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Vita e pensiero del filosofo ateniese

Nacque ad Atene nel maggio del a.C. da una famiglia aristocratica. La vicenda politica che aveva riguardato Socrate ha sicuramente influenzato Platone e il rapporto che teneva con la politica di Atene. Egli decide infatti di allontanarsi dal governo democratico, nonostante ne facciano parte degli esponenti famigliari.

Platone si è convinto che la città sia ammalata dal punto di vista politico, e questo malessere può essere sconfitto solamente insediando i filosofi al potere, o rendendo i governanti abitutati all’esercizio filosofico. Egli decide quindi di dedicare tempo e risorse nella costruzione dell’Accademia, che diventa un punto di raccolta per la riunione dei migliori giovani intellettuali della Grecia.

Malattia e cura della città e dell’anima

Secondo Platone, all’interno della città, non si è mai creata una vera comunità politica unita, in grado di fungere da luogo di identificazione del cittadino. Questo a causa del fatto che esistono ancora troppe suddivisioni legate sia al ceto sociale che divisioni e lotte tra famiglie.

La Polis è sempre stata divisa tra ricchi e poveri, e ogni gruppo è poi diviso in altre piccole fazioni. Le principali forme di potere derivanti da queste separazioni sono la democrazia e l’oligarchia.

L’oligarchia è il governo esercitato dai ricchi con l’obiettivo di mantenere il proprio potere ed arricchirsi ulteriormente. Non utilizzano la politica come servizio per la comunità, ma solo come strumento personale. La democrazia invece è il governo in cui i governanti blandiscono gli elettori con false promesse che non riusciranno a mantenere. È un governo di incompetenti, eletto da persone ancora più incompetenti.

Oligarchia e democrazia sono esempi di finalità degenerata della politica: entrambe fanno un uso distorto del potere, e come conseguenza di ciò l’esito sarà la malattia terminale della città rappresentata dalla Tirannide, il potere nelle mani di una sola persona ed il sopruso di tutta la comunità.

La malattia della città altro non è che lo specchio per la malattia dell’anima.

Il governo dei filosofi

La prima riforma che bisogna affrontare è quella di sradicare nelle opinioni comuni tutti quei fattori che inducono a fare un uso del potere in funzione degli interessi personali prima di quelli della comunità: si provvederà ad abolire la proprietà privata, abolire i patrimoni e liberarsi dai vincoli famigliari.

I governanti avranno il privilegio di essere mantenuti dalla comunità, nella quale i figli saranno cresciuti in modo comunitario e le unioni riproduttive saranno temporanee. In questo modo tutti saranno considerati madri e padri agli occhi di un bambino e viceversa.

Le donne riceveranno un educazione simile a quella degli uomini. La loro inferiorità apparente è dovuto solamente all’educazione inadeguata che hanno ricevuto precedentemente all’interno della Polis.

Se nella città prevarrà la parte razionale (grazie al potere dei filosofi) l’aggressività diventerà finalizzata al servizio della comunità, come ad esempio l’ambito militare. La parte desiderante sarà posta sotto controllo in una società che prevede una corretta distribuzione dei ruoli di comando. In questa Polis, ogni individuo svolgerà la funzione per la quale è più portato.

I filosofi saranno in grado di fare ciò quando converteranno un potente alla filosofia, o quando riusciranno a dargli consigli e farsi ascoltare.