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[slideshow]Daoshi® è una  Disciplina Marziale e del Potenziale Umano, basata sull’integrazione di varie discipline e arti, tra cui: Boxe, Muay Thai, Kickboxing, Karate, Judo, Ju Jitsu Goju, Capoeira, Taekwondo, Wushu, Aikido,  unite al Training Mentale, Bioenergetica e altre pratiche psicologiche.
Daoshi è una Disciplina in continua evoluzione. Ad oggi, le  differenti categorie di Daoshi® sono:

  1. Daoshi Kombat™: versione del Daoshi dedita al combattimento con protezioni (guanti o guanti speciali, e altre protezioni. es paratibie) che mette i praticanti in grado di gareggiare in tornei di Kickboxing K1,  Thai, MMA, Valetudo, Ju Jitsu Goju, Sanda, Kumite,  e nella preparazione al Pugilato
  2. Daoshi Total Fighting System™: versione del Daoshi dedicata alla protezione totale della persona e dei propri cari, o alla protezione professionale (sicurezza). Non utilizza generalmente protezioni di alcun tipo (salvo in alcuni casi alcune protezioni speciali militari per operatori speciali),  utilizza tecniche di immobilizzazione, di percussione, di leva, di strangolamento, dal livello minimale (semplice controllo) al livello letale (riservato solo per operatori di Forze dell’Ordine)
  3. Daoshi Bushido™: pratica della “via del Guerriero”, che enfatizza uno stile di vita marziale, lavora soprattutto sul Lifestyle Training, sui valori, sulla ricerca del Potenziale Umano, il Miglioramento Personale e la Crescita Personale
  4. Daoshi Healing™,  Daoshi Bioenergetics™ e Daoshi Mental Training™: pratica crescita personale di natura terapeutica e psicologica, orientata all’unione tra Bioenergetica Loweniana, scuole psicologiche neo-Reichiane e Arti Orientali. Applica soprattutto tecniche di Training Mentale, Psicoenergetica, Bioenergetica, affinamento delle capacità di concentrazione, rilassamento, attivazione mentale, focalizzazione. Utile anche per gli agonisti che lavorano in contesti di sfida massimale e operatori di alto livello nella Sicurezza, Militare e Forze Speciali, in quanto attiva  le competenze di Percezione Aumentata e Extended Cognition o “percezione allargata” utili in contesti di alta difficoltà operativa.

Daoshi non è una federazione, nè una Società Sportiva, è una Disciplina, e collabora con selezionate Federazioni di vari settori sportivi e sociali.
Apertura ad altre discipline e sport: Daoshi è Disciplina aperta soprattutto a chi ha praticato altre discipline marziali e combat e, senza mai rinnegarle, vuole ora guardare oltre il suo settore di provenienza, aprirsi ad altri tipi di studio, e arricchire il proprio campo di conoscenze.
La pratica del Daoshi è compatibile con la pratica di altri sport (es, Calcio, Volley, Basket, Nuoto) in quanto stimola le capacità di concentrazione, lucidità tattica e rapidità. E’ aperta inoltre ai praticanti di altre discipline Marziali e Combat.
Le tecniche vengono applicate sia all’allenamento amatoriale che agonistico. I praticanti delle varianti sportive di Daoshi sono in grado di combattere in tornei di varia natura, come nella Kickboxing (Light, Low-Kick, Full), K1, Muay Thai, nelle MMA, Sanda e Kumite e in varie altre forme di combattimento.
I praticanti più esperti in Daoshi Bioenergetics sono in grado di condurre sessioni private sia di personal training che di risoluzione di una grande varietà di problematiche fisiche, dovute allo stress o alla mancanza di attività fisica corretta.
Le tecniche marziali e combat vengono unite, ad un livello superiore, alle metodologie di Crescita Personale e del Potenziale Umano sviluppate dal dott. Daniele Trevisani e pubblicate da Franco Angeli editore nel volume dedicato – link e descrizione del volume:https://www.studiotrevisani.it/hpm2/
Il nostro scopo è soprattutto l’integrazione tra diversi stili e la formazione di istruttori (Mission Pedagogica Primaria). Svolgiamo attività di formazione e corsi soprattutto rivolti ai giovani, con una missione che è prima di tutto sociale.
Il lavoro sul sociale
Abbiamo ideato e sviluppato progetti di “Arti Marziali
e Sport di Combattimento contro la droga” per contrastare l’ingresso e il permanere della droga nelle comunità dove operiamo – progetti “Drug Free Community“. Di questo siamo molto orgogliosi.
Cos’è per noi la vittoria? Non avere campioni del mondo, ma far vivere a pieno i giovani. Ogni paese, frazione o micro – comunità che riusciamo con il nostro sport/disciplina a bonificare dalla droga e dall’apatia e dalla noia è per noi un successo.
Svolgiamo costantemente progetti di formazione gratuita per donne –“Urban Warrior™ , cui partecipano gratuitamente Istruttori e Maestri Daoshi, aperti anche al contributo di Maestri e Istruttori selezionati.
Siamo attivi nella difesa dei diritti dei deboli e degli emarginati, nella difesa femminile, in attività di contrasto al bullismo, anche tramite corsi gratuiti con Maestri provenienti da ogni disciplina.
Il sistema Daoshi è sviluppato dal dott. Daniele Trevisani, praticante di oltre 13 diverse discipline e ricercatore sul Potenziale Umano.
Sul lato Combat, Daniele Trevisani è stato Campione Universitario in Full Contact alla University of Florida (1991-1992), agonista Cintura nera in Taekwondo agonistico, formatore di team di Kumite (Karate), con oltre 25 anni di esperienza di insegnamento
Sul lato scientifico, è Fulbright Scholar presso la University of Florida (USA), laureato in Dams Comunicazione, Master of Arts in Communication, Master in International Marketing, e Diplomato Federazione Italiana Fitness come Preparatore Atletico.
Daoshi e Potenziale Umano: metodi e piani per la Crescita Personale

