionamento, la paura, l’ansia. Ebbene, queste “prigioni” sono molto più corporee di quanto pensiamo. Costruiscono muri invisibili che ingabbiano le persone peggio delle sbarre.

Un messaggio importante: esistono esercizi, seri, molto seri, che ti aiutano a distinguere le “percezioni”, le “sensazioni” di paura e di ansia inutili e controproducenti, e possono liberarti da paure inutili. Li conduco personalmente, derivano dalle Arti Marziali e dal training mentale per gli sport da ring. Del resto non puoi combattere ad alti livelli se hai paura di farti male, paura della gara, paura di confrontarti, paura del pubblico, vergogna di poter perdere, e quasi tutti gli atleti e potenziali campioni si arrestano per queste paure e non per veri traumi.

Ne farò omaggio prima possibile alla comunità tramite video, essendo quasi impossibili da descrivere a parole.

Ma torniamo a quanto invece si può scrivere.

Vorresti essere libero dalla paura, libero dall’ansia? Tutti lo vorremmo, ma se fossimo completamente liberi dalla paura, nessun segnale arriverebbe a dirci “stop” nell’attraversare una strada piena di camion e saremmo schiacciati come topi. Quindi, vogliamo liberarci di “tutte” le paure o vogliamo imparare a gestirle diversamente e discriminarle?

Io ascolto i messaggi della paura, li tratto con rispetto e imparo essi, ma non mi faccio limitare”. Questa frase di Ross Heaven, che proviene dalle tecniche usate nella formazione dei Ninja, i guerrieri giapponesi, esprime bene come un certo approccio di consapevolezza aumentata possa liberare la persona da fardelli inutili.

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Decidere come vivere le proprie “gare mentali”, e la propria vita, con maggiore autenticità

Dal momento in cui capisci di esistere, fino al decidere di dare un’impronta speciale alla tua vita passa molta strada. Questa comprende un atteggiamento altrettanto assertivo sul come esistere e dove voler vivere – sia in termini di ambienti fisiche che di ambienti psicologici.
Da soli è davvero difficile riuscire ad impostare una vita veramente propria e consapevole, fuori dagli schemi proposti con violenza da pubblicità, mass media, esempi negativi attorno a noi e altre forme che subdolamente cercano di dirci “cosa” sia la vita.
Siamo travolti da messaggi che sin da bambino ti dicono che tu vali in funzione del tuo telefono o della tua auto o della dimensione dei bicipiti o della tua casa o del marchio delle tue scarpe.
Coaching e Counseling portano un messaggio diverso. Tu vali perché sei, per quello che pensi, per il contributo che dai e darai a questo pianeta, alla cultura umana, sia che tu ci riesca o che tu anche solo ci provi. Tu vali. A prescindere.
Una delle più alte forme di liberta è esprimere se stessi senza nessuna maschera.
Ma come ci ha ricordato Goffman, pioniere su questo tema, siamo creature sociali, e in qualche modo diamo sempre una “rappresentazione” di noi stessi, anche quando cerchiamo di essere genuini.

“Come esseri umani siamo principalmente creature dagli impulsi variabili, con umori ed energie che cambiano da un momento all’altro, come personaggi davanti a un pubblico tuttavia, non possiamo permetterci alti e bassi”.

Le forme del nostro comportamento esterno non sono spesso congruenti con il sentire corporeo interno, le nostre sensazioni, gli stati emotivi che proviamo.
Ecco, forse allora una delle forme estreme di libertà è quella di mostrare anche fuori i nostri sentimenti interni e gli stati interni che viviamo, uscire dal “personaggio” ed essere più veri possibile, anche a costo di apparire “variabili” o come altri dicono, “umorali”. Umorali ma veri, è meglio che standardizzati sempre, ma falsi.

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Articolo di Daniele Trevisani, Copyright, estratto con modifiche dal libro Psicologia della Libertà, Edizioni Mediterranee, Roma

https://youtu.be/WbGTWM4S5JE

Un documentario su un luogo particolare, un monastero Buddhista in Thailandia, dove la calma interiore dei monaci permette loro di convivere con le tigri, vivere con loro, in una comunicazione inter-specie che tutti pensano impossibile.

Desidero condividerlo per dimostrare che il lavoro su di sè produce effetti incredibili, e che un altro modo di vivere e relazionarsi alla natura e alle paure è possibile. Le scene in cui i Monaci meditano durante il temporale, di notte, sono di una potenza umana incredibile. La possibilità di rallentare la mente, di vivere le emozioni come gli occidentali non sanno fare.
La Tigre e il Monaco. Documentario sulla possibile realtà di una vita diversa.Se ti piace puoi:
1 – condividere idee nella discussione
2 – invitarvi colleghi e amici, condividerlo
3 – ricevere notizie aggiornate su nuovi video e articoli: la rivista online è gratuita http://eepurl.com/b727Pv
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Modelli di vita e “riappropriazioni memetiche”

Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

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Se chiedi a qualcuno quali siano le sue idee rispetto al denaro, a come investire bene il proprio tempo, e poi osservi il comportamento reale, noterai che vi sono parecchie discrepanze tra la “memetica dichiarata” e il “comportamento reale”.

