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Articolo estratto con il permesso dell’autore dal testo di Daniele TrevisaniIl potenziale umano. Metodi e tecniche di coaching e training per lo sviluppo delle performance”. Franco Angeli editore, Milano.

Trovare un equilibrio tra autodeterminazione e fatalismo

Il Locus of Control è una variabile psicologica che tratta il rapporto di un individuo con il destino e le forze esterne.

Quando prevale un Locus of Control interno l’individuo tende a percepire un forte controllo personale sul proprio destino (“il mio destino è qualcosa su cui posso influire e dipende soprattutto dalle mie scelte”).

Quando prevale un Locus of Control esterno, il soggetto tende invece a pensare che il proprio destino dipenda soprattutto dalla fortuna, dalla sorte, e dagli altri (“il mio destino è qualcosa che non posso controllare, dipende tutto dalla fortuna, o da quello che Dio vuol fare di me”).

Si tratta di due polarità estreme, all’interno delle quali si trovano un’am­pia serie di sfumature e gradi intermedi.

Possiamo in qualche misura identificare nel LOC interno un forte senso di autodeterminazione e autoefficacia, e nel LOC esterno un senso di fatalismo, che nei casi estremi sfocia nella rassegnazione, abbandono, vittimismo.

Una persona che assorba completamente l’uno o l’altro dei poli, e si chiuda in esso, rischia di sfociare nella patologia.

Il nostro locus of control, che sia interno o esterno, determina la quota di fatti ed eventi che noi pensiamo dipendano dalla nostra personalità e dalle nostre scelte ed azioni.

Dalle ricerche emerge che i soggetti con un LOC interno sono generalmente più felici, in salute, e hanno più successo, ma oltretutto sono più produttive professionalmente. Esclusi i casi di LOC fanaticamente interno, in cui ogni avvenimento del mondo venga visto come responsabilità della persona.

Il passaggio dallo stadio bambino-adolescente allo stadio adulto produce in genere una crescita del LOC interno. Mentre si cresce, si sviluppa maggiore controllo sugli eventi, a meno che non si sia cresciuti in famiglie e ambienti oppressivi, o in culture di natura fatalista.

In questo caso, si sviluppa una la fobia di essere puniti qualsiasi cosa si faccia (nella famiglia oppressiva) o la paura di iniziative individuali.

L’iniziativa individuale viene punita nelle culture oppressive, nei comunismi fondamentalisti, nelle religioni punitive, là dove pensare con la propria testa diventa offesa e peste psicologica. Questo scatena un virus di oppressione mentale che si trasforma quindi in paura di fare impresa, di avviare iniziative autonome, di compiere avventure professionali o aziendali, socialmente derise o represse dall’ambiente circostante.

Agire nonostante questi vincoli negativi è eroico.

Per sviluppare un LOC interno gli individui devono riguadagnare il senso di controllo sulle proprie vita attraverso piccoli passi, ed emanciparsi dall’esterno.

Per un adulto, si potrà partire dalla dimostrazione che è possibile ottenere un controllo su alcuni impulsi, o influenzare alcune interazioni interpersonali.

I coach, i genitori e i leader delle imprese hanno tra le proprie aree di intervento quella di aiutare gli individui a credere in se stessi e sviluppare il proprio potere personale positivo. Anche quando questo significa andare contro la propria cultura.
Esistono comunque rischi associati ad un LOC eccessivamente interno: farsi carico di ogni problema esistente, anche dei problemi non propri, sentirsi in colpa di qualsiasi cosa non vada. Ed inoltre: assumersi le responsabilità altrui anche quando non è dovuto, non riuscire a staccare dai propri impegni, non accettare le perdite, non riuscire a staccare dai propri obiettivi per rilassarsi, auto-sfruttarsi e schiavizzarsi, non concedersi tregua, cercare il perfezionismo assoluto anche quando non ha senso farlo.
I rischi opposti del LOC eccessivamente esterno sono: scarsa propensione all’impresa, pressappochismo, poca voglia di fare, nessuna iniziativa, abbandono precoce alle prime difficoltà, ricerca di soluzioni magiche o miracolistiche, scarso ricorso al pensiero logico o scientifico, scaricare le responsabilità sugli altri e non riconoscere le proprie.

Principio 8 – Locus of Control
Le energie mentali diminuiscono o si esauriscono quando:
• l’individuo è sbilanciato su un LOC esterno, assegna a forze esterne l’intera responsabilità degli eventi che lo riguardano, senza percepire quali siano i confini della propria area di azione possibile e di autodeterminazione;
• l’individuo è sbilanciato sul LOC interno oltre la soglia di ragionevolezza, e non accetta margini di errore, assumendosi responsabilità individuale anche su eventi verso i quali non ha reale potere di intervento (rischio di autoflagellazione ingiustificata).

Le energie mentali aumentano quando:
• l’individuo prende coscienza dei confini della propria possibilità di azione e li differenzia correttamente rispetto a quelli cui non ha accesso (fortuna, scenari, caso);
• la persona evita di assumere un atteggiamento di responsabilizzazione inutile verso variabili che non può controllare, e si attiva per quelle che può invece gestire;
• aumenta l’emancipazione personale da modelli genitoriali e culturali appresi e si decide in autonomia quale atteggiamento verso il destino assumere e cosa deve rientrare nelle proprie sfere di autonoma decisionalità e “tentabilità”.

Altri materiali su Comunicazione, Coaching, Formazione, Potenziale Umano, Crescita Personale e Professionale, disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online:

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Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

Nutrimento e disintossicazione comunicazionale

La liberazione dai “veleni mentali” e dai “ladri di energia” è senza ombra di dubbio un dovere per chiunque stia cercando la liberazione di sé stesso. Tali liberazioni possono spaziare: da coloro che non augurano il meglio per te, interi sistemi culturali o i pensieri distorti che ti vivono dentro.

Dall’eliminazione, dobbiamo poi passare ad una sorta di analisi: questi pesi che mi sono tolto, dove posso ritrovarli ? Non dovrò più avere il timore di fronteggiarli, bensì di sapere a cosa vado incontro in ogni singolo istante.

La dieta comunicazionale misura il grado di “nutrimento comunicazionale“: non importa quale sia la fonte (idee buone, pensieri positivi) ciò che conta è il messaggio che entra. Allo stesso modo, in questa dieta, misuriamo anche il tasso di “intossicazione comunicazionale”, ovvero i messaggi tossici che cercano di entrare in noi, dalle fonti più disparate.

Se vogliamo ottenere una vera disintossicazione, dobbiamo necessariamente chiudere i canali di accesso al “mondo tossico” ed aprire i canali puliti. Questa chiusura deve porre una barriera assoluta all’ingresso di ulteriore immondizia mentale e darsi tempo di fare pulizia.

Possiamo usare la metafora del combattimento per meglio spiegare questa situazione: “schivare un colpo” significa in primo luogo rendersi conto di quando e come sia partito. Lo stesso atteggiamento in risposta ad una qualunque offesa corporea, dovremmo averla a livello mentale, per garantire la pulizia tanto ricercata.

La dieta comunicazionale può contenere contenuti seri, ed allo stesso tempo momenti di divertimento utili per staccare con i problemi e rigenerarsi. E come ogni dieta che si rispetti, va applicata sempre, con allenamento e quotidianità.

Esistono svariate modalità per poter liberare la mente, dalle palestre, ai corsi di arti marziali, fino ad arrivare a luoghi in cui possiamo trovare una pace interiore ed iniziare il processo di liberazione mentale, come boschi, montagne o laghi.

Ognuno avrà una modalità ed un metodo differente, l’importante è che si faccia pratica con regolarità, e qualora questi metodi non funzionino, dovremmo cambiarli. Cambiare credenze non deve scoraggiarci: qualora non riconosciamo più un modo di vivere come nostro, non esiste cosa più saggia di avvicinarci a qualcosa che ci possa spingere ulteriormente oltre.

self power psicologia della motivazione e della performancee

Per approfondimenti vedi:

Articolo estratto dal testo “Self Power, psicologia della motivazione e della performance“, copyright FrancoAngeli Editore e Dr. Daniele Trevisani Formazione Aziendale e Coaching, pubblicato con il permesso dell’autore.

La dieta motivazionale

Per migliorare noi stessi, dobbiamo necessariamente provvedere ad un esercizio quotidiano di mente e corpo. Proprio la mente sarà in grado di orientare il nostro destino.

Il percorso di allenamento prevedere tecniche di diverse a seconda dello stadio della vita in cui ci troviamo. Ma sia da bambini, che da adulti o anziani, possiamo sempre imparare qualcosa. Gli stimoli positivi potenziano il corpo, così come potenziano la mente. Così come l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per il benessere del corpo, anche il training mentale è di primaria importanza per il nostro benessere.

Dovremmo quindi intraprendere quello che viene definita come dieta comunicazionale, una pratica utile a tenere la mente libera e pulita da virus mentali, paranoie e preoccupazioni infondate. Dovremmo invece nutrirla con senso di rilassamento, concentrazione e desideri.

Il punto di partenza per essere più autodeterminati è sicuramente la scelta tra cosa tenere vicino a sé e cosa no. Iniziamo a porci delle domande da tutti gli stimoli (positivi e negativi) che ci arrivano dall’esterno. Successivamente, filtriamo tutti i messaggi che riceviamo in ingresso, come fossero del cibo: mi creerà del benessere oppure no ?

Nessun altro al di fuori di noi stessi, può decidere di cosa dobbiamo nutrirci.

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Per approfondimenti vedi:

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Una via per la libertà

Aria, luce, vita, libertà possono diventare un modo di essere, supportati da un Metodo, ed è questo lo scopo di un vero percorso di liberazione personale, in cui ogni energia potenziale di cui disponiamo diventi veramente tua, disponibile per i tuoi scopi più elevati, reale, tangibile, vissuta, potente, palpabile, senza principio né fine.
Occorre fede, e ai primi risultati la fede verrà premiata da frutti tangibili.

  • Il corpo non va curato e flagellato, ma nutrito per vivere nella gioia
  • La conoscenza non è mai statica
  • Fai voto di conoscenza per capire cosa accade fuori di te e dentro di te
    È il modo migliore per rendere omaggio al vivere

Fare laboratorio delle emozioni significa vivere in due strati della realtà. In una vivi, nell’altra ti osservi vivere. In una “senti”, nell’altra osservi e prendi nota, esamini e correggi il tiro, ti sperimenti continuamente, e sempre più senza ansia, né paura.
Come un alchimista osserva le reazioni di una pozione su una polvere, ti accorgerai presto che non sei altro che un alchimista di te stesso. E nessuno può fare di te una materia che non vuoi essere.
Alcune domande basilari:

• Cosa senti in questo momento?
• Qual è il tuo sfondo emotivo in generale?
• Ci sono emozioni che bloccano la tua intenzione e volontà?
• Conosci strumenti per allenarti alla percezione delle emozioni?
• Quale stato di vita o risultato ti farà dire “sto respirando a pieni polmoni”?
• Ci sono persone serie da cui imparare tecniche e metodi?
• Cosa significa per te pace, unità, armonia, vita?

È fondamentale capire che ogni piccola acquisizione, ogni piccolo apprendimento, ci consente di salire di un gradino, e per ogni gradino salito, respireremo aria più pura.
Imparare a vincere una paura o rafforzare una volontà ti permette di scoprire uno schema vincente e in seguito di applicarlo su mille altri problemi.

 Se imparerai i principi della scherma fino a raggiungere il livello in cui puoi facilmente vincere un avversario, avrai coscienza di poter battere con altrettanta facilità ogni avversario al mondo: battere un avversario è la stessa cosa come batterne migliaia, decine di migliaia.
 L’Heiho di un comandante consiste nel prendere importanti decisioni in base a minimi particolari, cosa che è come costruire una grande statua del Buddha partendo da un piccolo modello.
Il Libro dei Cinque Anelli
 Dal libro: Kono heiho no sho gokan ni shitatsuru koto
この兵補の書五感にしたつる事
Miyamoto Musashi (1584 –1645)

Imparare a battere quello che alcuni chiamano destino è la nostra sfida.
Conoscere e vincere il nemico che prende forma in idee sbagliate, dentro di noi e fuori di noi, è il nostro coraggio. E questo significa “sentire”. Il destino è quello che costruiamo con il nostro impegno, ogni ora. Il destino è scelto ogni giorno.
Si può essere Samurai in ogni momento della storia, in ogni fase della Vita, e meglio ancora, Ronin, i Samurai senza padrone.
Il coraggio di pensare è il coraggio supremo.

“Ho lottato, è già tanto,… È già qualcosa essere arrivati fin qui: non aver avuto paura di morire, aver preferito coraggiosa morte a vita pusillanime”
(Giordano Bruno, De Monade, 1590)

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