Videocorso Ascolto Attivo ed Empatia

200,00

Il corso si compone di 16 video di durata inferiore ai 10 minuti, sul tema dell’ascolto attivo ed empatia, tratti dal testo Ascolto Attivo ed Empatia di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore

Videocorso Ascolto, Empatia e Comunicazione

La gente non ascolta, aspetta solo il suo turno per parlare.
(Chuck Palahniuk)

Quando si parla di ascolto efficace, si intendono essenzialmente due cose: 1) l’ascolto è stato utile a raccogliere informazioni e comprendere meglio lo stato delle cose, dei fatti, e delle persone; 2) l’ascolto è stato un momento di relazione piacevole, accogliente, in cui si è riusciti a fare da contenitore emotivo alla persona.

Quando queste due situazioni accadono, siamo di fronte ad un ascolto efficace. Direi abbastanza raro. Nella vita la materia più rara e preziosa non è l’oro, è qualcuno che ti capisca.

Alcune domande possono esserci utili:

  • Hai mai avuto la sensazione che una persona non ti stia ascoltando?
  • Che voglia non ascoltarti, o che non ci riesca proprio?
  • Oppure hai mai percepito che mentre parlate, l’altra persona stia dicendo le cose a metà, non dica tutto, trattenga qualcosa? Per volontà, a volte, o per incapacità, o per paura, chissà?
  • Hai mai avuto la vaga impressione che la persona con cui parli stia cercando di proiettare di sè un’immagine magari poco veritiera, praticando qualche forma di “Impressions Management[1] (letteralmente “Gestione dell’Impressione”, creare di sè un’immagine artificiosa)?
  • Ti è mai capitata l’intenzione di parlare con qualcuno per approfondire un certo tema o situazione, mentre invece la persona continua a sfuggire, scappare, evitare?
  • Hai mai sentito la presenza di un “nucleo” dietro al parlare di una persona, del contenuto – idee, opinioni, progetti – che si osserva solo in trasparenza, ma non emerge, per quanti sforzi la persona faccia per spiegarsi?

Se ti sei trovato anche solo in una di queste situazioni, hai praticato un “ascolto oltre le parole”, una “percezione aumentata” e ti sei avvicinato o avvicinata ai temi dell’ascolto attivo e dell’empatia.

Tra l’altro, se c’erano interessi in gioco, hai toccato con mano quanto possa essere importante la Leadership Conversazionale e la capacità di dirigere gli andamenti di una conversazione.

Hai anche visto, nella tua vita, quanto sia raro l’ascolto attivo, e che essere ascoltati è abbastanza raro, rispetto alla vita normale dove tutto corre e nessuno ha mai il tempo per nulla.

Bene, piuttosto che recriminare gli altri per ciò che fanno o non fanno, questo libro vuole offrire strumenti per chi vuole migliorare il proprio ascolto, per lavoro o nella vita di tutti i giorni, per praticare un ascolto di qualità, un ascolto attivo, e un ascolto empatico.

Lo spirito delle parole di Virgilio, il suo invito a cercare sempre di capire, è il fondamento che scorre lungo tutto questo volume. È il valore di fondo che ci ispira a praticare un ascolto attivo.

Si può essere stanchi di tutto, ma non di capire.

 (Virgilio)

L’ascolto è percezione, e percepire per noi è normale, fisiologico.

Lo hai fatto centinaia e migliaia di volte, anche solo osservando le persone nel come sono vestite o come camminano. Inevitabilmente. Lo hai fatto, che volessi o meno. Il problema è che la percezione è diventata superficiale, molto superficiale, e l’ascolto altrettanto. E questo è un peccato, perché una percezione acuta, è una via privilegiata verso la verità.

La leadership conversazionale è la capacità di ridare forza all’ascolto, dirigere la conversazione sui temi che ci interessano, o sui formati che vogliamo strategicamente attivare (e l’ascolto, è uno di questi).

Perché serve leadership per poter ascoltare? Perché la leadership è un atto volontario, e in questo volume trattiamo proprio l’ascolto come atto volontario, deciso da chi ascolta, non come un atto casuale che può capitare a chiunque senza prestarvi attenzione.

Gli esseri umani sono dotati di capacità di ascolto, naturali, utilizzano l’udito per capire suoni e parole, perché questo è vitale per la loro sopravvivenza. Se non sapessimo ascoltare, né i suoni, né le intenzioni (es, aggressive, ostili, o amichevoli), ci saremmo già estinti.

