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Durante ogni interazione umana , esistono momenti di  di avvicinamento e allontanamento tra persone. Esistono distanze, distanze relazionali, non meno importanti delle distanze fisiche. L’ascolto è il meccanismo più potente che abbiamo per ridurre le distanze relazionali tra esseri umani.

L’incomunicabilità è un nemico sia della comunicazione inter-individuale che tra nazioni e aree globali.

La comunicazione è sempre interculturale, anche se non ce ne accorgiamo

La comunicazione interculturale è un incontro tra culture e background diversi,  e se ci pensiamo bene, queste diversità non sono solo nazionali o etniche, ma persino professionali o legati agli studi compiuti, e alle famiglie e zone di provenienza.

Fare buona comunicazione significa avere la capacità di attivare un flusso di ascolto che faccia emergere elementi che sono in un sistema diverso dal nostro, e allo stesso far passare messaggi attraverso barriere culturali.

Diamo tutti troppo per scontato che gli altri ci capiscano, quasi fosse un automatismo. Non lo è!

Ad esempio, se cito Proust, do per scontato che l’altro abbia un background umanistico e letterario. Se parlo di ROI (Return on Investment) e partita doppia, sto dando per scontato che l’altro abbia una formazione aziendalista. Se parlo di fibre bianche e fibre rosse (due diversi tipi di fibre muscolari), do per scontato che l’altro mi capisca e abbia studiato scienze motorie o medicina o fisiologia.

L’estrazione culturale e professionale, unita alla nostra storia personale, ci rende “sistemi” unici, ogni singolo individuo è unico.

Ogni persona può essere assimilata ad un campo di energia, un campo di luce, che in qualche momento arriva in contatto con altri campi di energia, altri campi di luce, trovando o meno possibilità di scambio, di osmosi, di trasmissione di segnali, o rimanendone invece distanti, impermeabili.

Se do per scontato tutto, non farò un ascolto di qualità, infatti ascoltare significa anche avvicinarsi a mondi che non conosciamo, e non solo far entrare parole dalle orecchie.

Ci troviamo in un mondo in cui ciascuno è all’interno di una propria “sfera” – un insieme di pensieri, segnali, parole, pensieri denominato “Semiosfera”. Ognuno di noi vive in un “mondo”, in una sfera di parole, concetti, ideologie e credenze sul mondo. La comunicazione interculturale pone la sfida del far passare messaggi tra persone di estrazione diversa

Anche la differenza tra una formazione umanistica e una tecnico-ingegneristica può creare un grado di incomunicabilità, e una specifica forma-mentis.

Non capirsi è più frequente di quanto si pensi.

Ogni sfondo professionale o familiare ti offre un mondo fatto di parole che usi quotidianamente, fino a che quelle parole diventano il tuo mondo

Questo mondo diventa la tua sfera quotidiana, la tua sfera di parole, la tua sfera di relazioni, la tua sfera di energie alte o basse, forti o deboli.

In qualche momento, queste sfere hanno occasione di contatto, ma i background diversi rendono la comprensione non automatica o scontata.

Quando succede questo momento di contatto, le due “sfere” possono respingersi “a pelle”, in quanto elementi arcaici del cervello (archipallio) ci danno segnali di sgradimento o piacevolezza, verso un volto o degli odori che ci offrono segnali di pericolo, o con segnali che provengono anche dal body language, dalla postura, dal sorriso e espressioni facciali. Ascoltare significa quindi molto più che far entrare parole dall’udito, ma osservare il movimento, il corpo, i movimenti, le espressioni facciali, gli oggetti.

Miracolosamente (ma non si tratta di un miracolo, bensì dell’effetto di meccanismi umani molto ben analizzabili) possiamo trovare con qualcuno un’intesa, una modalità per condividere qualcosa tra le nostre sfere di significati.

La comunicazione umana diventa quindi uno stato esistenziale, dove le persone si attivano per cercare di uscire dalla propria sfera di energie limitate e entrare in contatto con altre entità umane.

Ci sono tanti mondi quante sono le persone viventi, per cui relazionarsi e praticare ascolto richiede una notevole dose di umiltà e impegno.

Il messaggio positivo è che la scienza, e un approccio scientifico, può aiutarci moltissimo per capire i motivi dei fallimenti della comunicazione e gli ingredienti per incrementare le probabilità di successi comunicativi.

Siamo in un mondo dove è possibile creare progetti eccezionali, epocali, e se riusciamo a far convergere le nostre migliori energie, ogni avanzamento nel futuro e nel mondo sarà possibile.

https://youtu.be/IEmLyp-Pk0k

Articolo in anteprima editoriale, Copyright dott. Daniele Trevisani www.danieletrevisani.it www.studiotrevisani.it