© Articolo estratto con il permesso dell’autore, Dott. Daniele Trevisani dal libro “Ascolto Attivo ed Empatia. I segreti di una comunicazione efficace. Milano, Franco Angeli.

Distinguere le Emozioni, in Noi e nell’Altro

Mentre ascoltiamo, ciò che ascoltiamo o percepiamo inevitabilmente fa nascere in noi emozioni, forti o deboli, positive o negative.

Ma non solo, noi ascoltiamo emozioni in ogni istante, perché le emozioni sono sempre presenti, a volte in formato molto sottile e attutito, nel qual caso servono particolari tecniche di osservazione aumentata, mentre quando sono forti, intense, sono visibili da chiunque.

L’ascolto attivo, e ancora più l’ascolto empatico, vanno letteralmente a caccia di emozioni, e le associano a quanto si sta dicendo, per avere un quadro più ampio. La nostra prima responsabilità come ascoltatori empatici, è far sentire le persone con cui parliamo a proprio agio.

Ho imparato che le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come li hai fatti sentire.
(Maya Angelou)

Con questa predisposizione d’animo, potremo far emergere tanto più materiale che non con un atteggiamento freddo o astioso e di superiorità.

Non si tratta di recitare, ma di “essere” accoglienti. Tuttavia, una componente recitativa a volte serve, perché non sempre siamo immediatamente nello stato di disponibilità empatica, per cui bisogna dare comunque segnali esterni di disponibilità, anche se fossero leggermente recitati.

Immergersi nell’ascolto, immergersi nelle storie e nelle emozioni altrui, farà poi arrivare la condizione empatica sicuramente, senza bisogno alcuno di recitare.

Già nella formazione dell’attore, Il Metodo Stanislavskij aveva posto grande enfasi sulla capacità di riconoscere e distinguere le emozioni che ci circolano dentro mentre comunichiamo. Il metodo è uno stile di insegnamento della recitazione messo a punto da Gentian Stanislavskij, pseudonimo di Konstantin Sergeevič Alekseev – da lui denominato “psicotecnica” – nei primi anni del ’900. Il metodo si basa sull’approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il mondo interiore del personaggio e quello dell’attore.

Nel metodo, è fondamentale la capacità di contatto con le emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo. Per ottenere la credibilità scenica il maestro Stanislavskij creò esercizi che stimolassero le emozioni da provare sulla scena, dopo aver analizzato in modo profondo gli atteggiamenti non verbali e il sottotesto del messaggio da trasmettere.

Le implicazioni per chi ascolta sono numerose: sul fronte emotivo, una modalità di ascolto “an-emotiva”, che non porta in campo nessuna passione, avrà poca probabilità di avere impatto.

Gli artisti sono tra i primi ad avere capito che nella comunicazione le emozioni sono essenziali per lasciare o ricevere contenuto.

Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione!

 (Paul Gauguin)

In ogni incontro sulla scena il comunicatore ha un proprio sfondo emotivo, e questo varia nelle diverse fasi:

(1) sfondo emotivo che precede l’incontro, e

(2) sfondo emotivo durante l’incontro.

Anche il nostro interlocutore vive uno sfondo emotivo sia nelle fasi precedenti che nelle fasi di contatto. Gli sfondi emotivi variano durante l’interazione. È indispensabile per l’ascoltatore auto-monitorare il proprio sfondo emotivo e tenere traccia delle sue variazioni, così come monitorare lo stato emotivo della controparte e come questo cambia durante le varie fasi dell’incontro.

Come evidenziato nel volume Il Potenziale Umano, è possibile localizzare il flusso esperienziale e mappare il flusso emotivo

Tra i temi dominanti di una psicologia delle performance vi è la mappatura del flusso esperienziale e del flusso emotivo che accompagnano l’azione e le interazioni interpersonali. Condividere le emozioni altrui è un atto molto significativo, per nulla banale. Si apprende in specifiche scuole di coaching e counseling e soprattutto in quelle ad indirizzo corporeo o bioenergetico. La scrittura, per quanto potente, non può sostituire le abilità di un istruttore o formatore che ti segue mentre agisci e ti dice dove stai sbagliando e come correggere.

L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni.

 (Paulo Coelho)


Altri materiali su Comunicazione, Ascolto, Empatia, Potenziale Umano e Crescita Personale disponibili in questi siti e link:

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Formatore e Coach su temi di Sviluppo del Potenziale Personale, Comunicazione Interculturale e Negoziazione Internazionale, Psicologia Umanistica. Senior Expert in HR, Human Factor, Psicologia delle Performance, Comunicazione e Management, Metodologie Attive di Formazione e Coaching.

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