Ad esempio, molti spendono cifre molto consistenti per un cellulare o una grandissima tv, le quali diventano qualcosa di praticamente indispensabile, ma la stessa cifra investita in un corso che può cambiarti la vita sembra per molti un lusso. E sono gli stessi che ti diranno che bisogna sapersi accontentare di poco, ne sono anche convinti, ma non sanno farlo. Non sanno proprio come si fa!

Fare una “riappropriazione memetica” significa riprendersi in mano un momento di saggezza, come il lavarsi la faccia con acqua fredda e tornare a dire “hei, cosa sto facendo”? In altre parole, lo “svegliarsi” dal torpore di una vita truccata, come nel protagonista del film Matrix, Neo, accorgersi di dove veramente sei.

La memetica si occupa di come idee e tracce mentali passano da individuo ad individuo, così come la genetica si occupa di geni e informazioni biologiche che si trasmettono da un individuo verso i propri discendenti.

Come ho potuto evidenziare nel libro “Il Coraggio delle Emozioni”[1], serve coraggio per prendere atto di come siamo fatti, di come funzioniamo, di cosa funziona e cosa non funziona in noi, nelle nostre credenze, anche in quelle più forti, e nelle nostre mappe mentali.

È evidente come une genetica potente e sana sia in grado di generare figli e discendenti potenti e sani. E anzi, i portatori di buoni memi sono molto ricercati.

E se una genetica buona fa bene, e una malata crea organismi malati, perché un bagaglio di idee e tracce mentali dovrebbe mai fare il contrario?

E quando un coach incontra il cliente, durante un colloquio, non fa forse il tentativo di capire la sua memetica per poi intervenirvi?

La cattiva notizia è che la presenza di un bagaglio memetico malato genera disastri nella persona, nelle aziende e in intere nazioni, e non è sufficiente cercare di cambiare un comportamento se i memi sottostanti continuano a lavorare indisturbati. Ad esempio, il “meme aziendale” che dice “la formazione è un lusso” fa a pugni con la tanto dichiarata credenza sul valore dell’investire in Risorse Umane.

La buona notizia è che al contrario, un bagaglio memetico sano fa da amplificatore del potenziale personale – mentre la genetica per ora non è modificabile, la memetica lo è. Con fatica, ma lo è. Un buon coach diventa quindi come un chirurgo, su un terreno delicatissimo, lavorando delicatamente o con forza sulle idee che una persona ha su di sè e sul mondo, applicando inoltre “innesti di memi e rimozione di memi” su come poter meglio raggiungere obiettivi e risultati.

Come se non bastasse per capire l’importanza della memetica, vediamo una differenza tra memetica e genetica: la memetica è in grado di propagarsi quasi istantaneamente. In pochi minuti un’idea può fare il giro del globo. In pochi giorni o mesi un’azienda può essere “invasa” da un meme buono o cattivo, utile (“progettiamo il nostro futuro e diventiamo il riferimento per tutti i nostri competitors”) o distruttivo (es, “sicuramente chiuderemo, a cosa vale impegnarsi”).

Antichi memi recuperati, ad esempio lo slow food – non fanno altro che ripristinare la libertà del prendersi tempo per mangiare, niente di speciale, ma rivoluzionario. Sono idee recuperate – nel caso, dalla realtà contadina rurale. La new age riprende lo spiritualismo che troviamo in ogni antica religione, ma unendolo a memi di forma più tecnologica (supplementi alimentari, integratori, tecniche mentali).

Il meme, secondo Dawkins[2], è un replicator di informazioni culturali analogo al gene. Nelle sue parole: “proprio come i geni si propagano da corpo a corpo attraverso sperma o uova, così fanno i memi trasmettendosi da cervello a cervello”[3].

Alcune analisi rese possibile dalla memetica:

Nelle società: come si è diffuso l’odio verso gli ebrei durante il nazismo. Da dove è nato è come ha fatto a diffondersi, propagandosi da persona a persona?

In azienda: come faccio ad inserire il concetto di “Cura della qualità in ogni istante” in ogni membro, dai reparti produttivi sino al top management?

Nello sport. Per un atleta: come faccio a dissociare le sue gare dal concetto di “ansia” e di “prestazione forzata” e associarli al concetto di “gioia di vivere e di esprimersi liberi dal giudizio”?

Nel Lifecoaching.

  • Quali sono le tue convinzioni profonde sul concetto di “essere una brava persona” che tu stai seguendo ora?
  • Quali di queste ti stanno facendo del male?
  • Quali vogliamo tenere?
  • Di cosa vorresti liberarti?
  • Quali nuove idee dobbiamo assorbire per stare meglio (es, su alimentazione, relazioni umane, tempo per se stessi, tornare a vivere a pieno)?
  • Come fare a far si che queste idee non rimangano solo idee ma diventino poi abitudini e si radichino in te e diventino veramente tue?

Se osserviamo il ROI (Ritorno sull’Investimento) di un percorso di coaching serio, che ti faccia cambiare anche solo una micro-traccia mentale e la migliori, vedremo quanti effetti a cascata si generano, in ogni relazione, in ogni istante, in ogni momento della vita successiva. Questo, penso, vale molto più di un cellulare.

[1] Trevisani, Daniele (2015), Il coraggio delle emozioni. Energie per la vita, la comunicazione e la crescita personale. Milano, Franco Angeli.

