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Estratto con modifiche dell’autore dal testo di © Daniele Trevisani. Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore. Con commenti inediti dell’autore

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In questo video vediamo un team in azione, il Red Bull, in condizioni tali da rendere impossibile l’impresa da parte di un singolo individuo, per abile e allenato che possa essere. Una dimostrazione che il Team Training è qualcosa di diverso dal Personal Training, e che nelle aziende e nei team occorre allenare la Performance di Team e non solo le competenze individuali.
Osserviamo quindi un brano di “Team Performance and Team Training in Peak Conditions”.

https://youtu.be/EsZs79nlpjg

Approfondimento: Team Skills e capacità coordinative

Leadership conversazionale: analisi della conversazione e delle comunicazioni nei team

Se analizziamo una conversazione tra persone, possiamo notare alcune caratteristiche della loro comunicazione, così come se analizziamo una riunione o un dialogo di gruppo.

Spesso i gruppi ad alte performance dialogano senza bisogno di parole. Un gesto compreso correttamente, uno sguardo ben inteso, comunicano più di mille parole.

Estendendo queste analisi alle comunicazioni dei team possiamo fare interessanti scoperte.

I team ad alte performance, siano essi sportivi, aziendali, civili, affrontano situazioni che altre persone non incontreranno mai nella vita.

Una finale di calcio in uno stadio gremito da 80.000 persone, o il tentativo di salvare persone in una casa che brucia, liberare degli ostaggi da persone armate, o rivoluzionare e rimuovere i parassitismi di un’azienda, sono sfide enormi.

Queste situazioni mettono in gioco inevitabilmente le emozioni.

  • In molte situazioni bisogna ricorrere alla capacità di suscitare emozioni (altrui) e reagire con consapevolezza delle proprie emozioni.
  • La leadership è una sfida. Come ogni sfida, può essere affrontata tramite la fuga (reazione di evitazione), tramite l’attacco (reazione aggressiva), il blocco (stallo) o il problem solving (reazione analitica). La mancanza di consapevolezza emotiva provoca reazioni incontrollate di fuga o, al contrario, di blocco o di aggressività ingiustificata.
  • La leadership emotiva consente di attivare flussi di comunicazione interna (intrapersonale) e tra membri di un team, dove le emozioni smettono di essere considerate “accessori” per divenire pilastri portanti di una comunicazione di qualità.
  • Tramite la formazione e il coaching, è possibile affinare le tecniche e capacità, aprire il dialogo emozionale sia interno che esterno, ottimizzare i flussi operativi e migliorare sensibilmente le proprie capacità direzionali, far leva sulla componente di fattore umano insita in ogni team vincente o forza speciale per ottenere risultati superiori.

Diventano quindi importanti, essenziali, nuovi strumenti per ottenere partecipazione e risultato. Tra questi, anticipiamo alcune aree di attenzione che svilupperemo nel capitolo dedicato alla leadership emozionale e al test EmLead, da noi elaborato.

Temi avanzati di leadership emozionale nel modello EmLead 72:

  • analisi e gestione del­l’aggressività;
  • analisi e gestione della passività;
  • competenze e sviluppo delle abilità nelle relazioni di aiuto (coaching, training, counseling, mentoring);
  • ascolto emotivo interiore;
  • capacità di espressione esterna ed espressione degli stati emozionali;
  • microanalisi comportamentale, analisi dei frame comportamentali;
  • locus of control emozionale;
  • bioenergetica della performance professionale nella leadership;
  • gestione e recupero dello stress emotivo;
  • autoefficacia e sviluppo del­l’efficacia personale.

Una squadra che vince tiene ai suoi membri. Sapere che sei in un gruppo dove non verrai abbandonato, non verrai lasciato indietro, dà forza e coraggio a tutti.

Volando in formazione le oche aumentano del 71 per cento la portata del loro volo rispetto al viaggiare da sole. Le oche emettono suoni per mantenersi coordinate in volo. Se chi tira la formazione si stanca, scala e un’altra oca la sostituisce. Se un’oca si ammala o è ferita e deve lasciare lo stormo, due oche la scortano e rimangono con lei fin quando si riprende o muore (http://ancoralearning.com.au/ blog/can-geese-teach-us-teams).

Se questo sanno fare le oche, possiamo noi fare almeno altrettanto, e addirittura di più?

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Ps. Dallo sguardo dei componenti di un team si comprende molto più, rispetto alle reali energie in circolo, rispetto a qualsiasi test psicologico e psicometrico.

Estratto con modifiche dell’autore dal testo di © Daniele Trevisani. Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore. Con commenti inediti dell’autore

Estratto con modifiche dell’autore dal testo di © Daniele Trevisani. Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore. Con commenti inediti dell’autore

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Un collega che ho professionalmente amato, un amico con cui ho condiviso momenti di formazione sacra, Ciro Imparato, mi ha lasciato un segno indelebile, sulla modalità di gestire un gruppo.

Ogni minima deviazione dal clima che lui voleva creare veniva ripresa. Ogni singola persona che lui percepiva non essere allineata con lo spirito del ritiro formativo, veniva riportata dentro a quello spirito. Gli uomini capaci di tanto, sono pochi. Grazie Ciro.

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Chi riesce a trascinare i propri uomini con sé portando le loro anime nello scopo ha conseguito un risultato. Chi porta solo i loro corpi non ha conseguito nulla. Pertanto:

  • la leadership emozionale, o leadership emotiva, analizza e sviluppa la capacità di attingere con successo alle risorse emozionali per coordinare e dirigere i team, i progetti e le operazioni;
  • gestire le proprie emozioni precede la capacità di gestire le persone;
  • i tipi di comunicazione osservabili, gli scambi conversazionali, di segni e di segnali, sono potenti denotatori dei climi dei gruppi;
  • occorrono specifiche abilità per cogliere i segnali deboli che spesso caratterizzano gli stati emotivi (Emotional Detection Skills).

È difficile essere efficienti ed efficaci quando a predominare, nello stato d’animo, sono ansia, paura, depressione, timore e altre emozioni negative (nonostante le situazioni da affrontare possano essere difficili).

È altrettanto raro essere efficaci se non si possiedono doti di autoriconoscimento dei propri livelli di energie e stati individuali, e di quelli dei membri dei team.

Il tormento interiore è parte della vita di chi opera in condizioni difficili, e le emozioni possono prendere il sopravvento “sequestrando” le risorse delle persone, come evocato in questo passaggio suggestivo di un brano di letteratura bulgara, che evoca alcuni passaggi di antiche guerre balcaniche tra i briganti bulgari ribelli che combattevano contro gli invasori turchi:

Quella notte Sinap non poté dormire, e pensò a lungo a ciò che era avvenuto. Un ceppo ardeva debolmente nel focolare, gettando sulla parete grandi ombre che si intrecciavano e correvano come fossero esseri vivi; passavano velocemente come cavalieri e sparivano, ed egli le guardava fissamente (Stoianov 1936).

I team inefficaci sono molto frequenti. Altrettanto frequenti sono i leader inefficaci, persone incapaci di entrare realmente nel ruolo e farsi riconoscere come leader. Il viaggio verso la leadership è un “viaggio eroico” (prendendo a prestito i concetti della psicologia degli archetipi), nel quale ci confrontiamo con i goals da raggiungere ma anche con le nostre capacità attuali, con chi siamo veramente, con che ruolo di vita stiamo giocando, e soprattutto con la nostra capacità di evolvere.

Nella maggior parte dei casi, la vera differenza (il vantaggio competitivo o il punto debole, nei casi di insuccesso) si colloca:

  • nelle abilità di comunicazione intrapsichica (il dialogo interno al­l’individuo stesso);
  • successivamente nella comunicazione ai membri dei gruppi, one-to-one e one-to-many;
  • nella gestione dei flussi comunicativi interni tra i diversi membri del team, dei climi emotivi che ne risultano, con ovvie ripercussioni sul­l’efficacia operativa.

In questa sfera di problematiche, l’intento del leader è di produrre una distinctive contribution, un contributo originale che proviene da un modo completamente diverso di analizzare un problema o una tematica (Mick 2003)[1].

Alcuni leader, apparentemente ottimi, non portano alcuna contribuzione distintiva, non identificano azioni positive da compiere, inconsistenze o lacune nelle conoscenze precedenti, non portano nuova luce.

Andare alla ricerca di un contributo creativo significa impegnarsi nella ricerca di contaminazioni: analizzare la leadership attingendo contemporaneamente al­l’antropologia, al management, allo sport, alla semiotica, alle scienze spirituali, alla drammaturgia, alla psicologia della comunicazione, a ogni possibile area del sapere, con l’aggiunta di esperienze di ricerca sul campo, concrete, nelle aziende (approccio olistico)[2].

Anche tra chi si sforza di superare i confini delle varie discipline, sono pochi coloro i quali riescono a generare un contributo applicabile e pragmatico, concreto, in grado di aiutare una persona, una coppia, un gruppo, un’azienda, a progredire.

Chi vi riesce agisce nella prospettiva che nel metodo ALM (Action Line Management) viene definita olistico-pragmatica. Olistica, perché aperta a ogni possibile contribuzione e campo del­l’esperienza o del sapere, e pragmatica, perché necessariamente orientata a essere utile, contributiva, praticabile, e quindi “filtrante” rispetto a un puro esercizio intellettuale.

Con questo intento e questa sfida nella mente, la leadership operativa ha bisogno di appropriarsi di diverse aree tematiche, alcune delle quali introducono importanti innovazioni. Tra queste segnaliamo:

  • la teoria degli stati conversazionali;
  • la teoria del­l’ecologia della comunicazione;
  • la teoria della leadership emozionale;
  • le tecniche di training mentale e psicoenergetica.

Dedichiamo di seguito pochi paragrafi al­l’introduzione di tali teorie, che verranno esposte più approfonditamente nei capitoli successivi.

  1. Dal­l’incomunicabilità verso l’efficacia

Una delle questioni più critiche nella creazione e gestione di gruppi vincenti è l’incomunicabilità. Non capirsi, andare in direzioni diverse, non parlarsi, litigare, rimanere a un livello di coscienza e conoscenza solo superficiale sono solo alcuni sintomi.

Mancano modelli specifici che ne indagano le possibili cause, e lo sforzo di ricerca che sto portando avanti si è concentrato da decenni nella ricerca delle leve su cui agire per arrivare alla risoluzione del problema “inco­municabilità”, cercando l’efficacia resa possibile solo da una comunicazione profonda e di alto livello.

L’incomunicabilità è spesso identificata come contrario di empatia, o capacità profonda di capire l’altro. In questo nostro approccio vogliamo invece opporla al suo vero rivale: l’efficacia. Incomunicabilità ed empatia affondano le proprie radici nella conversazione, la quale è oggetto di una scienza specifica (analisi della conversazione) che ne analizza le caratteristiche. L’analisi della conversazione può avere una forte implicazione sia sul piano terapeutico che al­l’interno delle organizzazioni.

[1] David Mick, amico personale e tra i più brillanti ricercatori mondiali di management.

[2] Per un esempio di ricerca crossdisciplinare in area manageriale, vedi il lavoro di congiunzione tra marketing e semiotica condotto da Mick, Burroughs, Hetzel e Brannen (2004).

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Estratto con modifiche dell’autore dal testo di © Daniele Trevisani. Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team. Franco Angeli editore. Con commenti inediti dell’autore

© Tratto dal libro di Daniele Trevisani “Team Leadership e Comunicazione Operativa” http://amzn.to/2dPB0cD

Team Leadership e Comunicazione Operativa

Gli stili distruttivi della comunicazione e le comunicazioni poco chiare

Ogni sessione di comunicazione amministrativa può essere distrutta dall’utilizzo di stili disfunzionali e gerghi, parole, atteggiamenti non adeguati.

Nel caso che esponiamo di seguito, la distruzione della qualità di una riunione passa attraverso due azioni:

  • l’utilizzo di un repertorio denso di terminologie eccessivamente anglofone, sino al ridicolo, anche ove non sia necessario;
  • il condimento delle terminologie con frasi che oscurano il significato e creano penombra connotativa (fumosità dei significati), con funzione di “ammorbidimento” dell’immagine e carico di lavoro che l’adozione del programma prevede.

 

Repertorio terminologico team A Fumus (penombre connotative) team A
Fare un forecast

È un utente di staff

Ho visto l’account

Prendi la Function Description

Se vuoi contattare il trader

Dobbiamo rivolgerci al target setter

Vuoi fare un tracking

Se va in overdue

Abbiamo una visit

Dobbiamo dare una reason

Lavoriamo sul field

Fai un pricing

Prendo una sales call

Al front-end

Al back-end

Faccio la query

È un activity report

Fate una survey

Qualcosina di più friendly

Il Repository

Per attivare il click-stream analysis serve il BW

Mi sembra che siano clienti soddisfatti

Bisogna pensarci un attimino

Facciamo un giro molto rapido

La versioncina per il palmare

Un pochino come su internet

Un piccolo grafico

Stiamo vedendo un pochino l’applicazione concreta

Vediamo un attimino se è possibile

Facciamo una piccola verifica poi vediamo

Penso si possa fare

 

Durante la riunione, possiamo assistere alla Collisione degli Stati Conversazionali, nella quale un team (team di vendita) utilizza il repertorio A, mentre il team d’acquisto utilizza un repertorio simile a quello seguente:

 

Repertorio terminologico team B Richieste di chiarimento (eliminazione delle penombre connotative) team B
Il mercato

I clienti

Il personale interno

Il carico di lavoro

La facilità di apprendimento

L’integrazione con i programmi esistenti

Ore

Giorni

Costo licenze

Limitazioni di utilizzo

 

Su questo progetto, chi fa cosa nella nostra azienda e chi fa cosa nella vostra azienda?

Possiamo usare il programma che stiamo giù utilizzando per produrre il sito web o dobbiamo passare ad un altro programma?

Possiamo continuare a utilizzare i Macintosh o dobbiamo passare a Windows?

Quali sono le competenze interne all’azienda, necessarie per far funzionare il sistema giorno dopo giorno?

Chi deve saper fare che cosa? Quanto può durare un corso di addestramento? Chi vi dovrebbe partecipare?

Se voglio modificare una schermata di inserimento dati, posso farla dall’interno o dobbiamo fare una richiesta a voi?

Quante giornate serviranno per l’avvio e per la messa a sistema del programma?

Posiamo visitare di persona un’azienda che abbia già adottato questo sistema?

Serve una licenza?

 

Esercitazione: prendete un blocco appunti, e alla prossima riunione, provate a “Decodificare” il modo di parlare di una persona con una tabella di questo tipo

Nomi di parole o cose         Aggettivi           Verbi

…poi divertitevi a parlare come lui/lei. E per quanto ti riguarda? Tu come parli?

© Tratto dal libro di Daniele Trevisani “Team Leadership e Comunicazione Operativa” http://amzn.to/2dPB0cD

Articolo a cura di: dott. Daniele Trevisani, Esperto in Formazione, Coaching Aziendale, Team Coaching e Potenziale Umano, Direttore Studio Trevisani.
Libro di riferimento sul tema: Team leadership e comunicazione operativa. Principi e pratiche per il miglioramento continuo individuale e di team
Una risorsa pulita è quella che supera i test più severi. La guerra, nella sua crudeltà, è uno di questi. Andiamo quindi a vedere un concetto che proviene dal mondo dell’Intelligence e della Strategia in ambito militare.
Chiediamoci quanto esso potrebbe essere utile nella conduzione migliore di un equipaggio di una nave (vedi il caso Costa Concordia), nella prevenzione di un incidente sul lavoro, nel miglioramento di una equipe di scienziati, o in un consiglio di amministrazione serio, vero, fatto da decisori veri.
SHARED SITUATIONAL AWARENESS (SSA)
La situational awareness (conoscenza, consapevolezza della situazione) indica il grado di precisione con cui la percezione di una situazione da parte di un individuo corrisponde alla realtà effettiva. Quando la conoscenza della situazione è patrimonio comune di un insieme di attori (nel caso specifico, sensori, decisori e attuatori), si parla di “conoscenza condivisa” (shared). I fattori che possono ridurre la consapevolezza della situazione sono fatica, stress, sovraccarico di lavoro, insufficienza della comunicazione, degrado dell’ambiente operativo; fra quelli che al contrario contribuiscono a migliorarla vi è in primo luogo un efficiente “networking” della forza, che abilita la distribuzione tempestiva e capillare di informazioni precise, aggiornate e affidabili.
Per chi apprezza i confronti costruttivi, in tempi di cambiamento o di ristrutturazione organizzativa è indispensabile guardare oltre il recinto delle risorse “aziendaliste”, oramai infestato da guru e profeti di ogni tipo. Gli esiti delle loro infezioni virali gettate nel pensiero aziendale non li sapremo mai.
Il ragionamento individuale, la percezione individuale, non sono più sufficienti ad affrontare la complessità dei problemi.
Una buona SSA è tra le poche soluzioni reali esistenti.
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dott. Daniele Trevisani, Esperto in Formazione, Coaching Aziendale, Team Coaching e Potenziale Umano, Direttore Studio Trevisani.