Si dice spesso che occorre il coraggio di alzarsi in piedi e parlare, dire la propria. Beh, molto spesso serve anche il coraggio di portare la mente li, dove siamo ora, per ascoltare e guardare dentro all’anima e alla mente di una persona.

Esiste coraggio anche nell’ascoltare.

Il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare.
(Sir Winston Churchill)

Videocorso Empatia: Ascoltare le emozioni. Emozioni e comunicazione

Emozioni e comunicazione sono fortemente correlate.

Quando comunichiamo, oltre ai dati verbali (oggetti, soggetti, verbi, aggettivi e altri elementi del discorso) possiamo sempre notare un sottofondo emotivo (la parte esterna della ruota di Plutchik sotto presentata). A volte questo sottofondo si fa più intenso, e quasi arriviamo a “sentire” o “percepire” più lo sfondo emotivo delle stesse parole (area delle emozioni intermedie). Quando si entra nelle emozioni estreme, quelle intense, rappresentate al centro, le parole diventano quasi inutili, perché veniamo inondati dall’emozione che ci arriva dall’altro, e questa finisce per sopraffare qualsiasi contenuto.

Il “solido di Plutchik” o “Ruota delle Emozioni di Plutchik”[2] rappresenta una delle migliori visualizzazioni su come funzionano le emozioni.

Dobbiamo tenere a mente che anche noi siamo soggetti comunicatori, per cui quanto sopra evidenziato, vale anche per quando siamo noi a parlare.

Figura 1 – Videocorso ascolto attivo ed empatia – La Ruota degli stati emotivi (Plutchik)

videocorso ascolto attivo ed empatia onlineInevitabilmente, in uno scambio comunicativo, abbiamo sempre un sottostante scambio di emozioni.

Alcune persone sono bravissime e rapidissime nel cogliere le proprie emozioni interne, dirigerle, dominarle, farne l’uso che vogliono. Ad esempio, parlare in pubblico davanti a migliaia di persone senza provare il minimo di ansia.

Altre persone invece sono vittime delle emozioni, possono diventare vittime di un amore cieco e sordo ad ogni diniego, e perseverare nell’amare una persona che non le ama, o non ha nemmeno mai dato segni di amore. Possono provare paura persino del pensiero di parlare in pubblico, e temerlo come il peggiore dei veleni.

Ogni situazione comunicativa (COMSIT) può avere specifici significati e sottofondi emotivi. Le COMSIT sono specifici frames o momenti comunicativi che possono essere distinti gli uni dagli altri, come il dialogo tra amici, o il litigio, o il dare spiegazioni stradali, e mille altre possibilità date dalla vita di relazione. In ciascuna COMSIT, si presentano gradi diversi di incomunicabilità e diversi tipi di emozioni.[3]

Ma allora cosa fare. La strada, l’unica vera strada, è “allenarsi alle emozioni”. E detta così sembra come “allenarsi a vivere”, qualcosa di intangibile. Ed è proprio quell’allenare l’intangibile che fa dell’”allenamento alle emozioni” un esercizio di grande intelligenza emotiva. E una raffinata palestra di Coaching Esperienziale, per chi progetta esercizi di formazione attiva sulle emozioni.

Si tratta di fronteggiare le emozioni in un “laboratorio emotivo” dove queste possano essere sperimentate e poi “sbobinate” con il supporto di un formatore, coach, Counselor o psicologo, in funzione del tipo di intervento.

Quando si lavora su gruppi aziendali e non su situazioni di patologia clinica, certamente la figura del formatore e del Counselor possono essere il riferimento. Questi “laboratori sulle emozioni” devono essere formulati ingegneristicamente, possono utilizzare video, immagini, lettere, dialoghi a tema, ed ogni tipo di esercizio che coinvolga le emozioni.

Come ci dice Howell[4] parlando delle nostre “incompetenze emotive inconsapevoli”, all’inizio troveremo il tutto un pò stupido o saremo “imbranati”, ma poi “scaleremo” questa vetta, passo dopo passo, sino a giungere ad una forte competenza emotiva.

E del resto, questa è necessaria tanto più è elevata la posizione di carriera. Si pensi alle necessità di equilibrio emotivo di un Giudice, o di un Chirurgo, o di un operatore delle Forze dell’Ordine, o in situazioni specifiche come tirare un rigore, o in sport difficili ed estremi dove le emozioni sono tutto, o quasi tutto.