[2] Dawkins, R., (1976), The Selfish Gene, Oxford University Press. Trad. it. Il gene egoista, Mondadori, Milano, 1995.

[3] cit. in Trevisani, Daniele (2005) “Regie di Cambiamento“, Franco Angeli.

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Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Non solo libertà, ma una riappropriazione della gioia di vivere

Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Mettiamo una persona in una villa tropicale con piscina e spiaggia privata, diamogli libertà e togliamogli la gioia… e si chiederà come mai non è a sciare, o non sta facendo un party come il suo vicino di casa, o non ha mai scritto un libro, o sua moglie o marito non sembrano più amarli, e qunto tempo dovrà ancora trascorrere in quella prigione dorata prima di rientrare nella sua amata città. La libertà è vera solo quando si unisce alla gioia di vivere e al saper trovare quella gioia anche in questioni effimere, intangibili, sottili, carezze senza certezze.

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La gioia è uno stato immateriale e ha poco a che fare con le dimensioni dei mondi materiali. Ma la gente ha la mente confusa e piena di confusione e rumore psicologico. Per un bodybuilder, i bicipiti e le misure diventano tutto, al punto che anche atleti “grossi” si uccidono con sostanze dopanti perché insoddisfatti fondamentalmente e sempre di sè. Non parlo di integratori, parlo di sostanze che ti uccidono.

Nel mondo delle aziende, straripano pubblicità di manager stressati, che anziché recuperare una vita da persona intelligente, si dopano di qualsiasi cosa li faccia saltare come grilli per le stanze riunioni, spesso “sparando cazzate” in inglese, per far vedere di essere “operativi” e efficienti, sempre e comunque.

Per un amante del wellness, lo stato di energie corporee, il “sentire”, è il dato essenziale, esperienziale, è il vero fulcro. Altre domande sono quelle che dovremmo porci.

  • Quanto ho sentito lavorare il corpo in un allenamento?
  • Quanto ho sentito fluire l’intenzione positiva in una riunione?
  • Come mi sento dopo un allenamento, come mi sento dopo una riunione. Mi alzo al mattino felice o triste?
  • Perché?
  • Come mi sento mentre cammino, come dormo, come mangio, che energie ho in circolo?
  • Quanto riesco a dare voce ai miei progetti e quanto invece rimangono bloccati? Bloccati da cosa?

Essere coscienti che il Life Coaching è un lavoro soprattutto pedagogico su mente e corpo integrati è un grande passo avanti, che si parli di wellness, oppure di impresa, di libera professione, o di direzione aziendale.

Ci sono persone che fanno coincidere il proprio progresso nel “life” con la cilindrata dell’auto o i metri quadri della casa. Mai disastro fu più grande.

La comunicazione è la possibilità del pensiero di uscire ed entrare da mente a mente, per parlare finalmente di cosa sia il valore della vita, di cosa dà senso alla vita, e non solo dell’ultimo modello di cellulare.

Comunichiamo tramite ogni nostro senso (comunicazione Polisensoriale), e la comunicazione è il collante che permette il tutto, che ci consente di essere menti connesse, formare una rete di menti che possono, quando sintonizzate su un fine nobile, fare cose incredibili. Gioire assieme. Imparare a celebrare la vita non ha in sè un costo, è un’abitudine da imparare.

Ma la comunicazione umana è anche difficile, molto complicata, perché quando si tratta di “portare fuori” il nostro pensiero, ogni sorta di distorsione e di barriera si può frapporre, e possiamo essere non capiti, male interpretati, e il nostro valore non esce certo in automatico. Anche per questo, serve allenamento e impegno.

 

Ognun vede quel che tu pari.

Pochi sentono quel che tu sei.

Nicolò Machiavelli

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Copyright Daniele Trevisani, dal libro Psicologia della Libertà (ed. Mediterranee)

Copyright, Articolo inedito, connesso al libro “Psicologia della Libertà”, in uscita in Aprile 2018, di Daniele Trevisani – www.danieletrevisani.it – edizioni Mediterranee, Roma.

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Il grado di libertà interiore si trasforma in bellezza esteriore, il volto di una persona mentalmente libera è più aperto e radioso, gli occhi esprimono luce, lo sguardo non teme nulla, il body language si fa armonioso, la postura naturale, spontanea, e forte. Si esprime nel corpo e non solo nello spirito.

In una persona mentalmente sofferente, la cui ambizione di vita è castrata e non libera, il volto è cupo e triste, lo sguardo basso, e tutto il corpo si curva sotto il peso di una condizione esistenziale che può andare dalla lieve insofferenza al dolore insopportabile.

Lo stile comunicativo di sofferenza permea ogni forma di comunicazione umana e ogni contatto, privato o professionale, è percepibile, è tangibile al di la dei tentativi di mascherarlo. Esistono forme di allenamento specifiche, ma in genere una persona non libera esprime segnali che possono essere colti, capiti, elaborati. Questo soprattutto per chi si occupa di formazione, di leadership, di coaching, counseling, psicoterapia, insegnamento. E questo vale tanto, anche per la formazione dei genitori, e la comunicazione in famiglia.

