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Articolo estratto dal testo “Parliamoci Chiaro: il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva” copyright Gribaudo Editore e Daniele Trevisani, pubblicato con il permesso dell’autore.

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Qui di seguito introduciamo il modello delle Quattro Distanze, cercando di interpretarlo nella sua generalità. Negli articoli successivi invece ci soffermeremo sulle singole sfaccettature di ogni distanza osservandole una ad una nel dettaglio.

Il modello delle Quattro Distanze della comunicazione ci parla di un insieme variegato di variabili che incidono sulla comunicazione e la rendono di qualità eccellente, appagante, costruttiva, oppure pessima, distruttiva e miserevole. 

La base del modello risale alla semplice presa d’atto che: 

  1. L’uomo utilizza le parole per esprimersi (o i segni o i gesti);
  1. La parola è il rappresentante di un’idea, di un concetto. Non potendo la persona trasferire l’esperienza diretta di ciò che fa o esperisce, è costretto a servirsi della parola, con tutti i limiti che essa comporta; 
  1. Il concetto o idea si formano in seguito al contatto con qualche aspetto della realtà, realtà esterna (cose, oggetti) o realtà interna (emozioni, stati d’animo);
  1. Ogni singola persona vivente svolge questo processo con differenze, lievi o grandi, dando luogo ad una comunicazione interpersonale che si apre a moltissimi fraintendimenti e incomprensioni. 

Il modello d’insieme può essere così rappresentato: 

Modello delle Quattro Distanze di Daniele Trevisani

In questo modello, la distinzione tra variabili hard e variabili soft non ha a che fare con la percezione comune, ma con la natura stessa di una variabile nella sua maggiore o minore tangibilità. I valori sono qualcosa di intangibile, ma i comportamenti che ne derivano sono molto tangibili. 

In una persona, sarà un dato hard il numero di anni (età), ed un dato soft (ma molto più importante) il tipo di personalità, oppure ancora lo stato della personalità con cui la persona sta vivendo. In un certo momento infatti io posso comunicare con qualcuno e trovarmi, come evidenzia l’analisi transazionale, in uno stato di personalità genitoriale, o stato Adulto, o ancora in uno stato Bambino, con varie sotto-categorie e sfumature, e questo inciderà su come io comunico.

La polarità Self riguarda la natura della diversità tra persone sotto il profilo biologico e delle identità/ruoli. Comprende le differenze del Sè individuale, composto da Self biologico, Self sociale e identità individuali, personalità, e stati della personalità. Spesso la nostra “molteplicità” di ruoli non viene compresa, dando luogo all’incomprensione fondamentale, quella su chi siamo. 

Dobbiamo pensare che quando due persone interagiscono, le loro identità possono essere connesse favorevolmente e creare un buon grado di fit, o un buon “incastro”, o invece respingersi. 

Come due magneti, A e B possono essere attraversati da forze di attrazione o da forze di repulsione, dando luogo a tanti tipi di rapporto umano. 

forze di attrazione e repulsione tra persone

Queste forze variano a seconda dello strato di identità che io presento di me. Potrei generare potenti forze attrattive se mi presento ad un collega come padre che parla ad un altro padre, e potenti forze repulsive se mi presento come padrone che parla ad uno schiavo considerandolo inferiore. 

A seconda di quali forze siano in campo, avremo relazioni di attrazione reciproca, di respingimento reciproco, o sbilanciate, dove una parte cerca l’altra, e l’altra si allontana e rifiuta la comunicazione. 

Se in un’organizzazione prevalgono le distanze corte, ognuno può parlare con chiunque senza timori e possiamo essere certi che la comunicazione sarà più flessibile e snella.

libro "Parliamoci Chiaro" di Daniele Trevisani

Per approfondimenti vedi: