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analisi dei comportamenti di acquisto

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Ho ragionato a lungo e scritto parecchio sul tema “quanto vali” cercando di portare il ragionamento su una crescente auto-valutazione, tenendo alla larga il valore che le norme del consumo e le aspettative culturali ti impongono ogni giorno.

Nel libro Psicologia di Marketing e Comunicazione ho analizzato un meccanismo di base che spinge l’acquisto:  “Da qualsiasi angolatura la si osservi, la problematica dell’acquisto deve, prima o poi, essere confrontata con quella della motivazione all’azione (i fattori che spingono l’individuo ad agire). La teoria della motivazione vede come unità motivante di base la tensione. Gli impulsi si innestano su stati di disequilibrio percepito, che creano spinta alla risoluzione del problema. L’impulso diviene movente di acquisto nel momento in cui si crea un collegamento mentale: la percezione che un prodotto/servizio sia lo strumento risolutivo del problema. L’azione di acquisto ne è il risultato, premesso che l’individuo disponga delle risorse o decida di procurarsele”.

Dove è il problema? Che sempre di più, ultimamente, il disequilibrio percepito è assurdo e non tocca i veri valori umani, lo spessore spirituale delle persone. Quando cominci a pensare che il vicino che ha cambiato auto – per aver preso una macchina tedesca anzichè italiana o coreana – sia per questo sia un “figo” o inizi a provare invidia, sei un uomo finito. Quando cominci a pensare di non valere se non hai un Iphone sei un uomo finito. Ma puoi riprenderti. Se solo riprendi le redini di come funzionano i tuoi auto-giudizi. Di quali parametri usi per giudicarti.

Aggiungo che i media cercano continuamente di proporci modelli dove il nostro valore viene equiparato ad una semplice sottrazione: il massimo possibile meno ciò che hai meno quando l’hai comprato o possiedi.

Es, una Maserati Quattroporte ultima versione diesel (che comprerei sicuramente, mi piace pensare ad un’auto elegante che consumi poco) – meno – la mia kia 1.7 diesel – meno 2 anni di età dell’auto = “inizia a sentirti un pò sfigato”. Se poi avessi una Fiat del 1990 secondo questa equazione non dovrei farmi nemmeno vedere in giro senza vergognarmi. Niente conta nel mondo dei consumi altro che i consumi.

Se ho scritto 9 o 16 libri poco importa. Vali per quanto consumi.

O almeno così vorrebbero farci credere. Credo che uno dei miei prossimi passi sarà costruirmi un orto personale e iniziare a chiedermi quanto profondi sono questi “memi” in me, e come sradicarli. Operazioni non facili ma indispensabili per non ridursi ad amebe viventi che ragionano come pecore di un gregge diretto verso un dirupo.