Un dolore dell’anima non emette suoni, è un malessere sordo acusticamente, ma che la persona sente, che ne sia o meno consapevole, un dolore che corrode e fa implodere lo splendore di una vita piena, di cui altrimenti siamo tutti potenziali portatori.

La libertà mentale tocca persino la sfera della moda, della musica, dei cibi. Complessi meccanismi cerebrali portano le persone libere a fare scelte più aperte e variegate, e le persone meno libere, a fare scelte molto più “spente” e ristrette.

Il grado di libertà personale cambia persino le preferenze e la scelta di colori, abbigliamento, accessori, suoni e musiche, gusti, che si tratti di un abito, di una scarpa, di un modo di vestirsi, di quale brano musicale senti in assonanza con il tuo stato emotivo. Nell’abbigliamento, può incidere sul fatto di “coprirsi per nascondersi” o invece “vestirsi per esprimersi”. Nulla le è indifferente. Il grado di libertà trasforma lo stile comunicativo ed espressivo, i luoghi dove stare e cosa si apprezza o meno, la capacità di sentire, di percepire, di cogliere. Cambia il tipo di persone che si cercano e di cui si ama la compagnia, e quelle che si evitano.

La libertà lascia un’impronta emotiva e corporea (Embodiment)[1] visibile sul volto delle persone[2], nei tratti somatici, nella “maschera emotiva” del volto, si diffonde nel corpo, nella camminata e postura, nel proprio “essere emotivo”[3]. Ritrovare la libertà, quella vera, è un processo espansivo, di apertura, dalle macro-libertà esistenziali, sino alle micro-libertà del quotidiano. L’allargamento dei propri spazi di vita è un miracolo che cambia la vita in meglio.

[1] Campbell, B. C., & Garcia, J. R. (2009). Neuroanthropology: Evolution and Emotional Embodiment. Frontiers in Evolutionary Neuroscience, 1, 4. http://doi.org/10.3389/neuro.18.004.2009

[2] Paul Ekman, Erika L. Rosenberg, (eds), (2005). What the Face Reveals: Basic and Applied Studies of Spontaneous Expression Using the Facial Action Coding System (FACS), Second Edition. Oxford University Press, New York.

[3] Paula M. Niedenthal et al. (2009). Embodiment of Emotion Concepts. in: Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 96, No. 6, 1120–1136.  DOI: 10.1037/a0015574

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Al momento il libro risulta prenotabile su https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__psicologia-liberta-trevisani-libro.php ma lo sarà presto anche su altri portali tematici

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Un caro saluto Daniele.

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di Daniele Trevisani, estratto dal libro in costruzione “Psicologia della Libertà: Percorsi di Crescita Personale”, edizioni Mediterranee, Copyright. Per l’invito alla presentazione è possibile l’iscrizione gratuita alla rivista online Communication Research e Potenziale Umano http://eepurl.com/b727Pv

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Memetica deriva dalla parola meme, assimilabile a traccia mentale, idea o credenza. Il “meme” è la base di ogni cosa che pensiamo, di ogni nostro pensiero.

La memetica si occupa di come idee e tracce mentali passano da individuo a individuo, così come la genetica si occupa di geni e informazioni biologiche che si trasmettono da un individuo verso i propri discendenti.

Se guardiamo alle idee, ogni idea, siamo di fronte a qualcosa che è nato, è stato trasmesso, e cerca di trasmettersi a sua volta da individuo ad individuo.

Il problema è la nostra mancanza di filtro, o inadeguatezza di filtro.

Alcuni memi aziendali, come il Just in Time, e altre “mode” manageriali, sono bolle provenienti da “virus” nati in magari sotto effetto di sostanze stupefacenti e alcool, e seminano scompiglio, hanno grande diffusione per poi morire e svanire nel nulla.

Altri permangono e resistono a ogni attacco esterno e interno.

Antichi memi, ed esempio della cultura latina, sono lì, dormienti, in attesa di essere riscoperti, come è accaduto di recente al “termalismo” e alla diffusione delle SPA (centri termali alberghieri) in tutto il mondo.

Arcaici memi recuperati, ad esempio lo slow food – non fanno altro che ripristinare idee vigenti prima – nel caso, nella realtà contadina rurale, i suoi tempi e un maggiore contatto con la natura via dalla frenesia. La New Age riprende lo spiritualismo che troviamo in ogni antica religione, unendolo a memi di forma più tecnologica (supplementi alimentari, integratori, tecniche mentali) e pratiche fisiche, arti marziali, bioenergetica, tecniche olistiche di ogni tipo.

Il meme, secondo Dawkins[1], è un replicator di informazioni culturali analogo al gene. Nelle sue parole: “Proprio come i geni si propagano da corpo a corpo attraverso sperma o uova, così fanno i memi trasmettendosi da cervello a cervello”.

Alcune analisi rese possibile dalla memetica:

  • nel LifeCoaching. Quali sono le tue convinzioni profonde sul concetto di “essere una brava persona” o un “bravo professionista” e come tu lo stai seguendo ora? Quali di queste ti stanno facendo del male? Quali vogliamo tenere? Di cosa vorresti liberarti? Quali nuove idee dobbiamo assorbire per stare meglio (es., su alimentazione, relazioni umane, tempo per se stessi, tornare a vivere a pieno)? Come fare a far sì che queste idee non rimangano solo idee, ma diventino poi abitudini e si radichino in te e diventino veramente tue?
  • nelle società: come si è diffuso l’odio verso gli ebrei durante il nazismo. Da dove è nato è come ha fatto a diffondersi, propagandosi da persona a persona?
  • in azienda: quali sono le tue convinzioni profonde su come ci si comporta con i collaboratori? E con i superiori? E con i colleghi di pari livello? E con i fornitori? E con i clienti? E su quando ci sta bene una litigata e quando no? E sul limite della sopportazione? E Sugli equilibri vita/lavoro? Come faccio a inserire un concetto, es “rispetto del cliente interno” in ogni membro, dai reparti produttivi sino al top management?
  • nello sport. Per un atleta: come faccio a dissociare le sue gare dal concetto di “ansia” e di “prestazione forzata” e associarli al concetto di “gioia di vivere”?

La natura fa enormi sforzi per trasmettere i propri geni. Ogni essere vivente è impegnato in una battaglia costante per trasmettersi e replicarsi. Lo stesso vale per le idee. Chi porta con se convinzioni, opinioni, Visioni del mondo, cerca costantemente di influenzare gli altri e trasmettere i propri memi.

Nel Coaching è essenziale esaminare lo sfondo memetico della persona. Lo sfondo riguarda la mappa delle credenze del soggetto (Belief System), la sua cultura e i suoi valori, la Visione della vita (Weltanschauung, in filosofia) e le credenze sul mondo. Come tale, ha un’influenza determinante su quello che facciamo e come lo facciamo.

E siccome il Coaching vuole modificare in meglio quello che facciamo e come lo facciamo la memetica diventa una scienza per noi cruciale.

[1] Dawkins, R., (1976), The Selfish Gene, Oxford University Press. Trad. it. Il gene egoista, Mondadori, Milano, 1995.

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di Daniele Trevisani, estratto dal libro in costruzione “Psicologia della Libertà: Percorsi di Crescita Personale”, edizioni Mediterranee, Copyright. Per l’invito alla presentazione è possibile l’iscrizione gratuita alla rivista online Communication Research e Potenziale Umano http://eepurl.com/b727Pv

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Copyright Daniele Trevisani www.studiotrevisani.it – Articolo in anteprima dal volume “Psicologia della Libertà” sul tema dello sviluppo delle potenzialità delle persone.

Carl Rogers individua sette caratteristiche che permettono lo sviluppo del potenziale umano verso quella che egli definisce una “persona pienamente funzionante” (“fully functioning person“)[1]

  1. Una crescente apertura all’esperienza – le persone pienamente funzionanti si allontanano progressivamente da uno stato di difensività permanente, e non apprezzano gli stati di soggezione.
  2. Un approccio esistenzialmente crescente – vivere ogni momento a pieno – senza il bisogno di distorcere le percezioni per adattarle alla propria personalità o al proprio concetto di sè, ma permettendo alla propria personalità e al proprio concetto di sè (“self-concept“) di vivere quelle esperienze. Il risultato è un crescente livello di energie, di interesse, adattabilità, tolleranza, spontaneità, e riduzione delle rigidità.
  3. Crescente fiducia nell’organismo e fiducia in sè – aumenta la fiducia in sè e nei propri sensi e intuiti, l’abilità di scegliere i comportamenti appropriati per ciascun singolo momento, si riducono le condizioni di ansia decisionale e incertezza. Le persone che sviluppano un buon livello del proprio potenziale personale non hanno l’esigenza di affidarsi incondizionatamente a rigidi codici preesistenti e norme sociali preordinate, ma sono aperti all’esperienza e sanno che potranno fidarsi di sè stessi nel decidere cosa è giusto e sbagliato.
  4. Libertà di scelta – non essendo incatenati dalle prescrizioni che influenzano le persone incongruenti, sono in grado di compiere una grande gamma di scelte con maggiore fluidità. Sono convinti che essi stessi giocano un ruolo importante nel determinare il proprio personale comportamento e si sentono responsabili per i propri comportamenti.
  5. Creatività – il maggiore stato di libertà esistenziale produce maggiore creatività in modo spontaneo. Le persone saranno più creative nel modo in cui si adattano alle proprie personali circostanze senza sentire un bisogno di conformismo.
  6. Affidabilità e costruttività – ci si può fidare sul fatto che queste persone agiranno in modo costruttivo. Un individuo che sia aperto verso tutti i propri bisogni riuscirà a mantenere un equilibrio tra essi. Persino i bisogni aggressivi saranno accompagnati e bilanciati da bisogno di bontà intrinseca che esiste nelle persone congruenti.
  7. Una vita vissuta a pieno (“rich full life“) – Rogers descrive la vita delle persone pienamente funzionanti come moralmente ricca, piena ed eccitante, in cui la persona vive sia esperienze di gioia che di dolore, di amore e di sofferenza, di paura e di coraggio, più intensamente. Si produce in questo modo uno stato di maggiore “capacità di vivere nelle emozioni” opposto ad una “anestesia emotiva costante”. La descrizione di Rogers di “una buona vita” è lontana dalla visione di una vita statica, come osserviamo dalle sue stesse parole: Questo processo di buona vita non è, ne sono convinto, una vita per deboli di cuore. Comprende l’allargamento e la crescita nel divenire più e più aperti alle proprie potenzialità. Riguarda il coraggio di essere. Significa lanciare se stessi pienamente all’interno del “flusso della vita” (stream of life).

