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Attivare le competenze ed esprimere il potenziale

Articolo estratto con il permesso dell’autore, dott. Daniele Trevisani, dal testo “Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team

Per una mente ottusa la natura è pesante. Per uno spirito curioso il mondo intero ribolle e brilla di mille fuochi.

Ralph Waldo Emerson[1]

Il fuoco dell’esistenza vibra e brilla negli occhi di chi sta facendo qualche cosa che ama o in cui crede.

Vogliamo esaminare che cosa succede quando il potenziale riesce a esprimersi in prossimità dei suoi massimi livelli. Il risultato ha in psicologia diverse denominazioni: “condizione di flusso” o flow, “stato di picco” o peak condition, “esperienza ottimale”.

La condizione di flusso comprende la totale immersione in uno stato di esperienza positivo e avvolgente, ad “alta immersività”, tale da far dimenticare persino lo scorrere del tempo.

Gli studi sullo “stato di flusso” sono numerosi. Il nostro modello espone lo stato di flusso come incontro tra emozioni positive verso l’obiettivo (emozioni alfa) ed emozioni positive verso e durante le attività, i mezzi o azioni che sono da produrre per arrivarvi (emozioni beta). Si tratta di un metodo innovativo, ma vi sono altri modelli molto interessanti in letteratura che qui vogliamo esporre brevemente.

Tra i protagonisti degli studi sul flow, Csikszentmihalyi considera il flusso come una zona particolare del rapporto tra sfide (challenges) e skills, le competenze (Csikszentmihalyi 1990).

Nel nostro modello HPM, il flow nella leadership risulta sia dalle competenze individuali sia dalle competenze distribuite, le competenze complessive del team, per i lavori di squadra.

In questo modello possiamo notare una molteplicità di vere e proprie condizioni umane:

•     apatia, correlata alla mancanza di attività interessanti, di sfide e di attivazione;

•     noia, dovuta a sfide insufficienti, a obiettivi che non attivano;

•     relax, laddove le competenze sono alte e i compiti estremamente alla portata;

•     senso di controllo, in caso di competenze elevate e sfide di media entità;

•     ansia, dovuta alla sensazione di non possedere capacità sufficienti rispetto alla portata della sfida, che viene percepita come troppo elevata e oltre le proprie risorse;

•     attivazione, sfide elevate da affrontare con competenze di buona entità;

•     lo stato di flusso, che si produce quando la persona riesce a compiere azioni altamente sfidanti mettendo in campo un elevato repertorio di competenze.

Figura 4 – Challenges/skills Matrix

Challenges skills Matrix

In questa sede è fondamentale riflettere sulla condizione di benessere e piacere interiore che può accompagnare una sfida o una performance, quando l’individuo è riuscito ad attivare tutte le sue competenze e le sue migliori energie.

Una delle variabili più significative nel denotare la presenza di uno stato di flow è la sensazione che il tempo si arresti, la perdita di coscienza del tempo, dovuta al grande livello di immersività nel­l’esperienza e alla sua positività.

Ciascuno può fare le proprie riflessioni. Posso citare personalmente situazioni di conferenze o corsi nei quali i partecipanti perdevano il senso del tempo e non potevano credere che fosse già passata un’ora. Evidentemente in quei momenti ero stato in grado di innescare in me e negli altri uno stato di picco o di flusso. Lo stesso mi è accaduto come maestro di arti marziali durante lezioni particolarmente sentite, o come agonista, durante alcune competizioni, o quando in uno sparring (combattimento in allenamento) sembra non esistere nient’altro che l’esperienza in sé, ogni altro pensiero sparisce o va sullo sfondo, e la piacevolezza dell’esperienza in sé riempie tutta l’attenzione cosciente.

Ma non va sempre così.

In altri momenti riconosco situazioni in cui il tempo non scorre, o va a rilento, e si crea una condizione di stallo, o non ci si riesce a esprimere.

Ciascuno può fare una propria autoanalisi.

Trattare il potere personale richiede di valutare come creare e ricercare la condizione di picco, le peak performance, lo stato di flusso (flow-state) o esperienza di flusso (flow-experience), lo sblocco della tendenza attualizzante e un’incessante volontà di lasciarla fluire.

La tendenza attualizzante è un potente concetto della psicologia umanistica, riferito al­l’attualizzare (far diventare atto e non solo sogno) il proprio potenziale umano, una spinta vitale che anima ogni organismo.

Ogni organismo è animato da una tendenza intrinseca a sviluppare tutte le sue potenzialità e a svilupparle in modo da favorire la sua conservazione e il suo arricchimento (Rogers e Kinget 1965).

Come coach, consulenti, trainer o formatori, lavoriamo per produrre le condizioni in cui questa scintilla può accendersi.

Quando questi obiettivi vengono raggiunti, la condizione del lavoro o del vivere quotidiano diventa essa stessa esperienza di crescita. Il lavoro si trasforma da incombenza a esperienza di autorealizzazione, e le performance semplicemente accadono, succedono, perché le condizioni energetiche raggiunte lo consentono, naturalmente.

Le stesse dinamiche avvengono al­l’interno di un team sportivo, di una squadra professionistica, o in azienda. Le dinamiche umane di fondo sono le stesse.