Il sistema Daoshi® si occupa – nel suo livello più profondo – di sviluppo del Potenziale Umano tramite le Arti Marziali e gli Sport di Combattimento.
Diversi corsi Daoshi sono dedicati anche a Manager e Professionisti del mondo aziendale, tramite attività di formazione in cui i partecipanti apprendono tecniche di controllo mentale, concentrazione, focalizzazione, rilassamento, attivazione mentale, ricentraggio delle priorità, sviluppo delle energie personali.
Sul piano Marziale, scopo primario è la formazione di istruttori e la crescita dei praticanti, coltivando formazione tecnica e culturale, con la possibilità di arrivare sino al loro grado di Assistente Istruttore, Istruttore e Maestro. Per questi livelli sono previsti affiancamenti di codocenza, ed un programma di certificazione della durata di 1 intero anno più stage intensivo ed esame finale, per chi proviene da altre discipline, o la partenza dal livello di principiante per chi inizia senza esperienza marziale, con – in questo caso – un programma minimo triennale.
Il programma Daoshi®  è fondato soprattutto sul potere delle Arti Marziali di favorire la formazione umana del partecipante, dove la ricerca spirituale accompagna una costante ricerca del miglioramento personale sul piano umano e dei valori.
Le basi didattiche del sistema Daoshi®  sono ancorate in valori solidi di rispetto, lealtà ed onestà, secondo i principi ispiratori del Budo, dagli albori delle arti marziali sino ad attuali metodi di combattimento totale quali MMA e Valetudo.
Formazione speciale agonisti di altre discipline e altri sport (calcio, basket, volley, e altre)il Daoshi viene utilizzato come tecnica di allenamento per aumentare le capacità di focalizzazione, concentrazione, attenzione, forza veloce e forza resistente di praticanti di altre discipline marziali, nonché nel Calcio, Basket, Volley, Nuoto, e ogni altro sport con forti componenti agonistiche
Cinture e gradi
Cinture e gradi nel Daoshi indicano le capacità didattiche ancora prima delle capacità tecniche o atletiche. Si può essere geni della matematica ma pessimi insegnanti di matematica, così come esistono atleti eccezionali incapaci di insegnare. Noi valorizziamo soprattutto le capacità didattiche.
 
Il Daoshi premia soprattutto le capacità didattiche e lo sforzo didattico, l’impegno verso la causa comune e la capacità di fare aggregazione o dare un contributo alla causa. Questo non toglie che ovviamente cinture elevate siano in genere anche più capaci tecnicamente, ma se non lo fossero per lo spessore umano, non meriterebbero la Cintura Daoshi.
Le cinture sono attualmente divise in:

  1. Blank: neo-praticanti, o ospiti esterni (esclusi accordi specifici che permettono di mantenere la propria divisa e Cintura), allenamento con Judogi, Karategi o Shorts Thai, a seconda del tipo di allenamento svolto nella sessione
  2. Cintura bianco-gialla, atleti intermedi: con esame su tecniche prevalenti di striking e tecniche base di lotta
  3. Cintura giallo-rossa: atleti praticanti avanzati con eccellenti capacità di striking e di lotta, ed esperienza agonistica. Dal livello seguente, oltre alla Cintura sono previsti Dan di graduazione per ogni categoria:
  4. Cintura blu: l’equivalente della nera nel Karate, Judo o discipline similari. Richiede esperienza didattica sul campo, almeno annuale in affiancamento ad un istruttore avanzato, ed esperienza agonistica. Forti capacità di striking e buone basi di lotta, voglia di insegnare, spessore umano, affidabilità personale e senso di responsabilità dell’insegnare
  5. Cintura rossa: formatore di agonisti. Richiede forti competenze di striking, lotta al suolo, takedown, autodifesa, difesa da attacchi plurimi, esperienza didattica pluriennale ed agonistica, capacità di preparazione di circuiti allenanti
  6. Cintura viola: direttore di istruttori, con capacità di coordinamento e organizzazione di lavoro allenante su più sedi, di preparazione di target differenziati, di leadership nella gestione di istruttori e assistenti istruttori, conoscenze di Training Mentale e Healing
  7. Cintura nera: Maestro, conoscenze striking provenienti da più discipline, takedown e lotta al suolo, armi Daoshi, armi da strada o armi occasionali. Forti competenze di leadership, capacità come Formatore, spessore umano, affidabilità totale, spirito di squadra, volontà di diventare un riferimento nella crescita dei ragazzi e degli istruttori vista come missione primaria e valore assoluto da perseguire, conoscenza del metodo HPM sul Potenziale Umano, conoscenze approfondite di Training Mentale e Healing, Bioenergetica Daoshi e altre capacità che non possono essere qui divulgate.
  8. Grand Master, Cintura nera dal 6° Dan: Oltre a tutto quanto esposto sopra, prevede la facoltà di erogare cinture e graduazioni, con enorme senso di responsabilità. Questo prevede forti doti di autonomia decisionale e capacità di organizzazione di eventi, allenamenti agonisti, allenamenti di avviamento, sviluppo nuovi corsi, preparazione gare. Prevede inoltre capacità di preparazione e gestione team di operatori di sicurezza, gestione della sicurezza in locali pubblici e eventi pubblici, capacità di leadership di team ad alte prestazioni, e svariate altre capacità, prima delle quali la totale affidabilità e devozione verso la causa dell’insegnamento, vista come missione morale e una professione vera e propria. Al momento, l’unico Grand Maste autorizzato è il M° Alfonso de Vito, 6° Dan
  9. Sensei: dall’8° Dan, oltre a quanto esposto sino al grado di Grand Master, qualifica l’impegno orientato alla ricerca scientifica sui processi del Potenziale Umano e la sua applicazione veso praticanti, agonisti, istruttori e Maestri. Il valore è soprattutto come riferimento morale. Richiede la maturazione di tecniche olistiche di sviluppo del Potenziale Umano, interdisciplinari, sia sul campo fisico che psicologico. Qualifica inoltre l’attività di ricerca costante verso lo sviluppo di nuovi programmi formativi e concept didattici, la rivisitazione e riqualificazione tecnica tramite stage e seminari speciali, lo sviluppo di tecniche applicabili in contesti anche diversi da quello marziale (es: Coaching e Counseling di Forze Speciali, Coaching e Pesonal Training di agonisti e praticanti di discipline non marziali e non combat, coaching e programmi di crescita personale individuali). Prevede inoltre capacità di ricerca scientifica e pratica sia agonistica che di insegnamento. Ha il ruolo di Sensei il dott. Daniele Trevisani, impegnato nello sviluppo e applicazione marziale e combat del metodo HPM (il metodo scientifico sul quale si basano le metodologie allenanti del Potenziale Umano).

Ruoli diversi

  • Ronin: Agonista esterno, ospite, che può mantenere tutte le caratteristiche della Scuola di provenienza (gradi, cinture, divise). Può optare per allenamenti occasionali o  praticare congiuntamente anche Daoshi ampliando il proprio repertorio ed ottenere in seguito una doppia certificazione (dalla scuola di provenienza e dalla scuola Daoshi)
  • Research Committee, Certified Research Partner: attestazione onorifica per Maestri di altre discipline, centrata sullo spessore umano, che attesta contributi culturali al Comitato di Ricerca Daoshi sulle Arti Marziali e Combat (Daoshi Martial Arts Research Committee), mantenendo la propria attività prevalente nella disciplina di base. I membri si distinguono per avere operato concretamente nello spirito di ricerca multidisciplinare del Daoshi, cercando di dare contributi culturali alla crescita di praticanti e istruttori (es, partecipazione a stage multidisciplinari), al di la di qualsiasi scuola o disciplina di provenienza e oltre qualsiasi barriera culturale, e massima apertura mentale. Ne fanno parte il M° Maurizio Medici (per la sua enorme esperienza pratica e didattica nel Wushu), e il dott. Lorenzo Manfredini, psicologo allenatore della Nazionale Italiana di Apnea e formatore di Campioni del Mondo in sport estremi.
  • Ethical Committee: Comitato Etico, valuta azioni e comportamenti di chi opera nell’insegnamento e nei praticanti. Valuta l’intangibile. Pochi sguardi in grado di investigare l’animo delle persone. Ne è Direttore il Comandante Antonio Greci, cultore di discipline del Potenziale Umano, psicologia e crescita personale, formatore in leadership e tecniche di comando e controllo, esperto in leadership, Comandante di Navi di Marina Mercantile Internazionalii.

Ogni allievo, nel sistema Daoshi, viene osservato nelle sue doti di potenziale istruttore, imparando gradualmente a divulgare il metodo, affiancare i nuovi arrivati, e trasmettere cultura e conoscenza, soprattutto sul piano morale ancora prima che fisico.
Nel Daoshi viene svolta una continua opera di formazione-formatori, stage per istruttori e agonisti.
Il successo del Daoshi si misura

  1. nel numero di ragazzi sottratti alla strada, alla noia, all’apatia, e indirizzati verso una via di crescita personale nello sport e arti marziali
  2. dal numero di istruttori e Maestri che esso riesce a creare, e dal fatto che essi diventino veri Formatori del Potenziale Umano e non semplici insegnanti di tecniche.

Vivere a pieno. La consapevolezza di chi siamo veramente

Di Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, Formatore, Sensei 8° Dan Sistema Daoshi, Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia

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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2 – Questo articolo può essere copiato e riprodotto su siti web autorizzati, previa richiesta all’autore, purché sia mantenuta la citazione come segue: Articolo a cura di Daniele Trevisani, www.studiotrevisani.it – Non sono ammesse modifiche al testo.

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Sintesi

Se le arti marziali e gli sport da ring hanno qualche valore, questo valore va ricercato nella loro capacità di dare una identità solida alla persona, un radicamento forte nel sentirsi “guerrieri ricercatori” e portare questa attitudine con sé nella vita, con umiltà, con spirito di curiosità e di apprendimento.

Questo ancoraggio forte rimarrà valido ad ogni età, in ogni condizione fisica, in ogni momento della vita. Diventerà un porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti difficili, un luogo dove rigenerarsi. Saranno le fondamenta solide su cui costruire gli edifici della nostra vita, essere buoni amici, buoni padri e madri, e un giorno buoni genitori e, sempre, brave persone.

Quando questo valore sarà entrato nella mente dei nostri allievi, allora, e solo allora, potremo dire di avere avuto successo.

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Prendiamo un qualsiasi atleta o praticante di arti marziali e sport di combattimento. Esaminiamo le sue energie disponibili. Scopriremo presto che possiamo identificare nella persona sia un certo livello di energie fisiche, che un certo grado di energia mentale.

Abbiamo quindi 4 macrotipi di atleta o praticante:

Estremi positivi ed estremi negativi

  1. fisicamente forte, mentalmente forte: stato ottimale. Un praticante che ha fatto del suo corpo un laboratorio di sviluppo, costruendosi anno dopo anno solide basi fisiche (velocità, resistenza, flessibilità, coordinamento). Considera la mente un alleato da nutrire, ha forgiato un carattere in grado di farlo rialzare dopo le cadute di percorso, non vive gli eventi (es. gare) con ansia ma con amore e come occasione di scoperta. Ama intensamente ogni secondo del suo allenamento, aiuta gli altri. Vive la sacralità del suo momento, non è arrogante, e non si considera mai arrivato, sempre pronto ad apprendere qualcosa di nuovo, sente i confronti come occasione di crescita e non come sfida. Pratica diversi stili sentendosi prima di tutto un ricercatore, ha le proprie preferenze ma non è mai identificato in una singola disciplina in modo cieco, in quanto cerca una connessione con un piano di energia superiore. Sa che le arti marziali e gli sport di combattimento possono essere un ponte verso questo piano di energie superiori, e li rispetta per questa loro sacralità
  2. fisicamente debole, mentalmente debole: ha problemi fisici che tende a considerare insuperabili, non si impegna, considera ogni fallimento una dimostrazione della sua incapacità, è incostante. Cerca nelle arti marziali o sport da ring solo tecniche per compensare la sua debolezza, trucchi da applicare, e per questo cade vittima di ciarlatani che lo illudono. Avendo una identità personale debole, è sufficiente uno sparring con una persona tecnicamente superiore per fargli desiderare di abbandonare. La sua unica speranza è trovare un Maestro che non lo tratti come un perdente e gli prepari un percorso di graduale scoperta delle sue potenzialità, e lo aiuti con grande progressione a fare passi in avanti.

Stati intermedi

  1. fisicamente debole, mentalmente forte: non ha grandi potenzialità fisiche, o non le ha ancora sviluppate, ma è costante, ha uno stile di vita positivo, è rispettoso delle regole, cura la sua preparazione, sa lavorare sul lungo periodo, accetta di perdere, cade e si rialza. Con un lavoro sul piano fisico e un coaching adeguato, ha le maggiori probabilità di sviluppare livelli molto elevati.
  2. fisicamente forte, mentalmente debole: ha enormi potenzialità fisiche, ma una mente non ancora preparate. Molto probabilmente alla prima difficoltà si abbatte, o abbandona, non è costante negli allenamenti, tende a distrarsi, non sa bene nemmeno lui cosa vuole. Se è un agonista, la sua prestazione sarà estremamente variabile, potrà perdere malamente o vincere con grande superiorità dallo stesso avversario, al solo variare della sua condizione psicologica.

Le energie psichiche sostengono anche la preparazione fisica. Atleti dal grande potenziale fisico, senza energie psichiche, sono come locomotive potenti ma senza carburante.

Questa realtà ci porta a dover spostare la nostra attenzione sul fronte del grounding (radicamento) delle energie mentali, il radicamento solido della motivazione e della volontà.

Fare i conti con la propria identità: i ruoli multipli

Le autoimmagini pongono il problema dell’identità, il senso profondo di “chi e cosa siamo”. Quando ti senti parte di una comunità di altre persone che amano ciò che fanno, vedrai molto meno le differenze tra gli stili e vedrai molto più la passione comune che unisce tutti. Cercherai di apprendere da tutti. La tua identità smetterà di identificare in una singola disciplina (es, “pugile”, “karateka”, “kickboxer” etc) e diventerà quella del viandante e del ricercatore-guerriero che studia ogni arte e ama ogni disciplina per ciò che gli può insegnare.

La psicologia e la sociologia e fanno emergere la presenza della “molteplicità dei sistemi di appartenenza degli attori sociali”, delle identità multiple, il fenomeno per cui diverse identità e ruoli sono compresenti nell’individuo stesso, e spesso sono in conflitto per la gestione delle risorse (tempo, denaro, attenzioni). Ad esempio, una certa sera, potrei avere “attivo” il ruolo di seduttore e l’identità del “riproduttore”, e “spento” il ruolo di atleta o praticante. Le due identità entrano in conflitto. Solo una grande maturità può portare la persona a darsi una strategia per non mettere in seconda priorità il ruolo di atleta o praticante, e decidere magari di incontrarsi con chi desidera dopo l’allenamento.

Le diverse identità possono convivere (a volte solo apparentemente) ma entrano normalmente in conflitto. Ad esempio, l’identità di padre può richiedere di uscire prima dal lavoro o di non assumere un nuovo incarico (perché già saturi), mentre l’identità di professionista, basata su stereotipi di manager onnipotente, super-efficiente, richiede che un nuovo incarico vada assolutamente accettato e ricercato, non ci si faccia scappare l’occasione. Per scegliere bene e rapidamente dobbiamo sapere bene chi siamo.

Perseguire obiettivi ambiziosi nel percorso di carriera e nell’ascesa professionale può andare in conflitto con l’ambizione di essere un buon padre o madre. Dividere bene “chi siamo” nei vari momenti della giornata, e rispettare i confini tra i diversi ruoli personali, è un’abilità sociale e professionale da non dare per scontata.

Ogni energia e tempo possiedono limiti, ed si possono generare conflitti tra le diverse identità. Le domande interiori sono costanti, ad esempio: dedicarsi alla carriera o alla famiglia (e se ad entrambe, con che equilibri)? Dedicare la prossima serata agli amici o al mio sè intellettuale (lettura)? Dare spazio all’avventuriero o al pantofolaio, nella prossima vacanza? Andare in palestra o stare a casa?

Ogni volta che si presenta una scelta, le identità latenti emergono.

Riuscire a compiere una sintesi tra le diverse identità e ruoli, evitare di disgregarsi, trovare una centratura personale, è fondamentale[1].

Identità e presenza mentale

Finché non si sono “fatti i conti” con i propri sé multipli, e ricercato un equilibrio consapevole tra le identità multiple compresenti in ciascuno di noi, appare difficile trovare una armonia interiore e vi saranno conflitti interni permanenti (dissonanze cognitive).

Queste dissonanze interne porteranno a pensare “sono qui ma dovrei essere là” in ogni occasione: sono qui al mare con la famiglia (identità genitoriale) ma dovrei essere a dedicarmi a quel progetto di lavoro (identità professionale), ma vorrei anche leggere un libro (identità intellettuale), e via così. I conflitti interni non risolti assorbono e consumano energie.

Questi conflitti di identità minano letteralmente la percezione del tempo (time perception), distruggono il vissuto “sano” del tempo, impediscono di vivere a fondo il momento nel quale stiamo vivendo, con la costante sensazione “mi sta sfuggendo qualcosa di importante”.

Per superarli è necessario applicare un training di “cultura dei confini” nel quale il soggetto apprenda a creare barriere mentali tra le attività (da non confondere con il tentativo goffo di dirsi “smetti di pensarci”), tramite una vera ristrutturazione cognitiva dei tempi personali.

Il problema delle identità riguarda anche la sfera del role-fitting (letteralmente: adattamento nel ruolo): sentire il ruolo come proprio, sentirsi adatto al ruolo, ben calato nel ruolo, essere “a pieno nel ruolo” o “forzato entro il ruolo”. Impadronirsi a pieno del ruolo (empowerment) è spesso difficile.

In alcuni rari casi si assiste al miracolo: persone che per un certo periodo di vita riescono a far coincidere una propria passione con la professione. Es.: un pallavolista o calciatore professionista, un ballerino o ballerina che praticano l’attività per professione ma anche per passione, un artista o pittore che amano l’arte, un leader che ama sfide professionali, un medico che ama curare, un formatore o docente che amano davvero insegnare e trasmettere.

Questa coincidenza di identità professionali e passioni non è la norma. E anche quando accade non è permanente.

Un pallavolista o calciatore può trovarsi a convivere con un allenatore che gli è poco simpatico. Un artista o pittore può trovarsi a dover mantenere una famiglia e dover produrre dipinti o opere non più solo per l’arte ma anche e soprattutto per comprare le scarpe ai figli. Un leader può trovarsi improvvisamente con l’azienda per cui lavora fallita o acquistata da un gruppo internazionale, e – se gli va bene – accettare una posizione minore, o essere licenziato. Un medico può anche trovarsi a dover curare una malattia oggi incurabile, o gestire casi più forti delle sue capacità o lavorare in ambienti demotivanti.

Il dilemma “lotta o fuggi” pone domande: puoi permetterti di abbandonare? Hai soldi da parte per vivere tutta la vita? Vivi di rendita? Hai avuto eredità? Riesci a produrre e vivere con passione anche in mezzo ai problemi o in ambienti imperfetti?

Imparare a trovare le energie mentali per vivere anche fuori da un mondo ideale è una competenza utile per ogni persona e per ogni performer. Questa capacità psicoenergetica è la capacità di sostenere imperfezioni e abilità di adeguamento ad ambienti ostili, vivere un mondo difettoso per natura e in situazioni carenti senza che queste lacune facciano soccombere le forze e la volontà. Vivere nell’impossibilità di perfezione è una nuova arte.

Abbiamo detto, tuttavia, che inseguire un sogno è importante, per cui le abilità di adeguamento sono una capacità apprezzabile, ma ancora di più lo è capire quando è ora di cambiare e trovare il coraggio di farlo.

L’analisi complessiva dei fattori di identità e di ruolo permette di scomporre larga parte del disagio esistenziale. Il coaching potrà quindi rimuovere le aspettative su di sé che non possono veramente essere raggiunte. Potrà sostituirle con qualcosa di sfidante ma perseguibile e sano.

Potrà anche supportare i processi utili per trovare un equilibrio forte e fissare nuove mete raggiungibili con le proprie risorse, maggiormente coerenti con un principio di realtà, ripulite da illusioni e modelli proposti dai mass media e dalle aspettative altrui.

Il coach può e deve facilitare l’impegno dell’individuo verso la propria formazione, indipendentemente dal fatto che il risultato venga poi raggiunto o meno, e ristrutturare il concetto di apprendimento, da male necessario a piacere di scoperta.


Principio 1 – Identità, ruoli ed energie mentali

Le energie mentali sono collegate alle capacità di:

  • riconoscere i diversi ruoli giocati ed eliminare le forme di concorrenza interna per le energie disponibili, con aumento di una cultura dei confini tra ruoli;
  • capire bene come distribuire energie e tempi nei diversi ruoli giocati in un certo momento della vita, staccare mentalmente da un ruolo (es. lavorativo) prima di entrare in un ruolo diverso (es.: genitore); evitare trascinamenti e confusioni di ruolo;
  • capire quali priorità dare e saper rinunciare senza rimpianti a pretese di onnipotenza e desiderio di “voler essere dovunque” o “voler essere in troppi ruoli”, capacità di rinuncia serena e consapevole, senza rimpianto;
  • armonizzazione dei sé multipli in una identità sana, coerente, senza dissonanze interne tra i ruoli, ancorata a principi solidi;
  • gustare e assaporare il vissuto del tempo speso in un ruolo e attività connesse senza voler essere contemporaneamente in un ruolo e attività diverse e concorrenti (incremento della presenza mentale);
  • pulizia mentale dalle aspettative sbagliate su di sé, inerenti i ruoli proposti dai media e dalla cultura dominante, e ricerca di una propria identità più vera.

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Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani, Fulbright Scholar, esperto in Potenziale Umano e Psicologia, coach e formatore presso www.studiotrevisani.itwww.studiotrevisani.com e Direttore di www.medialab-research.com –  Insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione e Psicologia, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Kumite, Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano e formazione.


[1] Va reso omaggio in questo ambito al mirabile lavoro di Roberto Assagioli, che su questo tema ha prodotto numerosi contributi. Il senso stesso del metodo da lui creato, la Psicosintesi, ha un significato simile a quello che stiamo qui proponendo. Vedi Assagioli, R. (1973), Principi e metodi della Psicosintesi terapeutica, Astrolabio, Roma; Assagioli, R. (1977), L’atto di volontà, Astrolabio, Roma; Assagioli, R. (1999), Psicosintesi: per l’armonia della vita, Astrolabio, Roma.

Formare i formatori per le arti marziali e gli sport di combattimento

20 linee guida per avere allenatori e istruttori preparati

Di Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, Formatore, Sensei 8° Dan Sistema Daoshi, Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia

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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2 – Questo articolo può essere copiato e riprodotto su siti web autorizzati, previa richiesta all’autore, purché sia mantenuta la citazione come segue: Articolo a cura di Daniele Trevisani, www.studiotrevisani.it – Non sono ammesse modifiche al testo.

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Nessuno è immune dal bisogno di formazione e preparazione.

Anche – e soprattutto – allenatori, istruttori e Maestri – devono considerarsi in costante stato di apprendistato verso un punto di arrivo che – nelle arti marziali – non esiste, una via infinita di scoperte, una via a volte senza molta luce e piena di buche.

Per aiutare a fare un po’ di luce, può essere utile fare un elenco di linee guida, inquadrare quali sono alcune questioni fondamentali della preparazione degli istruttori, allenatori e Maestri:

  1. capacità decisionali (non dilazionare le decisioni che vanno prese, affrontare le problematiche, capire quando arriva il decision time); es: capire quando un atleta va fermato o rallentato perché a rischio di lesioni – e farlo senza tentennamenti.
  2. capacità di ragionamento logico; es: fare ragionare i propri allievi su quali sono i principi di una buona preparazione (costanza di allenamento, qualità dell’allenamento, concentrazione, alimentazione, etc)
  3. capacità di ragionamento creativo; saper inventare nuovi modi per allenarsi, più divertenti, più efficaci, o anche solo diversi dal solito.
  4. atteggiamenti di problem-setting (voler inquadrare i problemi veri e non accontentarsi di falsi problemi o problemi mal formulati); es: chiedersi quali sono le “radici” dei problemi anziché cercare le colpe nelle singole persone.
  5. saggezza decisionale; es: sapere quando arriva il momento di farsi da parte e iniziare a delegare davvero ai propri allievi migliori, farli diventare istruttori, smettere di voler essere al centro di tutto.
  6. distacco situazionale; saper vivere i momenti negativi come momenti e non come un dramma assoluto, far capire che un trauma passa, che le cose possono migliorare, che ci si può allenare anche senza essere campioni-
  7. capacità empatiche; capire lo stato d’animo dell’allievo, voler capire la persona ancora prima dell’atleta
  8. variabili della personalità, es.: introversione vs. estroversione; lavorare sul miglioramento della propria personalità, sui punti deboli.
  9. gestione emotiva; riconoscere e gestire stati emotivi normali e speciali, ad esempio far si che un atleta o praticante sia “attivato” ma non “ansioso” prima di una gara o prestazione, saperlo tranquillizzare.

10.  spirito di ricerca; visitare altri stili e imparare da chi pratica stili e tecniche diverse

11.  locus of control (localizzazione corretta della propria sfera di controllo e responsabilizzazione); capire dove sono i confini della propria responsabilitò

12.  propensione al rischio, valutazione del rischio e atteggiamenti corretti; es: far in modo che i ragazzi e ragazze si allenino senza infortunarsi, che escano dall’allenamento integri, far usare le protezioni, e ogni accorgimento per evitare i traumi inutili dovuti a superficialità degli allievi.

13.  crisis management e capacità di lavorare in stato di crisi; sapere cosa fare in caso di situazioni difficili, es, svenimenti, traumi, crisi personali, persone che diventano aggressive o altri momenti critici che possono accadere

14.  capacità aumentate di apprendimento dall’esperienza (lessons learned); per ogni errore, ricavare una lezione appresa, e non solo vederlo come errore

15.  capacità di autocritica, autoanalisi, spirito di umiltà; sapere di essere i primi a voler migliorare

16.  capacità di rimproverare correttamente e costruttivamente, riprendere ove necessario, dare feedback; dire alle persone come stanno andando, cosa ci piace o non ci piace, avere una comunicazione aperta e sincera

17.  capacità di gratificare, localizzare momenti e tempi in cui farlo; ogni praticante ha bisogno di rinforzi psicologici positivi, darli è un dovere

18.  analisi situazionale e percezione aumentata; stare attenti ai dettagli senza perdere di vista l’insieme

19.  rimozione di manierismi e atteggiamenti di facciata inutili, senza intaccare la cortesia e la correttezza nei rapporti. L’allenatore, istruttore o Maestro che sa farsi rispettare o sa far crescere le persone non otterrà mai questo risultato solo per quanto scritto su un diploma, ma per come riesce a dare esempio personale.

20.  Credere. Credere nel valore sociale di quanto facciamo, credere fermamente nel fatto che stiamo aiutando ragazzi e ragazze a crescere, a migliorare, ad avere un senso nella vita, a riempire di significato le nostre e altrui esistenze. Senza questo, saremmo solo dei meccanici.

Per ogni profilo di formatore esistono esigenze di preparazione diversa.

È importante quindi stendere una precisa wish-list (lista dei desideri) rispetto ai tratti importanti per i profili chiave dei formatori e allenatori in cui un club o gruppo sportivo gioca la sua partita sul territorio. Sbagliare e inquadrare male questi profili professionali dal punto di vista psicologico è drammaticamente dannoso.

È fondamentale anche inquadrare immediatamente chi ha le possibilità di diventare istruttore e inserirlo in un piano di formazione-formatori, per poter contare al più presto sul suo aiuto.

Nessuno di noi da solo riuscirà mai a trascinare una montagna. Ma tanti istruttori, allenatori, e Maestri, possono cambiare le cose lavorando assieme.

La nostra prima preoccupazione deve essere il bisogno di formare dei formatori.

Questo bisogno si estende anche sul piano delle abilità relazionali in palestra, nel Dojo e fuori. Un allenatore preparato sui temi tecnici del proprio stile ma debole nelle capacità necessarie a condurre relazioni umane finisce per allontanare i praticanti, avrà poca strada avanti a se, così come un atleta fisicamente forte ma emotivamente molto fragile.

Dott. Daniele Trevisani

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Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani, Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching in www.studiotrevisani.it – insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione e Psicologia, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Kumite, Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano e formazione.

Formare i formatori per le arti marziali, gli sport di combattimento… e ben oltre…

20 linee guida per avere formatori, allenatori e istruttori preparati

Di Daniele Trevisani – Fulbright Scholar, Formatore, Sensei 8° Dan Sistema Daoshi, Gruppo Facebook Praticanti di Arti Marziali e Sport di Combattimento in Italia

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© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano. Approfondimenti del volume originario sono disponibili anche al link www.studiotrevisani.it/hpm2 – Questo articolo può essere copiato e riprodotto su siti web autorizzati, previa richiesta all’autore, purché sia mantenuta la citazione come segue: Articolo a cura di Daniele Trevisani, www.studiotrevisani.it – Non sono ammesse modifiche al testo.

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Nessuno è immune dal bisogno di formazione e preparazione.

Anche – e soprattutto – allenatori, istruttori e Maestri – devono considerarsi in costante stato di apprendistato verso un punto di arrivo che – nelle arti marziali – non esiste, una via infinita di scoperte, una via a volte senza molta luce e piena di buche.

Per aiutare a fare un po’ di luce, può essere utile fare un elenco di linee guida, inquadrare quali sono alcune questioni fondamentali della preparazione degli istruttori, allenatori e Maestri:

  1. capacità decisionali (non dilazionare le decisioni che vanno prese, affrontare le problematiche, capire quando arriva il decision time); es: capire quando un atleta va fermato o rallentato perché a rischio di lesioni – e farlo senza tentennamenti.
  2. capacità di ragionamento logico; es: fare ragionare i propri allievi su quali sono i principi di una buona preparazione (costanza di allenamento, qualità dell’allenamento, concentrazione, alimentazione, etc)
  3. capacità di ragionamento creativo; saper inventare nuovi modi per allenarsi, più divertenti, più efficaci, o anche solo diversi dal solito.
  4. atteggiamenti di problem-setting (voler inquadrare i problemi veri e non accontentarsi di falsi problemi o problemi mal formulati); es: chiedersi quali sono le “radici” dei problemi anziché cercare le colpe nelle singole persone.
  5. saggezza decisionale; es: sapere quando arriva il momento di farsi da parte e iniziare a delegare davvero ai propri allievi migliori, farli diventare istruttori, smettere di voler essere al centro di tutto.
  6. distacco situazionale; saper vivere i momenti negativi come momenti e non come un dramma assoluto, far capire che un trauma passa, che le cose possono migliorare, che ci si può allenare anche senza essere campioni-
  7. capacità empatiche; capire lo stato d’animo dell’allievo, voler capire la persona ancora prima dell’atleta
  8. variabili della personalità, es.: introversione vs. estroversione; lavorare sul miglioramento della propria personalità, sui punti deboli.
  9. gestione emotiva; riconoscere e gestire stati emotivi normali e speciali, ad esempio far si che un atleta o praticante sia “attivato” ma non “ansioso” prima di una gara o prestazione, saperlo tranquillizzare.

10.  spirito di ricerca; visitare altri stili e imparare da chi pratica stili e tecniche diverse

11.  locus of control (localizzazione corretta della propria sfera di controllo e responsabilizzazione); capire dove sono i confini della propria responsabilitò

12.  propensione al rischio, valutazione del rischio e atteggiamenti corretti; es: far in modo che i ragazzi e ragazze si allenino senza infortunarsi, che escano dall’allenamento integri, far usare le protezioni, e ogni accorgimento per evitare i traumi inutili dovuti a superficialità degli allievi.

13.  crisis management e capacità di lavorare in stato di crisi; sapere cosa fare in caso di situazioni difficili, es, svenimenti, traumi, crisi personali, persone che diventano aggressive o altri momenti critici che possono accadere

14.  capacità aumentate di apprendimento dall’esperienza (lessons learned); per ogni errore, ricavare una lezione appresa, e non solo vederlo come errore

15.  capacità di autocritica, autoanalisi, spirito di umiltà; sapere di essere i primi a voler migliorare

16.  capacità di rimproverare correttamente e costruttivamente, riprendere ove necessario, dare feedback; dire alle persone come stanno andando, cosa ci piace o non ci piace, avere una comunicazione aperta e sincera

17.  capacità di gratificare, localizzare momenti e tempi in cui farlo; ogni praticante ha bisogno di rinforzi psicologici positivi, darli è un dovere

18.  analisi situazionale e percezione aumentata; stare attenti ai dettagli senza perdere di vista l’insieme

19.  rimozione di manierismi e atteggiamenti di facciata inutili, senza intaccare la cortesia e la correttezza nei rapporti. L’allenatore, istruttore o Maestro che sa farsi rispettare o sa far crescere le persone non otterrà mai questo risultato solo per quanto scritto su un diploma, ma per come riesce a dare esempio personale.

20.  Credere. Credere nel valore sociale di quanto facciamo, credere fermamente nel fatto che stiamo aiutando ragazzi e ragazze a crescere, a migliorare, ad avere un senso nella vita, a riempire di significato le nostre e altrui esistenze. Senza questo, saremmo solo dei meccanici.

Per ogni profilo di formatore esistono esigenze di preparazione diversa.

È importante quindi stendere una precisa wish-list (lista dei desideri) rispetto ai tratti importanti per i profili chiave dei formatori e allenatori in cui un club o gruppo sportivo gioca la sua partita sul territorio. Sbagliare e inquadrare male questi profili professionali dal punto di vista psicologico è drammaticamente dannoso.

È fondamentale anche inquadrare immediatamente chi ha le possibilità di diventare istruttore e inserirlo in un piano di formazione-formatori, per poter contare al più presto sul suo aiuto.

Nessuno di noi da solo riuscirà mai a trascinare una montagna. Ma tanti istruttori, allenatori, e Maestri, possono cambiare le cose lavorando assieme.

La nostra prima preoccupazione deve essere il bisogno di formare dei formatori.

Questo bisogno si estende anche sul piano delle abilità relazionali in palestra, nel Dojo e fuori. Un allenatore preparato sui temi tecnici del proprio stile ma debole nelle capacità necessarie a condurre relazioni umane finisce per allontanare i praticanti, avrà poca strada avanti a se, così come un atleta fisicamente forte ma emotivamente molto fragile.

Dott. Daniele Trevisani

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Note sull’autore:

dott. Daniele Trevisani, Fulbright Scholar, consulente in formazione aziendale e coaching in www.studiotrevisani.it – insignito dal Governo USA del premio Fulbright per gli studi sulla Comunicazione e Psicologia, è Master of Arts in Mass Communication alla University of Florida e tra i principali esperti mondiali in Sviluppo del Potenziale Umano.

In campo marziale e sportivo, è preparatore certificato Federazione Italiana Fitness, praticante di oltre 10 diverse discipline, Maestro di Kickboxing, Sensei (8° Dan DaoShi® Bushido), formatore di atleti e istruttori di Kumite, Muay Thai, Kickboxing e MMA. E’ stato agonista negli USA nei trofei di Karate Open Interstile.

Ha realizzato docenze in oltre 10 Università Italiane ed estere, ed è il tra i principali esperti italiani nella ricerca sul potenziale umano e formazione.