Da queste riflessioni derivano alcune competenze pratiche per chi si occupa di formazione, di coaching e counseling:

  • Saper costruire laboratori esperienziali
  • Saper individuare le resistenze e obiezioni latenti
  • Saper sviluppare percorsi di coaching individuali
  • Sviluppare percorsi di coaching di gruppo
  • Creare strumenti di monitoraggio dei risultati
  • Tecniche di colloquio sotto stress
  • Gestione dello stress
  • Supervisione di sessioni di coaching e counseling
  • Coaching destrutturato: abilità di ascolto e sviluppo del “flusso” di quanto accade, senza predisposizione di gabbie metodologiche
  • Strutturare percorsi di coaching e counseling tramite moduli specifici e denominabili (approccio strutturato)
  • Individuare le “scale di apprendimento” e gli step di apprendimento
  • La ricerca di un’organizzazione interiore ancora prima che esterna
  • Competenze relazionali avanzate per operare in contesti di coaching complessi e aziende o organizzazioni complesse
  • Autocontrollo in condizioni critiche

Livelli del Training Mentale per il coaching e counseling aziendale

  • Attenzione
  • Memoria
  • Concentrazione

Livello avanzato

  • Attenzione al livello fisico e agli stati fisici
  • Livello emotivo e rigenerazione emotiva
  • Livello mentale, capacità di ascolto delle mappe mentali
  • Sviluppo della pace interiore e stabilità personale
  • Sviluppo delle aspirazioni alla ricerca continua
  • Sviluppo delle capacità sensoriali e micro-sensoriali
  • Abilitazione delle capacità spirituali
  • Individuare e rimuovere le nevrosi organizzative nei contesti di gruppo
  • Capire in profondità gli scenari
  • Saper creare domande che aprono ragionamenti importanti
  • Mantenere un flusso organizzato e costante di azioni di coaching e counseling
  • Avere il coraggio di fare e farsi domande crescentemente sfidanti

[1] Carl Rogers (1961), On becoming a person: A therapist’s view of psychotherapy. Constable, London. Isbn=1-84529-057-7

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Copyright Daniele Trevisani www.studiotrevisani.it – Articolo in anteprima dal volume “Psicologia della Libertà” edizioni Mediterranee, Roma

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Copyright Daniele Trevisani. Anticipazione dal libro “Psicologia della Libertà”. Per aggiornamenti sull’uscita vedi la rivista online presso il link http://eepurl.com/b727Pv

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Lo scopo della vita è ricevere conoscenza, rielaborarla e trasmetterla

Ripulirsi da idee tossiche, da immagini mentali che ti inquinano, libera la tua mente.

Daniele Trevisani

 

Siamo aggregati di cellule che ricevono informazioni, le rielaborano, e le trasmettono. Terabite di informazioni al secondo ci circolano dentro e, senza contromisure, ne verremmo sovrastati.

I nostri meccanismi mentali hanno bisogno di scorciatoie.

Una delle più forti è la strategia di “idealizzazione”, basata sul potere delle immagini mentali. È sufficiente chiedere ad una ragazza sovrappeso “è così che vuoi diventare?” mostrandole il fisico di una modella, “lo vuoi davvero, con tutte le tue forze?” e se la risposta è si, quella idealizzazione diventerà l’immagine guida per un intero programma.

Ma se, poniamo, quell’immagine è sbagliata, non mostra una ragazza atletica e sana, ma  mostriamo una modella anoressica, stiamo producendo morte, non utilità.

Puntare ad essere “come quella modella” (che è anoressica e malata) o come la Barbie, o come il culturista più grosso del mondo (che morirà assolutamente con certezza di overdose di steroidi, vedi il caso di Rich Piana) non è idealizzazione sana.

Lo stesso vale per il “Manager con la Ferrari” (comprata a rate o con che soldi e guadagnati con quale meritocrazia di fondo?)

Ho incontrato personalmente, nella mia vita, casi di ragazzi giovani in fase di counseling universitario, che venivano attratti dall’idea di abbandonare gli studi dopo avere fatto qualche settimana di lavoro per aziende di network marketing, corsi di lettura veloce, successo rapido, e altre porcherie, e il ragazzo nello specifico diceva “ma il mio capo ha solo 26 anni e arriva in Porsche!” come indice di successo totale di vita.

Capirete da soli quanta distorsione ci sia nei “metri di misurazione”.

Forse anzi molto probabilmente, quella Porsche nasconde tanti di quei cadaveri nell’armadio, che se potesse parlare andrebbe a costituirsi da sola in commissariato.

  • Se vuoi essere come “quello figo che ha la Porsche e non si è neanche laureato” stai facendo una idealizzazione tossica,
  • il superbodybuilder (non parlo di atleti veri del bodybuilding che esistono e sono rispettabilissimi, ma di fogne per steroidi) è una falsità ideologica,
  • la Barbie vivente, la modella anoressica, sono una falsità ideologica,
  • il dirigente/manager saltante che non sbaglia mai e tratta tutti male, oltre che essere un idiota, è un falso ideologico.