[1] Ralph Waldo Emerson (1803-1882), saggista, filosofo, poeta e scrittore statunitense; fonte: http://it.wikiquote.org/wiki/Ralph_Waldo_Emerson.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • Flow State
  • Peak Performance
  • Emozioni alfa e beta
  • Potenziale Umano
  • Sfide
  • Competenze
  • Modello HPM
  • Competenze individuali
  • Competenze distribuite
  • Apatia
  • Noia
  • Relax
  • Senso di controllo
  • Ansia
  • Attivazione
  • Tendenza attualizzante
  • Flow
  • Stato di flusso

 

Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Trovare un equilibrio tra autodeterminazione e fatalismo

Il Locus of Control è una variabile psicologica che tratta il rapporto di un individuo con il destino e le forze esterne.

Quando prevale un Locus of Control interno l’individuo tende a percepire un forte controllo personale sul proprio destino (“il mio destino è qualcosa su cui posso influire e dipende soprattutto dalle mie scelte”).

Quando prevale un Locus of Control esterno, il soggetto tende invece a pensare che il proprio destino dipenda soprattutto dalla fortuna, dalla sorte, e dagli altri (“il mio destino è qualcosa che non posso controllare, dipende tutto dalla fortuna, o da quello che Dio vuol fare di me”).

Si tratta di due polarità estreme, all’interno delle quali si trovano un’am­pia serie di sfumature e gradi intermedi.

Possiamo in qualche misura identificare nel LOC interno un forte senso di autodeterminazione e autoefficacia, e nel LOC esterno un senso di fatalismo, che nei casi estremi sfocia nella rassegnazione, abbandono, vittimismo.

Una persona che assorba completamente l’uno o l’altro dei poli, e si chiuda in esso, rischia di sfociare nella patologia.

Il nostro locus of control, che sia interno o esterno, determina la quota di fatti ed eventi che noi pensiamo dipendano dalla nostra personalità e dalle nostre scelte ed azioni.

Dalle ricerche emerge che i soggetti con un LOC interno sono generalmente più felici, in salute, e hanno più successo, ma oltretutto sono più produttive professionalmente. Esclusi i casi di LOC fanaticamente interno, in cui ogni avvenimento del mondo venga visto come responsabilità della persona.

Il passaggio dallo stadio bambino-adolescente allo stadio adulto produce in genere una crescita del LOC interno. Mentre si cresce, si sviluppa maggiore controllo sugli eventi, a meno che non si sia cresciuti in famiglie e ambienti oppressivi, o in culture di natura fatalista.

In questo caso, si sviluppa una la fobia di essere puniti qualsiasi cosa si faccia (nella famiglia oppressiva) o la paura di iniziative individuali.

L’iniziativa individuale viene punita nelle culture oppressive, nei comunismi fondamentalisti, nelle religioni punitive, là dove pensare con la propria testa diventa offesa e peste psicologica. Questo scatena un virus di oppressione mentale che si trasforma quindi in paura di fare impresa, di avviare iniziative autonome, di compiere avventure professionali o aziendali, socialmente derise o represse dall’ambiente circostante.

Agire nonostante questi vincoli negativi è eroico.

Per sviluppare un LOC interno gli individui devono riguadagnare il senso di controllo sulle proprie vita attraverso piccoli passi, ed emanciparsi dall’esterno.

Per un adulto, si potrà partire dalla dimostrazione che è possibile ottenere un controllo su alcuni impulsi, o influenzare alcune interazioni interpersonali.

I coach, i genitori e i leader delle imprese hanno tra le proprie aree di intervento quella di aiutare gli individui a credere in se stessi e sviluppare il proprio potere personale positivo. Anche quando questo significa andare contro la propria cultura.
Esistono comunque rischi associati ad un LOC eccessivamente interno: farsi carico di ogni problema esistente, anche dei problemi non propri, sentirsi in colpa di qualsiasi cosa non vada. Ed inoltre: assumersi le responsabilità altrui anche quando non è dovuto, non riuscire a staccare dai propri impegni, non accettare le perdite, non riuscire a staccare dai propri obiettivi per rilassarsi, auto-sfruttarsi e schiavizzarsi, non concedersi tregua, cercare il perfezionismo assoluto anche quando non ha senso farlo.
I rischi opposti del LOC eccessivamente esterno sono: scarsa propensione all’impresa, pressappochismo, poca voglia di fare, nessuna iniziativa, abbandono precoce alle prime difficoltà, ricerca di soluzioni magiche o miracolistiche, scarso ricorso al pensiero logico o scientifico, scaricare le responsabilità sugli altri e non riconoscere le proprie.

Principio 8 – Locus of Control
Le energie mentali diminuiscono o si esauriscono quando:
• l’individuo è sbilanciato su un LOC esterno, assegna a forze esterne l’intera responsabilità degli eventi che lo riguardano, senza percepire quali siano i confini della propria area di azione possibile e di autodeterminazione;
• l’individuo è sbilanciato sul LOC interno oltre la soglia di ragionevolezza, e non accetta margini di errore, assumendosi responsabilità individuale anche su eventi verso i quali non ha reale potere di intervento (rischio di autoflagellazione ingiustificata).

Le energie mentali aumentano quando:
• l’individuo prende coscienza dei confini della propria possibilità di azione e li differenzia correttamente rispetto a quelli cui non ha accesso (fortuna, scenari, caso);
• la persona evita di assumere un atteggiamento di responsabilizzazione inutile verso variabili che non può controllare, e si attiva per quelle che può invece gestire;
• aumenta l’emancipazione personale da modelli genitoriali e culturali appresi e si decide in autonomia quale atteggiamento verso il destino assumere e cosa deve rientrare nelle proprie sfere di autonoma decisionalità e “tentabilità”.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

Temi e Keywords dell’articolo:

  • modello
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  • autorealizzazione
  • crescita personale
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  • Potenziale Umano Veneto
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  • formazione assistenti sociali
  • formazione educatori
  • supervisione