[1] Schlenker, Barry R. (1980). Impression Management: The Self-Concept, Social Identity, and Interpersonal Relations. Monterey, California: Brooks/Cole.

[2] Plutchik, Robert (1980), Emotion: Theory, research, and experience: Vol. 1. Theories of emotion, 1, New York: Academic

Plutchik, Robert (2002), Emotions and Life: Perspectives from Psychology, Biology, and Evolution, Washington, DC: American Psychological Association

Plutchik, Robert; R. Conte., Hope (1997), Circumplex Models of Personality and Emotions, Washington, DC: American Psychological Association

[3] Trevisani, Daniele (1992). A Semiotic Models Approach to the Analysis of International/Intercultural Communication; published in “Proceedings of the International and Intercultural Communication Conference”, University of Miami, FL., USA, 19 – 21 May 1992.

[4] Howell, William S. (1982). The empathic communicator. University of Minnesota: Wadsworth Publishing Company

Videocorso Ascolto ed Empatia. Concetti di approfondimento

L’empatia è la capacità di comprendere o sentire ciò che un’altra persona sta vivendo all’interno del proprio quadro di riferimento, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro. [1] Le definizioni di empatia comprendono un’ampia gamma di stati emotivi . I tipi di empatia includono empatia cognitiva, empatia emotiva (o affettiva), empatia somatica e spirituale. [2] [3] [4]

Etimologia

La parola inglese empatia deriva dal greco antico ἐμπάθεια ( empatheia , che significa “affetto fisico o passione”). [5] Questo, a sua volta, deriva da ἐν ( en , “in, at”) e πάθος ( pathos , “passione” o “sofferenza”). [6] Hermann Lotze e Robert Vischer adattarono il termine per creare il tedesco Einfühlung (“sentirsi dentro”). Edward B. Titchener tradusse Einfühlung in inglese come “empatia” nel 1909. [7] [8] [9] In greco moderno :                       εμπάθεια può significare, a seconda del contesto, pregiudizio , malevolenza , malizia o odio . [10]

Videocorso Ascolto ed Empatia. Definizioni

Generale

Le definizioni di empatia comprendono un’ampia gamma di fenomeni, tra cui prendersi cura di altre persone e avere il desiderio di aiutarle; provare emozioni che corrispondono alle emozioni di un’altra persona; discernere ciò che un’altra persona sta pensando o sentendo; [11] e rendendo meno distinte le differenze tra sé e l’altro. [12]

Avere empatia può includere la comprensione che ci sono molti fattori che entrano nel processo decisionale e nei processi di pensiero cognitivo. Le esperienze passate hanno un’influenza sul processo decisionale di oggi. Comprendere questo consente a una persona di provare empatia per gli individui che a volte prendono decisioni illogiche su un problema che la maggior parte delle persone risponderebbe con una risposta ovvia. Case distrutte, traumi infantili, mancanza di genitori e molti altri fattori possono influenzare le connessioni nel cervello che una persona usa per prendere decisioni in futuro. [13] Secondo Martin Hoffman tutti nascono con la capacità di provare empatia. [14]

Poiché l’empatia implica la comprensione degli stati emotivi delle altre persone, il modo in cui viene caratterizzata deriva dal modo in cui sono caratterizzate le emozioni stesse. Se, per esempio, le emozioni sono considerate centralmente caratterizzate da sentimenti corporei, allora cogliere i sentimenti corporei di un altro sarà centrale per l’empatia. D’altra parte, se le emozioni sono caratterizzate in modo più centrale da una combinazione di credenze e desideri, allora afferrare queste credenze e desideri sarà più essenziale per l’empatia. La capacità di immaginarsi come un’altra persona è un sofisticato processo immaginativo. Tuttavia, la capacità di base di riconoscere le emozioni è probabilmente innata [15] e può essere raggiunta inconsciamente. Tuttavia può essere addestrato [16] e raggiunto con vari gradi di intensità o accuratezza.

L’empatia ha necessariamente una qualità “più o meno”. Il caso paradigmatico di un’interazione empatica, tuttavia, coinvolge una persona che comunica un accurato riconoscimento del significato delle azioni intenzionali in corso di un’altra persona, degli stati emotivi associati e delle caratteristiche personali in un modo che la persona riconosciuta può tollerare. I riconoscimenti che sono sia accurati che tollerabili sono caratteristiche centrali dell’empatia. [17] [18]

La capacità umana di riconoscere i sentimenti corporei di un altro è correlata alle proprie capacità imitative e sembra essere fondata su una capacità innata di associare i movimenti corporei e le espressioni facciali che si vedono in un altro con i sentimenti propriocettivi di produrre quei movimenti o espressioni corrispondenti. . [19] Gli umani sembrano stabilire la stessa connessione immediata tra il tono della voce e altre espressioni vocali e sentimenti interiori.