Queste immagini false che rischi di prendere come verità che guidano la tua vita, si chiamano “idealizzazioni tossiche”.

Trovare modelli e riferimenti positivi, invece, è arte e tecnica fondamentali. Figure che riescono a dare contributi utili, figure autentiche, persone che sono “possibili” e non modelli impossibili, utili solo a castrare e frustrare nella loro impossibilità di essere raggiunti. E che se raggiunti, portano alla distruzione della tua vita.

I modelli di riferimento e le idealizzazioni “buone” aumentano la tua libertà, non la riducono. Aumentano la tua cultura, aumentano la tua consapevolezza, la tua spiritualità, la tua libertà intellettuale.

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Copyright Daniele Trevisani. Anticipazione dal libro “Psicologia della Libertà”. Per aggiornamenti sull’uscita vedi la rivista online presso il link http://eepurl.com/b727Pv

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“Non solo la potenza atomica verrà sprigionata, ma un giorno imbriglieremo la salita e la discesa delle maree e imprigioneremo i raggi del sole.”

Thomas Edison

Edison, pensavano i suoi contemporanei, sognava. Oggi possiamo dire: anticipava.

Il timore crea prigioni. Alcune persone temono persino di farsi notare, di esistere, di dire qualsiasi cosa che qualcuno possa contraddire. Muoiono da vivi.

La libertà non è uno stato singolo, ma piuttosto una posizione tra un continuum tra due poli. Da un lato abbiamo la costrizione assoluta (fisica e mentale) e dall’altro lato la libera scelta assoluta (fisica e mentale). Ogni “grado di libertà” che possiamo e riusciamo a scalfire dalla costrizione aggiunge un tassello alla nostra libertà totale.

La formazione dei guerrieri Ninja passava attraverso fasi importanti di superamento delle paure. Queste paure erano viste come ombre che impedivano alle abilità di esprimersi.

I Ninja consideravano il superamento delle paure attraverso formazione iniziatica. Nelle iniziazioni e addestramenti venivano inseriti elementi di paura controllata, “in modo che l’ombra possa essere portata alla luce della mente dell’iniziato, che potrà così attraversare quella determinata paura. La paura è la porta pià importante, perché senza lo slancio energetico che deriva dall’abbandono delle nostre paure ci sarà difficile proseguire nel nostro viaggio[1].

Nelle pratiche di coaching esistono specifici esercizi, sia tradizionali (es, firewalking, seppure condotti da personaggi a volte discutibili) che innovativi. Personalmente, mi sono occupato di sviluppare alcuni esercizi speciali i quali attingono dalla mia esperienza trentennale nelle arti marziali, mentre altri nascono sulla base di esercizi psicodrammatici o comunicativi. Il fine ultimo è di crescere superando paure e generare slancio emotivo, senza con questo creare rischi fisici stupidi e inutili. Le stesse tecniche possono essere applicate nel counseling.

Possiamo dire che il coaching e il counseling siano due discipline che vogliono dire un grande “adesso basta!” all’essere plasmati a forza da ideologie esterne, da paure interne inutili, e cercano una via vera, più personale, depurata da ogni forma di falsità, consci persino che la libertà vera diventa un fine utopico ma senza quel fine ci sentiremmo morti.

Queste discipline vogliono una vita più vera, più propria, più gestita con consapevolezza anziché in un sentimento di schiavitù.

E’ un approccio rivoluzionario di sommossa esistenziale e non armata ma che cambia, attimo dopo attimo, vita dopo vita, l’intero pianeta.

Non bastassero le informazioni esterne, siamo a nostra insaputa inondati da informazioni interne (enterocettive, provenienti dal corpo stesso), alle quali prestiamo scarsa attenzione se non adeguatamente allenati.

Alcune di queste sono deboli, sottili, ma importanti, ad esempio i segnali dello stress fisico e mentale, le posture, il respiro stesso.

Le tensioni muscolari latenti, croniche, dovute a stress mentale, sono un esempio classico di segnale “non ascoltato” che però porta a mal di testa, a mal di stomaco, a dolore fisico poi molto concreto, persino all’alterazione della nostra postura.

Sto dicendo, assolutamente, che il nostro corpo fa trasparire fuori come ci sentiamo dentro, e se impariamo a leggerlo e a leggerci, possiamo fare di noi stessi un grande laboratorio di crescita personale.

Imparare a leggere i segnali deboli e farli diventare segnali forti è un’arte che si apprende nel coaching e nel counseling corporeo.

Questi segnali sono così anestetizzati dalle nostre menti bombardate da rumore, che scopriamo che qualcosa non va solo quando ci troviamo al pronto soccorso.

Siamo persino sottoposti ad energie come onde elettromagnetiche (la luce solare è una), la forza di gravità e tantissime altre, sulle quali non riflettiamo più di tanto e ancora meno “sentiamo”, tranne quando, come il sole preso troppo, ti bruciano.

Esistono anche forze psicologiche, come i “calchi mentali” e le credenze più forti che abbiamo assorbito dalle famiglie e dalle persone con cui ci siamo rapportati. Sono forze che sono penetrate nella nostra testa tramite religioni, libri di testo, letture, televisioni, conversazioni, e tanto altro materiale dell’acquario comunicativo nel quale abbiamo respirato e nuotato sinora.

“Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, metti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore. i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e soprattutto prova a rialzarti come ho fatto io.” Luigi Pirandello

Siamo in balia di forze tanto potenti e persistenti, che il fatto di metterle in discussione non passa nemmeno nella testa ai più. Qualche lamento si, qualche boffonchiamento si, ma niente di vero, niente di radicale. Anche nelle città dove l’economia fa schifo e le economie languono, anno dopo anno, i voti non cambiano più di tanto, gli stili di vita non cambiano più di tanto, e molti se potessero non cambierebbero proprio, resistendo al cambiamento fino a morire.

Zombie che camminano verso la bara.

Ma risvegliarsi in vita è possibile. Può accadere quando accade un incontro con una persona illuminata, o molto più spesso una crisi, un esaurimento fisico o nervoso, o un trauma, ti fanno capire che quel sistema di forze e di equilibri ora non regge più.

Non è più adatto per te. Poteva andare bene per chi l’ha sviluppato, nell’epoca in cui si è formato, ma non va bene per te, non ora, non qui. E tu te ne rendi conto e vuoi agire.

[1] Heaven, Ross (2006). The Spiritual Practices of the Ninja. Inner Traditions, Rochester. Trad it: 2008, Le Pratiche Spirituali dei Ninja. p. 43-44. Macroedizioni.

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Copyright Daniele Trevisani. Anticipazione dal libro “Psicologia della Libertà”. Per aggiornamenti sull’uscita vedi la rivista online http://eepurl.com/b727Pv

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Estratto dall’Audiolibro sulla Crescita Personale, Area 51 Editore, Bologna.

Audiolibro disponibile a questo link

audiolibro daniele trevisani crescita personale e professionale

Quali sono gli elementi del coaching per la tua crescita personale a 360
gradi? In questo audio ti illustrerò i principali. Innanzitutto parleremo del
corpo come elemento centrale per il coaching evolutivo, il corpo è quella
struttura nella quale siamo inseriti e che dà alla nostra mente la possibilità
di essere. Si parla di embodied minds, menti che vivono nel corpo che capta
tutti gli stimoli esterni. Spesso la mente dimentica il corpo, lo maltratta e lo
ignora. Il corpo deve essere manutenuto per far funzionare meglio anche la
mente. In particolare ci soffermeremo sul benessere del corpo con gli stru-
menti della Bioenergetica, della percezione di sé. Non siamo solo macchine
muscolari ma creature che possono percepire il proprio corpo in azione, sen-
tire il respiro nei suoi tre livelli (diaframmatico, toracico e clavicolare), ricono-
scere che a un certo tipo di respirazione corrisponde un certo stato emotivo.
Il corpo quindi è il primo strumento per conoscerci e migliorare.
Un altro elemento fondamentale di coaching evolutivo è riconoscere gli
obiettivi e formulare sotto-obiettivi intermedi che conducano alla crescita e
a uno stato sempre migliore. Il coaching è proprio quella scienza che aiuta
a capire non solo quali obiettivi voglio raggiungere e come raggiungerli ma
anche come migliorarmi nelle sotto-fasi degli specifici progetti.
Un altro tema importantissimo è la psicologia degli archetipi, cioè quali
sono i nostri modelli di riferimento. Esempi di figure archetipiche sono l’or-
fano, il guerriero e le relative azioni e reazioni ne rispecchiano le caratteri-
stiche. La scienza degli archetipi è molto importante per capire quali sono
i nostri modelli di riferimento, quali sono giusti e quali sono tossici da cui
dobbiamo stare alla larga. Accanto alla scienza degli archetipi un altro stru-
mento fondamentale è la memetica che studia come le idee si diffondono,
le idee sono come virus che nascono, si diffondono, a volte si estinguono.
La memetica studia proprio le tracce mentali, le idee che ci definiscono, che
abitano nei nostri corpi. La domanda che ti invito a fare è proprio questa:
“quali sono le idee che ti aiutano a migliorare?”. Questo esame è di grandis-
sima importanza per la tua crescita personale.
Infine parleremo dell’elemento supremo per il coaching e la crescita perso-
nale: l’amore. Per me il coaching è umanistico, cioè basato sull’amore, l’amo-
re per qualcosa, per un progetto, per un ideale, per un sogno. I sogni diven-
tano realtà grazie all’amore. L’amore per la crescita personale ci fa scoprire
cosa è veramente importante per noi, ci fa scoprire che in noi spesso è atti-
vato il meccanismo del Self-Silencing (il meccanismo di auto-silenziamento
dei nostri bisogni profondi, delle nostre passioni e delle nostre aspirazioni).
Chi di noi non ha mai avuto una passione per qualcosa che poi è sparita?
Cosa è successo? Insieme scopriremo quali sono i progetti a cui abbiamo
messo il silenziatore, faremo un’archeologia per tirarli fuori perché lì dentro
molto probabilmente c’è tanto da valorizzare per un futuro di crescita. Per-
ché la crescita non è solo guardare in avanti ma anche guardare indietro a
scoprire cosa abbiamo sopito.

Daniele Trevisani

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Estratto dall’Audiolibro sulla Crescita Personale, Area 51 Editore, Bologna.

Audiolibro disponibile a questo link