© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli

Il T-Chart (o Time-Chart, diagramma dei tempi) è uno dei modelli fondamentali per il metodo HPM (sviluppo del Potenziale Umano) e ALM (sviluppo del Potenziale Aziendale).

Centrato sul tema dell’ascolto, la forma di base di un T-Chart è molto semplice, assomiglia ad una T rovesciata, che contiene due assi: 1) asse dei tempi, e 2) asse della positività/negatività di un evento.

Il modello può essere usato per estrarre e catalogare eventi e informazioni durante un colloquio di ascolto, per collocare eventi e situazioni nel tempo, per ricordarle e rivederle, o come modello di analisi per cercare le connessioni  tra diversi eventi.

Le tipologie di informazioni si possono classificare in vari modi, come vediamo nel modello grafico di seguito.

Come vediamo, non esiste un solo futuro ma diversi futuri, e non esiste un solo passato, ma diversi passati. E questa è solo una mappa semplificata rispetto ad una realtà molto più articolata.

Lo stesso vale per il presente: possiamo avere un presente neutro, felice, o infelice, o ancora,  felice per un aspetto ma infelice per un altro.

Quando esaminiamo un evento, possiamo collocarlo innanzitutto nel T-Chart, usandolo come semplice spazio di annotazione.

In esso avremo modo di inserire:

  • Informazioni Diagnostiche: capire meglio un evento, uno stato emotivo, un sogno o aspirazione, o il presente della persona.
  • Informazioni Prognostiche: capire come potrebbe essere l’evoluzione della persona, se non vi fosse alcun intervento, alcuna forma di cambiamento, di formazione, coaching, counseling, apprendimento, o qualsiasi altro intervento suggeribile.

Il T-Chart ha uno scopo preciso: ascoltare eventi e situazioni e collocarle nei tempi e negli spazi psicologici della persona.

L’estrema sintesi del modello è questa:

  • il passato negativo, gli episodi passati, gli eventi critici negativi, le questioni accadute che egli giudica negative;
  • il passato positivo, gli episodi positivi, i successi, ciò che lo ha gratificato;
  • il presente positivo, cosa “va” e crea felicità o positività, ora nella sua vita o in questo preciso istante;
  • il presente negativo, cosa non “va”, cosa crea malcontento, emozioni negative, delusione o malcontento, nella sua vita, o in questo preciso istante;
  • il futuro positivo, verso dove desidera dirigersi, quali sono i suoi sogni e progetti, dai più vicini ai più lontani e visionari;
  • il futuro negativo, cosa gli fa paura, cosa non vuole che gli accada?

Questa è una sintesi estrema, perché in realtà il modello è molto più ricco di sfumature, per cui invito chiunque sia interessato a usare l’ascolto nella propria professione, ad approfondirlo, nei seminari specifici di certificazione ad esso dedicati[1].

Secondo scopo fondamentale del T-Chart: estrarre le modalità di pensiero e strategie euristiche (insiemi di convinzioni e belief system, sistemi ricorrenti o “pattern”) che la persona ha usato (nel passato), sta usando (nel presente) o intende usare (nel futuro).

Questo secondo aspetto è fondamentale sia in un ascolto tra amici, che in un ascolto professionale, come avviene nel coaching, counseling, leadership, terapia.

Possiamo immaginare una persona vista per la prima volta, sia per noi un T-Chart completamente vuoto.

Della persona non so assolutamente nulla, non so successi, fallimenti, non so come sta, non so i sogni né le paure, le sue ansie e le sue speranze.

E ora veniamo ad una constatazione fondamentale di cui prendere atto per poi attivarsi. Tutti quei punti interrogativi sono in realtà degli Information Gap, delle lacune informative, dei “non so” rispetto alla storia, al presente, e al futuro di questa persona. E possono essere colmati con un ascolto attivo ed empatico.

Gli Information Gap sono lacune informative, da colmare con l’ascolto e le domande.

Ancora più tecnicamente, avremo:

  1. Degli Info Gap di natura strettamente informativa (dati, numeri, persone, orari, luoghi e altri dati tangibili) e
  2. Degli Emo-Gap™ (label sviluppato nel metodo HPM- ALM), dei gap sugli stati emotivi, sul come stai, o come stavi, o come ti senti, o come ti sei sentito, in una certa situazione. Come volevi sentirti, che differenza c’è tra come stai ora e come vorresti stare? Che emozioni provi? Che emozioni miste troviamo se chiudiamo gli occhi e ci mettiamo in ascolto, e via così. Tutto ciò che non sappiamo della vita emotiva di una persona fa parte dell’Emo-Gap™.

Mettendo i due dati in linea, in caso di vuoto, avremo la nostra completa ignoranza rispetto ad una persona. Non male!

Ma in caso di una buona densità per ogni quadrante, avremo una persona della quale abbiamo compreso quasi tutto, e a fondo. Non male ancora!

I punti interrogativi sulle persone iniziano a colmarsi di significati appena entriamo in presenza fisica della persona, o leggiamo un suo scritto o una sua mail, e notiamo come cammina, o vediamo una sua foto, o qualsiasi degli elementi che abbiamo mostrato nello schema della comunicazione umana “canali di emissione e canali di ricezione nella comunicazione umana” (vedi schema nei capitoli precedenti).

Con questo schema, e i dati che cominciano a fluire dalla persona, cominceranno a riempirsi i tasselli di un profilo personale con importanti informazioni. I tasselli del puzzle umano cominciano a comporsi. Andremo a caccia di segni, parole, simboli, fatti, conferme, dissonanze, lo faremo con l’osservazione, la percezione aumentata, domande semplici e domande potenti, esame delle Action Lines (come la persona agisce o ha agito in un caso specifico, e se questo agire o “pattern” si ripete in altri casi), e tanto altro. Quando si ascolta, è importante non solo “come” si ascolta, ma anche cosa si ascolta, ovvero i contenuti della comunicazione.

Trattare la comunicazione come un insieme di canali comunicativi, di “condotte d’acqua”, è assolutamente riduttivo se non ci si pone il problema di quale materia fluisca attraverso le condotte, se sia acqua, alcool, o invece fango. In altre parole, il T-Chart pone al centro della questione il “contenuto” della comunicazione e definisce una modalità per collocarlo nel tempo, nello spazio e soprattutto nello spazio psicologico della persona che stiamo ascoltando.


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Formatore e Coach su temi di Sviluppo del Potenziale Personale, Comunicazione Interculturale e Negoziazione Internazionale, Psicologia Umanistica. Senior Expert in HR, Human Factor, Psicologia delle Performance, Comunicazione e Management, Metodologie Attive di Formazione e Coaching.

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