Distinzioni tra empatia e concetti correlati

Compassione e simpatia sono termini associati all’empatia. Le definizioni variano, contribuendo alla sfida di definire l’empatia. La compassione è spesso definita come un’emozione che le persone provano quando gli altri hanno bisogno, che motiva le persone ad aiutarli. La simpatia è un sentimento di cura e comprensione per qualcuno che ha bisogno. Alcuni includono nella simpatia una preoccupazione empatica , un sentimento di preoccupazione per un altro, in cui alcuni studiosi includono il desiderio di vederli meglio o più felici. [20]

L’empatia è distinta anche dalla pietà e dal contagio emotivo . [20] La pietà è un sentimento che si prova nei confronti di altri che potrebbero essere in difficoltà o bisognosi di aiuto poiché non possono risolvere i propri problemi da soli, spesso descritto come “sentirsi dispiaciuto” per qualcuno. Il contagio emotivo si verifica quando una persona (soprattutto un neonato o un membro di una folla ) imita imitativamente le emozioni che gli altri stanno mostrando senza necessariamente riconoscere che ciò sta accadendo. [21]

L’alessitimia descrive una carenza nella comprensione, elaborazione o descrizione delle emozioni in se stessi, a differenza dell’empatia che riguarda qualcun altro. [22]

Classificazione

L’empatia è generalmente divisa in due componenti principali: [23]

Empatia affettiva

Empatia affettiva, detta anche empatia emotiva : [24] la capacità di rispondere con un’emozione appropriata agli stati mentali di un altro. [23] La nostra capacità di entrare in empatia emotivamente si basa sul contagio emotivo: [24] essere influenzati dallo stato emotivo o di eccitazione di un altro. [25]

L’empatia affettiva può essere suddivisa nelle seguenti scale: [23] [26]

  • Preoccupazione empatica : simpatia e compassione per gli altri in risposta alla loro sofferenza. [23] [27] [28]
  • Disagio personale : sentimenti egocentrici di disagio e ansia in risposta alla sofferenza di un altro. [23] [27] [28] Non c’è consenso sul fatto che il disagio personale sia una forma fondamentale di empatia o invece non costituisca empatia. [27] Potrebbe esserci un aspetto evolutivo in questa suddivisione. I neonati rispondono all’angoscia degli altri diventando essi stessi angosciati; solo quando hanno 2 anni iniziano a rispondere in modi orientati all’altro, cercando di aiutare, confortare e condividere. [27]

Empatia cognitiva

Empatia cognitiva: la capacità di comprendere la prospettiva o lo stato mentale di un altro. [29] [23] [30] I termini cognizione sociale , assunzione di prospettiva , teoria della mente e mentalizzazione sono spesso usati come sinonimi, ma a causa della mancanza di studi che confrontino la teoria della mente con i tipi di empatia, non è chiaro se questi sono equivalenti. [31]

Sebbene la scienza non abbia ancora concordato una definizione precisa di questi costrutti, c’è consenso su questa distinzione. [32] [33] Anche l’empatia affettiva e cognitiva sono indipendenti l’una dall’altra; qualcuno che è fortemente empatico emotivamente non è necessariamente bravo a comprendere la prospettiva di un altro. [34] [35]

L’empatia cognitiva può essere suddivisa nelle seguenti scale: [23] [26]

  • Presa di prospettiva : la tendenza ad adottare spontaneamente le prospettive psicologiche degli altri. [23] [36]
  • Fantasia : la tendenza a identificarsi con personaggi di fantasia. [23]
  • Empatia tattica (o “strategica”) : l’uso deliberato della prospettiva per raggiungere determinati obiettivi desiderati. [37]

Sebbene le misure di empatia cognitiva includano questionari di autovalutazione e misure comportamentali, una meta analisi del 2019 [38] ha riscontrato solo un’associazione trascurabile tra autovalutazione e misure comportamentali, suggerendo che le persone generalmente non sono in grado di valutare con precisione le proprie capacità di empatia cognitiva.

Empatia somatica

 

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